Chi di voi ha visitato la Galleria Militare del Palazzo d’Inverno, facente parte del Museo Hermitage a San Pietroburgo, avrà notato questo dipinto tra i ritratti di 323 generali che presero parte alla Guerra Patriottica del 1812, realizzati dal pittore George Dawe.
Chi di voi invece dovrà ancora recarsi in visita a San Pietroburgo, lo invito a non perdere la visita di questa meravigliosa galleria ed a leggere attentamente questo articolo per meglio apprezzare ciò che vedrà.
Nei suoi dipinti, il pittore inglese Dawe, raffigurò tutti i generali con ordini, medaglie, nastri e spalline dorate. Tutti tranne uno, questo!
Questo dipinto è il ritratto del conte Aleksandr Ivanovič Osterman-Tolstoj. E’ un ritratto molto realistico: raffigura un uomo il quale con aria spavalda, coraggiosa ed intrisa di spiritualità, sta guardando tutti coloro che si soffermano di fronte al dipinto. L’uniforme del generale si intravede sotto un soprabito poggiato sulle sue spalle, il quale nasconde la mancanza di un braccio. Solo parzialmente si intravede l’unica delle numerose onorificenze del generale: la Croce di San Giorgio di 2° grado.
Ma chi fu il conte Aleksandr Ivanovič Osterman-Tolstoj? Lo scopriremo in questo articolo.
Il luogo esatto della sua nascita, così come la data di nascita non sono ancora stati stabiliti con certezza dagli storici. Si ritiene fosse nato tra il 1770 ed il 1772. Sia suo padre che suo nonno erano dei generali appartenenti alla famosa famiglia russa Tolstoj. Sua madre era la figlia del conte Osterman, un diplomatico tedesco accreditato presso la corte di Pietro il Grande.
Il padre di Aleksandr era un uomo molto dispotico, non solo con i suoi militari ma anche con suo figlio. Inoltre suo padre accettava con difficoltà il fatto che il nome della famiglia Tolstoj fosse posto in ordine successivo anziché precedente ad un cognome che lui stesso definiva essere originario di “un prete tedesco“.
Aleksandr ricevette un’eccellente istruzione, conosceva perfettamente il francese, il tedesco ed il greco antico. Aveva un’enorme biblioteca, i cui scaffali consistevano principalmente di libri di materie militari.
Dal 1788 iniziò il servizio militare. Nel 1790, durante il conflitto della guerra russo-turca del 1787-1791, sotto il comando del generale Suvorov, prese parte all’assalto di Ismaele (vicino Odessa) e per i suoi meriti fu premiato con l’Ordine di San Giorgio di 4° grado.
Il 27 gennaio 1807, partecipò alla battaglia di Eylau, la più sanguinosa battaglia della guerra russo-prussiana-francese. Comandando la 2° Divisione e l’intero fianco sinistro dell’esercito, seppur in inferiorità numerica, riuscì a fronteggiare tutti gli assalti delle truppe nemiche divenendo di fatto il salvatore dell’intero esercito russo.
Successivamente, con il grado di generale, partecipò alla Guerra Patriottica del 1812 contro le truppe francesi di Napoleone. Si distinse particolarmente nelle battaglie di Ostrovno e Borodino.
Nella battaglia di Borodino fu ferito ma non abbandonò il campo di battaglia.
L’allora Ministro della Guerra russo, Michael Andreas Barclay de Tolly, in un rapporto riguardo l’eroismo del conte Aleksandr Ivanovič Osterman-Tolstoj, scrisse queste parole: “Con il suo esempio incoraggiò le sue truppe, in modo tale che né il crudele fuoco incrociato dell’artiglieria nemica, né gli attacchi della cavalleria francese potessero scuoterli e nonostante fosse ferito continuò a combattere fino alla fine della battaglia“.
Alcune affermazioni del conte Aleksandr Ivanovič Osterman-Tolstoj sono divenute molto famose e le scopriremo in questo articolo. Iniziamo con le sue parole riferite ai suoi ufficiali ed ai suoi soldati durante la battaglia di Ostrovno: “L’artiglieria nemica ci sta colpendo violentemente ed ha distrutto un intero reggimento di coraggiosi soldati russi. Sara difficile muovere la nostra fanteria e le munizioni iniziano a scarseggiare. Mi chiedete cosa dovete fare? Niente, resistete e morite!” Questa laconica risposta divenne nota a tutto l’esercito russo, tanto da essere conosciuta ancora oggi.
Ma non si creda che il conte Aleksandr Ivanovič Osterman-Tolstoj non avesse a cuore le sorti dei suoi soldati. Infatti nel 1812 sostenne la necessità di lasciare Mosca senza combattere. E questa sua teoria non era vigliaccheria: le sue numerose ferite ricevute in battaglie contro il nemico dimostrano tutto il contrario. Per il conte Osterman-Tolstoj, il fatto che Mosca doveva essere momentaneamente lasciata al nemico senza combattere, era la decisione più fredda e lungimirante. Nelle circostanze della guerra, questa decisione si dimostrò la salvezza per decine di migliaia di soldati. Il conte Aleksandr Ivanovič Osterman-Tolstoj amava ripetere “La Russia non è persa con la perdita di Mosca“. La sua idea era fondata sul fatto che l’esercito russo era esausto e difficilmente sarebbe uscito vittorioso da una battaglia per la difesa della città, la quale avrebbe invece comportato l’inutile perdita di vite umane tra i soldati e la popolazione civile, unitamente alla distruzione di buona parte della città e delle sue bellezze storiche ed architettoniche. Al contrario, arretrare l’esercito avrebbe consentito una sua riorganizzazione al fine di lanciare un successivo contrattacco.
Nella campagna militare del 1813, il conte Osterman-Tolstoj glorificò il suo nome in una brillante battaglia nei pressi di Kulm, in Boemia (ora Repubblica Ceca), dove ricevette una grave ferita al braccio per via dell’esplosione di un colpo d’artiglieria nemica. Il conte fu trasportato urgentemente in un ospedale da campo ed il comando delle sue truppe fu trasferito al generale Ermolov.
La dura battaglia durò due giorni. Il primo giorno, il 16 agosto 1813, le truppe russe comandate dal conte Osterman-Tolstoj, a costo di pesanti perdite, resistettero agli assalti condotti dalle truppe del generale francese Vandam, tre volte numericamente superiori. Il secondo giorno però, il 17 agosto 1813, le truppe francesi furono prima circondate e poi decimate dalla cavalleria cosacca ed il generale francese Vandam fu costretto ad arrendersi.
La vittoria della battaglia di Kulm chiuse alle truppe napoleoniche la strada per la Boemia. La popolazione boema, avendo saputo del ferimento in battaglia subito dal conte Osterman-Tolstoj, si recò all’ospedale da campo per presentare numerosi omaggi all’eroe russo. Ancora oggi, Nel Museo Storico di Stato in Russia, sono conservati una coppa sulla quale è inciso “Al coraggioso Osterman-Tolstoj dalle donne ceche. In memoria di Kulm. 17 agosto 1813” e l’uniforme indossata dal conte Osterman-Tolstoj al momento della sua ferita.
La ferita subita purtroppo fu molto grave. Il conte disteso su un lettino dell’ospedale da campo, fu presto circondato da tutti i medici militari presenti sul luogo della battaglia, i quali gli comunicarono la gravità della ferita e che difficilmente sarebbero riusciti a salvargli il braccio. Il conte Osterman-Tolstoj per niente scosso da tale rischio, fissò il suo sguardo sul più giovane dei medici e con voce ferma gli disse: “Mi piace la tua faccia, tagliami il braccio“. Chiese che non gli fosse fatta perdere conoscenza durante l’operazione ed ordinò ai soldati di cantare a voce alta una canzone russa, in quanto dichiarò che solo questo poteva fargli sopportare con dignità il dolore dovuto dall’intervento chirurgico.
Dopo l’operazione e l’amputazione del braccio, una volta abbandonato il letto dell’ospedale da campo, disse: “È molto piacevole essere feriti per la Patria. Non mi interessa della mano sinistra, ho ancora la mano destra, di cui ho bisogno per il segno della croce, un segno di fede in Dio, sul quale ripongo tutte le mie speranze“.
Il suo braccio fu a lungo conservato nell’alcol. Successivamente fu sepolto nella cripta di famiglia dei suoi zii materni, ai piedi delle tombe dei conti Osterman, come tributo alla loro benedizione.
Il conte Aleksandr Ivanovič Osterman-Tolstoj era un uomo nobile e onesto. Quando gli fu conferito l’Ordine di San Giorgio di 2° grado, disse: “Questo ordine non dovrebbe appartenere a me, ma al generale Ermolov, il quale ha ricoperto un ruolo importante nella battaglia e l’ha conclusa al mio posto con immensa gloria.“
Il conte Aleksandr Ivanovič Osterman-Tolstoj aveva un carattere molto forte ed era profondamente innamorato della Russia tanto da interrompere ed attaccare bruscamente qualsiasi straniero attaccasse verbalmente la Russia. Tipiche a questo riguardo le sue parole, pronunciate nel 1812 nei confronti di uno degli ufficiali di origine straniera in servizio nell’esercito russo: “Per te, la Russia è la tua uniforme, te la metti e togli quando vuoi. Per me, la Russia è la mia pelle“.
Dal 1820 il conte Osterman-Tolstoj visse a San Pietroburgo. Qui un giorno visitò una mostra internazionale di pittura e quando il pittore straniero presentando la sua tela raffigurante un’impresa eroica affermò: “Questa è un’impresa degna di un antico romano“, il conte rispose con dispiacere: “Perché non di un russo?“
Nell’ottobre del 1799 il conte Osterman-Tolstoj si sposò con la principessa Elizaveta Alekseevna Golitsjna, una delle più ricche spose della Russia, figlia del generale Aleksej Borisovič Golitsjn. La vita matrimoniale non andò bene: sua moglie era molto gelosa e non in modo infondato. Elizaveta Alekseevna morì nel 1835 per apoplessia.
Dopo la morte della moglie, il famoso poeta russo Fëdor Ivanovič Tjutčev, gli presentò una giovane vedova italiana, la contessa Maria Lepri. Il conte si trasferì a vivere per qualche anno a Pisa e poi a Firenze. Con la contessa italiana ebbe tre figli: Nikolaj (nato nel 1823), Ekaterina (nata nel 1825) e Agrippina (nata nel 1827).
Nonostante i tre figli, il conte Osterman-Tolstoj non si integrò in Italia. Camminava in strada indossando sempre le sue uniformi militari e con l’avanzare degli anni l’asprezza del carattere russo diveniva in lui sempre più evidente e non riusciva minimamente a relazionarsi con il carattere latino degli italiani. Anche il cibo italiano non riuscì a far breccia in lui, tanto che durante la sua permanenza in Italia ordinava via posta il grano saraceno proveniente dalla Russia.
Così sacrificò il suo affetto per la contessa Maria Lepri e l’amore per i figli. Concesse alla contessa italiana una ricca dote e si assicurò che i suoi figli ottenessero un’ottima educazione scolastica e che avessero tutti e tre un futuro di vita assicurato ed un eccellente tenore di vita. Così donò loro tutte le sue enormi proprietà in Russia, proprietà per le quali i discendenti dei conti Osterman stavano già litigando.
Dopodiché si trasferì da solo a Ginevra dove morì all’età di all’età di 86 anni. Rispettando le sue volontà, il suo corpo fu immediatamente trasferito nel villaggio di Krasnoe, nella provincia di Rjazan e sepolto all’interno della Chiesa della Trinità. Sulla sua tomba è stato eretto un monumento, opera di Thorvaldsen. Su di esso è raffigurato il conte Osterman-Tolstoj disteso, appoggiando il braccio destro su un tamburo mentre l’altro braccio giace a terra insieme ad uno stendardo francese. Un monumento simile è conservato nel Museo Storico di Stato.
In Svizzera, Francia, Inghilterra e altri Paesi vivono ancora discendenti del conte Osterman-Tolstoj. Onorano la memoria del loro famoso antenato, amano i suoi effetti personali, i documenti, i premi militari, sono interessati alla storia russa, alcuni imparano anche il russo e ogni tanto visitano la Russia.
Nel 2012, la Banca Centrale della Federazione Russa ha emesso una moneta da 2 rubli della serie “I comandanti e gli eroi della guerra patriottica del 1812” raffigurante il ritratto del conte Osterman-Tolstoj.
Luca D’Agostini
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