Questo articolo è dedicato ad uno dei più grandi generali di tutti i tempi: Aleksandr Vasilevič Suvorov. Il suo nome è indissolubilmente legato con la storia eroica del popolo russo. Suvorov nacque a Mosca il 24 novembre 1729 e morì a San Pietroburgo il 18 maggio 1800. Tra le sue cariche vi fu anche quella di Principe d’Italia. Oggi purtroppo, quando si parla di record di imbattibilità, gran parte delle persone si riferiscono a squadre che hanno ottenuto una scia di risultati positivi oppure a qualche portiere di una squadra di calcio che non subisce reti da molto tempo. Purtroppo, è un’amara constatazione prendere atto che culturalmente siamo caduti proprio in basso. Allora proviamo perlomeno in questo articolo, ad attribuire un senso diverso, propriamente storico e culturale, al record di imbattibilità. Eh si, perchè Suvorov ottenne prestigio e fama, passando alla storia come uno dei pochi generali a non essere mai stato sconfitto in una battaglia campale. Gli viene riconosciuta l’imbattibilità in più di 60 grandi battaglie, spesso cominciate in inferiorità numerica. (1) In Russia la memoria di Suvorov è ampiamente glorificata e studiata nelle scuole a tutti i livelli, mentre nelle scuole occidentali la sua figura non viene neanche quasi menzionata. E’ considerato il condottiero della nazione russa per la riconosciuta grandezza delle sue imprese e per il carattere della sua leadership, sempre sensibile al rispetto dei suoi uomini. Ebbe una gran semplicità di maniere, e mentre si trovava in guerra viveva come un soldato semplice, dormendo sulla paglia ed accontentandosi della paga più umile, benché fosse passato per tutti i gradi delle gerarchie militari.
Suvorov era figlio unico di un generale russo appartenente ad una famiglia nobile. Iniziò la sua carriera militare nel 1748 con il grado di caporale per poi divenire cadetto dell’accademia militare. Combatté contro i prussiani nella Guerra dei sette anni (1756-1763). Distintosi valorosamente in battaglia, divenne colonnello nel 1762.
In seguito Suvorov combatté in Polonia e prese Cracovia nel 1768, preparando la strada alla prima spartizione della Polonia e raggiungendo il grado di maggior generale. Nella guerra contro l’Impero Ottomano tra il 1773 e il 1774, soprattutto con la battaglia di Kozluca (Turchia), il generale iniziò a consolidare la propria reputazione.
Nel 1775 ricevette l’incarico di sopprimere la ribellione di Pugačëv, ma arrivò sulla scena in ritardo, quando il leader ribelle era già stato tradito dai suoi cosacchi. Lo interrogò e lo condusse a Mosca dove venne decapitato.
Dal 1777 al 1783, Suvorov servì in Crimea e nel Caucaso, divenendo tenente-generale nel 1780, e generale di fanteria nel 1783, alla conclusione della campagna. Dal 1787 al 1791 lottò nuovamente contro i turchi durante la guerra russo-turca del 1787–1792 ed ottenne numerose vittorie; fu ferito due volte nel Kinburn (1787), prese parte all’assedio di Ochakov e nel 1788 ottenne due grandi vittorie a Focsani e sul fiume Rymnik in Romania.
Dopo questa vittoria, Caterina II, la Grande, fece ottenere a Suvorov il titolo di conte del Sacro Romano Impero. Il 22 dicembre 1790, Suvorov attaccò l’impenetrabile fortezza di Ismail, in Bessarabia. Le forze turche avevano ordini di mantenere la posizione fino alla fine e declinarono, in forma arrogante, l’ultimatum russo. La sconfitta significò una catastrofe per l’Impero Ottomano mentre in Russia la vittoria fu glorificata nel suo primo inno nazionale, «Suonano i tuoni della Vittoria».
Immediatamente dopo la firma della pace coi turchi, Suvorov fu trasferito nuovamente in Polonia. Il 4 novembre 1794, le forze di Suvorov attaccarono Varsavia causando l’uccisione di molti civili. Suvorov rimase in Polonia fino al 1795, quando ritornò a San Pietroburgo. Ma la sua sovrana ed amica Caterina II morì nel 1796 ed il suo successore Paolo I lo licenziò, facendolo cadere in disgrazia.
Suvorov visse allora alcuni anni ritirato nella sua proprietà agricola situata in un villaggio ad est di Velikij Novgorod. Criticava le nuove tattiche militari e le uniformi introdotte dall’imperatore ed alcune delle sue frasi più caustiche giunsero all’orecchio dello Zar. La sua condotta cominciò ad essere vigilata come la sua corrispondenza con la moglie, che rimaneva a Mosca poiché le loro relazioni matrimoniali non erano buone.
Dopo aver aderito alla seconda coalizione e promesso un forte contingente militare, lo Zar Paolo I convocò il vecchio generale per affidargli il comando. La scelta era dovuta dalla pressante richiesta degli austriaci di avere Suvorov quale comandante delle forze austro-russe nella campagna d’Italia, in quanto Napoleone Bonaparte aveva conquistato parte dell’Italia e della Svizzera, che all’epoca faceva parte del Sacro Romano Impero con capitale a Vienna. (2) Nel febbraio del 1799, lo Zar nonostante il profondo rancore nutrito verso il vecchio generale, reintegrò Suvorov nei ranghi dell’esercito; il generale fu insignito della Gran Croce dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme. (3)
Quando Suvorov gli chiese quale strategia avrebbe dovuto seguire, lo Zar rispose: «Combatti come sai tu». (2) Il 14 aprile, Suvorov con un esercito di 20.000 uomini raggiunse Montebello Vicentino a est di Verona, dove le forze della coalizione avevano il loro quartier generale, e assunse il comando delle operazioni contro gli eserciti rivoluzionari francesi in Italia.
La prima preoccupazione di Suvorov fu di saggiare gli umori dei lombardi e dei veneti, cui indirizzò il celebre «Proclama agli Italiani», facendo leva sui valori religiosi e della proprietà privata e promettendo il più crudo trattamento nei confronti di coloro che intendessero allearsi ai francesi. «… Ma riflettete: se mai si trovassero in mezzo di voi degli uomini tanto perfidi che brandiscono le armi contro il nostro Augusto Sovrano, o favoriscono in qualche modo le astute manovre della Repubblica Francese, se mai, io dico, si trovassero persone di tal sorta, sul momento, senza alcun riguardo per il loro stato, nascita, impiego, condizione, saranno fucilati; ed inoltre le loro famiglie perseguitate ed annientate, le loro case rase al suolo e confiscati i beni. …» (dal Proclama agli Italiani del generale Suvorov — 14 marzo 1799).
In poche settimane, Suvorov riuscì a reclutare 10.000 volontari, tra le popolazioni scontente ed impaurite dalle ruberie messe in atto dall’esercito francese il quale, ovunque arrivasse, aveva intenzione di cancellare secoli di tradizioni, perseguitando la fede cattolica e confiscando tutti i beni dei cittadini in nome della rivoluzione ed imponendo di nuove tasse. (4) Gli abitanti di Verona, dove Suvorov giunse nell’aprile 1799, staccarono i cavalli dalla sua carrozza e lo portarono trionfante in città sulle loro braccia. (2)
La campagna italiana di Suvorov si svolse durante quattro mesi di marcia e combattimenti nel Nord Italia tra l’aprile e l’agosto del 1799 e cominciò con una serie di vittorie di Suvorov, a Cassano d’Adda e poi successivamente sulla Trebbia e a Novi Ligure, nelle quali inflisse serie perdite all’esercito francese comandato dal generale Barthélemy Catherine Joubert (che morì nella battaglia) e poi dal generale Jean-Victor Moreau (5) costringendo i francesi alla ritirata generale, catturando oltre 13.000 prigionieri e 40 cannoni. (3) Un generale francese accusò Suvorov di avere una teoria militare dell’impossibile. Suvorov confermò dicendo: «Noi russi siamo tutti così, vogliamo l’impossibile». (2) Il reggimento francese di stanza a Milano veniva sconfitto dalla cavalleria cosacca che fu la prima ad entrare in città. I cittadini milanesi accolsero molto cordialmente e con entusiasmo i pittoreschi combattenti cosacchi, i quali, a causa delle loro folte barbe vennero chiamati i «cappuccini russi». Suvorov si comportava come al suo solito in modo assai stravagante: salutava i cittadini italiani con l’abbraccio ed il triplo bacio russo (l’ingresso delle truppe russe era avvenuto durante la Pasqua ortodossa). (6) In seguito a queste vittorie, il re di Sardegna concesse a Suvorov il rango di Principe di Casa Savoia.
Suvorov era deciso a marciare contro la Francia seguendo la linea Grenoble, Lione, Parigi e nessun esercito in tutta Europa sarebbe stato in grado di impedirglielo. Infatti quando Napoleone tornò dall’Egitto, la prima cosa che chiese fu: «Dov’è Suvorov?». (2) Purtroppo, per timore che l’influenza della Russia divenisse troppo grande, l’alleanza tra le forze austro-russe cominciò a vacillare e Suvorov venne tradito dagli austriaci, i quali misero in atto volontariamente una serie di azioni maldestre e di ritardi che misero a serio repentaglio l’incolumità del suo esercito. (6) I soldati russi cominciarono a combattere affamati: gli approvvigionamenti erano a carico degli austriaci i quali cominciarono a non organizzarli più regolarmente. (2)
Inaspettata giunse a Suvorov anche una lettera dell’Imperatore austriaco Francesco II in cui si annunciava il termine della sua missione in Italia. Divenne così chiaro che gli austriaci avevano avuto bisogno delle braccia russe solo per recuperare il proprio potere in Italia ed annettere il Piemonte ai propri domini rifiutando pertanto di restaurare il legittimo governo sabaudo, scacciato dai francesi un anno prima. (6) Lo Zar Paolo I invece non aveva alcuna chiara strategia politica riguardo alla situazione italiana e ciò gli impedì di sfruttare le vittorie militari ottenute dai suoi soldati. (3) Così Suvorov ormai settantenne, affrontando una dura prova dovette passare, cavalcando alla testa delle sue truppe, attraverso le cime innevate delle Alpi fino all’alto Reno e ritirarsi nel Vorarlberg, dove aveva i suoi acquartieramenti invernali.
I russi non ricevettero nemmeno gli animali da soma promessi dagli austriaci per attraversare le montagne e furono costretti a portarsi da soli tutte le munizioni. Come racconta lo storico russo Mikhail Presnukhin, all’epoca la maggior parte degli eserciti europei facevano al massimo 10-14 chilometri al giorno. Le truppe di Suvorov invece percorrevano di norma più di 25 chilometri al giorno. La fanteria di Suvorov riusciva a percorrerli anche con una temperatura di 35 gradi e con un fucile da 5 chili in spalla (il peso complessivo delle armi insieme alle munizioni arrivava a 20 chilogrammi). Una volta i suoi soldati coprirono 90 chilometri in 36 ore. (2)
Per una così grande abilità strategica, Suvorov venne elevato al rango, senza precedenti, di Generalissimo. Gli venne promesso ufficialmente che gli sarebbero stati tributati gli onori militari al suo ritorno in Russia, ma gli intrighi della corte portarono l’Imperatore Paolo a cancellare la cerimonia. Infatti il suo atteggiamento beffardo gli procurò molti nemici all’interno della corte zarista. Come uomo d’azione, disprezzava coloro che considerava di fondo degli ignoranti ma che invece occupavano ruoli immeritati per via di favoritismi di vario genere, ripudiando altresì quelle persone all’interno della corte zarista che definiva «cavalieri da salotto». Secondo le cronache dell’epoca aveva fama di persona particolarmente stravagante. Nel Palazzo d’Inverno percorreva frequentemente i corridoi saltando su un solo piede, anche fermandosi a baciare il ritratto dell’imperatrice Caterina che le dame presenti portavano al collo. Durante le missioni belliche era solito anticipare il battere della Diana (nel linguaggio militare significa «suonare la sveglia»), mettendosi al centro dell’accampamento sul proprio cavallo, in camicia da notte, imitando il canto del gallo e lavandosi ogni mattina con acqua ghiacciata. Ma le sue stravaganze non finivano qui: si racconta che rompesse o coprisse gli specchi nelle case in cui soggiornava per non vedere il proprio aspetto sgraziato e la propria bassa statura; che avesse l’abitudine di saltare improvvisamente sulle sedie e sui tavoli facendo il verso del gallo, e durante le conversazioni senza apparenti motivi di piangere, ridere e fare smorfie. Si racconta che ignorasse il letto e dormisse sempre sul pavimento e perfino che chiedesse di togliere tutte le chiavi, aprire le finestre e le porte affermando che non aveva paura né del freddo né delle persone malvagie. (7)
Agli inizi del 1800, Suvorov tornò a San Pietroburgo. Lo Zar Paolo I rifiutò di riceverlo in udienza e, ferito e malato, il vecchio comandante morì dopo alcuni giorni, il 18 maggio del 1800 nella capitale. Le uniche persone importanti presenti al suo funerale furono Lord Whitworth, l’ambasciatore inglese, ed il poeta russo Deržavin, l’unico che ebbe il coraggio di non assecondare il conformismo di corte.
Suvorov è sepolto a San Pietroburgo nella Chiesa dell’Annunciazione , nel Monastero di Aleksandr Nevskij. Secondo i suoi desideri, sul suo sepolcro venne posta una semplice iscrizione: «Qui giace Suvorov».
Ma un anno dopo la sua morte, lo zar Alessandro I eresse una statua alla sua memoria nel Campo di Marte di San Pietroburgo. Nel 1904 venne aperto a San Pietroburgo il Museo Suvorov. In Italia nel 2011, nella cittadina di Lomello (provincia di Pavia) venne inaugurato un busto al generale Suvorov. Pochi giorni dopo, a Milano, sulle mura di Palazzo Belgioioso è stata apposta una lapide che ricorda l’impresa del Generalissimo. A Lomello e a Milano si sono esibiti i musicisti della Scuola Militare “Suvorov” di Mosca. (2)
Seriamente ferito sei volte, nel corso della sua carriera militare fu insignito dei seguenti titoli, ranghi e onorificenze: Principe d’Italia, Conte di Rymnik, Conte del Sacro Romano Impero, Principe di Sardegna, Generalissimo delle forze terrestri e navali della Russia, Maresciallo di Campo degli eserciti dell’Austria e Sardegna.
Il figlio di Suvorov, Arkadij (1783 — 1811) servì come ufficiale nell’esercito imperiale russo durante le guerre turche e le guerre napoleoniche agli inizi del secolo XIX, ed annegò nello stesso fiume Rymnik che tanta fama aveva dato a suo padre. Pure suo nipote, Aleksandr Arkadievič (1804 — 1882) fu un generale russo.
Qualora vi doveste recare a San Pietroburgo ed aveste trovato interessante questo articolo, tenete in considerazione una visita al Museo Suvorov. Il museo è situato in 43 Kirochnaya Ulitsa, in un bellissimo palazzo in stile neorusso.
La facciata è decorata con mosaici raffiguranti episodi della vita di Suvorov. Il museo venne inaugurato nel 1904 e fu costruito grazie anche ai fondi raccolti da una sottoscrizione dei cittadini di San Pietroburgo. Nel museo è possibile sia scoprire parte della storia nazionale russa sia conoscere la vita di Suvorov. In esposizione potrete ammirare più di cento mila oggetti unici ed autentici appartenuti a Suvorov, quali le sue armi, le sue medaglie, la biblioteca e la sua collezione personale di bandiere e trofei di guerra. È inoltre esposta la più grande collezione russa di soldatini di piombo, con oltre seimila esemplari. Il museo è chiuso il lunedì. Il martedì, giovedì, venerdì, sabato e domenica è aperto dalle 10.00 alle 18.00. Il mercoledì è aperto dalle 13.00 alle 21.00.
Luca D’Agostini
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Fonti:
(1) А. В. Шишов, Генералиссимус Суворов, ОЛМА Медиа Групп, 2003. С. 4.
(2) Spedizione russa in Italia contro Napoleone
(3) Storia
(4) Suvorov
(5) Jean-Victor Moreau, successivamente passato dalla parte della coalizione antinapoleonica e ucciso nel 1813, venne seppellito a San Pietroburgo nella chiesa cattolica sulla Prospettiva Nevskij. Se si ricorda che anche la tomba di Suvorov si trova alla fine della Prospettiva Nevskij, non si può non meravigliarsi della circostanza che gli antichi nemici giacciano sepolti nella medesima strada.
(7) Marco Galandra — Marco Baratto, 1799. Le baionette sagge. La campagna di Suvorov in Italia e la «Prima Restaurazione» in Lombardia, Iuculano, Pavia 1999, p. 110.
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