Ogni qualvolta nei vari angoli del pianeta vi è un attentato terroristico islamico, ogni essere umano contemporaneamente allo struggente dolore provato per quanto accaduto, pur condannando fermamente l’attentatore o gli attentatori di turno, non dovrebbe mai dimenticare chi ha creato questo tipo di organizzazioni terroristiche e soprattutto quale fu il motivo che indusse a tale creazione. Questa premessa, poiché ritengo che oltre a colpevolizzare il cane che minaccioso ci abbaia contro e che purtroppo talvolta ci morde, sia necessario condannare anche il padrone che lo istiga.
In questo articolo analizzeremo in modo dettagliato come gli Stati Uniti siano i responsabili della creazione dell’organizzazione terroristica islamista sunnita denominata «al-Qaeda». Honorè de Balzac scrisse: «La storia ha due volti: quello ufficiale, mendace e quello segreto e imbarazzante, in cui però sono da ricercarsi le vere cause degli avvenimenti occorsi«.
La storia è iniziata nel 1979, quando il presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter ordinò un sostegno agli oppositori islamisti al governo laico e filosovietico in Afghanistan. L’obiettivo di tale sostegno era quello di provocare un intervento armato sovietico, affinché i russi, come dichiarato dall’allora consulente del presidente degli Stati Uniti per le questioni di sicurezza nazionale, Zbigniew Brzezinski, cadessero «nella trappola afgana» e avessero «la loro guerra del Vietnam«.1 Così avvenne ed i mujaheddin furono addirittura ospitati alla Casa Bianca in visita istituzionale e l’Università del Nebraska pubblicò i libri jihadisti da diffondere nelle scuole pakistane ed afghane, all’interno dei quali si evidenziava che il nemico dell’Islam era l’Unione Sovietica.

Mujaheddin ospitati alla Casa Bianca da Reagan
Quando nel 1988 un giornalista del giornale francese «Le Nouvel Observateur» chiese a Brzezinski se non si fosse pentito di aver finanziato con armi e soldi i futuri terroristi, la risposta di Brzezinski fu la seguente: «Cosa sarà più significativo nel corso della storia mondiale? I talebani o il crollo dell’impero sovietico? Qualche musulmano confuso o la liberazione del Centro-Europa e la fine della guerra fredda?«.1 Una risposta assurda, fornita senza porsi il problema che questi «musulmani confusi» come li ha definiti lo squallido Brzezinski, con i loro vili attentati hanno sparso e continueranno a spargere, sangue di inermi civili (donne, uomini, anziani e bambini). Ed è anche triste osservare come in seguito a ciascun attentato terroristico, assistiamo a scene di normale sconvolgimento emotivo dell’opinione pubblica, condito da candeline e disegni posti sul luogo dell’attentato e da bandierine sui profili Facebook, ma senza che a tutto ciò segua un’analisi del perché ciò sia accaduto e soprattutto chi è stato il responsabile della creazione e del finanziamento di queste organizzazioni terroristiche. La storia del cane e del padrone alla quale accennavo all’inizio dell’articolo.
Comunque, il piano di Brzezinski riuscì ed il fallimento dell’intervento a contingente limitato sovietico in Afghanistan contribuì al crollo dell’Unione Sovietica.1
Sotto il successore di Carter, Ronald Reagan, il sostegno ai mujaheddin con forniture di armi e denaro, crebbe a tal punto da divenire la più grande operazione sotto copertura nella storia della CIA, i servizi segreti degli Stati Uniti. La CIA evitò di avere contatti diretti con i jihadisti, dato che questi nella loro concezione di sé erano sia anti-americani che anti-comunisti. Il sostegno con armi e aiuti nell’addestramento si svolse attraverso la mediazione dell’ISI, i servizi segreti pakistani.1
Tra il 1982 e il 1992 furono reclutati circa 35.000 jihadisti da 40 Stati del mondo islamico, al fine di prendere parte alla «Jihad» contro l’Unione Sovietica. In scuole coraniche wahabite in Pakistan, finanziate con denaro saudita, i volontari vennero istruiti ideologicamente. Successivamente nei campi di addestramento gestiti dai servizi segreti pakistani, istruttori della CIA effettuarono personalmente l’addestramento militare. Un procacciatore di successo per i nuovi mujaheddin fu il ricco saudita Osama bin Laden. Con il suo ufficio di reclutamento per i mujaheddin «MAK», nacque al-Qaeda.1
Al-Qaeda letteralmente significa «banca dati» («data-base»). Osama bin Laden spiegò l’origine del nome in un intervista concessa ad Al Jazeera nell’ottobre 2001. In questa intervista il miserabile terrorista, farneticando definisce terroristi i sovietici: «Il nome di al-Qaeda fu stabilito molto tempo fa per caso. Il defunto Abu Ubayda al-Banshiri creò dei campi di addestramento per i nostri mujaheddin contro il terrorismo sovietico. Usavamo chiamare i campi di addestramento «al-Qaeda». Il nome rimase«.2
Secondo l’ex-ministro degli Esteri britannico Robin Cook (laburista dimessosi per protesta contro la partecipazione britannica all’invasione in Iraq), al-Qaeda sarebbe la traduzione in arabo di «data-base»: «Per quanto ne so io, al-Qaeda era originariamente il nome di un data-base del governo statunitense, con i nomi di migliaia di mujaheddin arruolati dalla CIA per combattere contro i sovietici in Afghanistan«.3
Il dissidente saudita Saad al-Fagih, in un intervista ha dichiarato che il nome deriva dal centro logistico situato a Peshawar e che in tale luogo erano registrati i nomi dei volontari arabi successivamente mandati a combattere in Afghanistan contro le truppe sovietiche.4
Il flusso di denaro inviato ad al-Qaeda per combattere contro l’Unione Sovietica in Afghanistan, fu di un’entità eccezionale. Banche, enti di carità, organizzazioni non governative, fungevano da deposito di fondi che poi venivano distribuiti ai terroristi islamici. Due banche saudite, Dar al-Mal al-Islami, fondata dal fratello del principe Turki, il principe Muhammad Faisal nel 1981, e Dalla al-Baraka, fondata dal cognato del re Fadh nel 1982, sostennero la guerriglia antisovietica. Queste due banche incanalarono fondi verso venti ONG, di cui la più conosciuta era l’Organizzazione Internazionale di Assistenza Islamica (International Islamic Relief Organization, IIRO).5
Tra i maggiori finanziatori di al-Qaeda in Afghanistan, vi furono l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti, i cui aiuti sono quantitativamente equiparabili e passarono dai trenta milioni di dollari del 1980 ai duecentocinquanta milioni del 1985. Per gestire un flusso di denaro così consistente era necessaria la presenza sul posto di uomini di fiducia. Tra questi vi era Osama bin Laden, uomo di fiducia sia dei sauditi che degli statunitensi, il quale finanziò la guerriglia afgana attingendo anche alle sue risorse personali, un gesto che contribuì a dare alla sua figura un rilievo particolare aumentando la sua credibilità e consentendogli di raccogliere più fondi e di reclutare molti più volontari. Lo stesso Osama bin Laden, per far fronte alla quantità di denaro che affluiva dall’estero, creò la Fondazione per la Salvezza Islamica.5
I finanziamenti statunitensi ai terroristi di al-Qaeda passavano attraverso il governo pakistano ed i suoi servizi segreti militari. Gli Stati Uniti non finanziarono al-Qaeda solamente con elargizioni di denaro, ma anche con la fornitura di armi. Solo nel 1987, la CIA si adoperò per il trasferimento di 65.000 tonnellate di armi in Afghanistan.5
Dopo la fine dell’Unione Sovietica, la CIA continuò a servirsi dei mujaheddin, impiegandoli nel Vicino Oriente, in Asia Centrale, nei Balcani e nel sudest asiatico. Dal 1992 i terroristi jihadisti accorsero nella Jugoslavia per prestare sostegno ai musulmani bosniaci. Come in precedenza in Afghanistan, gli interessi degli Stati Uniti e di al-Qaeda si incontrarono. Infatti per combattere contro il legittimo presidente serbo Slobodan Milošević, la NATO intervenne militarmente nella guerra civile al fianco dei musulmani bosniaci e dei terroristi di al-Qaeda.
Attraverso la Third World Relief Agency con sede a Vienna, al-Qaeda reclutò combattenti per la Bosnia. A Osama bin Laden venne perfino rilasciato un passaporto bosniaco dal governo filo-occidentale di Alija Izetbegović. Con il benestare del presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, i terroristi di al-Qaeda, il cui numero venne stimato in almeno 4000 dagli osservatori occidentali, furono armati ed addestrati dall’esercito musulmano-bosniaco, mentre gli aerei da combattimento della NATO fornivano loro sostegno aereo.1
I mujaheddin impiegati dall’Occidente in Bosnia si misero subito in evidenza per via del loro fanatismo e delle atrocità che commettevano. Il Partito Repubblicano statunitense in un rapporto al Congresso del 1997 accusò il presidente Clinton di «aver contribuito a creare in Bosnia una base per militanti islamisti«, dimenticandosi però che fu il presidente repubblicano Reagan a creare i terroristi di al-Qaeda in Afghanistan, definendoli ipocritamente «combattenti per la libertà«. Insomma indipendente che si tratti di repubblicani o democratici, la sostanza del misero comportamento statunitense non cambia affatto. E così, a tutt’oggi in Bosnia, molte piccole città sono sotto il controllo di fanatici jihadisti.1
Dalla Bosnia molti terroristi di al-Qaeda andarono a combattere in Cecenia. La CIA iniziò a cercare nuovi possibili luoghi di collasso dell’Unione Sovietica, dove i terroristi da loro addestrati avrebbero potuto essere reimpiegati per destabilizzare ulteriormente e indebolire l’influenza russa nello spazio eurasiatico post-sovietico. Con l’ex Unione Sovietica nel caos totale e allo sbando, il patetico presidente statunitense George W. Bush dichiarò: «Dobbiamo prendere a calci i russi quando sono ancora sdraiati a terra!» Washington reimpiegò i terroristi di al-Qaeda per portare caos e destabilizzazione in tutta l’Asia centrale, soprattutto all’interno della Federazione Russa, proprio in una fase di crisi profonda e traumatica durante il collasso economico dell’era Eltsin.6
Nei primi anni 1990, la società di Dick Cheney, Halliburton, esaminò le potenzialità petrolifere di Azerbaigian, Kazakistan, e dell’intero bacino del Mar Caspio. La regione venne stimata essere «un altra Arabia Saudita», ma dal valore molto maggiore di diversi miliardi di dollari se valutato sul mercato contemporaneo. Gli Stati Uniti e il Regno Unito erano determinati a mantenere quella «miniera d’oro» (rappresentata dal petrolio) fuori dal controllo russo con tutti i mezzi a disposizione. Il primo obiettivo di Washington fu quello di organizzare un colpo di stato in Azerbaigian nei confronti del presidente eletto Abulfaz Elchibej per farvi insediare un nuovo presidente più «amichevole» nei confronti dell’idea che l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC) fosse controllato dagli Stati Uniti. Si tratta della conduttura che porta il petrolio dall’Azerbaigian attraverso la Georgia verso la Turchia e il Mediterraneo.6
A quel tempo, l’unico oleodotto esistente da Baku era dell’epoca sovietica, che prendendo il greggio di Baku attraversava la capitale cecena, Groznij, portandolo verso nord attraversando la provincia del Daghestan in Russia, e, attraverso la Cecenia, giungeva al porto russo del Mar Nero di Novorossijsk. L’oleodotto risultava l’unico maggiore ostacolo verso una via alternativa però molto più costosa per Washington e per le multinazionali petrolifere britanniche e statunitensi.6
Il presidente Bush concesse ai suoi vecchi amici alla CIA il mandato di distruggere quell’oleodotto russo-ceceno creando così un tale caos nel Caucaso che nessuna società occidentale o russa avrebbe considerato l’idea di usare oleodotto russo di Groznij.6
Graham E. Fuller, un vecchio collega di Bush ed ex vice direttore del Consiglio Nazionale sull’Intelligence della CIA fu un architetto chiave nella strategia dei servi segreti statunitensi riguardo i terroristi di al-Qaeda. Fuller descrisse la strategia della CIA nel Caucaso durante primi anni ’90: «La politica di guidare l’evoluzione dell’Islam sostenendoli contro i nostri avversari funzionò meravigliosamente bene in Afghanistan contro l’Armata Rossa. Le stesse dottrine possono ancora essere usate per destabilizzare ciò che resta del potere russo«.6
La CIA utilizzò per l’operazione anche un veterano, il generale Richard Secord, il quale creò una società di copertura della CIA, la MEGA Oil. Secord era già stato condannato nel 1980 per il suo ruolo centrale nelle operazioni illegali di armi nel caso Iran-Contra (caso anche conosciuto come Iran-Gate) e droga da parte della CIA.6
Nel 1991 Secord, ex Vice Assistente Segretario alla Difesa, sbarcò a Baku costituendo la società di facciata della CIA, MEGA Oil. Era un veterano delle operazioni segrete della CIA dell’oppio in Laos durante la guerra del Vietnam. In Azerbaigian, costituì una compagnia aerea con lo scopo di far volare segretamente, dall’Afghanistan in Azerbaigian, centinaia di terroristi appartenenti ad al-Qaeda, compreso Osama bin Laden. Nel 1993, la MEGA Oil reclutò e armò 2.000 terroristi, convertendo così Baku in una base per operazioni terroristiche di al-Qaeda nel Caucaso.6
L’ operazione segreta del generale Secord nel Caucaso dette il via al succitato colpo di stato militare che ebbe come esito il rovesciamento del presidente Abulfaz Elchibej eletto quello stesso anno e l’instaurazione del presidente Hejdar Alijev, un più flessibile e bendisposto fantoccio degli Stati Uniti. Un rapporto segreto dell’intelligence turca, trapelato dal Sunday Times di Londra, affermò che «due giganti del petrolio, l’inglese BP e la statunitense Amoco, che insieme formano l’AIOC (Consorzio dell’Olio internazionale dell’Azerbaigian), sono dietro il colpo di Stato«.6
Osama Bin Laden nominò quali comandanti di al-Qaeda in Cecenia, il saudita, Ibn al-Khattab ed il ceceno Shamil Basaev.6
La Cecenia era, per tradizione, una società prevalentemente Sufi, un ramo più morbido dell’Islam apolitico. Ma la crescente infiltrazione dei terroristi di al-Qaeda finanziati dagli Stati Uniti, diffuse l’estremismo islamico in tutto il Caucaso. Sotto la guida di Secord, le operazioni terroristiche di al-Qaeda furono così anche rapidamente estese nel vicino Daghestan ed in Cecenia, trasformando Baku in un punto di spedizione per l’eroina afgana alla mafia cecena.6
Dalla metà degli anni ’90, Osama bin Laden pagava i capi guerriglieri ceceni, Shamil Basaev e Omar ibn al-Khattab, la bella somma di diversi milioni di dollari al mese. I servizi segreti statunitensi furono profondamente coinvolti nel conflitto ceceno fino alla fine degli anni 1990. Secondo Yossef Bodansky, l’allora direttore del Congressional Task Force degli Stati Uniti sul terrorismo e sulla guerra non convenzionale, «Washington partecipò attivamente alla ennesima jihad anti-russa, cercando di supportare e potenziare le forze islamiste anti-occidentali più virulente«.6
I terroristi di al-Qaeda in Cecenia furono sconfitti dall’intervento militare dell’esercito russo. Fu però una vittoria che costò un tributo enorme in vite umane e distruzione di intere città. Il bilancio esatto delle vittime causate dai terroristi ceceni istigato dalla CIA è sconosciuto. Stime non ufficiali variavano da 25.000 a 50.000 fra morti e dispersi, per la maggior parte civili. Stime di perdite russe erano vicine a 11.000 persone secondo il «Comitato delle Madri dei soldati».6
Una costola di al-Qaeda, la Brigata Internazionale Islamica, finanziata dai sauditi e dalla CIA, fu responsabile non solo del terrorismo in Cecenia. Nell’ottobre del 2002, questi terroristi furono responsabili dell’attentato al Teatro Dubrovka di Mosca e del raccapricciante massacro della scuola di Beslan nel settembre 2004.6
Più tardi nel Kosovo, i terroristi islamici di al-Qaeda divennero nuovamente il bracci armato della NATO, al quale veniva delegato il «lavoro sporco». Così nel Kosovo la NATO intervenne al loro fianco nel 1999 con massicci attacchi aerei contro la Serbia.1
Ad un certo punto, il controllo dell’organizzazione terroristica di al-Qaeda è sfuggito di mano agli Stati Uniti e così nel 1998 ci furono attacchi simultanei all’ambasciata statunitense in Kenia ed alla portaerei USS Cole nel porto di Aden. Gli attentati al World Trade Center e al Pentagono dell’11 settembre 2001 furono l’ipocrita scusa adottata dal presidente statunitense George W. Bush come motivazione per una «guerra contro il terrorismo» a livello mondiale.
Con questo pretesto la NATO intervenne in Afghanistan, dove con i talebani, cioè gli «allievi» delle madrasse pakistane create con il finanziamento dei sauditi e della CIA negli anni ’80, avevano imposto un regime del terrore.1
Nel 2011 in Libia si è assistito ad un nuovo emblematico sostegno ai terroristi di al-Qaeda da parte degli Stati Uniti. Per combattere sul campo il presidente libico colonnello Muammar Gheddafi, gli Stati Uniti finanziandoli e sostenendoli, si servirono dei terroristi di al-Qaeda, alcuni dei quali in precedenza avevano combattuto contro gli Stati Uniti. Per questo motivo, nel «Consiglio Nazionale Transitorio» che si formò in Libia contro il presidente Gheddafi, erano presenti terroristi di al-Qaeda sostenuti dalla CIA.1
I rapporti della NATO con al-Qaeda li chiariscono alcune generalità tra i terroristi libici. Abdel Hakim Belhadj negli anni ’80 aveva combattuto al fianco dei mujaheddin di Osama bin Laden in Afghanistan. Negli anni ’90 guidò il gruppo combattente libico islamico LIK che in Libia combatteva una lotta armata per la creazione di uno Stato islamico. Alla fine degli anni ’90 Belhadj fuggì dalla Libia. Dato che il LIK dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 era nella lista delle organizzazioni terroristiche degli Stati Uniti, nel 2003 venne arrestato da agenti britannici e della CIA in Malaysia per sospetta appartenenza ad al-Qaeda. Dopo interrogatori in Thailandia e ad Hong Kong, Belhadj l’anno successivo venne consegnato ai servizi segreti libici. Dopo un internamento di sei anni in un carcere, nel marzo 2010 venne liberato a seguito di trattative tra LIK ed il governo libico. In quel momento era divenuto emiro del LIK, che dal 2007 si era ufficialmente fuso con al-Qaeda nel Maghreb islamico. Con l’inizio delle pilotate sommosse in Libia del 2011, il LIK venne subordinato al Consiglio Transitorio e Belhadj diventò presidente del potente Consiglio Militare di Tripoli. Dopo l’assassinio di Gheddafi, divenne capo del partito islamico conservatore Watan in Libia.1
Un altro ex militante del LIK, Abu bin Qumu, per via della sua appartenenza ad al-Qaeda venne incarcerato per cinque anni nel carcere statunitense di Guantanamo. Nel 2007 venne espulso in Libia, dove dopo un anno venne liberato a seguito di un’amnistia. Nel 2011 Qumu, con la sua «Brigata Darnah» combatté al fianco dei terroristi sostenuti dalla NATO.1
Recentemente anche in Siria gli Stati Uniti non hanno esitato ad armare bande di terroristi jihadisti nella tanto aspirata caduta del legittimo presidente siriano Bashar al-Assad. Per di più, sono ormai riusciti ad influenzare totalmente i media occidentali, i quali ben ammaestrati descrivono questi terroristi come «ribelli moderati» riciclandoli sotto il nuovo nome di Esercito Siriano Libero. Questo lo dimostra un rapporto del 2012 dei servizi informativi della difesa delle forze armate statunitensi. Nel documento si legge che: «l‘allargamento della rivolta in Siria ha preso sempre di più una direzione settaria, in cui i salafiti, i Fratelli Musulmani e al-Qaeda sono le principali forze motrici della rivolta. Si prevede la possibilità della creazione di un costituendo o non ufficialmente dichiarato califfato salafita nell’est della Siria«.1
La propaggine ufficiale di al-Qaeda in Siria, ha assunto il nome di Fronte al-Nusra, esclusivamente per motivi finanziari: infatti il cambio di nome serve esclusivamente per avere più facile accesso ad aiuti militari provenienti dall’estero.1
Nonostante i documenti e le evidenze sopra analizzate, per anni i media mainstream occidentali, da bravi seguaci ammaestrati, hanno apertamente messo alla berlina gli analisti e gli scrittori che osavano mettere in relazione il massiccio e segreto programma occidentale di aiuto ai terroristi di al-Qaeda, etichettando le loro dichiarazioni come «teorie complottistiche».
Nel video che segue (con i sottotitoli in italiani) Hilary Clinton ammette che il governo degli Stati Uniti ha creato e finanziato al-Qaeda per combattere l’Unione Sovietica e ritiene sia stata un’ottima decisione. La Clinton (all’epoca del video segretario di stato statunitense) ammette anche che al-Qaeda è stata usata in Libia in funzione anti- Gheddafi.
Il presidente Vladimir Putin è stato molto chiaro riguardo l’attribuzione di responsabilità nella creazione di al-Qaeda. In un’intervista rilasciata al regista statunitense Oliver Stone, il presidente Putin ha dichiarato: «al-Qaeda non è il risultato delle nostre attività: questo è il risultato delle attività dei nostri amici statunitensi. Tutto questo è cominciato ai tempi dell’intervento sovietico in Afghanistan, quando i servizi di sicurezza statunitensi hanno supportato diversi movimenti del fondamentalismo islamico nella loro lotta contro le truppe sovietiche in Afghanistan. Gli Stati Uniti hanno finanziato e sostenuto sia al-Qaeda che Osama bin Laden. La situazione è poi sfuggita al controllo di Washington. Succede sempre così: i nostri partner americani avrebbero dovuto esserne consapevoli, è colpa loro!«7 Sempre nella medesima intervista, il presidente Putin ha dichiarato: «La guerra fredda è nel passato, noi abbiamo rapporti chiari e trasparenti con l’intero mondo, con l’Europa, con gli Stati Uniti e, ovviamente, abbiamo contato sul loro sostegno e abbiamo visto invece i servizi di sicurezza americani che supportavano i terroristi. Vi dico qualcosa che ritengo importante, abbiamo la profonda convinzione che i nostri partner statunitensi sostengano la Russia a parole, parlano della loro disponibilità a cooperare, anche nel combattere il terrorismo, mentre in realtà utilizzano questi terroristi per destabilizzare la situazione interna in Russia«.8 Le accuse di Putin sono molto chiare e dirette. «Gli Stati Uniti hanno finanziato segretamente, attraverso la CIA, i gruppi terroristi nella Repubblica Cecena. Se parliamo di supporto politico non abbiamo bisogno di prove ci sono le dichiarazioni pubbliche. Se parliamo dei grandi finanziamenti e del supporto ci sono prove che abbiamo inoltrato ai nostri colleghi negli Stati Uniti«.8 Il presidente Putin nell’intervista rilasciata ad Oliver Stone rende noto anche quale sia stata la risposta della CIA. Il presidente Putin ha dichiarato: «I servizi segreti statunitensi rivendicano il loro diritto di mantenere relazioni con tutti i rappresentanti dell’opposizione e che avrebbero continuato a farlo. Ma è ovvio che non si tratta di gruppi d’opposizione, ma organizzazioni terroristiche«.8

Intervista rilasciata dal presidente Putin ad Oliver Stone
Il presidente Putin ha ragione, in quanto il terrorismo è sempre stata un’arma usata dal governo degli Stati Uniti al fine del raggiungimento degli obiettivi determinati dai loro interessi geopolitici. Lo conferma anche la voce autorevole del generale William Odom, ex direttore della NSA (National Security Agency) al tempo della presidenza di Ronald Reagan, il quale ha dichiarato: «Gli Stati Uniti hanno utilizzato a lungo il terrorismo per i propri interessi internazionali. Alla fine degli anni ’70 il Senato stava cercando di approvare una legge contro il terrorismo internazionale, ma il presidente Reagan ha posto il veto impedendo così la sua approvazione«.9
In sostanza, Stati Uniti e NATO fin dagli anni ’80 si sono continuamente serviti di terroristi islamici come truppe ausiliarie per agevolare i propri interessi geopolitici. Questo non esclude affatto che i terroristi islamici vengano di nuovo arginati militarmente se dovessero andare fuori il controllo occidentale. Ma in questo caso la lotta contro il terrorismo viene poi a sua volta usata dagli Stati Uniti e dalla NATO per nuovi interventi militari e per la creazione di nuove basi d’appoggio in tutto il mondo. Come è imbarazzante e squallida la retorica occidentale della «lotta al terrorismo». Parallelamente, nel corso degli anni, gli Stati Uniti hanno accusato l’Iraq, la Libia, la Siria di «sostenere il terrore«, di «appoggiare il terrorismo internazionale«. Gli Stati Uniti hanno definito questi Paesi «Stati canaglia«. Che assurda arroganza e che squallida ipocrisia.
Luca D’Agostini
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Fonti
(1) NATO
(2) CNN
(3) The Guardian
(5) al-Qaeda
(6) Saker Italia
(7) Sputnik
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