Allen Welsh Dulles è stato il direttore della CIA, i servizi segreti statunitensi, dal 1953 al 1961.
Lo scrittore sovietico Ilya Grigor’evič Ėrenburg ha scritto: “Se Dulles, per qualche malinteso, dovesse andare in paradiso, inizierà a cospirare anche lì e inizierà a sparare agli angeli“.
Nato il 7 aprile 1893 a New York, Allen Dulles crebbe assistendo alle accese discussioni politiche dei suoi parenti. Infatti suo nonno John Watson Foster ricopriva la carica di segretario di Stato durante la presidenza di Benjamin Harrison, e lo zio Robert ricoprì la stessa posizione durante la presidenza di Woodrow Wilson. Non sorprende quindi che fin dall’infanzia Allen Dulles abbia sognato di diventare il terzo segretario di Stato della sua famiglia.
Dopo la laurea e un lungo viaggio intorno al mondo, nel 1915 Allen Dulles si unì al servizio diplomatico, lavorando in missioni statunitensi a Vienna, Berna, Berlino e Costantinopoli. Già da allora, i compiti di Dulles includevano principalmente la raccolta di informazioni di intelligence.
Fu in Svizzera che si verificò un incidente che caratterizzò la vita di Dulles. Un tardo pomeriggio della primavera del 1917, un uomo che si presentò come emigrante politico russo, si recò all’ambasciata degli Stati Uniti a Berna. L’uomo che aveva grandi piani rivoluzionari voleva discuterne con i rappresentanti degli Stati Uniti. Ma Dulles, che aveva in programma un appuntamento romantico per quella sera e credeva che quell’uomo fosse un pazzo, disse con sufficienza alla portineria dell’ambasciata che se quell’uomo avesse voluto, sarebbe potuto tornare la mattina seguente. L’uomo con tutta calma rispose: “Domani sarà troppo tardi” e si allontanò partendo immediatamente per la Russia. Il nome di quell’uomo era Vladimir Lenin.
Quest’episodio viene spesso ricordato come esempio di scarsa lungimiranza e mediocre professionalità di Dulles.
Nel 1926, Dulles lasciò il servizio diplomatico, diventando un dipendente dello studio legale Sullivan & Cromwell, in cui suo fratello maggiore ricopriva uno dei ruoli principali. In tale veste, Allen Dulles ebbe molto successo: i clienti apprezzarono in particolare la sua conoscenza della macchina statale degli Stati Uniti e sapere quali fossero le porte a cui bussare per i loro interessi.
Tuttavia, Dulles continuò ad essere coinvolto in attività diplomatiche. Rappresentò gli Stati Uniti in varie conferenze internazionali e strinse numerosi contatti con la Germania e l’Italia.
Alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, Allen Dulles e suo fratello furono autori di comportamenti altamente deprecabili, fornendo un contributo fondamentale al riarmo della Germania nazista. Una volta, al tavolo dei negoziati, Dulles incontrò Benito Mussolini ed Adolf Hitler, definendoli in seguito “persone meravigliose, decise e sincere“.
All’inizio della guerra Dulles fu assunto dall’Ufficio dei servizi strategici degli Stati Uniti. Dal 1942, diresse il centro di intelligence americano a Berna, diventando il capo dei servizi segreti statunitensi in Europa.
Dulles, che non nascose mai la sua antipatia nei confronti dell’Unione Sovietica, durante la guerra negoziò con i rappresentanti di influenti circoli tedeschi al fine di stabilire in Germania un regime fedele agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna, e che fosse contemporaneamente nettamente ostile all’Unione Sovietica.
Dulles manifestò simpatia per i nazisti anche dopo la guerra, tanto da reclutare circa il 10% del personale dell’intelligence militare di Hitler e persino William Canaris, l’ammiraglio tedesco, a comando dell’Abwehr, il servizio segreto militare nazista, dal 1935 al 1944. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, la CIA donò addirittura alla vedova di Canaris una villa in Spagna e gli corrispose una consistente pensione per tutto il resto della vita.
Alla fine della guerra, l’Ufficio dei servizi strategici degli Stati Uniti fu sciolto e nel 1947 fu creata la CIA, ma Allen Dulles continuò a lavorare nella nuova agenzia di intelligence.
Albert de Sugonzac, corrispondente del giornale “France Soire“, descrisse Allen Dulles in questo modo: “Un uomo in buona salute, alto poco meno di due metri e pesante almeno cento chili, ingrigito, con i baffi rigidi, il quale non si toglieva mai la pipa dalla bocca, sempre vestito con una vecchia giacca di tweed, sembrava non avere preoccupazioni nella vita“.
Un suo parente, il deputato statunitense Dulles Ray Kline, lo descrisse in questo modo: “Amava intraprendere operazioni complesse. Non era un fautore della pace. Idolatrava l’America, rispettava la cultura dell’Europa e odiava profondamente l’Unione Sovietica, considerandola un paese di selvaggi“.
Nel 1953, un rappresentante della famiglia Dulles fu nominato per la terza volta segretario di Stato, ma non fu Allen, piuttosto suo fratello maggiore John Foster Dulles, il quale non si dimenticò del fratello minore e d’accordo con il presidente Dwight Eisenhower, nominò Allen Dulles capo della CIA.
I successivi otto anni divennero l’apice della sua squallida carriera, caratterizzata da operazioni segrete in tutto il mondo per rovesciare governi legittimi ma non allineati agli interessi degli Stati Uniti. La CIA dei tempi di Dulles iniziò a praticare attivamente l’organizzazione di colpi di stato militari e omicidi politici, e questa “abitudine” rimarrà per sempre una sua caratteristica.
Nonostante Allen Dulles avesse rovesciato governi stranieri legittimi, i risultati da lui raggiunti furono ben lontani dal successo che si potesse immaginare.
Allen Dulles infatti intensificò gli sforzi per realizzare operazioni di spionaggio nel territorio dell’Unione Sovietica, ma nel periodo dal 1951 al 1954, il controspionaggio sovietico catturò più di trenta agenti segreti
paracadutati sul territorio sovietico. Molti furono fucilati e quelli ritenuti più affidabili furono costretti a collaborare con i servizi segreti russi. L’operazione ideata da Dulles si trasformò in un totale fallimento, tanto che lui stesso dovette firmare un ordine di abbandono della missione.
Altro insuccesso fu l’idea di spiare i sovietici realizzando una grandiosa rete telefonica a Berlino Est, passando attraverso un tunnel creato sotto il Muro di Berlino. Il costo dell’operazione fu di 6 milioni di dollari ma prima che entrasse in funzione, la rete fu scoperta dal KGB e il suo fallimento suscitò grande scalpore in Occidente. Addirittura il programma di voli aerei da ricognizione sul territorio sovietico ideati da Dulles, si tramutò in un clamoroso insuccesso dal momento in cui, il 1° maggio 1960, un aereo da ricognizione statunitense fu abbattuto e il suo pilota Gary Powers apparve pubblicamente dinanzi un tribunale militare sovietico. Ciò rappresentò una vera umiliazione per gli Stati Uniti.
La fase finale della carriera di Allen Dulles, si rivelò addirittura peggiore. Il suo tentativo di rovesciare Fidel Castro nel 1961 attraverso l’invasione di Cuba da parte di emigranti cubani armati, nota come “Invasione della Baia dei Porci”, si concluse con un netto fallimento.
A seguito di questa operazione, il presidente John Fitzgerald Kennedy costrinse Allen Dulles a dimettersi, umiliandolo così pubblicamente. Dulles non perdonò mai Kennedy per la sua rimozione in quanto era convinto che il responsabile del fallimento dell’operazione cubana fosse Kennedy stesso, il quale secondo Dulles non aveva stanziato abbastanza fondi per il successo dell’invasione.
Passò poco tempo e J. F. Kennedy fu ucciso a Dallas il 22 novembre 1963. Tra le molte versioni dell’omicidio, ne esiste una che sostiene che Allen Dulles avesse contribuito a eliminare Kennedy.
Nel 1995, l’ex ufficiale dell’intelligence militare John Newman pubblicò prove sensazionali che dimostravano come la CIA e l’FBI avessero distrutto documenti che indicavano una connessione tra i servizi segreti statunitensi e Harvey Lee Oswald, il “killer ufficiale” del presidente Kennedy. Secondo Newman, gli organizzatori dell’attentato furono il capo del controspionaggio James Angleton e l’ex direttore della CIA Allen Dulles.
Comunque difficilmente la realtà verrà fuori, infatti lo stesso Dulles, nemico giurato di Kennedy, fu incluso nella commissione che indagò sull’assassinio del presidente statunitense.
Allen Dulles trascorse gli ultimi anni della sua vita scrivendo memorie e partecipando a programmi televisivi sulla politica estera degli Stati Uniti.
Morì il 29 gennaio 1969 a causa di una polmonite.
Luca D’Agostini
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