In questo articolo parliamo di quella che è considerata una delle unità più efficienti e combattive dell’Armata Rossa durante la Seconda Guerra Mondiale. Il 2° Corpo corazzato della Guardia era una formazione corazzata dell’Armata Rossa che si distinse durante numerose battaglie sul fronte orientale.
L’unità corazzata era stata costituita originariamente nella primavera 1942 con la denominazione di 24° Corpo Corazzato, nel quadro del rafforzamento delle forze meccanizzate dell’Armata Rossa dopo le catastrofiche perdite della prima parte della guerra, dovute alla perdita di oltre 20.000 carri armati. (1)
Il 24° Corpo Corazzato venne organizzato piuttosto frettolosamente, assemblando brigate corazzate e motorizzate già presenti sul posto, equipaggiate principalmente di carri armati T34 e T70, ma anche con alcuni inefficaci carri inglesi MK III Valentine. (2) Ciò comportò che il 24° Corpo Corazzato, appena impiegato in battaglia subì pesanti perdite che costrinsero a ritirarlo nelle retrovie per essere riorganizzato e rafforzato. (3)
Così il 24° Corpo Corazzato venne completamente riorganizzato con l’inserimento di nuove brigate più esperte ed equipaggiate con 168 carri armati T34 e T70 e dotate di notevoli elementi di supporto anticarro e antiaereo e venne affidato al comando del generale Vasilij Michajlovič Badanov. (2)
Il 16 dicembre 1942, il 24° Corpo Corazzato prese parte all’offensiva contro la VIII Armata Italiana la quale venne spazzata via e travolta dai mezzi corazzati sovietici. Eliminato l’ostacolo italiano, il 24° Corpo Corazzato si diresse alla massima velocità verso sud, puntando alle retrovie del Gruppo Armate del Don del feldmaresciallo Von Manstein. (4)
Secondo gli ordini ricevuti, il 24° Corpo Corazzato avanzò fulmineamente verso l’aeroporto di Tacinskaja, da cui decollavano gli aerei da trasporto tedeschi che tentavano di rifornire le truppe della VI Armata tedesca del generale Paulus accerchiate a Stalingrado. I carri armati sovietici proseguirono in cinque giorni per 240 km ed il 25 dicembre 1942, le forze corazzate del generale Badanov attaccarono l’aeroporto e lo conquistarono d’assalto, distruggendo numerosi aerei tedeschi sulle piste.
In seguito al valoroso comportamento nella spettacolare incursione in profondità sull’aeroporto di Tacinskaja, il 26 dicembre 1942 ,il reparto venne onorato con la nuova denominazione onorifica di: «2° Corpo Corazzato della Guardia Tacinskij». Il generale Badanov venne insignito del prestigioso Ordine di Suvorov, il quale fu assegnato per la prima volta proprio in questa occasione. (4)
L’azione compiuta all’aeroporto Tacinskaja costituisce un fulgido esempio di gesto eroico e valoroso ma allo stesso tempo molto rischioso e spericolato. Infatti le truppe del generale Badanov avevano agito solitariamente e dopo l’assalto all’aeroporto erano praticamente isolate nel cuore delle retrovie nemiche. Infatti nei giorni successivi, due divisioni corazzate tedesche contrattaccarono e accerchiarono le forze sovietiche dentro l’aeroporto di Tacinskaja. Sembrava ormai giunta la fine, per le truppe del generale Badanov si preannunciava una immensa carneficina. Furono scontri drammatici, anche Stalin ed il generale Georgij Žukov si adoperarono per salvare dalla distruzione il 24° Corpo Corazzato. Grazie agli aiuti inviati, il 29 dicembre 1942 i resti della formazione (927 uomini e poche decine di carri armati), riuscirono a sfuggire a nord ed a ricollegarsi con il resto dell’Armata Rossa. (4) (5)
Il 2° Corpo Carri della Guardia aveva compiuto la sua missione e guadagnato grandi onori e prestigio ma aveva anche subito ingenti perdite (oltre l’80% dei mezzi corazzati e degli uomini) e venne quindi temporaneamente ritirato dal fronte per essere riequipaggiato.
Dopo essere stato riequipaggiato, il 2° Corpo Carri della Guardia intervenne brevemente nel marzo 1943 per cercare di frenare la pericolosa controffensiva tedesca di Char’kov; pur dotato di 170 carri armati nuovi, il reparto non riuscì però ad impedire la caduta della città di Belgorod e ripiegò a sua volta dietro il Donec. (4)
Il nuovo momento di gloria del 2° Corpo Carri della Guardia giunse a Kursk ove venne impiegato per contrattaccare i carri armati tedeschi a Prochorovka. Durante la furiosa battaglia di carri, il 2° Corpo Carri della Guardia corazzato, dotato di 187 carri armati, affrontò la 2° SS-Panzerdivision «Das Reich»; furono scontri caotici tra avanzate e ritirate, ma alla fine nonostante dure perdite, i carri armati sovietici riuscirono a bloccare l’offensiva nazista.
Nel gennaio 1944, la formazione corazzata ricevette i nuovi carri armati T34/85, idonei ad affrontare i carri pesanti tedeschi Tiger e Panther, e venne schierata nuovamente sul settore centrale del fronte orientale per l’offensiva in Bielorussia. Il 3 luglio 1944 furono i carri armati del 2° Corpo Carri della Guardia, decorati con la caratteristica insegna della freccia bianca dipinta sulle torrette, che, con una abile manovra aggirante, entrarono per primi a Minsk. (4)
Dopo la brillante avanzata in Bielorussia, il 2° Corpo Carri della Guardia proseguì la sua avanzata in direzione degli Stati Baltici e della regione di Kaliningrad.
Dopo la fine della guerra, il 2° della Guardia venne trasformato in 2° Divisione Corazzata della Guardia e rimase una formazione attiva dell’Armata Rossa, stazionata fino agli anni sessanta nel Distretto Militare di Leningrado come unità blindata di riserva e poi nel Distretto Militare del Lago Bajkal. E’ stata disciolta negli anni 2001-2003 confluendo nel nuovo Esercito Russo.
Valorosi combattenti del 2° Corpo Carri della Guardia sono stati premiati con importanti onorificenze per le loro gesta eroiche. Ritengo personalmente che sia sempre molto interessante conoscere la vita di questi eroi. Rendiamo quindi omaggio, seppur brevemente, alle loro vite ed alle loro gesta.
Sabir Akhtjamovič Akhtjamov — Nato nel Tatarstan il 15 giugno 1926. Il padre era un fabbro ed anche Sabir intraprese il lavoro del padre sino a quando nel 1943 venne arruolato nell’Armata Rossa e venne inviato al fronte nel 1944 nelle fila del 2° Corpo carri della Guardia con la mansione di artigliere del fucile anticarro. Prese parte alle battaglie per la liberazione della Bielorussia e degli Stati Baltici. (6)
Nell’ottobre del 1944, durante l’assalto ad una fortezza tedesca nella regione di Kaliningrad, Akhtjamov con il suo fucile anticarro distrusse un carro armato, tre unità di artiglieria semoventi, due blindati e due camion.
Con decreto del Presidium del Soviet Supremo dell’URSS del 24 marzo 1945, per l’esemplare adempimento dei compiti di comando, il coraggio e l’eroismo mostrati, gli fu conferito il titolo di Eroe dell’Unione Sovietica con l’ Ordine di Lenin e la medaglia d’oro. (6)
Pochi giorni dopo, in un villaggio della regione di Kaliningrad, Akhtjamov entrò in una casa del villaggio con il suo fucile anticarro e dalla soffitta distrusse 2 carri armati tedeschi Panther. Per questa impresa fu insignito dell’Ordine della Bandiera Rossa. (6)
Alla fine della guerra, il 24 giugno 1945, ebbe l’onore di sfilare nella celebre parata sulla Piazza Rossa di Mosca.
Dopo la guerra continuò il suo servizio nell’esercito. Nel 1950 prestò servizio presso il Ministero degli Interni. Per 20 anni, dal 1952 al 1972 fu comandante di una unità militare nell’odierna città di Sarov.
Nel 1972 lasciò l’esercito e si trasferì nella città ucraina di Chernigov ove lavorò per strutture di protezione civile. Nel 1984 si trasferì nell’odierna città di Nizhny Novgorod per lavorare in uno stabilimento industriale.
Andò in pensione nel 1986 e dal 1991 si trasferì a Kazan ove morì il 20 luglio 2014. La città di Kazan, dopo la sua morte gli ha dedicato il nome di una strada.
Aleksej Semionovič Burdeinij — Nacque nella città ucraina di Zhitomir il 18 ottobre 1908. Dal 1928 divenne membro del PCUS (Partito Comunista dell’Unione Sovietica). Si arruolò nell’Armata Rossa nel 1931 e nel 1940 si laureò all’Accademia Militare di Meccanizzazione e Motorizzazione.
Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Burdeinij venne inviato al fronte. Dal 1942, con il grado di colonnello, gli fu affidato il comando di un reggimento di carri armati del 2° Corpo Carri della Guardia.
Partecipò alla battaglia di Kar’kov, di Prochorovka ed alle battaglie per la liberazione della Bielorussia. Fu uno dei primi ad entrare nella città di Minsk e divenne cittadino onorario della capitale bielorussa. Il 31 agosto 1943 gli fu assegnato il grado di generale maggiore ed il 2 novembre 1944 il grado di luogotenente generale.
Il 19 aprile 1945, per l’abile comando del corpo dei carri armati nell’operazione bielorussa, esemplare adempimento degli incarichi di comando nelle battaglie contro gli invasori fascisti tedeschi e dimostrato coraggio ed eroismo, fu insignito dell’onorificenza di Eroe dell’Unione Sovietica. (7)
Dopo la guerra si laureò all’Accademia Militare dello Stato Maggiore Generale. Dal 1949 divenne Capo del Dipartimento dei Trasporti Automobilistici del Ministero della Difesa dell’Unione Sovietica.
Il 3 luglio 1961, nel giorno del 17° anniversario della liberazione di Minsk, ai piedi del Monumento alla Vittoria, sito a Minsk in Piazza della Vittoria, il cittadino onorario Burdeinij accese il fuoco eterno.
Andò in pensione nel 1974. Fu eletto nel Comitato Centrale del Partito Comunista della Bielorussia e visse a Mosca. Morì il 21 aprile 1987. E’ sepolto a Mosca nel Cimitero di Kuntsevo. In sua memoria, Minsk gli ha dedicato il nome di una strada ed il nome della scuola secondaria n. 157.
Aleksandr Pavlovič Volkov — Nacque nella regione di Jaroslavl’ il 17 agosto 1922 da una famiglia di contadini ed iniziò a lavorare dapprima in una fattoria collettiva e poi in una fabbrica di tessitura nella città di Ivanovo.
Nel 1941 fu arruolato nell’Armata Rossa. Dal 1944, con il grado di tenente, gli venne affidato il comando di un plotone di mitraglieri del 2° Corpo Carri della Guardia. Il 26 giugno 1944, il plotone di mitraglieri comandato dal tenente Volkov, in collaborazione con un plotone di carri armati, conquistò un avamposto tedesco situato vicino la città bielorussa di Orsha. Durante la battaglia, il plotone di mitraglieri agli ordini del tenente Volkov, uccise 55 soldati nazisti, inclusi tre ufficiali delle SS ed il comandante dell’avamposto. Gli uomini di Volkov sequestrarono munizioni e generi alimentari e riuscirono a fermare un treno pieno di civili russi diretto nei campi di concentramento nazisti. I mitraglieri di Volkov armarono i civili russi liberati dal treno e mantennero il possesso dell’avamposto per 8 ore, respingendo 6 attacchi tedeschi in attesa dell’arrivo dei rinforzi del 2° Corpo Carri della Guardia.
Il giorno seguente, il 27 giugno 1944, durante un’offensiva contro i tedeschi nei pressi della città bielorussa di Mogilev, il plotone di mitraglieri agli ordini di Volkov uccise più di 130 soldati ed ufficiali nazisti, sequestrando 300 automobili e facendo 400 prigionieri.
Con decreto del Presidium del Soviet Supremo dell’URSS del 24 marzo 1945, per l’esemplare adempimento dei compiti di comando ed il coraggio e l’eroismo dimostrato nelle battaglie con gli invasori fascisti tedeschi, il tenente Volkov fu insignito del titolo di Eroe dell’Unione Sovietica con l’Ordine di Lenin e la medaglia d’oro.
Nel 1945 entrò a far parte del PCUS (Partito Comunista dell’Unione Sovietica), continuando a prestare servizio nell’esercito anche dopo la fine della guerra. Si congedò nel 1966. Visse e lavorò a Leningrado ove morì il 23 febbraio 1979. (8) (9)
Shota Leonidovič Gamtsemlidze — Nacque nel 1921 a Tbilisi nell’odierna Georgia. Nel 1941 fu arruolato nell’Armata Rossa. Nel maggio 1942 fu assegnato al 24° Corpo Corazzato che poi diverrà il 2° Corpo Carri della Guardia. Partecipò alla battaglia dell’aeroporto di Tacinskaja e successivamente alle battaglie per la liberazione della Bielorussia e della Lituania.
Nel gennaio del 1945 in un villaggio nella regione di Kaliningrad, un gruppo di fucilieri anticarro del 2° Corpo Carri della Guardia, agli ordini del sergente Gamtsemlidze distrusse una corazzata blindata e due cannoni semoventi tedeschi. Durante la controffensiva tedesca il sergente Gamtsemlidze riuscì a strisciare inosservato dal nemico giungendo nelle retrovie tedesche riuscendo con due colpi a distruggere un carro armato tedesco «Elephant». Nelle vicinanze c’era però anche un carro armato tedesco «Tiger» ma il fucile anticarro del sergente Gamtsemlidze non riusciva a penetrare la sua armatura. Così Gamtsemlidze decise di lanciare da pochi metri una manciata di granate anticarro che distrussero il cingolato del carro armato ma procurarono purtroppo anche la sua morte. Shota Gamtsemlidze fu sepolto in una fossa comune nei pressi del villaggio ove erano stati svolti i combattimenti che causarono la sua morte.
Il 24 marzo 1945, per decreto del Presidium del Soviet Supremo dell’URSS, per l’esemplare esecuzione delle missioni di combattimento sul fronte contro gli invasori fascisti tedeschi, il coraggio e l’eroismo mostrati, al sergente Shota Gamtsemlidze, fu conferito postumo il titolo di Eroe dell’Unione Sovietica. Fu anche insignito dell’Ordine di Lenin e della medaglia d’oro.
In sua memoria nella capitale georgiana Tbilisi sono dedicati una strada ed una scuola. (10) (11)
Vladimir Alekseevič Goloskokov — Nacque ad Omsk il 28 luglio 1918. Iniziò a lavorare come montatore nelle officine elettromeccaniche ferroviarie della sua città. Nel 1939 fu arruolato nell’Armata Rossa e prestò servizio nell’estremo oriente dell’Unione Sovietica. Dal 1943 fu assegnato al 2° Corpo Carri della Guardia in qualità di artigliere del semovente SU-76. Sempre nello stesso anno divenne membro del PCUS (Partito Comunista dell’Unione Sovietica).
Si distinse in una battaglia nei dintorni di Mogilev in Bielorussia. Il 28 giugno 1944, nel corso di un combattimento il comandante ed il caricatore del SU-76 ove si trovava anche Goloskokov, vennero gravemente feriti. Rimasero a combattere solo lui ed il pilota. Poco dopo Goloskokov venne a sua volta ferito gravemente ma con entrambe le mani rotte continuò a sparare. Riuscì a distruggere oltre 20 veicoli nemici, 3 cannoni anticarro, 3 postazioni mitragliatrici e circa 150 uomini tra soldati ed ufficiali tedeschi.
Dopo la battaglia, Goloskokov fu evacuato nelle retrovie e sottoposto ad un lungo trattamento ospedaliero. Nonostante le cure però, per i gravi danni fisici riportati non fu più in grado di tornare a combattere e così nel gennaio 1945 fu smobilitato e tornò ad Omsk dove lavorò come responsabile delle officine elettriche della ferrovia. Morì il 24 marzo 1993.
Con decreto del Presidium del Soviet Supremo dell’URSS del 24 marzo 1945, per il coraggio e l’eroismo dimostrati nella liberazione della Bielorussia, il sergente maggiore Goloskokov ricevette il titolo di Eroe dell’Unione Sovietica con l’Ordine di Lenin e la medaglia d’oro. Fu insignito dell’Ordine di Lenin e della Guerra Patriottica di 1° grado e di 2 medaglie per il coraggio. Nel 1966 Goloskokov ottenne il titolo di cittadino onorario di Omsk. (12)
Oleg Aleksandrovič Losik — Nato il 4 dicembre 1915 in un villaggio nella regione di Smolensk, era figlio di due insegnanti scolastici. Dopo la prima guerra mondiale e la morte del padre si trasferì con la madre nel Donbass. (13) (14) Nel 1933 si diplomò alla scuola ferroviaria di Slavjansk, specializzandosi come assistente del macchinista. (15)
Era un ragazzo forte e atletico e voleva diventare un pilota militare, ma essendo la scuola di volo già al completo si iscrisse ad una normale scuola militare. (14) Nel 1935 si arruolò nell’Armata Rossa e nel 1938 si laureò con distinzione alla 1° Scuola Corazzata di Saratov. (16)
Con il grado di tenente, partecipò alla guerra sovietico-finlandese del 1939-1940 ottenendo il primo Ordine della Stella Rossa. (14) Dal 1941 divenne membro del PCUS (Partito Comunista dell’Unione Sovietica). (13)
Nel marzo 1943 il tenente colonnello Losik fu nominato comandante di un reggimento di carri armati del 2° Corpo Carri della Guardia. Nell’agosto del 1943, a capo del suo reggimento liberò la città di El’nja, distruggendo nella battaglia molti armamenti tedeschi, tra i quali 40 cannoni, 20 mortai, 4 cannoni antiaerei, 50 postazioni mitragliatrici, 15 veicoli ed un intero battaglione di fanteria tedesco. (17)
Successivamente partecipò con successo alle operazioni militari per la liberazione della Bielorussia, rivestendo un ruolo importante nella liberazione di Minsk. (13) Il 4 luglio 1944, per la liberazione di Minsk, con decreto del Presidium del Soviet supremo dell’URSS, il colonnello Losik ottenne il titolo di Eroe dell’Unione Sovietica «per la realizzazione esemplare delle missioni di comando ed il coraggio e l’eroismo dimostrato».
Dopo la guerra continuò la carriera militare ricoprendo importanti cariche di comando. Dal 17 maggio 1969 il generale Losik divenne capo dell’Accademia Militare delle Forze Corazzate. Nel 1987 ottenne la cittadinanza onoraria di Minsk e di Slavjansk. (18) Si congedò nel maggio del 1992 ma continuò a lavorare attivamente nel Servizio degli Ispettori Generali del Ministero della Difesa della Federazione Russa.
Per quanto riguarda la sua vita personale, nel 1942 Losik conobbe Galina Davidovna la quale divenne la sua futura moglie e con la quale visse insieme fino alla morte di lei avvenuta nel 1993. Ebbero tre figli: Jurij Olegovič, colonnello in pensione, Aleksandr Olegovič, colonnello nell’esercito della Federazione Russa e Tat’jana Olegovna, docente all’Università Statale di Mosca. Una nipote di Losik, Irina Losik, lavora come conduttrice di un notiziario sul canale TV «Zvezda».
E’ morto a Mosca il 20 agosto 2012. A Mosca, in Via Mosfilmovskaja, nella casa dove visse Losik, è stata posta una lapide commemorativa. (13) La città di Jarcevo gli ha dedicato il nome della scuola secondaria n. 4 ed il nome di una strada. Anche la capitale bielorussa Minsk, ha dedicato a Losik il nome di una strada.
Jurij Nikolaevič Malakhov — Nacque nel 1925 ad Orenburg. Nel 1943 fu arruolato nell’Armata Rossa. Nel maggio 1944 fu assegnato al 2° Corpo carri della Guardia e partecipò alle battaglie per la liberazione della Bielorussia e della Lituania. Il 6 luglio 1944, nella periferia di Minsk il carro armato nel quale Malakhov si trovava si imbatté in una colonna tedesca in fuga dalla città. Malakhov sparò i primi colpi alla testa ed alla coda delle autovetture nemiche, spargendo il panico tra i soldati nazisti che non sapevano dove rifugiarsi. Malakhov non ebbe alcuna pietà è continuò a sparare sui nazisti in fuga, distruggendo 4 camion, circa 100 automobili ed uccidendo più di 50 soldati tedeschi. A seguito di questa azione, Jurij Malakhov venne nominato comandante di un plotone di carri armati del 2° Corpo Carri della Guardia.
Il 20 ottobre 1944, nella regione di kaliningrad, durante uno scontro con i nazisti, Malakhov distrusse un carro armato tedesco «Tiger» e due cannoni anticarro.
Il giorno successivo, il 21 ottobre 1944, i 4 carri armati sovietici componenti il plotone comandato da Malakhov irruppero nelle retrovie nemiche ma si trovarono ad affrontare una battaglia contro 6 carri armati tedeschi. Jurij Malakhov riuscì a distruggere 2 carri armati nemici ma il suo carro armato venne a sua volta colpito e prese fuoco. A quel punto Malakhov, vistosi impossibilitato a continuare il combattimento diede ordine al suo pilota di scagliarsi contro un carro armato tedesco. A seguito del contatto tra i carri ci fu una violenta esplosione e Malakhov rimase ucciso insieme a tutto il suo equipaggio. Fu sepolto nel villaggio di Kalininskoe, vicino alla città di Gusev, nella regione di Kaliningrad, dove in suo onore è stato eretto un obelisco.
Per decreto del Presidium del Soviet Supremo dell’URSS del 24 marzo 1945, per l’esemplare adempimento dei compiti di comando e dimostrato coraggio ed eroismo nelle battaglie con gli invasori fascisti tedeschi delle Guardie, il tenente Malakhov ricevette il titolo di Eroe dell’Unione Sovietica postumo. (19)
Stepan Kuzmič Nesterov — Nacque da una famiglia di contadini il 18 dicembre 1906 in un villaggio nella regione di Lipetsk. Nel 1928 si arruolò nell’Armata Rossa e fu destinato alle forze corazzate e meccanizzate. Divenne prima comandante di carro armato e poi comandante di un plotone di carri armati. Durante la guerra sovietico-finlandese fu nominato comandante di un battaglione di carri armati. Nel 1941 si laureò presso l’Accademia delle Truppe Blindate e Meccanizzate.
Dal 1942 partecipò prima alla battaglia per la difesa di Stalingrado e poi fu destinato al comando di una brigata del 24° Corpo Corazzato che poi diverrà il 2° Corpo Carri della Guardia. Partecipò quindi alla battaglia per la conquista dell’aeroporto Tacinskaja. La brigata comandata da Nestorov intraprese una battaglia notturna e conquistò l’aeroporto, infliggendo notevoli perdite ai tedeschi, distruggendo centinaia di aerei, moltissimi carri armati e cannoni e uccidendo circa mille tra soldati e ufficiali nazisti.
Nel 1943 il tenente colonnello Nesterov a capo della sua brigata prese parte personalmente alla battaglia di Prochorovka ed alle battaglie per la liberazione di Smolensk, El’nja e Minsk. Dopo la liberazione della Bielorussia, la brigata agli ordini di Nesterov partecipò alla liberazione di Vilnius in Lituania.
Nel 1944 con il grado di colonnello, venne nominato Vice Comandante del 2° Corpo Carri della Guardia.
Il 20 ottobre del 1944, durante la battaglia nella città di Stallupenen nella regione di Kalingrad, il colonnello Nesterov perse la vita. I suoi uomini però continuarono a combattere conquistando Stallupenen ed infliggendo pesanti perdite alla divisione tedesca «Hermann Goering». La città di Stallupenen oggi si chiama Nesterov proprio in onore al colonnello russo.
Nesterov è sepolto con gli onori militari nel parco della città di Kaunas in Lituania.
Per decreto del Presidium del Soviet Supremo dell’URSS del 19 aprile 1945, per il coraggio e l’eroismo mostrati nella lotta contro gli invasori fascisti tedeschi, il colonnello Nesterov fu insignito postumo del titolo di Eroe dell’Unione Sovietica.
In suo onore la città di Lipetsk gli ha dedicato una strada ed il nome di una scuola. (20)
Boris Vasil’evič Ovchinnikov — Nacque il 17 settembre 1920 nella città di Lgov. Prima della guerra lavorava come meccanico e nel 1940 fu arruolato nell’Armata Rossa. Purtroppo venne ferito agli inizi della guerra e la sua convalescenza fu piuttosto lunga. Nell’estate del 1944, con il grado di tenente maggiore fu assegnato al 2° Corpo Carri della Guardia e fu nominato comandante di un battaglione di genieri motorizzati.
Nella notte tra il 2 ed il 3 luglio 1944, in Bielorussia, Ovchinnikov guidò un gruppo di genieri i quali attaccarono una colonna nemica che attraversava la foresta distruggendo diversi veicoli all’inizio della colonna impedendo così agli altri di continuare la loro marcia e farli divenire bersaglio dei carri armati sovietici. Durante questa azione Ovchinnikov fu ferito ma continuò lo stesso a combattere.
Con decreto del Presidium del Soviet Supremo dell’URSS del 24 marzo 1945, per «l’esemplare adempimento delle missioni di combattimento e di comando sul fronte della lotta contro gli invasori tedeschi ed il coraggio e l’eroismo dimostrato» il tenente maggiore Boris Ovchinnikov ricevette l’alto titolo di Eroe dell’Unione Sovietica con l’ Ordine di Lenin e la medaglia della Stella d’Oro.
Dopo la guerra, Ovchinnikov continuò il suo servizio nell’esercito sovietico. Nel 1956 si è laureato presso l’Accademia di ingegneria militare. Nel 1966, fu congedato con il grado di colonnello. Visse e lavorò a Nevinnomjssk . Morì il 28 luglio 1981. (21)
Marija Vasil’evna Oktiabrskaja — Nacque in Crimea il 3 agosto del 1905 da una famiglia di contadini che ebbe 10 figli. (22) (23) Prima della guerra lavorò in un conservificio a Sinferopoli e poi come operatrice telefonica nella centrale telefonica della città. Nel 1925 si sposò con un cadetto della scuola di cavalleria di nome Ilya Fedotovič Rjadnenko. (23)
Nell’estate del 1940, lasciò la Crimea e seguì suo marito il quale era stato trasferito in un reggimento di artiglieria a Chișinău, in Moldavia. Il giorno dopo lo scoppio della guerra, il 23 giugno 1941, Marija fu evacuata da Chișinău e fu condotta a Tomsk dove lavorò come operatrice telefonica di una scuola di artiglieria evacuata da Leningrado. (23)
Alla fine dell’estate del 1941 ricevette purtroppo la notizia che suo marito era stato ucciso da una raffica di mitragliatrice in una battaglia vicino Kiev. Dopo aver appreso della morte del marito, Marija si rivolse all’ufficio arruolamento militare chiedendo più volte di essere inviata al fronte, ma la sue richieste furono sempre respinte a causa della tubercolosi che la affliggeva e per il fatto che ormai aveva già 36 anni.
Vedendo che l’ufficio arruolamento militare non accettava la sua richiesta, Marija decise di percorrere un’altra strada. Aderì ad un fondo per la raccolta di denaro destinato al Ministero della Difesa. Insieme a sua sorella vendette tutto ciò che aveva e raccolse la somma di 50 mila rubli, li versò nel fondo e specificò che la sua contribuzione era destinata alla costruzione di un carro armato T-34. Quindi prese carta e penna ed inviò un telegramma direttamente a Stalin. (24) Questo il testo del telegramma:
«Mosca, Cremlino, Al Presidente del Comitato di Difesa dello Stato. Al Supremo Comandante in Capo.
Caro Iosif Vissarionovič,
nelle battaglie per la Patria morì mio marito, Ilya Fedotovič Rjadnenko. Per la sua morte, per la morte di tutto il popolo sovietico torturato dai barbari fascisti, voglio vendicarlo di questi cani fascisti. Per questo motivo ho contribuito con tutti i miei risparmi personali, 50.000 rubli, versandoli alla Banca Statale per costruire un carro armato. Chiedo di nominare il carro armato «Amico Combattente» e di mandarmi in prima fila come pilota di questo carro armato. Sono specializzata come autista, ho un’eccellente padronanza della mitragliatrice e sono un ottimo fucliere.
Vi mando i miei più calorosi saluti e Vi auguro lunghi, lunghi anni per difenderci dai nemici e per la gloria della nostra Patria.
Oktiabrskaja Marija Vasil’evna»
Stalin lesse la lettera di Marija e le rispose in questo modo: (24)
«Compagno Oktiabrskaja Marija Vasil’evna,
Grazie, Marija Vasil’evna, per il tuo contributo alle forze corazzate dell’Armata Rossa.
Il tuo desiderio sarà soddisfatto.
Per favore accetta i miei saluti.
I. Stalin»
Così Marija dal 3 maggio 1943 fu inviata alla scuola dei carri armati di Omsk e divenne la prima donna sovietica a diventare pilota di un carro armato con il grado di sergente maggiore. Stalin mantenne la promessa e Marija divenne pilota e meccanico di un T-34 denominato «Amico Combattente» e venne assegnata al 2° Corpo Carri della Guardia. (23)
Il 18 novembre 1943 a Vitebsk in Bielorussia, il carro armato di Marija irruppe nelle fila nemiche distruggendo un cannone ed uccidendo circa 50 soldati tedeschi. In questa battaglia il carro armato «Amico Combattente» fu colpito e danneggiato ma Marija ed il suo equipaggio continuarono a combattere senza sosta per due giorni respingendo gli attacchi nemici, fino a quando furono costretti ad uscire dal carro armato in fiamme e recarsi a piedi immediatamente al riparo dal contro attacco tedesco. L’eroismo dimostrato dall’equipaggio venne prese ad esempio per gli altri, tanto è che si diceva: «Combatti come i carristi di Amico Combattente. In un solo giorno, l’equipaggio del glorioso carro ha distrutto un plotone di banditi di Hitler«.
Il 18 gennaio 1944 in una battaglia vicino Vitebsk il carro armato condotto da Marija distrusse 3 postazioni mitragliatrici e uccise 20 soldati tedeschi. Purtroppo però il carro armato venne colpito sul lato sinistro. Marija, nonostante il fuoco nemico, uscì dall’abitacolo per cercare di riparare i danni ma una mina esplose vicino a lei ed i frammenti la ferirono gravemente agli occhi. (23)
Venne trasferita immediatamente in un ospedale da campo e poi fu trasportata in aereo in un ospedale di Smolensk. Il suo stato di salute purtroppo peggiorò, mentre le schegge entrate negli occhi danneggiarono anche l’emisfero cerebrale. Nel frattempo gli venne attribuito l’Ordine della Guerra Patriottica di 1° grado e l’ospedale cominciò a riempirsi di regali e lettere che i suoi commilitoni dal fronte le inviavano per alleviare le sue sofferenze. Il 15 marzo 1944 Marija Oktiabrskaja morì all’ospedale di Smolensk. Il suo corpo venne sepolto con tutti gli onori militari nella Piazza alla Memoria degli Eroi a Smolensk. Il 2 agosto 1944, Marija Oktiabrskaja venne insignita postuma del titolo di Eroe dell’Unione Sovietica.
In sua memoria a Tomsk è dedicato il nome di una scuola. A Smolensk, Dzhankoj e Liozno vi sono strade che portano il suo nome.
Nikolaj Michailovič Olshevskj — Nacque nei pressi di Kiev il 27 gennaio 1920. Nel 1940 fu arruolato nell’Armata Rossa. Con il grado di tenente era comandante di un carro armato del 2° Corpo Carri della Guardia. Nelle battaglie per la liberazione di Minsk, il carro armato comandato da Olshevskj inflisse gravi perdite ai tedeschi distruggendo in totale 60 carri armati tedeschi, 12 cannoni, 4 mortai, 48 autovetture.
Nelle battaglie per la liberazione della Lituania, Nikolaj Olshevskj fu gravemente ferito ed il 2 agosto 1944 morì a causa dei danni fisici riportati. Fu sepolto a Vilnius, nel complesso funebre creato nel 1951 nel cimitero di Antakalnis in memoria dei soldati sovietici della Grande Guerra Patriottica.
Con decreto del Presidium del Soviet Supremo dell’URSS del 24 marzo 1945, «per il coraggio mostrato nelle battaglie contro gli invasori nazisti» il tenente Nikolaj Olshevsky fu insignito postumo del titolo di Eroe dell’Unione Sovietica .
In sua memoria a Minsk è stata dedicata una strada. (25)
Aleksandr Aleksandrovič Rjabov — Nacque da una famiglia di contadini il 28 agosto 1926 nei pressi della città di Rjazan. Prima della guerra lavorava in una fattoria collettiva. Fu arruolato nell’Armata Rossa alla fine del 1943 e venne inviato al 2° Corpo Carri della Guardia con il ruolo di mitragliere. Il 26 giugno, durante una delle battaglie per la liberazione della Bielorussia, uccise 37 soldati tedeschi mentre altri 9 si arresero sotto il fuoco dei suoi colpi e furono fatti prigionieri. Pochi giorni dopo insieme con il suo equipaggio del carro armato assaltò un campo di prigionia tedesco e liberò 200 persone dalla prigionia.
Nella liberazione della città di Minsk, il suo carro armato prese possesso della stazione ferroviaria privando i tedeschi di ritirarsi in treno.
Nel marzo 1945 ricevette l’onorificenza di Eroe dell’Unione Sovietica.
Dopo la guerra lavorò come meccanico e poi come capo di una fattoria. Successivamente si trasferì a Rostov sul Don, dove lavorò come saldatore elettrico in un impianto di riparazione auto. Nel 1957 entrò a far parte del PCUS (Partito Comunista dell’Unione Sovietica). Morì il 10 maggio 1971. (26)
Aleksandr Aleksjevič Yakovlev — Nacque il 2 luglio 1915 nella cittadina di Khokhloma. Prima della guerra lavorò come insegnante in una scuola di un villaggio vicino. Nel 1936 fu arruolato nell’Armata Rossa. Nel 1940 divenne membro del PCUS e fu inviato alla scuola militare-politica di Ivanovo. Laureatosi a pieni voti, nel 1941 ricevette la nomina di istruttore politico di una compagnia di carri armati del 24° Corpo Corazzato (che poi divenne il 2° Corpo carri della Guardia). Dal febbraio 1943 gli fu affidato il comando della compagnia.
Si distinse nelle battaglie per la liberazione della Bielorussia infliggendo gravi perdite ai tedeschi, distruggendo in totale 47 carri armati, 12 cannoni, più di 500 veicoli, 26 postazioni mitragliatrici ed uccidendo 1470 tra soldati ed ufficiali nazisti. In particolare nel giugno 1944, la compagnia comandata da Yakovlev si impossessò di una stazione ferroviaria bloccando 4 treni tedeschi che si apprestavano alla partenza pieni di cibo e munizioni. Nei pressi della stazione liberarono anche 4 mila cittadini sovietici che erano stati catturati e che erano destinati alla partenza verso i campi di concentramento. In questa battaglia i carri armati di Yakovlev uccisero centinaia di soldati e ufficiali tedeschi. Alcuni nazisti sopravvissuti riuscirono a sfuggire e si ritirano in preda al panico.
Il 1 luglio 1944, la compagnia comandata da Yakovlev raggiunse un convoglio motorizzato tedesco costituito da 500 veicoli e scortato da alcuni carri armati. I tedeschi furono sorpresi dall’attacco organizzato da Yakovlev ed al termine della battaglia dell’intero convoglio nazista rimaneva solo un groviglio di lamiere in fiamme con neanche un tedesco sopravvissuto.
Il 3 luglio 1944 la compagnia di Yakovlev, nella periferia di Minsk distrusse alcune difese anticarro uccidendo circa 100 soldati tedeschi e poco dopo entrò nella capitale bielorussa.
Con decreto del Presidium del Soviet Supremo dell’URSS del 24 marzo 1945, «per adempimento esemplare dei compiti di comando ed il coraggio e l’eroismo dimostrato nelle battaglie con gli invasori fascisti tedeschi», il tenente Aleksandr Yakovlev ottenne il titolo Eroe dell’Unione Sovietica, l’Ordine di Lenin e la medaglia d’oro.
Dopo la guerra continuò a servire nell’esercito con il grado di capitano ma morì tragicamente in un incidente il 2 maggio 1946. Fu sepolto a Pskov nel Giardino delle Vittime della Rivoluzione». (27)
Nikolaj Maksimovič Anjutenko — Nacque nei dintorni di Omsk il 5 maggio 1921. Prima della guerra lavorò in una fattoria collettiva. Nel 1941 fu arruolato nell’Armata Rossa. Le sue prime battaglie le combatté nei dintorni di Mosca, prima come addetto al mortaio e poi come tiratore scelto di fanteria. Durante queste battaglie venne ferito e fu costretto ad essere ricoverato in ospedale. Ristabilitosi, con il grado di sergente maggiore fu inviato al 2° Corpo Carri della Guardia come mitragliere. Dal 1944 divenne membro del PCUS (Partito Comunista dell’Unione Sovietica).
Tra l’8 ed il gennaio 1944, in una battaglia in Bielorussia uccise personalmente 8 soldati tedeschi. Per questo motivo gli fu conferito l’Ordine di Gloria di 3° grado. Il 6 luglio 1944 durante la liberazione della cittadina di Ivenets, uccise 10 soldati tedeschi e 2 li fece prigionieri. Per questo motivo gli fu conferito l’Ordine di Gloria di 2° grado.
Il 17 gennaio 1945, in una battaglia in un villaggio della Polonia, Anjutenko ed altri 3 soldati sovietici scesero dai loro carri armati e cominciarono a combattere a piedi per le strade cercando di catturare un gruppo di 5 soldati tedeschi in fuga. Anjutenko ed i suoi 3 commilitoni si accorsero che i 5 soldati tedeschi che stavano inseguendo entrarono in un edificio per nascondersi. Con coraggio entrarono nell’edificio, li scovarono e li uccisero tutti. Durante questo combattimento Anjutenko fu ferito ma non lasciò il campo di battaglia.
Con decreto del Presidium del Soviet Supremo dell’URSS del 19 aprile 1945, «per il coraggio eccezionale contro gli invasori nemici» della Guardia, il sergente Nikolaj Anjutenko fu insignito dell’Ordine di Gloria di 1° grado. Divenne così un Cavaliere dell’Ordine della Gloria.
Dopo la guerra lavorò come capo di una fattoria collettiva. Morì il 13 giugno 1986. (28)
Luca D‘Agostini
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Fonti:
1) Tim Bean, Will Fowler, Russian Tanks of World War II: Stalin‘s Armoured Might, Ian Allan Publishing, Shepperton 2002.
2) C.C. Sharp, Soviet order of battle WWII: Vol. 7 «Red Death«, Soviet Mountain, Naval, NKVD, and Allied Divisions and Brigades, 1941-1945, The Nafziger Collection, West Chester 1995.
3) John Erickson, The road to Stalingrad, Cassell, Londra 2007.
4) John Erickson, The road to Berlin, Yale University Press, Londra 2007.
5) Giorgio Scotoni, L‘Armata Rossa e la disfatta italiana (1942-43), Casa Editrice Panorama, Treviso 2007.
6) И. Ф. Исмагилов, ГЕРОИ татарского народа, Казань 2007.
7) Галицкий К. Н., Годы суровых испытаний. 1941—1944 (записки командарма) — М.: Наука, 1973.
10) Дриго С. В., За подвигом — подвиг, Калининград 1984, стр. 92
11) Цкитишвили К. В., Чинчилакашвили Т. Г., Герои Советского Союза из Грузии, Тбилиси 1981, стр. 96—97
12) Владимир Алексеевич Голоско́ков
13) Ло́сик Оле́г Алекса́ндрович
14) СВЕТ ЗВЕЗДЫ МАРШАЛА ЛОСИКА
15) Олег Лосик: легенда бронетанковых войск
17) Министерство обороны Российской Федерации
21) Борис Васильевич Овчинников
22) Мари́я Васи́льевна Октя́брьская
24) Giornale «Красное знамя» del 5 marzo 1943.
25) Николай Михайлович Ольшевский
26) Александр Александрович Рябов
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