Aleksandr Andreevič Prochanov è un famoso giornalista e scrittore russo. I suoi articoli ed i suoi libri sono caratterizzati dall’originalità dei titoli e dalle forti metafore nei testi.
Prochanov è nato il 26 febbraio 1938, a Tbilisi, in Georgia. I suoi genitori appartenevano ai Molokan, una popolazione di origine russa, stabilitasi in Armenia e con un antico credo cristiano. Suo nonno, Aleksandr Stepanovič Prochanov era un teologo dei Molokan ed era fratello di Ivan Stepanovič Prochanov, fondatore e leader dell’Unione Cristiana Evangelica.1
Nel 1960, il giovane Prochanov si è laureato presso l’Istituto Aeronautico di Mosca. Subito dopo ha iniziato a lavorare come ingegnere in un istituto di ricerca. Nell’ultimo anno di studi ha iniziato a scrivere poesie e prosa.1
Dal 1962 al 1964 ha lavorato come guardaboschi in Carelia. Nel 1968 ha iniziato a lavorare nel «Giornale Letterario» («Literaturnaja Gazeta») e dal 1970 sempre per conto dello stesso giornale, come corrispondente in Afghanistan, Nicaragua, Cambogia, Angola.1
Nel 1972, il giornalista si unì all’Unione degli Scrittori sovietici. Dal 1985 è subentrato come segretario dell’Unione.1
Nel novembre del 1993 ha fondato il suo giornale «Domani» («Zavtra») nel quale ha assunto il ruolo di caporedattore. Il 15 giugno del 1991 il suo giornale pubblicò un appello contro la perestrojka, intitolato «Parola al Popolo». Il giornale divenne una delle pubblicazioni di opposizione più radicali in Russia nei primi anni ’90 e fu regolarmente pubblicato fino agli eventi dell’ottobre 1993, dopo di che fu chiuso dalle autorità.1
Nel settembre del 1993, nel suo giornale, Prochanov dichiarò apertamente le azioni incostituzionali del presidente Eltsin, definendoli un colpo di stato e sostenendo il Congresso dei Deputati del Popolo e il Soviet Supremo della Federazione Russa. Dopo gli spari al palazzo del Parlamento, il giornale «Domani» fu bandito dal Ministero della Giustizia.1
Nelle elezioni presidenziali del 1996, Prochanov sostenne la candidatura del candidato del partito comunista Gennadij Ziuganov.1
Nel 2002, il suo romanzo «Signor Esogeno» nel quale gli eventi in Russia del 1999, ed in particolare gli attentati terroristici contro gli edifici residenziali, furono presentati come risultato di un complotto politico interno, ricevette il maggior premio letterario russo dell’anno.1
Nel 2011 pubblicò un libro dal titolo «Putin, in cui credevamo» nel quale argomentava perché secondo lui il Presidente della Federazione Russa non sarebbe diventato un vero leader nazionale e non avrebbe realizzato le trasformazioni che la gente si aspettava, definendolo «un uomo che era cresciuto con il cappotto di Eltsin«.1
Dopo un po’ però, l’atteggiamento di Prochanov nei confronti del presidente Putin, cambio totalmente. Prochanov si è ricreduto, notando che il presidente Putin «fermò fermamente la disintegrazione della Russia«, «spinse gli oligarchi lontano dalla leadership del Paese«, «creò il nuovo stato russo» . Ha descritto l’epoca del presidente Putin in questi termini estremamente positivi: «Stiamo vivendo un periodo di forte creatività storica, è stato ricreato lo Stato della Russia. Dal 1991, iniziò il disfacimento. Al posto dello Stato c’era una pozzanghera appiccicosa, vile, disgustosa in cui sedeva un mostro ubriaco. Su questa pozzanghera, nulla sarebbe mai cresciuto. Ora invece stiamo crescendo di nuovo e questo è merito esclusivamente del presidente Putin».2
Nel luglio 2012, Vladimir Putin ha emesso un decreto che approva i membri del Consiglio sulla televisione pubblica. Prochanov è stato incluso nella composizione.3 Inoltre, Prochanov è stato anche nominato vice presidente del Consiglio Pubblico sotto il Ministero della Difesa della Federazione Russa.
Nel 2014, Prochanov ha scritto il romanzo «Crimea» nel quale celebra il ritorno della Crimea alla Federazione Russa. L’eroe del libro si identifica con la nuova vita della penisola, che è iniziata in Crimea dopo essersi unita alla Russia a seguito del referendum. Nel 2016 ha pubblicato il libro «Novorossija, lavato con il sangue«. Il romanzo è una cronaca particolare degli ultimi eventi nel Donbass. Nel febbraio 2018, questo libro è stato dichiarato illegale dalle autorità ucraine le quali ne hanno vietato il possesso e l’importazione.1
Prochanov è molto sensibile alla situazione nel Donbass ed appoggia energicamente le nuove repubbliche: Repubblica Popolare di Donetsk e Repubblica Popolare di Lugansk. Al contempo critica aspramente la politica pseudo nazista del governo ucraino.
Nel 2014, Prochanov ha scritto un articolo per il giornale «Izvestia» dal titolo «Cantanti e furfanti«. Nell’articolo, il giornalista ha riferito che il cantante russo Andrej Vadimovič Makarevič ha sostenuto un concerto per i soldati ucraini, i quali subito dopo il concerto sono andati ad uccidere i civili a Donetsk. Il cantante ha intentato una causa contro Prochanov. All’inizio Prochanov è stato condannato dal Tribunale di Mosca a pagare 500.000 rubli a Makarevič per danni morali ed è stato condannato a smentire il fatto descritto, scrivendo in un articolo sullo stesso giornale. Successivamente la sanzione per il risarcimento danni è stata annullata, ma l’obbligo di smentita è stato mantenuto.1
Nel 2015, Prochanov è stato il protagonista di un episodio che ha fatto molto discutere: si presentò all’incontro dell’Unione degli Scrittori con l’immagine raffigurante Iosif Stalin e i suoi comandanti.1
Nell’agosto del 2017, Prochanov è stato uno dei 20 firmatari di una lettera indirizzata al presidente francese Macron, nella quale viene richiesta la grazia per terrorista e mercenario venezuelano, marxista-leninista, Ilič Ramirez Sanchez.1
Nella vita personale, Prochanov è vedovo, in quanto sua moglie Ljudmila Konstantinovna è morta nel 2011.
Dalla donna che amava, lo scrittore ha avuto una figlia e due figli.1
Tra i suoi hobby maggiori vi sono il disegno e la collezione di farfalle, della quale dispone di più di tremila esemplari diversi di cui alcuni molto rari.
Luca D’Agostini
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