Questo articolo fa parte di una serie di articoli che pubblicheremo riguardo l’attuale legislazione vigente nella Federazione Russa.
Tutte le leggi russe pre-rivoluzionarie vietavano l’aborto. Il Codice Penale russo vigente durante gli zar considerava l’aborto un omicidio e lo puniva con la reclusione per un periodo di 4-5 anni e con la privazione di tutti i diritti personali. Nel Codice Penale del 1903, la sentenza fu ridotta a 3 anni.
Dall’inizio del XX° secolo, in alcuni ambienti della società russa si cominciò a parlare della modifica della legislazione sull’aborto. Le decisioni adottate nell’XI Congresso Pirogov (1910), nel Congresso degli ostetrici e ginecologi russi (1911), nel XII Congresso Pirogov (1913), raccomandarono di escludere dalla punizione le donne e di punire solo i medici che eseguivano un aborto.
Il potere sovietico fu il primo al mondo a legalizzare l’aborto. Il 18 novembre 1920, il Commissario Popolare della Salute del Popolo ed il Commissario Popolare della Giustizia del Popolo emanarono un decreto congiunto «Sulla protezione della salute delle donne«, che proclamava la natura libera e gratuita degli aborti. Secondo le statistiche ufficiali sovietiche, la legalizzazione ridusse significativamente il tasso di mortalità delle donne le quali decidevano di abortire: dal 4% allo 0,28%.1
Il 27 giugno 1936, con una risoluzione del Consiglio dei Commissari del Popolo al fine di agevolare la decisione di portare a termine la gestazione, fu migliorato il livello di assistenza materiale alle donne in gravidanza, fu istituita un’assistenza statale per le famiglie con molti figli, fu ampliata la rete di case di maternità, di asili nido e scuole materne, fu aumentata la pena per chi non pagava gli alimenti. Dopo tutta questa serie di provvedimenti fu stabilito che l’aborto da allora in poi era permesso solo nei casi in cui la continuazione della gravidanza rappresentava una minaccia per la salute della mamma o se vi erano malattie gravi ereditarie dei genitori.
Circa vent’anni dopo, con un decreto del Presidium del Soviet Spremo dell’Unione Sovietica del 23 novembre 1955, fu di nuovo permesso alle donne di abortire liberamente.
Le statistiche sugli aborti nell’Unione Sovietica sono state classificate e rese pubbliche alla fine degli anni ’80.2 L’Unione Sovietica ha occupato uno dei primi posti al mondo nel numero di aborti per numero di bambini nati. Il picco nel numero di aborti si verificò nel 1964, con un numero di 5,6 milioni di aborti, che rappresenta ancora oggi il massimo livello raggiunto in tutta la storia della Russia.
L’11 agosto 2003, il decreto del governo della Federazione Russa ha ridotto significativamente l’elenco delle indicazioni sociali valide per la cessazione della gravidanza. L’elenco è stato ridotto da 13 punti a 4.
Il 3 dicembre 2007, il Ministero della Salute e dello Sviluppo Sociale ha approvato un nuovo (in qualche modo abbreviato) «Elenco delle indicazioni mediche per l’aborto indotto«. Tale elenco di indicazioni non pregiudica il diritto delle donne ad una decisione esclusiva e personale riguardo l’interruzione di una gravidanza con un periodo di gestazione fino a 12 settimane.
L’attuale legislazione sull’interruzione di gravidanza in Russia è tra le più liberali al mondo. In conformità con i Fondamenti della legislazione della Federazione Russa sulla protezione della salute dei cittadini del 22 luglio 1993, ogni donna ha il diritto di decidere in modo indipendente il problema della maternità. Un aborto viene eseguito su richiesta di una donna purché entro il periodo di gestazione di 12 settimane, qualora la gravidanza sia conseguenza di uno stupro l’interruzione può avvenire entro il periodo di gestazione fino a 22 settimane, mentre infine può avvenire indipendentemente dal periodo di gestazione solo qualora sussistano indicazioni mediche in tal senso sempre comunque previo il consenso della donna.
Un aborto deve essere effettuato solo in istituti che hanno ricevuto un’apposita certificazione ministeriale per il tipo specificato di attività ed all’interno dei quali operano medici con una formazione specifica. Questi fattori rendono la pratica dell’aborto del tutto sicura in Russia.
L’intero servizio di interruzione della gravidanza è totalmente gratuito per ogni donna cittadina russa in quanto tutte le spese sono a carico del bilancio della Federazione Russa.
Secondo il Codice Penale della Federazione Russa (articolo 123), l’aborto eseguito da una persona che non opera negli istituti dedicati all’interruzione di gravidanza, è punito con una multa fino a 80 mila rubli o nella quantità di sei mensilità di salario, oppure con lavoro obbligatorio e correttivo da uno a due anni. Tuttavia, se l’aborto eseguito, per negligenza del medico ha comportato la morte della vittima o le ha inflitto gravi danni alla salute, la pena per l’autore è la reclusione fino a cinque anni.
Nel 2011 in seguito ad «insistenze» della Chiesa Ortodossa è entrata in vigore la legge «Sulla protezione della salute nella Federazione Russa«, che la gente ha definito «legge su una settimana di silenzio«. Secondo questa legge, dopo che una donna ha effettuato la visita da un medico al fine di interrompere la gravidanza, le viene concesso obbligatoriamente il tempo di riflettere sulla sua decisione di abortire, «tempo per il silenzio«. Con un periodo di gestazione fino a 11 settimane viene obbligatoriamente concessa una settimana di riflessione, mentre con una gravidanza tra la 11° e 12° settimana di gestazione, il tempo di riflessione è limitato a 48 ore. Durante questo periodo, la donna sostiene una visita obbligatoria da parte di uno psicologo ed effettua un’ecografia.
Luca D’Agostini
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Fonti
(1) Аборт (прекращение беременности) // Большая советская энциклопедия : [в 30 т.] / гл. ред. А. М. Прохоров. — 3-е изд. — М. : Советская энциклопедия, 1969—1978.
(2) Демографические
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