Aleksandr Aleksandrovič Karelin è universalmente riconosciuto come il più grande lottatore di lotta greco-romana di tutti i tempi ed è stato uno dei più grandi atleti del XX secolo. E’ un uomo spaventosamente forte. E’ stato decorato nel 1988 come Maestro Benemerito dello Sport dell’Unione Sovietica e nel 1997 come Eroe della Federazione Russa. Karelin in Russia è considerato un vero e proprio monumento vivente.
Nacque il 19 settembre 1967 a Novosibirsk in Siberia in quanto i bisnonni erano stati deportati dopo la Rivoluzione. Figlio unico di un camionista e di una casalinga, al momento della nascita pesava ben 5,5 kg. Si avete letto bene, non è un errore di battitura, appena nato pesava 5 kg e 500 grammi. (1) All’età di 13 anni era già più grande di suo padre. Da ragazzo preferiva il nuoto ma poi il suo allenatore Viktor Kusnetzov lo impostò come lottatore. Il suo era un allenamento molto duro, al limite della sopravvivenza. A Novosibirsk in inverno si raggiungono i -50°. Karelin si allenava pagaiando nei fiumi, correndo per ore nella foresta e sulla neve. All’età di 15 anni si spezzò un braccio in un torneo e la madre disperata e contraria al fatto che praticasse quella disciplina sportiva gli bruciò il costume da gara, intimandogli di smettere. Karelin raccontò così alcuni suoi disagi adolescenziali: «Da adolescente ero a disagio nel mio corpo. Ero troppo grande rispetto i miei compagni. Non entravo nel banco di scuola. Tutti mi guardavano fisso. La lotta mi ha insegnato a sentirmi a mio agio!». (2)
Apparteneva alle forze di polizia russa e combatteva nella categoria di peso supermassimi essendo alto 191 cm e pesando 136 kg. L’estrema facilità con cui riusciva a sollevare gli avversari, gli valse i soprannomi di «l’orso russo», «l’orso siberiano» e «Alessandro il Grande». Negli Stati Uniti venne definito: «l’uomo più pericoloso del mondo». L’ex lottatore Jeff Blatnik, medaglia d’oro alle olimpiadi di Los Angeles del 1984, lo descrive così: «Mi ricorda il puma. Calmo finché è pronto all’attacco». (3) I lottatori di tutto il mondo lo temevano, alcuni si gettavano a terra da soli per evitare di essere stritolati. Altri addirittura si rifiutavano di combattere contro Karelin, come accadde per esempio nel 1986, quando in un torneo in Svezia, l’allora campione del mondo, lo svedese Thomas Johansson, si rifiutò di combattere la finale contro Karelin il quale l’anno prima si era già messo in mostra vincendo i campionati del mondo giovanili. Un suo avversario disse: «Quando combatti contro Karelin, un incontro di lotta dura poco, ma prima fai in tempo a vomitare cuore e anima». (4) A Seul nel 1988, a 30 secondi dal termine della finale di categoria dei pesi super-massimi, Rangel Gerovski, un bulgaro di 130 kg, aveva un vantaggio apparentemente inattaccabile di 3 punti su Karelin. Ma all’improvviso «l’orso siberiano» trascinò Gerovski sopra il suo ginocchio; poi senza mollare la presa, si alzò in piedi e al contempo rovesciò l’avversario a testa in giù, si buttò all’indietro girando su se stesso nella caduta e fece battere al bulgaro le spalle a terra. In un istante si assicurò la medaglia d’oro. (5)
Ai mondiali di Roma del 1991, in un totale di dieci minuti sconfisse sei avversari. Alle Olimpiadi di Barcellona nel 1992 vinse la medaglia d’oro combattendo in finale contro lo svedese Thomas Johansson, il quale questa volta, trattandosi di una finale olimpica non poté questa volta rifiutarsi di combatterla, ma comunque si arrese poco dopo l’inizio del match nell’intento di non riportare danni fisici.
Ai mondiali del 1993 si ruppe una costola, i suoi avversari erano felici poiché pensavano di averlo messo fuori gioco, ma lui invece non se n’è andò e vinse il campionato del mondo. Al termine della competizione dichiarò: «Non potevo mica essere più debole per la sciocchezza di una costola rotta!». (4)
Karelin mantenne l’imbattibilità nelle competizioni internazionali dal 1987 al 2000, vincendo la medaglia d’oro in tre edizioni consecutive dei giochi olimpici, a Seul nel 1988, a Barcellona nel 1992 e ad Atlanta nel 1996. Il suo palmares comprende la vittoria di nove campionati mondiali, dodici campionati europei, quattro titoli sovietici, uno della Comunità di Stati Indipendenti e otto titoli russi. (3) A fine carriera nel 2000 vinse la medaglia d’argento alle olimpiadi di Sydney. Negli ultimi sei anni del suo periodo di imbattibilità, Karelin non cedette agli avversari nemmeno un punto. (6)
Karelin divenne famoso per la mossa cosiddetta «Karelin lift» (l’ascensore di Karelin). Consisteva nell’afferrare l’avversario disteso a terra, sollevarlo di peso e alzarlo in aria, sbattendolo poi violentemente sul materassino. La cosa eccezionale di questa tecnica, che fino ad allora veniva applicata soprattutto nelle categorie di pesi leggeri, era che veniva effettuata con estrema facilità su atleti pesanti anche più di 140 kg, pertanto richiedeva una forza immensa. In questo video che riporta fasi dei suoi combattimenti, possiamo ammirare proprio gli «ascensore di Karelin», la tecnica che lo rese unico al mondo.
Per assoluta fedeltà alla sua disciplina rifiutò offerte da capogiro da parte dei manager del wrestling e dell’industria del combattimento mondiale che ancora oggi mira a confrontare atleti facendoli combattere mediante l’utilizzo di più discipline. Così, con il solo scopo di dimostrare al mondo il valore della lotta greco-romana, il 20 febbraio 1999, Karelin partecipò ad un unico combattimento di «vale tudo» a Tokyo. Sconfisse il suo avversario, il leggendario wrestler giapponese Akira Maeda, usando soltanto tecniche di lotta greco-romana e mandandolo all’ospedale. (7)
Karelin a fine carriera dichiarò che l’avversario più duro che aveva incontrato durante tutta la sua carriere era un frigorifero. A Novosibirsk i suoi parenti avevano acquistato un grande frigorifero sovietico del peso di 180 kg. Ma solitamente in Unione Sovietica non c’erano ascensori nella palazzine e così Karelin portò da solo il frigorifero fino all’appartamento che si trovava all’ottavo piano. Con l’abbandono dell’attività agonistica nel 2000, Karelin si è dedicato alla politica. Aleksandr Karelin è un lottatore colto e si è laureato presso l’Accademia Siberiana della Cultura Fisica con un dottorato di ricerca in pedagogia nel 2002. (8) Scrive poesie, ama il poeta Sergej Esenin, preferisce Solženicyn a Tolstoj, che giudica superato. Tra le sue letture preferite vi sono: Michail Bulgakov, Turgenev, Marx. Ama la musica popolare russa e l’opera, in particolare Musorgskij. Per le sue qualità sportive e morali è considerato un vero punto di riferimento e rispettato come uomo d’onore. Alle elezioni del 1999, poi in quelle del 2003 ed infine in quelle del 2016, candidatosi nel partito del Presidente Vladimir Putin, Russia Unita, è stato eletto alla Duma di Stato ed è diventato membro del Comitato della Duma per gli Affari Internazionali. (9)
Per quanto concerne la vita privata, karelin è sposato con Olga con la quale ha avuto tre figli: due maschi di nome Denis e Ivan ed una femmina di nome Vassilissa.

Karelin e la moglie Olga.
Luca D’Agostini
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Fonti:
(1) Карели
(4) Invincibile
(5) David Glodblatt, Johnny Acton, Olimpiadi, Isbn Edizioni, Milano 2012, pag. 118.
(6) Orso siberiano
(7) Zar Karelin
(8) Karelin
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