Questo articolo è dedicato ad uno degli eroi del Donbass, eroi che combattono una guerra troppo spesso dimenticata contro quell’accozzaglia di truppe del governo golpista ucraino.
In questo articolo parleremo del comandante Aleksej Borisovič Mozgovoj, nato il 3 aprile 1975 da una famiglia cosacca, in un villaggio a nord della Repubblica Popolare di Lugansk, e morto il 23 maggio 2015 a causa di un attentato. (1) (2)
Mozgovoj è stato uno dei più importanti capi dei resistenti filorussi essendo il Comandante della «Battaglione Fantasma», un gruppo militare da lui organizzato reclutando minatori, tassisti, contadini e muratori disposti a combattere per difendere la loro terra. Il carisma di Mozgovoj indusse tante altre persone ad arruolarsi nel gruppo da lui creato ed il battaglione, crescendo di numero, ben presto divenne una brigata, la «Brigata Fantasma». (3) Il battaglione avevano deciso di chiamarlo «Fantasma» perché più volte Kiev ne aveva annunciato la distruzione, sostenendo di averne sterminato tutti i componenti. E invece: eccoli lì a crescere, aumentare di numero, determinare le sorti di alcune battaglie. (4)

Bandiera della Brigata Fantasma

Uomini della Brigata Fantasma
Prima del colpo di stato in Ucraina, era un musicista ed un poeta. Aveva prestato servizio nelle forze armate dell’Ucraina. (5) Si era sposato e poi aveva divorziato. Nella regione di Lugansk era conosciuto come un attivista politico e si definiva antifascista ma non comunista. In una intervista rilasciata al sito «Volti del Donbass» Mozgovoj dichiarò: «Il mio lavoro sarebbe nel settore culturale. Suonavo un fiato (l’ottone) in un’orchestra. Tuttavia poi, molto prima della guerra, ho dovuto cambiare campo. Lavoravo nell’edilizia, come capocantiere. Sin dalla prima infanzia ho sognato di diventare un militare. Purtroppo quando ero nell’esercito il livello di corruzione delle forze armate era altissimo e non sono riuscito ad entrare in Accademia. Adesso comando delle batterie di mortai. E’ la vita.» (3)
Un giornalista del giornale russo «Novaja Gazeta», recatosi da Mozgovoj per una intervista, riferì che nel suo ufficio aveva appesa la «Bandiera della Vittoria», divenuta celebre in Occidente per essere stata posta sopra il Reichstag a Berlino il 1 maggio 1945, ed una bandiera «Baklanovskaja», la bandiera nera con il teschio e le ossa e la citazione del «Credo»: «Aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.«
Fondamentalmente Mozgovoj aveva una carattere rigido, non disponibile a compromessi e con il suo battaglione agiva spesso in modo autonomo e senza tener conto degli ordini derivanti dai capi politici della Repubblica Popolare di Lugansk. Era ritenuto un elemento «fuori controllo». La sua rigidità ed intransigenza gli procurarono molti nemici interni. Il suo valore sul campo di battaglia e le sue dichiarazioni nelle quali sosteneva che era necessario «marciare su Kiev» gli procurarono molti nemici nelle file ucraine. (6) (7)
A proposito del suo impegno sul campo di battaglia, nell’intervista rilasciata al sito «Volti del Donbass», Mozgovoj dichiarò: «Al momento, la guerra viene combattuta principalmente in campo comunicativo, è una guerra mediatica, mentre l’attività militare è solo un’appendice. E’ di enorme importanza, per gli Ucraini, distruggere l’ideale per cui combattiamo: le armi gli servono solo per distruggere fisicamente le persone che portano queste idee nei loro cuori. La mia brigata si occupa principalmente di localizzare le posizioni delle unità nemiche, del loro materiale, monitorare i loro movimenti e colpirli. Adesso vi racconto qualche retroscena delle vicende in cui la mia unità è rimasta coinvolta. Inizio con i fallimenti. La difesa di Lisičansk. Per schiacciare la nostra guarnigione, gli Ucraini ci hanno spedito contro undicimila uomini. Abbiamo fallito perchè applicavamo ancora le vecchie tattiche: creavamo un chiaro fronte di combattimento, innalzavamo posti di blocco. Ma era un errore. Loro usavano i missili «Grad» per colpirci da lunga distanza ed abbiamo subito notevoli perdite. Abbiamo così eliminato i posti di blocco, abbiamo organizzato piccoli gruppi di sabotatori, loro non riuscivano più a localizzarci e li abbiamo attaccati frequentemente e di sorpresa costringendoli inizialmente a ritirarsi ma poi tornavano sempre più numerosi e meglio armati. Una volta gli ucraini crearono un posto di blocco a Staraja Krasnjanka. Noi lo abbiamo distrutto dieci volte. Un giorno lo distruggevamo, il giorno dopo era già ricostruito con una nuova guarnigione. Gli Ucraini portavano via i corpi con dei camion Kamaz e subito dopo portavano un nuovo contingente, nuovi uomini che diventavano morti il giorno dopo. Avevo l’impressione che questi uomini non avessero idea di quel che succedeva. I nuovi arrivati ignoravano quello che era successo alla guarnigione precedente. Erano del tutto ignari del loro futuro. Mi chiedo spesso che cosa si aspettassero questi quando arrivavano. Erano circondati da chiari segni di una recente lotta: i trasporti, il posto di blocco, tutto era sporco di sangue. Queste nuove forze erano uomini senza colpa: obbligati al servizio, e minacciati con il carcere; i disertori finiscono in prigione per sette anni. Uno non può rinunciare a vivere per sette anni. Partono per la guerra, sperando di sopravvivere. Le tattiche dell’esercito ucraino possono essere descritte sommariamente così: hanno scaricato tutto il peso della guerra sull’artiglieria e sui lanci missilistici. Incominciano un attacco spianando il terreno con i missili Grad e i sistemi di artiglieria a propulsione autonoma. Li chiamano attacchi mirati ma gli obiettivi di questi attacchi sono aree molto estese, grandi superfici «ripulite» semplicemente spianandole. Fatto questo, avanzano i carri armati con armamento capace di distruggere qualsiasi cosa sia per caso ancora in vita. Infine arrivano i mezzi blindati di trasporto truppe, con dentro i soldati che finiscono il lavoro. Questa tattica sulla carta sembra imbattibile, ed è per questo che noi abbiamo cambiato le nostre. Noi operiamo in piccoli gruppi di ricognitori sabotatori: vanno, osservano, fanno il lavoro e tornano. Noi lavoriamo sopratutto sulle loro comunicazioni, sulla loro distribuzione e sui loro depositi. Proprio ieri abbiamo attaccato e distrutto una colonna di 10 camion Ural che stavano viaggiando per consegnare missili Grad da puntare contro Donetsk. Questo è efficace! Anche se hanno le piattaforme di lancio, una volta rimaste senza munizioni sono solo mucchi di rottami di metallo, ferraglia. Quando sono ridotti così, noi li colpiamo con mortai e lanciagranate. I nostri uomini sono motivati da uno spirito di impegno, dall’aspirazione alla verità e dalla speranza della vittoria. Alle volte stento addirittura a tenerli a freno, per evitare morti e perdite non necessari. I nostri uomini sono pronti a combattere fino alla fine. I nostri nonni che durante la Grande Guerra Patriottica hanno trascorso anni in trincea, non hanno mai desistito e non si sono mai arresi. Oggi, è praticamente la stessa guerra, stiamo combattendo lo stesso fascismo! Gli uomini della brigata sono eroi. Alcuni sono morti eroicamente, altri sono sopravvissuti. E’ il caso di Vladimir, comandante del primo plotone ed oggi ricoverato in un ospedale. E’ una persona eroica, insignita della medaglia «al merito militare». E’ grazie alla sua dedizione ed alla sua totale noncuranza di sé che le sue truppe sono sopravvissute. Il suo plotone è scampato alla distruzione obbedendo agli ordini di Vladimir di ritirarsi davanti ad una colonna di carri armati che si avvicinava, mentre lui è rimasto solo. Avevamo un trasporto truppe fatto in casa soprannominato «combat». Lo avevamo attrezzato con una blindatura, e armato con una mitragliatrice. Vladimir è rimasto lì dentro, combattendo da solo e tenendo lontano il nemico, coprendo le sue truppe fino a che non si misero in salvo. Ad un certo punto un proiettile ha colpito il «combat» e gli ha strappato un braccio dal corpo. E’ stato sbalzato fuori dal veicolo. Al momento dell’impatto, la ferita è stata bruciata. Così, lo squarcio si è cauterizzato. Dopo un po’ ha ripreso conoscenza ed ha visto che il suo braccio era stato staccato, e penzolava ancora dal corpo appeso ad un brandello di carne. Si messo il braccio nel cappotto abbottonato, e si è messo in cammino. Ha camminato per un giorno intero. Da solo è riuscito a sfuggire all’accerchiamento delle forze ucraine evitando tutti i posti di blocco! Di tutto il suo equipaggiamento, aveva conservato solo una pistola Makarov con un solo colpo, in caso di cattura. Aveva il braccio destro infilato nel cappotto, con la sinistra teneva la pistola. Purtroppo, però, non è stato possibile salvare l’arto amputato. Questo è quello che dobbiamo essere: eroi! Perché siamo Russi, non possiamo essere altro. Noi non abbiamo il diritto di essere altro! Noi siamo uniti dalla stessa idea di appartenenza, da un sentimento comune!» (3)
Per il ruolo svolto, Mozgovoj fu inserito dall’Unione Europea nella lista delle persone sanzionate alle quali è vietato l’ingresso nel territorio dei paesi appartenenti all’Unione. (8)
Il 15 settembre del 2014, Mozgovoj criticò aspramente gli accordi di Kiev per un cessate il fuoco tra l’esercito ucraino e le milizie filorusse del Donbass e chiese le dimissioni dei governi delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk. Mozgovoj dichiarò: «Io non combatto per la Repubblica Popolare di Lugansk. Io combatto per la Nuova Russia. Fin dall’inizio non mi piace l’idea della creazione di due repubbliche popolari separate, Lugansk e Donetsk. Quali sono le prospettive di queste due repubbliche? Due repubbliche, due governi, due presidenti. Questo si chiama: dividi et impera!» (9) Pubblicò il manifesto della futura Nuova Russia, secondo i suoi ideali: spodestare gli oligarchi dalle grandi imprese e nazionalizzarle, abbassando drasticamente i prezzi sull’idea che le risorse del Donbass appartengono al popolo; istruzione, sanità e servizi efficienti e completamente gratuiti; requisire le ville e i palazzi costruiti dagli oligarchi che controllavano il paese e trasformarli in edifici di pubblica utilità; restituire il potere al popolo, unico legittimo detentore. (10)
Il 25 ottobre 2014 nella città di Alčevsk, Mozgovoj ha organizzato e presieduto un «tribunale del popolo» per l’accusa rivolta a due uomini di aver violentato due ragazze, una di 15 ed una di 13 anni. Il «tribunale del popolo» presieduto da Mozgovoj era composto da 300 residenti della città di Alčevsk, i quali decretarono per alzata di mano la condanna a morte tramite fucilazione di uno degli uomini, mentre l’altro venne condannato all’invio al fronte in modo che potesse «fare ammenda e morire con onore«.
Il 7 marzo 2015, Aleksej Mozgovoj fu ferito alla testa da alcune schegge in seguito ad un attentato compiuto da alcune persone che affiancarono la sua auto in movimento e gli spararono contro senza riuscire a colpirlo. Subito dopo l’attentato dichiarò che comunque sarebbe morto presto, poiché affermò che nel giro di pochi mesi sarebbe stato fatto saltare su una mina. (7)
Il 9 maggio del 2015, in occasione del Giorno della Vittoria, Mozgovoj sfidando il divieto di Igor Plotnitskij, Presidente della Repubblica Popolare di Lugansk, organizzò una parata militare nella città di Alčevsk.

Comandante Mozgovoj alla parata del 9 maggio
Gli uomini del «Battaglione Fantasma» comandato da Mozgovoj, raccontano che Plotnitskij avrebbe dichiarato che qualora Mozgovoj non avesse rispettato il suo divieto, lo avrebbe fatto uccidere. (11)
Il 23 maggio 2015, alle ore 17.23 circa, sulla strada che collega Alčevsk a Lugansk, durante il passaggio della macchina di Mozgovoj venne fatto esplodere un ordigno. La Toyota Sequoia sulla quale viaggiava fu costretta a fermarsi e venne completamente crivellata da numerosi colpi di kalashnikov. (7) Ciò causò la morte di Mozgovoj e delle persone che erano con lui nell’automobile: l’autista, le sue due guardie del corpo e la sua portavoce Anna Aseeva. (7) (12) Nell’attentato persero la vita anche un uomo ed una donna che casualmente transitavano con la loro autovettura sul luogo in quel momento. (7) (13) Aleksej Mozgovoj è stato sepolto il 27 maggio 2015 nella città di Alčevsk, dove il 23 maggio 2016 è stato eretto un monumento alla sua memoria. (14)
Luca D’Agostini
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Fonti
(1) Под Лисичанском обстреляли автомобиль лидера ополчения ЛНР — Лента.ру, 07/07/2014.
(2) Герои Новороссии: Алексей Мозговой — поэт, казак, командир — Ридус, 26/06/2014.
(3) Assassinato
(5) Мозговой Алексей Борисович. — Агентство «Новороссия». Проверено 3 сентября 2014.
(6) Алексей Мозговой знал, что будет убит
(8) Кто есть кто на руководящих должностях ДНР, ЛНР и Новороссии — РИА Новости, 05/09/2014.
(9) Биография Алексея Мозгового
(10) Comandante della Brigata Fantasma
(11) За что убили комбрига Мозгового? — РИА Новости (24 мая 2015). Проверено 7 февраля 2016.
(12) Мозгового взорвали и расстреляли из пулемётов. — Вести.Ru (23/05/2015). Проверено 23 мая 2015.
(13) Международная панорама — Мирные жители погибли в результате покушения на Мозгового. — ТАСС (24/05/2015). Проверено 30 мая 2015.
(14) К. Волков. Алексея Мозгового похоронили в Алчевске. — Российская газета (27/05/2015). Проверено 30 мая 2015.
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