Probabilmente non esiste una definizione univoca di cosa sia un’impresa. Nell’immaginario collettivo per esempio, un’impresa è quando un eroe uccide da solo molti nemici, e di questo tipo di eroi che hanno compiuto grandi imprese, nella storia dell’Armata Rossa ve sono molteplici.
Se usciamo fuori dal contesto bellico, sempre nell’immaginario collettivo, saranno considerati eroi coloro che hanno compiuto grandi imprese, i cosmonauti, scalatori ed esploratori. Per altre persone anche i vari tipi di successi economici e risultati sportivi possono essere considerati un’impresa.
Ma ci sono imprese di tipo diverso. Atti commessi da persone assolutamente pacifiche, senza armi in mano, senza disporre di doti fisiche e risorse economiche.
Questo tipo di impresa è quella realizzata da semplice bambino di religione ebraica, nato a Bălți nell’odierna Moldavia il 5 dicembre 1930. Abram Vladimirovič Pinkenzon era un bambino nato da una famiglia di medici ebrei, il quale all’età di 5 anni aveva imparato a suonare il violino. E lo suonava così bene che il giornale locale scrisse del ragazzo come un prodigio dall’eccellente futuro.
Non sappiamo se il piccolo Abram sarebbe diventato un medico, come il padre, oppure un famoso violinista. Purtroppo l’invasione dell’Unione Sovietica da parte dei nazisti decise diversamente.
Dall’inizio della guerra, il padre di Abram, il medico Vladimir Pinkenzon, fu inviato in un ospedale militare, situato nelle retrovie del fronte. Così l’undicenne Abram si trasferì a vivere con la famiglia nel villaggio di Ust-Labinsk, nel Territorio di Krasnodar, dove suo padre curava i soldati sovietici feriti.
L’autunno del 1942 fu un periodo difficile per l’Armata Rossa. I tedeschi stavano rapidamente sviluppando l’offensiva e l’ospedale dove lavorava il padre di Abram era in preparazione per affrontare una urgente evacuazione.
Tuttavia, l’avanzata tedesca fu così rapida che non ci fu tempo di trasferire tutti i feriti. Alcuni medici si trasferirono insieme ai feriti ma Vladimir Pinkenzon decise di rimanere in ospedale finché non fosse stato evacuato l’ultimo paziente.
Purtroppo l’evacuazione totale dei pazienti non fu completata perchè i soldati tedeschi occuparono l’ospedale. Appena entrati uccisero tutti i pazienti che erano ancora rimasti al suo interno ed arrestarono il dottor Pinkenzon. Gli offrirono di curare i soldati tedeschi feriti, ma il padre di Abram si rifiutò categoricamente.
A quel punto, i nazisti decisero di intimidire la popolazione del villaggio di Ust-Labinsk per mostrare loro cosa accadeva a chi si opponeva ai loro ordini. Organizzarono pertanto un’esecuzione pubblica di tutti coloro che consideravano un elemento ostile. Tra quelli condannati c’era il medico Pinkenzon e la sua famiglia.
I condannati a morte furono sistemati sulla riva del fiume Kuban e tutti gli abitanti del villaggio furono obbligati ad assistere all’esecuzione.
Vladimir Pinkenzon provò a chiedere ad un ufficiale tedesco di risparmiare suo figlio, ma l’ufficiale nazista gli sparò in testa mentre parlava ed aveva accanto il piccolo Abram. Il bambino non dovette solo assistere all’esecuzione a bruciapelo del padre, ma anche a quella della madre. Infatti appena il dottor Pinkenzon cadde a terra morto, la moglie Fenja Moiseevna, mamma di Abram, si precipitò sul copro esanime di suo marito e fu colpita da una raffica di mitra alla schiena. Abram, a dodici anni d’età, in pochi secondi aveva assistito all’esecuzione del padre e della madre a pochi centimetri da lui.
Il piccolo Abram non pianse e non urlò, ma rimasto in piedi da solo vicino i corpi del padre e della madre, strinse sul proprio petto il violino che aveva sempre con sé e dal quale non si separava mai.
I soldati nazisti guardavano il piccolo Abram e ridevano spassionatamente, schernendolo ed offendendolo mentre davano calci ai corpi di suo padre e di sua madre.
Gli abitanti del villaggio furono costretti ad assistere a questo spettacolo terribile, che poi in futuro racconteranno, ma in quel momento erano del tutto impotenti ad aiutarlo.
Il piccolo Abram non mostrò paura e disperazione agli assassini dei suoi genitori, ma con tutta calma si rivolse all’ufficiale tedesco che aveva sparato a suo padre dicendogli: «Signor ufficiale, fammi suonare la mia canzone preferita prima della morte!«
L’ufficiale rise e decise di farlo suonare pensando di divertirsi ulteriormente. Quando Abram suonò le prime note, i residenti del villaggio storditi non si accorsero immediatamente cosa Abram stesse suonando. Anche i tedeschi non lo capirono al primo momento. Solo pochi secondi dopo, tutti si resero conto che il piccolo violinista stava suonando l’Internazionale. In quegli anni l’Internazionale era l’inno dell’Unione Sovietica.
Il piccolo Abram suonava ed aveva lo sguardo fiero. Mentre risuonavano le note dell’inno sovietico, tutti gli abitanti del villaggio posero la mano sul proprio cuore e qualcuno cominciò anche a cantare.
L’ufficiale nazista infuriato iniziò ad urlare: «Piccolo maiale, smettila!«
Ma il piccolo Abram continuò imperterrito a suonare l’inno fino a quando gli spari dei mitra non lo trucidarono. Il suo piccolo corpicino fu colpito da più di 30 colpi di mitra.
I tedeschi, in preda alla frenesia, iniziarono a disperdere gli abitanti del villaggio che avevano assistito a tutta la vicenda. Gli abitanti del villaggio avevano assistito a qualcosa che loro conoscevano molto bene: l’amore per la propria Patria, la Grande Madre Russia. Un bambino di 12 anni con un violino si era dimostrato più forte e coraggioso dei vili soldati nazisti, allevati sul falso mito dell’invincibilità dello spirito tedesco.
Certamente i soldati nazisti erano in grado di ucciderlo, ma non potevano distruggere, eliminare e cancellare lo spirito di amor patrio che il gesto di Abram aveva perfettamente incarnato.
Alla fine della guerra tutto il mondo apprese dell’impresa del violinista Abram Vladimirovič Pinkenzon.
In epoca sovietica sono stati scritti molti libri sulla vicenda e l’eroismo di Abram. Sulla base di questa vicenda fu girato anche il cartone animato, spesso mostrato in televisione.
Nel posto dell’esecuzione del piccolo violinista fu installato un obelisco, sostituito da un monumento in cemento alla fine degli anni ’70.

Monumento alla memoria di Abram Vladimirovič Pinkenzon (Ust-Labinsk — Russia)
Il nome di Abram Vladimirovič Pinkenzon è stato attribuito alla scuola n. 1 della città di Ust-Labinsk.
Il gesto di Abram Vladimirovič Pinkenzon è conosciuto da tutti in Russia, mentre purtroppo il mondo occidentale ignora quasi completamente la sua storia.
Ma il comportamento dell’Occidente verso la Russia si copre ormai di ridicolo: l’opinione pubblica occidentale ammira e sa tutto delle vite di quattro ebeti che partecipano ad un reality show, ma vergognosamente ignora coloro la cui vita breve ma radiosa illumina l’unica strada giusta nella vita che vale la pena percorrere.
Luca D’Agostini
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