Se Aleksandr L’vovič Parvus potesse sentire quali epiteti si accostano al suo nome, sarebbe immensamente felice: «Sponsor del colpo di stato bolscevico«, «il burattinaio della rivoluzione«, «Berezovskij del 1917«, «l’agente tedesco che distrusse la Russia«. Questo uomo ambizioso ha sempre sognato la fama, ma nella vita l’ha raggiunta in misura minore rispetto a quanto la desiderasse. I miti postumi che lo hanno trasformato in una figura titanica, hanno però compensato tutto con gli interessi.
Ma che tipo di persona era Aleksandr Parvus e quale ruolo ebbe nella rivoluzione russa?
Il 27 agosto 1867, in Bielorussia, nella cittadina di Berezino situata nei pressi di Minsk, nella famiglia di un artigiano ebreo nacque un ragazzo che si chiamava Israel. Il suo vero nome infatti era Israel Lazarevič Gelfand ed in seguito diventerà noto come Aleksandr L’vovič Parvus.
Israel Gelfand si laureò ad Odessa, dove la sua famiglia si era trasferita in seguito ad un incendio che aveva distrutto la loro casa.
All’età di 18 anni, Gelfand partì per recarsi a studiare in Svizzera. Come molti ebrei che vivevano nell’Impero Russo, Gelfand sperimentò i limiti dei diritti imposti dal governo zarista anche ai rappresentanti più influenti di questo popolo. Questo fu il motivo che lo condusse ad unirsi ai circoli rivoluzionari in Russia. E in Svizzera, Gelfand si avvicinò al gruppo «Emancipazione del lavoro», guidato da Georgij Valentinovič Plechanov.
Nel 1891, Gelfand si laureò all’Università di Basilea con un dottorato di ricerca in economia politica e si trasferì in Germania, dove si unì al Partito Socialdemocratico Tedesco.
Da quel momento in poi, Gelfand divenne attivo nei circoli dei socialisti tedeschi e russi. Nel 1894, collaborando attivamente con il giornale dei socialdemocratici tedeschi «Die Neue Zeit», scrisse articoli politici firmandoli con lo pseudonimo di «Parvus». Cambiò anche il suo nome, scegliendo di chiamarsi «Aleksandr».
Nel 1890 divenne noto come teorico marxista. L’appartamento di Parvus a Monaco era spesso visitato da eminenti socialisti tedeschi e russi.
Quando nel 1900 iniziò la pubblicazione del giornale socialdemocratico russo «Iskra», Parvus iniziò a cooperare con il nuovo giornale.
Lev Trockij, il quale conobbe Parvus alla redazione di «Iskra», scrisse di lui come di un marxista eccezionale. Allo stesso tempo però, Trockij rimase sorpreso dall’arricchimento economico di Parvus, che, tuttavia, spiegò come una «decisione del partito«.
Gli eventi del 1905 divennero il culmine dell’attività rivoluzionaria di Parvus. Ritornato in Russia, si tuffò in ciò che stava accadendo, insieme a Trockij entrò nel comitato esecutivo del Consiglio dei Deputati dei lavoratori di San Pietroburgo e si impegnò con successo nella pubblicazione di giornali rivoluzionari.
Ai primi di dicembre del 1905, quando iniziarono gli arresti dei membri del comitato esecutivo, Parvus evitò questo destino ed addirittura assunse la direzione del Consiglio dei Deputati dei lavoratori di San Pietroburgo. In questa occasione però risultò evidente che l’ambizioso Parvus non aveva qualità di leadership. Le attività del Consiglio furono paralizzate, Parvus lasciò il suo staff e presto fu arrestato.
Al processo, le autorità zariste condannarono Parvus a tre anni di esilio in Siberia, ma riuscì a fuggire e tornò in Germania.
Lì fu coinvolto in uno scandalo finanziario. Nel 1902, Parvus divenne un agente letterario di Gorkij e contribuì alla messa in scena sul palcoscenico dei teatri tedeschi, dell’opera teatrale «In basso». La messa in scena di quest’opera ebbe un notevole successo e comportò entrate economiche considerevoli, un terzo delle quali era destinato a Parvus, un terzo a Gorkij ed un altro terzo era destinato al Partito Socialdemocratico Tedesco.
Il denaro, tuttavia, non giunse mai né allo scrittore né al partito. Nel 1908, un rabbioso Gorkij si rivolse ai socialisti tedeschi e russi i quali organizzarono un tribunale arbitrale, al termine del quale Aleksandr Parvus fu moralmente condannato ed espulso dalle organizzazioni di partito.
Si trasferì in Turchia, dove i Giovani Turchi presero il potere. Continuando a scrivere materiali su argomenti politici, Parvus si concentrò sempre più sui suoi progetti di affari. Fu durante questo periodo che le ricchezze personali del «teorico marxista» raggiunsero livelli inimmaginabili. Inizialmente agì come consulente finanziario, poi divenne rappresentante ufficiale delle società tedesche in Turchia, ed il suo coinvolgimento nella fornitura di cibo e armi, gli garantì immensi profitti.
Ma, a quanto pare, queste fortune economiche non erano ancora sufficienti. Così nel 1915, Parvus decise di ambire a fortune «faraoniche».
La prima guerra mondiale stava imperversando in Europa e Parvus scioccò l’ambasciatore tedesco a Costantinopoli, Hans von Wangenheim, con un’offerta che avrebbe consentito alla Germania di vincere la guerra. Parvus dichiarò all’ambasciatore tedesco di poter organizzare una rivoluzione in Russia, grazie alla quale il Paese sarebbe stato costretto ad uscire dalla guerra.
L’ambasciatore, colpito dalla proposta di Parvus, riferì immediatamente a Berlino. Il governo tedesco rispose all’ambasciatore con la richiesta a Parvus di una elaborazione di un piano d’azione dettagliato.
Questo piano, noto come «Dr. Gelfand Memorandum«, è ancora oggi utilizzato da alcuni storici come prova che la rivoluzione russa sia in realtà stata organizzata dalla Germania.
Ma la stragrande maggioranza degli storici, sostiene invece che il memorandum non può essere considerato la prova di questa tesi. In primis, poiché Parvus non ha svelato nuovi particolari, ma in realtà ha redatto il documento sulla base degli eventi reali della rivoluzione del 1905-1907. Cioè, Parvus dipinse un’immagine che aveva già avuto luogo, come se gli eventi precedenti si fossero sviluppati con successo per i rivoluzionari.
In secondo luogo, Parvus assicurò che i bolscevichi «avevano già iniziato ad agire«, ma in realtà questo non era vero. È noto che già nel gennaio 1917, Lenin credeva che la rivoluzione in Russia fosse un obiettivo non dell’immediato futuro, come di fatti affermava nei suoi discorsi pubblici. Nel 1915, i beni dei bolscevichi erano all’estero o ancora non raggiungibili in Russia e quindi non era fondata l’affermazione di Parvus relativamente alle loro azioni già in corso.
In terzo luogo, Parvus nel memorandum, assicurò che la rivoluzione sarebbe avvenuta nel 1916, ma di fatto ciò non accadde.
All’interno del governo tedesco, l’atteggiamento nei confronti del «Dr. Gelfand Memorandum» era contraddittorio. Da un lato, Parvus era un tempo un influente socialista. Tuttavia, a Berlino sapevano che da qualche tempo aveva rotto i rapporti con personalità che avevano le sue stesse idee.
Di conseguenza, fu deciso di assegnargli 1 milione di rubli invece dei 5 milioni richiesti. In totale, Parvus stimò l’attuazione del suo piano circa 20 milioni di rubli.
Parvus tornò in Germania, ma scoprì di essere trattato molto peggio di quanto pensasse. Questa circostanza non passò inosservata. Sul giornale dei menscevichi fu pubblicato un articolo dal titolo «Il necrologio di un amico vivente«, che diceva: «Parvus non esiste più. Ora sta vagando per i Balcani e denigrando i suoi fratelli. Ai socialisti che si rispettino si consiglia di non avere a che fare con Parvus».
Nel novembre del 1915, Lenin, in un suo articolo sconfessò Parvus: «Nei sei numeri del suo diario non c’è un solo pensiero onesto, non un solo argomento serio, non un solo articolo sincero. Il signor Parvus ha una fronte così sfrontata che annuncia pubblicamente la sua missione di servire da legame ideologico tra il l’esercito tedesco e il proletariato russo rivoluzionario«. Lenin espresse questa idea alla Conferenza socialista internazionale di Zimmerwald, tenutasi nel settembre del 1915.
Occorre comunque notare che poco prima dell’inizio della conferenza, si tenne un incontro privato tra Lenin e Parvus, circostanza questa ritenuta quale prova della connessione dei bolscevichi con la Germania, dagli storici i quali sostengono che la rivoluzione russa fu finanziata dal governo tedesco.
In riferimento a questa circostanza, la stragrande maggioranza degli storici sostiene però che fu lo stesso Parvus ad ammettere che Lenin rifiutò categoricamente di cooperare.
Ben presto, Parvus dovette restituire il milione di rubli ricevuto dai tedeschi. Parvus si giustificò affermando che la preparazione procedeva normalmente, ma era necessario un tempo aggiuntivo per la realizzazione della rivoluzione.
Allo stesso tempo, Parvus creò una società di import-export, che forniva merci alla Russia, incluso il contrabbando. Alcuni influenti bolscevichi appoggiarono le attività di questa compagnia, tuttavia, non si trattava di figure di primo piano del partito. Questo, tuttavia, fu sufficiente per accusare i bolscevichi di collaborazione con lo stato maggiore tedesco attraverso la compagnia Parvus nell’estate del 1917.
Lo stesso Parvus negò pubblicamente un simile schema di finanziamento, ma, supponiamo, anche lui avesse voluto mentire: gli storici i quali studiano i documenti relativi alla società di Parvus, sostengono che i flussi di cassa andavano sempre in un’unica direzione: da Pietrogrado a Parvus. Cioè, tale attività comportava solo un arricchimento personale di Parvus e niente affatto un finanziamento della rivoluzione.
Infatti, non solo i bolscevichi, ma anche i menscevichi rifiutarono categoricamente i suoi servigi e fecero di tutto per impedire a Parvus di intervenire. Ciò è spiegato dal fatto che in quel periodo Parvus aveva reputazione di essere un agente tedesco. In effetti, poco tempo dopo, quando Lenin raggiunse Stoccolma, Parvus fece un altro tentativo di incontrarlo, ma ricevette un rifiuto categorico.
Inoltre, ormai in Germania non c’era più dubbio che Parvus fosse un truffatore. Questo è ciò che nel dicembre del 1917, cioè dopo che i bolscevichi arrivarono al potere, Kurt Ritzler , un consigliere della missione a Stoccolma , scrisse: «Quanto è forte la sua influenza sui socialisti russi non è chiara. All’inizio, lui stesso ha atteso appassionatamente messaggi su questo argomento e ora crede che Trotskij si opponga attivamente e apertamente a lui, Lenin prenda una posizione neutrale e attivisti di piccola scala siano dalla sua parte. Anche Vorovskij lo tratta con il più grande sospetto e dice che non ci si può fidare di Parvus «.
In Germania, nell’autunno del 1918, Parvus era già un uomo dimenticato. Lui stesso si ritirò dalle attività politiche, conservando solo una buona dote di denaro accumulata con i suoi loschi affari.
Aleksandr Parvus, morì il 12 dicembre 1924 a Berlino per via di un ictus. Dopo la sua morte, tutti i suoi documenti privati scomparvero e non sono mai stati ritrovati, circostanza questa presa a sostegno da coloro che attribuiscono a Parvus il ruolo di «burattinaio della rivoluzione«.
Per quanto concerne la sua vita privata, Parvus si sposò due volte. Dal primo matrimonio ebbe un figlio, il quale prima iniziò la carriera diplomatica ed in seguito divenne un dissidente. Con la seconda moglie ebbe un figlio il quale lavorava all’ambasciata dell’Unione Sovietica in Italia, ma l’uomo scomparve in circostanze misteriose.
Concludiamo chiarendo che ad oggi, la vita di Parvus è ancora avvolta in una serie di misteri irrisolti, ma non ci sono documenti autentici che indichino il coinvolgimento dei circoli dirigenti della Germania o dello Stato Maggiore tedesco nella Rivoluzione d’Ottobre in Russia e particolare importante, tutti i documenti pubblicati come tali sono risultati falsi.
Luca D’Agostini
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