Nell’estate del 2004 vi fu una tragedia che ancora oggi è impressa nelle menti di tutti i russi. Stiamo parlando della strage di Beslan, un attentato terroristico unico nel suo genere, che colpì la Russia provocando una strage di bambini innocenti.
Purtroppo già dai momenti successivi l’attentato ed in tutti gli anni seguenti, i media occidentali non hanno mai perso occasione per strumentalizzare in modo vergognoso questa ferita nell’animo russo, per alimentare la loro ormai ridicola propaganda contro il Presidente Vladimir Putin.
Questo articolo è dedicato ad Aleksandr Valentinovič Perov, uno degli uomini delle forze speciali russe “Gruppo Al’fa”, morto all’età di 29 anni durante l’intervento all’interno dei locali della scuola per liberare i bambini tenuti in ostaggio dai terroristi.
Il 1° settembre 2004, alle ore 09.30 del mattino, un gruppo di terroristi faceva irruzione alla Scuola N. 1 di Beslan (Repubblica dell’Ossezia del Nord, appartenente alla Federazione Russa, situata vicino al confine con la Georgia) e prendeva in ostaggio 1128 persone tra bambini, genitori ed insegnanti. Alla fine di tre giorni di crisi, morirono 334 persone di cui 186 erano bambini e più di 800 persone subirono disabilità permanenti. Questa azione fu rivendicata da Shamil Basaev, un capo militare ceceno.
Le forze speciali russe contarono la perdita di 10 eroi intervenuti per salvare gli ostaggi: 7 erano appartenenti al gruppo Vjmpel e 3 al Gruppo Al’fa. Tutti i terroristi furono uccisi, tranne uno che fu catturato vivo, arrestato e condannato all’ergastolo.

I 10 membri delle forze speciali russe morti nel tentativo di salvare gli ostaggi della scuola di Beslan
L’unità delle forze speciali alla quale apparteneva il maggiore Aleksandr Perov arrivò a Beslan il giorno stesso del sequestro degli ostaggi. Il maggiore Perov aveva il compito di identificare i posti intorno alla scuola nei quali sistemare i cecchini. Nello svolgimento del suo compito si rese conto che i terroristi si muovevano liberamente all’interno della scuola e che per cecchini sarebbe stato impossibile sparare, senza provocare una strage. Infatti erano sia imbottiti di esplosivo ed avevano minacciato l’uccisione di 50 bambini per ognuno dei loro morti.
Così si optò per un’irruzione nella scuola per attuare una delicata operazione di salvataggio degli ostaggi. L’operazione fu pianificata per le quattro del mattino del 3 settembre 2004. In una scuola simile situata in un villaggio vicino, le forze speciali russe avevano messo in atto una prova di intervento.
Ma la sera del 2 settembre 2004, i terroristi, dopo aver ricevuto la visita dell’ex Presidente dell’Inguscezia, Ruslan Aushev, lasciarono andare 26 madri con i loro bambini. Per questo motivo, l’operazione pianificata per il giorno dopo fu accantonata.
Quando però lo staff del Ministero delle Emergenze arrivò alla scuola il 3 settembre 2004 alle 15.00, secondo l’accordo raggiunto con i terroristi per prelevare i corpi degli ostaggi che erano stati uccisi e gettati in strada dai terroristi, accadde un evento terribile in palestra. L’esplosivo piazzato dai terroristi esplose all’improvviso e bambini e donne insanguinati cominciarono a fuggire da una crepa formatasi nei muri della palestra. I terroristi, senza alcuna pietà spararono alle spalle degli ostaggi in fuga. Aleksandr Perov, il quale era piazzato lungo la recinzione della scuola si rese conto che era arrivato il momento di assaltare l’edificio scolastico e fermare il massacro messo in atto dai terroristi.
La tensione stava aumentando, ma fare irruzione nella scuola era molto complicato e rischioso. Le forze speciali si accovacciarono sotto le finestre e provando a guardare all’interno videro gli scolari che agitavano stracci bianchi e gridavano: “Non sparate!“
Aleksandr Perov riuscì a tirar fuori dei bambini facendoli passare dalle finestre e li passò alla polizia che li mise in salvo. Poi decise di provar a fare irruzione entrando dalla mensa. Così senza esitazione, passando da una finestra si tuffò all’interno del locale mensa, uccidendo un terrorista posto a guardia della sala stessa. Bonificata la sala permise anche agli altri membri delle forze speciali di entrare nella mensa della scuola.
Poco dopo iniziò una feroce battaglia. Nella sala accanto vi erano dei terroristi che tenevano in ostaggio almeno settanta bambini esausti distesi sul pavimento. In questa situazione delicata, il maggiore Perov e gli altri uomini delle forze speciali uccisero i terroristi presenti nella sala e liberarono tutti i settanta bambini.
Subito dopo il cruento scontro a fuoco si è spostato in altri ambienti della scuola. In breve tempo le forze speciali riuscirono a liberare 4 classi di bambini tenuti in ostaggio.
Dopodiché si passò a liberare il cinema della scuola. Il primo a provare ad entrare in questo ambiente fu il guardiamarina Oleg Loskov, il quale lanciò due granate nella stanza e dopo le esplosioni iniziò a far fuoco con il suo fucile mitragliatore. Nello scontro a fuoco Loskov rimase a terra ferito.
Il maggiore Perov, a sua volta anch’esso leggermente ferito ad una gamba, zoppicando riuscì a trascinare fuori dalla sala Oleg Loskov e con l’aiuto di due membri delle forze speciali “Vjmpel”, riuscì momentaneamente a salvargli la vita.
Mentre cercavano di capire di appurare la gravità delle ferite subite da Loskov, un terrorista si precipitò nel corridoio ed al grido “Allah Akbar!“, scaricò l’intero caricatore del suo kalashnikov contro i membri delle forze speciali.
Loskov ed i due uomini del gruppo “Vjmpel” morirono sul colpo. Perov, ferito gravemente all’inguine provò a sparare ma si accorse di aver terminato le munizioni. Sfruttando il fumo presente nel corridoio riuscì a tornare indietro fino alla sala mensa. Qui ricaricò il suo fucile mitragliatore e coprì l’evacuazione dei bambini che in quel momento era in corso ad opera degli uomini del Ministero delle Emergenze.
I terroristi superstiti presero d’assalto la sala mensa ed il maggiore Perov, gravemente ferito e sdraiato a terra, li affrontò da solo. Riuscì a far avvenire tutta l’evacuazione dei bambini dalla sala mensa, riuscì anche ad uccidere tutti i terroristi che assediavano la sala e che intendevano perpetrare un massacro di piccoli innocenti. Ma purtroppo anche Perov, gravemente ferito, morì qualche secondo dopo l’uccisione dei terroristi.
Il maggiore Aleksandr Perov è stato insignito del titolo di Eroe della Federazione Russa ed è stato premiato anche con varie medaglie, tra le quali la medaglia “Per il Coraggio“.
Nella regione di Nižnij Novgorod, in memoria di suo figlio, il padre di Aleksandr Perov tiene ogni anno un grande evento sociale di carattere patriottico. L’iniziativa è supportata dagli amici di Aleksandr e da molte persone dal cuore amorevole e sensibile, che non possono dimenticare il sacrificio di questo eroe.
In memoria di Aleksandr Perov, con il suo nome è stato ribattezzato un treno delle ferrovie russe, strade in varie città, una struttura sanitaria pediatrica ed una palestra per bambini a Beslan.
Molte gare e premi dei campionati russi di sci, portano il nome di Aleksandr Perov. Il motivo è dovuto al fatto che il maggiore Perov era un grande sciatore: con gli sci percorreva dieci chilometri in ventisei minuti.
Nel 2010, è stato pubblicato un libro dello scrittore Aleksej Prjashnikov dal titolo “Un eroe del nostro tempo“, dedicato al sacrificio di Aleksandr Perov.
Nel giorno dedicato ai bambini, i genitori di Perov organizzano sempre una grande festa, alla quale partecipano oltre a numerose famiglie, anche varie personalità dello spettacolo. Alla festa partecipano anche i bambini che Aleksandr Perov ha salvato.
Una di loro, Elena Vazagova, oggi studentessa universitaria all’Università Statale dell’Ossezia del Nord, ha recentemente dichiarato che grazie al sacrificio del maggiore Perov, lei in questi anni ha potuto coltivare le sue passioni quali il ballo ed il canto, e che una volta laureata desidera diventare una commercialista. Pubblicamente, davanti alle telecamere ha voluto dire: “Grazie ai genitori di Aleksandr per aver allevato un tale figlio!“

Elena Vazagova di fronte alla tomba del maggiore Aleksandr Perov

Elena Vazagova con il padre di Aleksandr Perov
Oggi a Beslan, “Al’fa” e “Vjmpel” sono parole sacre. Per gli abitanti della città, chiunque fa o ha fatto parte di questi due corpi speciali è considerato un caro parente. Il ricordo dei morti di quel terribile attentato vive con forza nella Scuola N. 1 di Beslan. La scuola ha un museo loro dedicato, le classi scolastiche portano i nomi degli eroici soccorritori. Così, la 7° classe, sezione B, prende il nome del maggiore Aleksandr Perov.
Il 3 agosto 2007, per ordine del Sindaco di Mosca, la Scuola N. 937 della capitale, prende il nome di Aleksandr Perov, che lì si diplomò.
Natal’ja, una sua insegnante della scuola, ricorda: “Aleksandr Perov era una personalità poliedrica, eccelleva in tutto ciò che intraprendeva. A scuola era il capo della classe e lo studente più bravo. Negli sport che praticava a scuola non aveva rivali. E’ diventato un ufficiale delle forze speciali ed ha mostrato al mondo intero come deve essere un vero uomo. Nel suo esempio glorioso, instilliamo nei nostri alunni il concetto di patria, patriottismo, è così che gli studenti cominciano a capire cosa è bene e cosa è male. I nostri ragazzi hanno un vero esempio da seguire: l’eroe Aleksandr Perov“.
Tutto questo accade in Russia. In Occidente invece, lungi dall’esprimere la minima compassione per i russi, la stampa si è accanita, “stranamente”, contro il Presidente Putin, accusandolo in modo assurdo e meschino di essere il responsabile della carneficina perché avrebbe sostenuto un’atroce guerra coloniale in Cecenia e, contemporaneamente, avrebbe ordinato un folle assalto. Alcuni idioti si sono spinti oltre, accusando il Presidente Putin di aver deliberatamente provocato il bagno di sangue per giustificare nuove misure autoritarie.
Così come, dopo gli attentati di Parigi, i cittadini occidentali sono stati “drogati” da un’impressionante campagna mediatica all’obbligo di essere “tutti francesi“, con tanto di profili Facebook adornati con la bandierina francese ed ipocrita commozione, non si deve dimenticare quale fu invece il miserabile trattamento riservato, da tanta parte dei media occidentali alla tragedia che in quel momento sconvolgeva la Russia. La macchina della propaganda occidentale non perse tempo a demonizzare il Presidente Putin e la Russia, anziché concentrarsi sui collegamenti di Basaev con al-Qaeda ed i servizi segreti sauditi in quanto quest’ultimo aspetto avrebbe portato l’attenzione del mondo verso le relazioni intime tra la famiglia del presidente degli Stati Uniti George W. Bush e la famiglia del miliardario saudita Osama Bin Laden.
Luca D’Agostini
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