Tra coloro che durante la Grande Guerra Patriottica difesero valorosamente la Patria, ci fu un uomo divenuto leggendario, un uomo senza paura, Abdula Dudievič Tsaroev, un ufficiale dei servizi segreti dell’Armata Rossa divenuto uno dei partigiani più famosi, con il soprannome di «Volodija».
Abdula Dudievič Tsaroev era un meraviglioso guerriero e costituiva un esempio per molti suoi colleghi. Per via della sua capacità di resistenza, per il suo coraggio, l’inusuale capacità di sopportare il dolore fisico e mentale, i partigiani lo chiamavano «uomo di ferro».
Tessarskij, un medico facente parte della sua formazione partigiana, dichiarò: «Quando rimossi le schegge di granata da una sua scapola, Volodija avrà sicuramente sentito un dolore intenso, ma non emise un gemito. Non aprì nemmeno le labbra«.1
Abdula Dudievič Tsaroev nacque a Nazran (in Inguscezia) il 18 agosto 1919, un mese dopo la morte di suo padre, il quale partecipò alla guerra civile russa.
Nel 1937 divenne studente presso l’Istituto Teatrale Statale di Mosca. Nel 1939, su consiglio di suo zio, un partecipante alla rivoluzione e alla guerra civile, Tsaroev andò a studiare presso una scuola militare dell’Armata Rossa, situata in Bielorussia, dalla quale uscì con il grado di maggiore.1
Nella città di Grodno, in Bielorussia, al confine con la Polonia, il maggiore dell’Armata Rossa Tsaroev, ricevette il suo primo battesimo di fuoco. Nelle prime ore della guerra ha combattuto affrontando l’inizio dell’invasione tedesca. Il 23 giugno durante i combattimenti fu ferito da una baionetta, ma continuò a combattere come se non fosse stato ferito.1
Il forte carattere dell’ufficiale dei servizi segreti può anche essere valutato da un’altra storia incredibile. Tsaroev ed alcuni ufficiali a lui affidati, sotto il fuoco di copertura dell’Armata Rossa, trasportarono delle mine lungo la linea del fronte verso la retroguardia nemica. I tedeschi intuirono che qualcosa non andava e aprirono il fuoco. Di conseguenza, diverse persone del gruppo Tsaroev furono uccise. Il maggiore Tsaroev decise di non abbandonare quei corpi e deciso di portarli con sé.2
Al suo ritorno, Tsaroev ebbe uno scontro con un generale dell’Armata Rossa che lo aveva attaccato perché gli ufficiali dell’intelligence non erano riusciti a portare a termine l’incarico affidato e, a causa loro, quasi tutta la compagnia era morta. Quando il generale, in preda alla rabbia, afferrò la pistola, Tsaroev gli sparò con il suo fucile mitragliatore. Il generale fu ferito. Il comandante in carica, il Maresciallo dell’Unione Sovietica Konev fu informato dell’incidente e Tsaroev fu arrestato e avrebbe dovuto essere ucciso.2
«Ero seduto in una casa di legno e mentalmente dissi addio alla vita«, raccontò Tsaroev nel 1981. «Al mattino mi hanno portato fuori, ho pregato. Sono stato messo in un fuoristrada, portato in un aeroporto militare e inviato a Mosca con un aereo da trasporto«.2
Nella capitale, Tsaroev fu degradato da maggiore a tenente e gli furono comminati 20 giorni di arresto.
Dopodiché fece ritorno presso la propria unità militare, ma l’onda d’urto dell’invasione nazista era comunque inarrestabile e l’Armata Rossa fu costretta a retrocedere anche in modo disordinato. La sua formazione militare fu quasi annientata completamente ed i pochi sopravvissuti si unirono ai combattenti partigiani bielorussi.1
Tsaroev si unì ad una formazione partigiana di ricognizione e sabotaggio della quale poco dopo divenne comandante e che nelle settimane successive inflisse danni consistenti agli invasori nazisti. Come quando, in risposta all’esecuzione dei membri delle famiglie comuniste, Tsaroev insieme ad altri partigiani attaccò l’ufficio del comandante tedesco, lo catturò e personalmente lo uccise in un’esecuzione pubblica. Pochi giorni dopo, insieme ad una altro partigiano di nome Kupin, attaccò il comando della Gestapo stabilito nella città di Susha, impadronendosi di armi e documenti.1
Nell’agosto del 1941, lungo l’autostrada Bobrujsk-Mogilёv, la formazione partigiana di Tsaroev attaccò un convoglio tedesco uccidendo più di 70 soldati nazisti.1
Le audaci operazioni del distaccamento partigiano di Tsaroev costrinsero il comando tedesco ad intraprendere un’operazione punitiva su vasta scala coinvolgendo unità d’élite della Wehrmacht ed unità delle SS. I guerriglieri furono così costretti a spostarsi verso est.1
Il 5 settembre 1941, nei boschi di Brjansk, il distaccamento partigiano comandato dal tenente Tsaroev, si unì con un’altra formazione partigiana comandata da un’altro ufficiale dell’intelligence dell’Armata Rossa, il capitano Dmitrij Nikolaevič Medvedev, dando vita ad un’unità partigiana che divenne una leggenda della Grande Guerra Patriottica.1
Il 16 febbraio 1942, con Decreto del Presidium del Soviet supremo dell’Unione Sovietica, «per il valore e il coraggio mostrati nella lotta partigiana contro gli invasori fascisti e tedeschi«, gli fu conferito l’Ordine della Stella Rossa.
Nel novembre 1942, durante un combattimento, fu gravemente ferito e fu portato a Mosca. Il trattamento sanitario ebbe luogo nell’ospedale centrale del Ministero degli affari interni dell’Unione Sovietica.
Tre mesi dopo fu collocato nella riserva dell’Armata Rossa, con il compito di addestrare ufficiali e sottufficiali ad operare nella retroguardia del nemico.
Nel settembre del 1943 fece ritorno nella sua unità partigiana e all’inizio del 1944 fu ferito nuovamente.1
Dopo che la formazione partigiana fu sciolta, Tsaroev fu assegnato a lavori operativi nelle agenzie di sicurezza dello stato del Kirghizistan e rincontrò sua madre.
Il 26 dicembre 1943, per l’adempimento con successo di compiti speciali nella retroguardia degli invasori fascisti e tedeschi, fu insignito del secondo Ordine della Stella Rossa con decreto del Presidium del Soviet Supremo dell’Unione Sovietica.
Tsaroev si prese cura dell’educazione dei figli di suo fratello, morto durante la battaglia di Stalingrado.
In conseguenza del peggioramento delle condizioni di salute dovute alle gravi ferite riportate durante la guerra, nel 1948 Tsaroev si ritirò dagli organi di sicurezza dello Stato.
Nel 1953, commosso e addolorato partecipò al funerale di Stalin.
Nel 1970 si laureò a Samarcanda e ricoprì il ruolo di responsabile di alcune mense in Kazakistan.
Sposato e con un figlio ed una figlia, in pensione, ritornò a vivere a Nazran, la sua città natale, dove morì il 1 dicembre 1985 per un peggioramento delle condizioni di salute a causa delle gravi ferite riportate in guerra.
Il 20 dicembre 2002, con Decreto del Presidente della Repubblica di Inguscezia Zjazikov, «per il coraggio e l’eroismo mostrati nella lotta contro gli invasori fascisti e tedeschi nella Grande Guerra Patriottica«, Tsaroev fu insignito postumo dell’Ordine al Merito.
Il 19 aprile 2004, con Decreto del Presidente della Repubblica di Inguscezia Zjazikov, il collegio del Corpo dei Cadetti di Gorskij, porta il nome del leggendario ufficiale dei servizi segreti.
Tsaroev si distingueva per il coraggio, la sincerità, l’alta decenza, la devozione alla Patria e l’amore ardente per la sua gente che soffriva da lungo tempo. Il popolo dell’Inguscezia è orgoglioso della gesta del proprio figlio!
Luca D’Agostini
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Fonti
(1) Абдула Цороев
(2) Володя
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