Questo criminale all’alba della sua vita ricevette un’istruzione di qualità nell’impero russo ma anni dopo portò devastazioni e sofferenze nella sua terra natale. Non solo diresse l’esercito di invasori contro il paese in cui era nato, ma tratteggiò anche piani per la sua completa distruzione e smembramento. Alfred Rosenberg fu il principale ideologo del partito nazista e l’autore del piano per lo sviluppo dei «territori orientali», svolgendo un ruolo cruciale nello scatenare l’invasione dell’Unione Sovietica.
È improbabile che il calzolaio Voldemar Wilhelm Rosenberg, un tedesco baltico di nascita, e sua moglie Elfrid Carolina Zire, discendente di una famiglia di protestanti ugonotti francesi che si trasferirono in Estonia, potevano supporre che il loro figlio Alfred, nato il 12 gennaio 1893 a Revel, avesse giocato un ruolo così negativo nella storia del mondo.
Oggi Revel si chiama Tallinn ed è la capitale dell’Estonia ma dal 1893, faceva parte dell’Impero russo. La maggior parte della popolazione urbana dell’Estonia era composta da tedeschi baltici. Molti statisti, generali, ammiragli, scienziati, ingegneri, medici e personaggi culturali russi emersero dalla comunità dei tedeschi baltici. Ma tra loro c’erano quelli come Alfred Rosenberg, che odiavano la Russia e non si identificarono mai con essa.
Quando scoppiò la Prima Guerra Mondiale, Alfred Rosenberg aveva 21 anni. Ma non entrò nell’esercito russo e non fu inviato al fronte: si trasferì a Mosca, al dipartimento di architettura della Scuola tecnica superiore di Mosca, dove si laureò nel 1918 all’età di 25 anni. Subito dopo la laurea tornò a Revel.
In quei giorni l’Estonia era nelle mani delle truppe tedesche. Secondo i termini della Pace di Brest, la Russia rifiutò le rivendicazioni nei confronti delle terre baltiche e la Germania, a sua volta, rifiutò di riconoscere l’indipendenza della Repubblica di Estonia e stabilì qui un regime di occupazione. Nel giovane Rosenberg, che ieri stava ancora studiando in un’università russa e che parlava correttamente il russo e il tedesco, i sentimenti russofobi iniziarono a emergere. Presentò domanda per entrare nell’esercito tedesco presente in Estonia, ma la sua richiesta fu respinta con la motivazione estremamente sintetica e inequivocabile: «Russo!» Il giovane non ebbe altra scelta che ottenere un impiego quale insegnante di una palestra. Tuttavia, un simile lavoro all’ambizioso Rosenberg apparve alquanto noioso e poco promettente. Inoltre, Rosenberg provava un odio estremo verso la Rivoluzione di Ottobre e le idee marxiste. Fu l’antibolscevismo mischiato alla russofobia a generare una miscela esplosiva.
Alla fine del 1918, Alfred Rosenberg si trasferì a Monaco di Baviera, in Germania. In quel periodo nella capitale bavarese operava la «Società Thule», un’organizzazione politica occulta i cui membri erano dediti a cercare le origini della razza ariana e cercarono di giustificare la sua superiorità rispetto ad altre razze. Alfred Rosenberg poco dopo essere giunto a Monaco incontrò Dietrich Eckart, il drammaturgo e giornalista che ebbe un ruolo molto importante nelle prime fasi dello sviluppo del nazismo in Germania. Fu Eckart a introdurre Rosenberg nella «Società Thule». A seguito di queste sue frequentazioni Rosenberg fece ben presto conoscenza di Adolf Hitler. Sebbene lo stesso Führer inizialmente fosse sospettoso riguardo lo stravagante Rosenberg, la sua conoscenza dei «Protocolli dei Savi di Sion» gli fece un’impressione indelebile. Rosenberg rafforzò le idee antisemite di Hitler, convincendolo che la rivoluzione bolscevica e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale erano state frutto della cospirazione della comunità ebraica internazionale.
A differenza della maggior parte dei fondatori della «Società Thule», intellettuali e sognatori lontani dalla capacità di rivolgersi al popolo, Alfred Rosenberg si distingueva per la sua capacità di spiegare le idee razziali in una forma che era popolare e accessibile alle masse. Considerò tutti gli eventi del mondo dal punto di vista della teoria razziale.
Nel 1920, Rosenberg si unì al Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori e ricevette la tessera di partito n. 625. Divenne rapidamente una delle figure più importanti del partito, diventando effettivamente il suo principale ideologo. Nel 1921, Rosenberg assunse la carica di caporedattore del quotidiano del partito e dall’aprile del 1933 diresse il dipartimento di politica estera del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori. Rosenberg scrisse numerosi libri sulle basi della teoria razziale nazista. L’opera più importante di Rosenberg è il libro «Mito del XX secolo«. Dopo che Hitler salì al potere, Alfred Rosenberg nel 1934 fu nominato commissario del Führer per monitorare l’educazione spirituale e di visione del mondo del partito nazista. Allo stesso tempo, dal 1940, Rosenberg fu responsabile di una struttura governativa la quale durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, saccheggiò i beni culturali dai territori dei paesi occupati e li esportò in Germania.
Dalla primavera del 1941, Alfred Rosenberg divenne una delle figure chiave della Germania nazista dedite allo sviluppo di piani per l’invasione dell’Unione Sovietica. Infatti, il 2 aprile 1941, Hitler ordinò a Rosenberg di sviluppare le basi delle politiche d’occupazione delle truppe tedesche a Est. Dopo poco più di due settimane, il 20 aprile 1941, Hitler nominò Rosenberg autorizzato a risolvere autonomamente i problemi nello spazio dell’Europa orientale. Ovviamente, il Führer credeva che Rosenberg, un nativo degli Stati baltici manifestamente devoto alle idee del nazionalsocialismo, fosse una figura ideale per guidare l’amministrazione dell’occupazione a Est dopo la sconfitta dell’Unione Sovietica.

Alfred Rosenberg
Sia il Führer che il suo entourage riconobbero i meriti ideologici di Rosenberg nella formazione dell’ideologia nazista, ma al contempo Rosenberg non fu mai in grado di diventare una personalità davvero influente nei confronti di Hitler, non tanto in termini ideologici quanto organizzativi. Godeva di molta meno influenza di Göring, Hess, Himmler, Goebbels, Bormann e altri importanti gerarchi del Terzo Reich.
Hitler affidò a Rosenberg la creazione di un piano speciale per lo smembramento dell’Unione Sovietica. L’ideologo del nazismo era convinto che, al fine di schiacciare il potere dello stato sovietico, fosse necessario creare e aizzare dei movimenti separatisti nel territorio dell’Unione Sovietica, coltivando soprattutto il sentimento russofobo nelle repubbliche baltiche e nell’Ucraina occidentale.
Il 22 giugno 1941, la Germania e i suoi «scagnozzi» attaccarono l’Unione Sovietica. Nemmeno un mese dopo l’inizio della guerra, il 17 luglio 1941, fu ufficialmente creato il Ministero Imperiale dei Territori Orientali Occupati. Ovviamente il ministro divenne Alfred Rosenberg. Pertanto, fu lui a guidare le attività di tutti gli organi di governo tedeschi nei territori occupati dell’Unione Sovietica. Questa circostanza rende Rosenberg uno dei principali criminali di guerra nazisti, responsabile delle atrocità contro la popolazione sovietica.
È impossibile dimenticare le atrocità commesse dai nazisti nei territori occupati dell’Unione Sovietica. L’elenco dei crimini perpetrati dai nazisti in Ucraina, Bielorussia, Paesi baltici, Caucaso settentrionale è enorme. E una grandissima parte della colpa ricade proprio su Alfred Rosenberg e sulla sua russofobia.
Sotto la diretta supervisione di Rosenberg, molte opere d’arte furono trafugate dalle città occupate e, come sappiamo, furono inviate in Germania. Rosenberg fu anche il responsabile della deportazione di molti civili russi per essere utilizzati come forza lavoro per le famiglie e le imprese tedesche.
Dopo enormi sacrifici, nel 1944 l’Armata Rossa riuscì a liberare la maggior parte del territorio dell’Unione Sovietica, ma Rosenberg continuò a insistere sull’opportunità di preservare il suo Ministero dei Territori Orientali anche quando gli eserciti di Hitler furono cacciati dall’Ucraina, dalla Bielorussia e dagli stati baltici. Il desiderio di Rosenberg di mantenere il ministero si rivelò incomprensibile per i suoi compagni di partito più stretti, i quali gli rimproveravano di non essere riuscito a gestire e mantenere l’ordine nel territorio sovietico.
Tuttavia, Rosenberg rimase ministro dei Territori orientali fino agli ultimi giorni del Terzo Reich. Dopo la morte di Hitler, fuggì nel nord della Germania dove si stabilì il governo provvisorio dell’ammiraglio Karl Dönitz. Pochi giorni dopo, il 19 maggio 1945, all’ospedale di Flensburg, Alfred Rosenberg fu arrestato da membri dell’11° Armata britannica.

Alfred Rosenberg detenuto in attesa del processo
L’ideologo e ministro per gli affari orientali di Hitler divenne uno dei principali accusati nel Processo di Norimberga. Durante il processo si isolò dal resto degli imputati, con i quali non era mai stato in buoni rapporti. Non espresse mai pentimento o rimorso per le sue azioni, continuando anzi a sostenere fino all’ultimo la propria fede nel nazismo. Rosenberg fu riconosciuto colpevole di tutti e quattro i capi d’accusa (cospirazione per infrangere il trattato di Versailles, attuazione dell’aggressione, crimini di guerra e crimini contro l’umanità)e condannato a morte per impiccagione. La sentenza fu emessa dal giudice sovietico Iona Timofeevič Nikitčenko il 1 ottobre 1946 e due settimane dopo, il mattino del 16 ottobre 1946 Rosenberg fu giustiziato. Fu il quarto a salire sul patibolo e l’unico dei condannati a rispondere «No» quando gli venne chiesto se volesse dire qualcosa prima dell’impiccagione. La sua esecuzione fu lenta: Rosenberg impiegò un minuto e mezzo per morire. In seguito il corpo fu cremato e le ceneri furono disperse nel Wenzbach, un piccolissimo fiume tedesco.

Alfred Rosenberg dopo l’impiccagione
Luca D’Agostini
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