L’esperta di geopolitica mediorientale Sharmine Narwani ha dichiarato: “I media sono professionisti dell’intrattenimento, la confezione aziendale è volta alla massima diffusione e a fare i soldoni. Lo scopo non è informare, ma un quantificabile e chiaro business plan. Il successo si basa su una formula semplice: restare entro parametri comprensibili al pubblico che divora frasi ad effetto e storie note ad ogni ora di ogni giorno. Come foche ammaestrate in cui ogni desiderio, istinto e modello di acquisto è misurato dal marketing dei media aziendali ad uso e consumo degli inserzionisti; il pubblico vuole essere accontentato e i media occidentali provvedono”. (1)
Domanda: c’è un giorno in cui i media occidentali non spieghino all’opinione pubblica quanto barbara, incivile, aggressiva, pericolosa e dannosa sia la Russia? Risposta: no, non c’è! Ultimamente i media occidentali con le fake news, la post-verità e la propaganda si stanno macchiando di ridicolo. Anzi addirittura sostengono che queste sono armi dei russi, i quali oltre ad essere “brutti e cattivi”, sono anche il problema di ogni cosa stia succedendo nel mondo. Così per esempio, per questi media sono stati i russi a far vincere le elezioni presidenziali a Donald Trump mediante fantomatici attacchi hacker ed andando a bussare porta a porta a milioni di elettori statunitensi, i quali avevano sì deciso di votare la Clinton, ma che di fronte alla irresistibile e fascinosa persuasione dei russi hanno cambiato idea; e sono sempre stati i russi ad aver favorito la Brexit promettendo certamente vodka gratis a tutti quei britannici che avessero votato per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europa. Cretinate? Scemenze? Sciocchezze? Cavolate? Stupidaggini? Idiozie? Fesserie? Corbellerie? Baggianate? Spropositi? No! Cazzate! Semplicemente cazzate! Ad ogni ora del giorno e della notte, sfornano cazzate!
Purtroppo assistiamo frequentemente e negli ultimi anni sempre oserei dire quotidianamente, ad opere di manipolazione dell’informazione le quali fondamentalmente hanno il fine di alimentare nell’opinione pubblica un sentimento russofobo che possa poi così giustificare decisioni prese dai paesi occidentali, spaziando dal boicottaggio, alle sanzioni fino forse in futuro a giustificare eventuali interventi armati. E così i media occidentali, utilizzati dai loro servizi di intelligence e finanziati dal loro sistema bancario ed industriale, hanno creato un concetto molto forte e radicato nell’opinione pubblica occidentale per cui Putin è il cattivo, il dittatore che vuole dominare il mondo, che sta provocando la guerra in Ucraina come in Siria. (2) Putin è il responsabile delle attività di hackeraggio che hanno influito sulle votazioni per la Brexit prima e nelle elezioni presidenziali statunitensi dopo. Putin è anche responsabile del doping degli atleti russi. Putin è responsabile della persecuzione dei gay e sostenitore delle violenze domestiche che permettono impunemente agli uomini russi di picchiare le loro mogli. Ora tutte queste accuse sono nettamente false e ridicole, ma hanno lo scopo di influenzare un’opinione pubblica fondamentalmente ignorante sull’argomento “Russia”. I segnali inequivocabili sono due: il primo è che l’Occidente è in continua guerra fredda con la Russia, il secondo è che la sta perdendo (per fortuna). Nelle analisi dei giornali e delle televisioni viene fornita sempre un’informazione univoca, senza la presenza di opinioni diverse o notizie provenienti da fonti diverse. La maggior parte dei giornalisti purtroppo non appaiono più essere uomini liberi. Così, attraverso la manipolazione dell’informazione, una volta alimentato nell’opinione pubblica il sentimento russofobo e di putinfobia, si ottiene il risultato desiderato: ecco così, che moltissime persone hanno una idea della Russia non corrispondente alla realtà ed una pessima opinione del Presidente Putin, se non talvolta addirittura un odio nei suoi confronti, senza però aver mai studiato la storia, cultura, le tradizioni e la letteratura russa, senza aver mai realmente viaggiato in Russia ed averlo fatto autonomamente e non con l’assistenza di una guida turistica, senza aver mai vissuto per un periodo in Russia, senza conoscere almeno un minimo la lingua russa in modo tale da poter leggere un giornale russo, oppure vedere un telegiornale od un qualsiasi spettacolo sui canali della Tv russa, senza avere amici o parenti in Russia. (3)
E gli esempi che si possono citare riguardo tale manipolazione dell’informazione sono molteplici.
Riguardo l’Ucraina per esempio, qualora ci trovassimo di fronte a delle persone e chiedessimo loro cosa avessero capito della crisi ucraina, molto probabilmente otterremmo questa risposta: il glorioso popolo ucraino si è ribellato ad un dittatore imposto dalla Russia, scoppiano delle proteste di piazza che durano alcuni giorni, la rivoluzione vince, Putin si arrabbia ed invade la Crimea. In realtà la storia è molto diversa e nell’articolo pubblicato nel blog Madre Russia, dedicato al colpo di stato in Ucraina, è già stato approfondito. E tra l’altro però la storia non è neanche finita. Dopo le proteste di Maidan, tutta l’attuale crisi ucraina con i suoi quotidiani eventi, non ha più trovato spazio nei media occidentali. Il loro comportamento è disgustoso. I media occidentali si conformano con la versione fornita dal governo golpista di Kiev e non parlano invece del genocidio che sta avvenendo nel Donbass. Eppure ormai da qualche anno, nel Donbass si muore e si combatte una guerra vera che vede da una parte l’esercito ucraino ed i battaglioni neonazisti e dall’altra una popolazione civile che è stata costretta a prendere le armi per difendersi e per tutelare la propria identità e le proprie origini, da quella che a tutti gli effetti appare come una pulizia etnica e dove la partita va ben oltre l’Ucraina orientale. La popolazione del Donbass non accettando il colpo di stato di Kiev e l’odio del governo golpista verso le popolazioni russofone, ha addirittura creato due repubbliche popolari autonome, come quelle di Donetsk e di Lugansk con tanto di Costituzione, Governo, passaporti, apparati ed organismi necessari al funzionamento di qualsiasi stato indipendente. Ma i media occidentali, in modo del tutto superficiale, si sono limitati ad affermare che sono repubbliche non riconosciute ed a definire “filorussi”, “terroristi” ed “agli ordini di Putin”, una intera popolazione composta da milioni di abitanti che si è opposta, anche con la forza, al colpo di stato di Kiev ed alla conseguente pulizia etnica, quando in realtà si tratta un movimento di resistenza popolare. (1)
In Olanda addirittura la geografia sembra essere utilizzata nelle scuole come strumento di propaganda rivolto agli adolescenti, come testimonia un articolo apparso su Russia Insider il 26 giugno 2015, ad opera del giornalista irlandese Danielle Ryan, esperto di comunicazione politica. Questo è un estratto dell’articolo di Danielle Ryan: “Quello che segue è un vero e proprio caso, senza alcuna possibile obiezione, di disgustosa russofobia. Russia Today ha riferito ieri che questa immagine è stata stampata in un libro di testo olandese di studi sociali per ragazzi intorno ai 15-16 anni. È stata segnalata per la prima volta quando è stata stampata da un giornale nel 2014. La Russia è raffigurata come una specie di mostro o di orso con zanne e artigli affilati che cercano di mangiare l’Ucraina. L’Europa è raffigurata come un essere umano benigno, spaventato, che cerca solo di aiutare.”
Continua Danielle Ryan: “I ragazzi credono a ciò che vedono nei loro libri di testo. Lo prendono come oro colato. Il contenuto, pertanto, deve essere equilibrato, rigorosamente basato su fatti e non deliberatamente volto a promuovere qualsiasi tipo di opinioni politiche estreme o pericolose. Ci sono alcuni elementi che chiariscono la misura in cui queste immagini sono pura propaganda: innanzitutto i colori. Il verde contro il rosso (il verde è in genere un colore “buono”, mentre il rosso è ovviamente sempre malvagio, il male, il diavolo, la Russia, ecc). Poi la raffigurazione dell’Ucraina, l’intero paese, sta tendendo la sua mano verso l’Europa, chiedendo disperatamente aiuto. Si tratta di una caratterizzazione assolutamente fuorviante e spregevole della crisi in Ucraina. Infine la Russia è raffigurata come qualcosa di disumano, un animale barbaro, mentre l’Europa è raffigurata come un essere umano placido, gentile, disponibile.” Continua Ryan nel suo articolo: “Come se questo non fosse già abbastanza sbagliato, il libro comprende anche una mappa del mondo per aiutare i ragazzi a capire quali paesi sono buoni e cattivi, quali sono liberi e “non liberi”. In quella mappa, l’avrete indovinato, la Russia è indicata come un stato “non libero”. Semplicemente così, senza alcun dibattito a proposito: la Russia non è un paese libero, ragazzi! Ma cosa rende un paese “libero” o buono, e chi decide?” Questo libro di scuola per ragazzi è un passo troppo in là, e le scuole e gli insegnanti che lo utilizzano dovrebbero vergognarsi. Non c’è altro modo di guardare quelle immagini se non come una forma cinica di propaganda, un palese tentativo di lavaggio del cervello di adolescenti impressionabili mentre si stanno formando la loro visione del mondo.” (4)
Ma torniamo al caso delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, in quanto all’inizio di cui avevamo fatto cenno all’inizio di questo articolo. In questo caso i media occidentali si sono mostrati indignati per avere scoperto, in seguito alle “false” accuse sostenute dalla CIA, che il Presidente russo Vladimir Putin avrebbe ordinato ad un servizio di intelligence di “hackerare” gli account di posta elettronica del Comitato Nazionale Democratico. A parte il fatto che le accuse della CIA sono false, come spesso accade, ma che cosa indicibilmente atroce, un paese, la Russia, avrebbe cercato di influenzare le elezioni di un altro paese sovrano, in questo caso gli Stati Uniti! Una cosa senza precedenti! Diabolica! Tipicamente russa! In risposta, basandosi su una totale assenza di prove in merito, l’amministrazione Obama ha espulso i diplomatici russi, accennato a sanzioni economiche, e ha promesso ulteriori ritorsioni. Nella ridda di sdegno occidentale, di conferenze stampa e di talk show, ci si potrebbe aspettare che qualcuno abbia posto la domanda piuttosto ovvia, se invece le agenzie statunitensi abbiano mai interferito nelle elezioni presidenziali russe. Eppure (sorpresa sorpresa!) la stampa occidentale, un’istituzione che ostenta costantemente la sua “obiettività”, non è riuscita a sollevare questa semplice domanda. E quindi, facciamola noi qui: gli Stati Uniti si sono impegnati mai in questo tipo di ingerenza? E se sì, quale effetto ha avuto sulla Russia? La risposta alla prima domanda, naturalmente, è un sonoro sì. Infatti occorre ricordare che nella corsa alle elezioni presidenziali del 1996 in Russia, i sondaggi misero il filo-occidentale in carica, Boris Eltsin, al quinto posto tra i candidati alla presidenza, con il supporto di solo l’8% degli intervistati. Gli stessi sondaggi mostravano che il candidato più popolare in Russia, con un ampio margine, era quello del Partito Comunista, Gennadij Zjuganov. Attenendosi alle leggi russe dell’epoca, Zjuganov spese meno di tre milioni di dollari per la sua campagna elettorale. Le stime della spesa di Eltsin, al contrario, vanno dai 700 milioni ai 2,5 miliardi di dollari. Questa fu una chiara violazione delle leggi, ma fu solo la punta di un iceberg. Nel febbraio 1996, sotto la spinta degli Stati Uniti, il Fondo Monetario Internazionale emise un “prestito d’emergenza” di 10,2 miliardi di dollari alla Russia. Questo denaro scomparve, perché Eltsin lo usò per puntellare la sua reputazione e per comprare voti. Gli strateghi della campagna per l’ex governatore Repubblicano della California, Peter Wilson, si diressero in segreto verso l’Hotel President a Mosca, da dove servirono Eltsin per assicurare la democrazia alla Russia (vedere l’articolo di Eleanor Randolph, “Gli Americani Rivendicano un Ruolo nella Vittoria di Eltsin”, sul Los Angeles Times del 9 luglio 1996). Eltsin monopolizzò tutti i principali mezzi di comunicazione, stampati ed elettronici, pubblici e privati. L’opinione pubblica russa subì un incessante ed incontrastato sbarramento di pubblicità politica mascherata da notiziari, finti “documentari”, false voci, allusioni, e promesse elettorali in malafede (tra cui l’erogazione degli arretrati ai lavoratori e ai pensionati, lo stop ad un’ulteriore espansione della NATO, e una soluzione pacifica alla guerra contro la Cecenia). Gli attivisti a favore di Eltsin minacciarono perfino che egli avrebbe organizzato un colpo di Stato e avrebbe fatto precipitare il paese in una guerra civile se Zjuganov avesse vinto le elezioni. Che la campagna di Eltsin abbia condotto operazioni quali l’interruzione dei raduni e delle conferenze stampa dell’opposizione, la diffusione della disinformazione tra i sostenitori di Eltsin, e la negazione dell’accesso ai media per l’opposizione, è oggi di pubblico dominio. Molti osservatori concordano sul fatto che, anche se le recenti accuse di hackeraggio mosse nei confronti la Russia risultassero vere, queste non avrebbero influenzato l’esito delle elezioni del 2016. Al contrario, l’ingerenza statunitense ed il finanziamento delle elezioni presidenziali del 1996 in Russia hanno chiaramente svolto un ruolo fondamentale nel trasformare Eltsin da candidato nettamente perdente con un consenso iniziale pari all’8%, ad un candidato vincente con un risultato ufficiale del 54,4% di voti ottenuti al secondo turno del ballottaggio. (5)
Altro esempio di questa meschina disinformazione è rappresentato dallo scoop del Bild: secondo il giornale tedesco, il Presidente Putin avrebbe addirittura infiltrato “un esercito segreto in Europa”, una cellula dormiente composta da centinaia di soldati d’elite, addestrati allo scopo di scatenare rivolte di piazza e disordini nelle città di diversi Paesi Europei; di questi, 300 sarebbero solo in Germania reclutati tra poliziotti e militari e addestrati tra le montagne della Svizzera al temibilissimo “Systema” l’arte marziale russa antica di secoli e diventata la principale tecnica di combattimento delle forze speciali di Mosca. La fonte della notizia? Un tale Boris Reitschuster, giornalista tedesco, corrispondente a Mosca del settimanale “Focus” e che a torto si definisce esperto di del Presidente Putin ed il quale nel suo ultimo libro, “La guerra coperta di Putin”, cita un presunto report di un non meno precisato “servizio segreto europeo” che solo a lui è stato in via del tutto eccezionale consentito di leggere. (2) (6) Insomma, spazzatura pura che non meriterebbe neppure una citazione a margine e che invece è pubblicata sul giornale più venduto d’Europa e ripresa da molti altri, tra cui l’inglese Daily Mail, secondo un meccanismo di rimbalzo tipico del sistema mediatico. (2)
Luca D’Agostini
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