In questo articolo assisteremo a come incolpare mediaticamente una persona di un’azione anche quando questa persona ne è totalmente estranea. E’ un vecchio trucco ma che i vergognosi media occidentali sanno ben applicare in quanto il ruolo loro attribuito non è informare il pubblico, ma condizionare l’opinione pubblica e manipolare il suo modo di pensare. Quindi scendendo nel dettaglio, in una inchiesta che mira ad individuare le persone più ricche del mondo con conti off-shore ci aspetterebbe di trovare almeno qualche ultra miliardario statunitense proprietario di giganti imperi commerciali (lascio a voi sbizzarrirvi nell’immaginare i nomi) oppure qualche membro della famiglia Rotschild, Rockfeller oppure Soros. Ma che! Neanche l’ombra di uno di loro. Invece chi c’è? Indovinate? Dai è facile, c’è il Presidente Putin! Anzi no, quello lo fanno intendere i media occidentali, in realtà ci sono gli amici di Putin. Ma la foto del Presidente Putin campeggia sulle prime pagine di tutta quella carta straccia occidentale che ha abbinato lo scandalo dei Panama Papers alla figura del Presidente, realizzando una campagna diffamatoria contro il capo del Cremlino costruita su illazioni prive di qualsiasi fondamento.
Così, con la fine della Guerra Fredda, venendo meno lo scontro ideologico vero e proprio e rimanendo in piedi solo quello geopolitico, la Russia ed il suo Presidente sono oggetto di una continua campagna propagandistica e mendace. Televisioni, giornali, analisti, hanno prodotto una mole impressionante di disinformazione identificando lo scandalo dei Panama Papers con il Presidente Putin. L’inchiesta derivante dalla sottrazione di documenti che ci raccontano siano stati trafugati entrando nel sistema informatico dello studio legale panamense “Mossack Fonseca”, rivela la pratica del trasferimento di ricchezze nei paradisi fiscali da parte di migliaia di imprenditori, politici e personaggi dello spettacolo di tutto il mondo. Qualcosa che in sé non è illegale. Tenere i soldi in conti off-shore può essere legale e la pratica può venire utilizzata per proteggere grandi quantità di denaro, ma la stessa pratica è anche un metodo utilizzato da criminali e politici corrotti per nascondere e riciclare denaro. (1) Se l’obiettivo fosse stato combattere l’evasione fiscale, la corruzione ed il malaffare, lo si sarebbe potuto fare già da tempo e questo tipo di indagine potrebbe essere facilmente allargata. Fanno inoltre sorridere le dichiarazioni di coloro che ritengono che questo scandalo permetterà progressi nella lotta contro il malaffare. In proposito basta ricordare che Panama è un protettorato statunitense. Gli Stati Uniti alcuni decenni orsono hanno invaso Panama per rimuovere il generale Noriega. Quindi, se Washington volesse veramente, non avrebbe alcuna difficoltà ad imporre la chiusura del paradiso fiscale che è Panama, così come di altri centri off-shore. Se non lo fa, è perché anche agli Stati Uniti questi paradisi fiscali fanno comodo. Vi è quindi da chiedersi, quale è l’obiettivo dell’intera operazione. (2) L’associazione da fare è quindi semplice, invischiare Putin e sottintendere che sia un politico corrotto colpevole di riciclaggio, che sia il terminale occulto di un sistema di finanziamento illegale di società off-shore legate a persone a lui vicine, al fine di indebolire la sua immagine tra i russi e di influenzare le elezioni del 2016 in Russia. (1) (3) Ma l’operazione è miseramente fallita ed i cittadini russi per primi hanno compreso che si trattava di una menzogna e di quale subdolo scopo questa avesse. Infatti negli oltre 11 milioni di documenti in oggetto il nome di Putin non compare mai, ma solo quello di un suo amico, il grande musicista russo Roldugin, detentore di società off-shore. Molto meno dei nomi di collaboratori e finanziatori di Hillary Clinton che compaiono negli stessi documenti o del presidente ucraino Petro Poroshenko, i quali però non hanno avuto stranamente risalto. (4) (5) Eppure a riguardo del presidente ucraino (orgoglio delle ipocrite democrazie occidentali) i media avrebbero dovuto riportare e ben evidenziare che Poroshenko, quando già ricopriva la carica di Presidente dell’Ucraina, ha creato una compagnia off-shore per vendere il colosso industriale “Roshen” senza pagare tasse milionarie in Ucraina. (1)
Pochissimo spazio è stato riservato nei media italiani al fatto che sia invece coinvolta l’Unicredit e per quale fine il più grande colosso bancario italiano abbia creato conti off-shore dal valore di miliardi di euro. Tante sono le inchieste che da questo scandalo sarebbe utile far uscire, eppure i “liberi” mezzi d’informazione italiana si sono offerti come veicolo per una miserabile propaganda, guidati dall’autorità del Guardian, del New York Times e degli altri grandi dispensatori di veline. (1)
I media occidentali invece “stranamente” hanno dato rilievo alla presenza di esponenti della FIFA, che parallelamente vengono anche perseguiti dalle autorità degli Stati Uniti per aver concesso alla Federazione Russa l’organizzazione dei prossimi mondiali di calcio. Così come rilevanza è stata attribuita alla presenza di Lionel Messi e non perchè si tratti del miglior calciatore al mondo ma probabilmente perchè rifiutò la richiesta delle figlie del presidente Obama di incontrarlo quando Obama visitò l’Argentina. (6)
Il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, ha affermato che lo speculatore George Soros ha finanziato i media mainstream occidentali al fine di collegare lo scandalo dei Panama Papers con una più ampia campagna di propaganda negativa contro la Russia. Il fondatore di WikiLeaks ha spiegato che le rivelazioni sui Panama Paper sono stati inquadrati come “colpa di Putin” dai “soliti idioti della classe dirigente della stampa”. Assange ha citato il ruolo dell’Organized Crime and Corruption Reporting Project nella narrativa anti-Putin e su come l’organizzazione con la base nel Maryland (paradiso Fiscale) sia finanziata da George Soros e di come “si concentra esclusivamente sulle storie negative sulla Russia e gli Stati dell’ex Unione Sovietica.” (7) Come poi giustamente sostiene Giulietto Chiesa, una prova evidente della falsità di tale notizia è costituita dal fatto che “Putin non è così sciocco da mettere tutti i suoi soldi nelle mani dei suoi nemici. Per mettere i soldi nei paradisi fiscali bisogna passare per le banche occidentali. Putin è molto più intelligente di così.” Infatti ha ragione Giulietto Chiesa perchè i giornalisti occidentali vorrebbero farci credere che se davvero un uomo come il Presidente Putin volesse nascondere i soldi dalle tasse, sarebbe costretto a mettersi nelle mani di una qualunque holding di off-shore panamense pronta a ricattarlo in qualunque momento. Inoltre sempre Giulietto Chiesa aggiunge: “A me fa sorridere che si racconti di un’inchiesta che ha visto al lavoro 300 giornalisti investigativi.” (giornalisti del Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi (ICIJ). “Ma da dove vengono? La verità è che questi 300 giornalisti sono pagati profumatamente dalle fondazioni americane che hanno commissionato l’inchiesta.”(8)
Ed a tal proposito per capire quale sia la natura di questo scandalo, è importante sapere che l’ha diffusa, con chi è collegata e chi paga. La chiave è la lista dei membri del Consiglio consultivo, del Consiglio di Amministrazione e dei finanziatori dell’organizzazione madre che è il Centro per l’Integrità Pubblica (Center for Public Integrity – CPI). Quindi il Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi (ICIJ) è controllato dal Centro per l’Integrità Pubblica (CPI). Fin qui è semplice. Ora però fate bene attenzione, perchè il discorso adesso si fa un po’ più complicato, ma vedrete che tra qualche riga ne scopriremo delle belle! Cominciamo con il Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi (ICIJ), quello che ha diffuso la notizia, la quale sul suo sito afferma di essere un’organizzazione senza scopo di lucro, che tecnicamente può anche essere vero, ma evita di aggiungere che agisce per il profitto di coloro che lo finanziano e che controllano le sue operazioni. E sappiamo che chi lo controlla è il Centro per l’Integrità Pubblica (CPI). I finanziatori del CPI sono il Fondo per la Democrazia, la Fondazione Carnegie, la Fondazione Ford, la Fondazione MacArthur, l’Open Society Foundations di George Soros, il Fondo della famiglia Rockefeller e molti altri appartenenti allo stesso ambiente. Tra i donatori singoli spicca tra gli altri Paul Volcker, ex-presidente della Federal Reserve degli Stati Uniti. Nel Consiglio Consultivo vi sono Geoffrey Cowan, direttore di Voice of America, nominato dal Presidente Clinton nel 1994, e nel 1994-96 Direttore associato dell’United States Information Agency. Ora è presidente della Fondazione Annenberg che ospita i presidenti degli Stati Uniti nel ritiro in California. Geoffrey Cowan è anche membro del Council on Foreign Relations, a cui aderiscono diversi ex-capi della CIA, segretari di Stato e figure dei media, col ruolo di promuovere globalizzazione, libero scambio e altre politiche economiche ed estere vantaggiose per gli Stati Uniti. Il Consiglio Consultivo del CPI comprende anche Hodding Carter III, ex-assistente del segretario di Stato del Presidente Carter e poi giornalista dei principali media occidentali come BBC, ABC, CBC, CNN, NBC, PBS, Wall Street Journal, ed attuale Presidente della Fondazione Knight. Nel Consiglio Consultivo del CPI ci sono anche Edith Everett, Presidente della Gruntal and Company, una delle più antiche e grandi banche d’investimento di New York; Hebert Hafif, avvocato della dirigenza di CPI; Kathleen Hill Jamieson, Preside dell’Annenberg School for Communication, esperta nell’uso dei media per scopi finalità politiche; Sonia Jarvis, avvocato che lavorò con il Presidente Clinton. Vi sono anche Harold Koh Hongji, consulente legale del dipartimento di Stato nel 2009-2013, nominato dal Presidente Obama, e che nel marzo 2010 intervenne a sostegno della legittimità degli omicidi con i droni. C’è Charles Ogletree, professore di diritto di Harvard e amico intimo del Presidente Obama; Allen Pusey, Direttore dell’American Bar Association Journal; Ben Sherwood, co-presidente di Disney Media, ex-presidente di ABC News e altro membro del Council on Foreign Relations. Ci sono anche Harold Williams, ex-presidente dell’US Securities and Exchange Commission (1977-1981) e membro del consiglio di amministrazione di decine di aziende; William Julius Wilson, professore di sociologia presso l’Università di Harvard e, Christiane Amanpour, a capo della propaganda di guerra della CNN, dove pochi giorni prima era apparsa recitando una intervista “farsa” ad un membro dello staff del ICIJ sui Panama Papers, facendo finta di non saperne nulla. Infatti intervistava un membro della sua organizzazione, ma non l’ha mai detto agli spettatori. Il Consiglio di Amministrazione comprende Peter Beale, ex-capo di CNN.com, ex-agente di Reuters, redattore del Times di Londra e direttore editoriale di Microsoft; così come Arianna Huffington, presidentessa del Post Media, e Bill Kovach, giornalista del New York Times, per citare solo alcune delle figure istituzionali presenti. (6)
Siete stati attenti? Ora abbiamo degli elementi in più per valutare! Sembra piuttosto chiaro che il Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi (ICIJ), non è un gruppo di giornalisti investigativi indipendenti amanti della verità, ma è semplicemente un gruppo di propagandisti che, sotto la maschera del giornalismo effettua propaganda per conto di chi lo controlla.
E adesso dopo che siete stati attenti e concentrati, vi meritate di rilassarvi e quindi voglio farvi fare qualche bella risata. Dopo che il tentativo di mettere in difficoltà il Presidente Putin è miseramente fallito ed anzi ha messo in difficoltà alcuni esponenti occidentali, ecco che il patetico sistema di informazione occidentale cambia obiettivo: se Putin non è coinvolto nei Panama Papers allora vuol dire che c’è lui dietro i Panama Papers. Questa nuova e comica teoria è avanzata da Clifford Gaddy, importante analista della Brookings Institution e ripreso dai principali media americani e occidentali (Washington Post, Newsweek). La Brookings Institution è il più importante istituto di ricerca specializzato in economia e politica, catalizzatore di miliardi di dollari di finanziamenti elargiti dal sistema finanziario americano e dall’apparato industriale e militare e influente su molti media. (3) Io ve l’ho detto, adesso preparatevi a ridere!
Secondo Gaddy, gli occidentali sarebbero caduti in una trappola. La nuova teoria è questa: i Panama Papers sarebbero un’operazione dei servizi segreti russi: loro avrebbero rubato i documenti e loro li avrebbero venduti furbescamente agli occidentali ignari che si trattava di un trappolone. Lo so anche se non vi vedo che state ridendo a crepapelle. Protagonista di questa operazione sarebbe stato il “Rosformonitoring”, il Servizio Federale di Sorveglianza Finanziaria alle dirette dipendenze del Presidente Putin; definita “la più potente agenzia di gestione delle informazioni riguardanti riciclaggio di denaro e centri off-shore”. L’obiettivo? Secondo Gaddy, l’obiettivo sarebbe stato raccogliere informazioni con cui ricattare personalità del mondo politico ed economico occidentale ed ottenerne il loro controllo. Secondo Gaddy, l’operazione sarebbe stata orchestrata in maniera tale che lo scandalo doveva coinvolgere Putin ma senza coinvolgerlo realmente, così da non fare apparire sospetti sulla regia occulta di Mosca.
Ma allora, mentre stiamo ancora ridendo per quanto si dimostrano ridicoli, viene da chiedersi: come è possibile che tutti i media occidentali, i più importanti giornali, le televisioni più seguite non si siano accorti del bluff ma anzi l’abbiano cavalcato? Ed il “performante” Consorzio Internazionale di Giornalisti Investigativi (l’ICIJ) composto da centinaia di firme di tutto il mondo che ha lavorato per oltre un anno sui Papers scovando le notizie più clamorose?
Semplice, l’intero sistema dei media si sarebbe fatto abbindolare dai russi. Scrive Gaddy: “I russi hanno buttato un’esca e gli Stati Uniti hanno abboccato.” (3) E così, quelli che fino a qualche giorno fa erano grandiosi segugi del giornalismo d’inchiesta internazionale, simbolo della superiorità morale dell’Occidente libero e democratico,vengono ridotti ad una manica di coglioni raggirati da Mosca.
Ma dimostriamoci buoni e comprensivi ed andiamo in soccorso al povero Gaddy. Questo teorema non è frutto di una mente improvvisamente impazzita o di un pirla qualsiasi; questo teorema è in realtà è il disperato tentativo di recuperare il fallimento di uno scandalo, una psico-operazione che è stata orchestrata dalle centrali dell’intelligence occidentali da cui, la “libera stampa democratica”, dipende. (3) (9) Per usare un’espressione del KGB, “si vede benissimo che spuntano le orecchie della CIA”. (9)
Luca D’Agostini
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Fonti:
(1) Panama Papers
(3) Il nuovo teorema americano
(5) Bufale su Putin
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