La polizia criminale del Terzo Reich era sotto il comando di un ignobile individuo: Arthur Nebe.
Nebe nacque a Berlino nel 1894, in una povera famiglia di insegnanti scolastici. Si dall’adolescenza studiò teologia con grande interesse, motivo per il quale imparò l’ebraico.
I genitori incoraggiavano la passione del figlio: non avevano nulla in contrario se loro figlio fosse divenuto un pastore luterano. La Prima Guerra Mondiale però, modificò i programmi di vita di molti giovani.
Arthur Nebe si offrì volontario per il fronte dove combatté coraggiosamente: subì due ferite, si guadagnò due croci di ferro e gli spallacci da tenente. Da quel momento, il giovane Nebe vedeva di fronte a se solo la carriera militare.
Ma la Germania perse la guerra. In base ai termini dell’Accordo di Versailles, l’esercito tedesco fu ridotto e un numero enorme di ufficiali rimasero senza lavoro.
Trovare un’occupazione in un paese dilaniato dalla guerra era molto difficile, quindi quando si profilò all’orizzonte un posto vacante per agente della polizia di Berlino, con tanto di stipendio garantito, il giovane Nebe non esitò a candidarsi ed ottenne il posto.
La carriera di Nebe si sviluppò con successo: iniziò come un normale agente del dipartimento antidroga e ne divenne poi presto il capo.
Nebe mise subito in mostra la sua passione per la politica e nel 1931 aderì al Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori, formando una cellula di partito nella polizia di Berlino.
Nel 1933, i nazisti salirono al potere e iniziarono un’epurazione totale del personale. Gli ebrei furono i primi a perdere il lavoro nelle istituzioni governative, poi i comunisti, poi i socialdemocratici. Nei ruoli lasciati liberi, i nazisti collocarono i loro membri.
Il 1° agosto 1936 si aprirono a Berlino gli XI Giochi Olimpici Estivi. I nazisti attribuirono grande importanza ai Giochi, ritenendoli un’opportunità per dimostrare al mondo intero la bella apparenza del “nuovo ordine”. E ci riuscirono. Gli ospiti che giunsero a Berlino erano felicissimi, ma pochi sapevano cosa c’era dall’altra parte della festante vetrina.
Subito dopo aver accettato l’incarico di capo della “Kriminalpolizei” (“Kripo” – polizia criminale), Nebe ricevette immediatamente il compito di ripulire Berlino dagli zingari. Lo “zio Arthur” (come lo chiamavano alle spalle i suoi subordinati), al fine di rispettare e soddisfare l’incarico ricevuto, operò con fermezza e crudeltà.
Conoscendo Berlino come il palmo della sua mano, Nebe scelse un luogo nella periferia orientale della città, tra una discarica di rifiuti e un cimitero. Il territorio era circondato da filo spinato. Più di 800 persone furono deportate in quel luogo in pochi giorni. Si trattò in pratica di uno dei primi campi ci concentramento ed era situato proprio alla periferia di Berlino.
Dopo la fine delle Olimpiadi, il campo non fu smantellato, iniziò anzi ad accettare nuove schiere di prigionieri. Nel marzo 1943, la stragrande maggioranza dei prigionieri fu deportata ad Auschwitz. Hitler si mostrò soddisfatto dell’operato del capo della polizia.
Nel novembre 1937, Hitler tenne un incontro segreto con i vertici della Wehrmacht, in cui dichiarò senza mezzi termini che intendeva scatenare una guerra in Europa nel prossimo futuro. I generali erano inorriditi. Solo nel 1941, dopo vittorie schiaccianti, credettero che il Führer fosse un geniale invincibile stratega. Ma nel 1937, dal punto di vista strettamente strategico militare, rappresentava per loro solo un caporale e non temevano di contraddirlo.
Il ministro della Guerra, feldmaresciallo Werner von Blomberg, e il comandante in capo delle forze di terra, il generale Werner von Fritsch, si espressero categoricamente contro la guerra, prevedendo una sconfitta per la Germania, ancora più terribile che nella Prima Guerra Mondiale. Hitler incassò il colpo, (il tempo in cui rimuoverà i generali ostinati dai loro incarichi doveva ancora giungere), ma con le loro obiezioni Blomberg e Fritsch posero fine alle loro carriere.
Nel gennaio 1938, Blomberg, 59 anni, sposò Eva Grün, una stenografa di 25 anni del reparto forniture. Hitler e Göring furono i testimoni di nozze della cerimonia. Il giorno dopo però, il capo della polizia Arthur Nebe mostrò ad Hitler delle cartoline pornografiche prelevate dagli archivi della polizia, che ritraevano Eva Grün, la neo moglie del feldmaresciallo Blomberg. Si scoprì inoltre, che nei registri di polizia, Eva Grün era segnalata come “prostituta”.
Da quel momento la questione sull’opportunità della guerra, cominciò a volgere a favore di Hitler, il quale dopo aver visto le cartoline pornografiche, sfregandosi felicemente i palmi delle mani esclamò: “Una vergogna! Una vergogna!“
Il 26 gennaio 1938 Blomberg fu rimosso da tutti gli incarichi e il 4 febbraio 1938 fu licenziato Fritsch, accusato di omosessualità. E anche se la Corte d’Onore assolse Fritsch, la sua reputazione fu offuscata e perse il posto.
Ma oltre a raccogliere prove compromettenti, Nebe fu anche impegnato in “questioni” più importanti. Fu lui a proporre il gas come il metodo più efficace per uccidere. Furono i suoi agenti a catturare i sabotatori e i disertori quando la Germania iniziò la guerra. Gli agenti della “Kriminalpolizei” (“Kripo” – polizia criminale) non erano meno temuti degli agenti della Gestapo (la polizia segreta della Germania nazista).
Nel maggio 1941, alla vigilia dell’invasione dell’Unione Sovietica, furono creati quattro gruppi: A, B, C, D. Il loro compito era, seguendo le unità della Wehrmacht nei territori occupati, di rintracciare ed eliminare gli ebrei, gli attivisti del Komsomol, i membri del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, gli impiegati della NKVD e tutti coloro che lottavano con manifestazioni di attività anti-tedesca.
Himmler nominò Arthur Nebe comandante del gruppo B, che aveva l’incarico di operare a Mosca. Mentre la conquista di Mosca ritardava sempre più, grazie alla valorosa resistenza dell’Armata Rossa e dei cittadini della capitale sovietica, nell’agosto 1941, Himmler giunse in aereo nella regione di Mosca per fare il punto della situazione con Arthur Nebe. Nebe stesso, per dimostrare quali abilità avessero raggiunto i suoi subordinati, organizzò un’esecuzione dimostrativa di 100 ebrei russi da effettuare di fronte a Himmler, il quale si dimostrò molto soddisfatto. Nel periodo in cui operò in Unione Sovietica, il gruppo B agli ordini di Nebe uccise un totale di 45.467 ebrei.
Ma Mosca rimase un miraggio per i nazisti. L’Armata Rossa e i valorosi cittadini sovietici impedirono ai tedeschi l’ingresso in città.
Nell’autunno del 1941, Nebe tornò a Berlino, presso la sede della “Kriminalpolizei” (“Kripo” – polizia criminale). In Germania ottenne un incarico da svolgere in sinergia con la Gestapo: catturare sabotatori e spie.
Nebe si mise subito all’opera, ma al contempo continuò a dare la caccia ai criminali ordinari e nel periodo dal 1942 al 1943 ricoprì addirittura la carica di presidente dell’Interpol.
Essendo una persona altamente informata e che nel 1941 aveva vissuto la delusione della mancata conquista di Mosca, Nebe cominciò ad intuire la seria possibilità di una bruciante sconfitta per la Germania. Non si fece illusioni riguardo una sua possibile salvezza. Sapeva benissimo che se fosse caduto nelle mani dei sovietici, ad attenderlo ci sarebbe stata una morte certa. Pertanto, quando nel luglio 1944, tra i generali della Wehrmacht, sorse un piano per uccidere Hitler, Nebe si unì alla cospirazione, sperando di salvarsi la vita partecipandovi.
La bomba portata dal conte von Stauffenberg il 20 luglio 1944 al quartier generale del Führer esplose, ma Hitler sopravvisse. Iniziarono così gli arresti dei cospiratori.
Il 25 luglio 1944, Nebe non andò a lavorare e il generale Kaltenbrunner iniziò a sospettare qualcosa. Il 5 agosto 1944 furono trovati dei vestiti sulla spiaggia di Wannsee, nelle cui tasche c’era il tesserino di servizio Nebe. Il generale Kaltenbrunner non credette al suicidio del capo della “Kriminalpolizei” (“Kripo” – polizia criminale) e scrisse un mandato per il suo arresto e ordinò al capo della Gestapo, Heinrich Müller, di trovare “questo bastardo” e di catturarlo vivo in modo da poter “scuoiare la sua pelle“.
Tuttavia, tutta la potenza dell’apparato della Gestapo non risultò sufficiente per trovare lo scomparso Nebe. Fu annunciata una ricompensa di 50 mila marchi per la testa di Nebe, ma nessuno si presentò con informazioni utili. Müller si rivolse allora ad uno dei suoi migliori uomini, il capo del dipartimento IVA3, Willy Litzenberg, e gli ordinò di occuparsi personalmente della ricerca di Nebe.
Litzenberg capì che Nebe non poteva essere trovato con metodi convenzionali. Sicuramente aveva a disposizione documenti per garantirsi una nuova identità, un rifugio affidabile, e chi, se non il capo della polizia criminale, sapeva come funzionava il sistema di ricerca e come eluderlo. Per prima cosa, ordinò quindi di raccogliere informazioni sull’ambiente che circondava Nebe.
Presto, sulla scrivania di Willy Litzenberg apparve un’informativa, dalla quale emerse che il rapporto tra Nebe e il commissario di polizia del dipartimento delle donne, Heida Gobbin, andava oltre quello ufficiale. Litzenberg ordinò quindi che gli fosse portata la signora Gobbin.
La donna però aveva interrotto la relazione con il suo amante, ma era comunque entusiasta di fornire l’indirizzo presso il quale Nebe avrebbe potuto probabilmente nascondersi. Il motivo di tanto entusiasmo era la gelosia: durante i loro ultimi incontri, Arthur Nebe non mostrò il suo precedente ardore d’amore ed Heida Gobbin era convinta che il motivo fosse la presenza di un’altra amante!
Nebe, come tutti i nazisti d’altronde, non brillava certo per intelligenza e quindi, nonostante in quel periodo fosse il maggior ricercato in Germania, non tenne a bada i suoi istinti sessuali. Dopo la confessione di Heida Gobbin, un gruppo di 20 agenti della Gestapo si diresse verso la cittadina tedesca di Motzen.
Così, il 16 gennaio 1945, Arthur Nebe fu arrestato. Il 2 marzo 1945 fu condannato a morte e impiccato il giorno successivo, anticipando così di poco il verdetto che avrebbe espresso il Tribunale militare internazionale di Norimberga.
Luca D’Agostini
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Fonti
Ronald Rathert. Verbrechen und Verschwörung: Arthur Nebe: Der Kripochef des Dritten Reiches. — Münster: Lit Verlag, 200
Ernst Klee. Das Personenlexikon zum Dritten Reich. — 2. Auflage. — Frankfurt am Main: Fischer Taschenbuch Verlag, 2007
Lutz Hachmeister. Der Gegnerforscher. Die Karriere des SS-Führers Franz Alfred Six. — München: Verlag C. H. Beck, 1998
Niels Weise. Reichskriminaldirektor Arthur Nebe – Dissident und Opportunist // Portraits zur Geschichte des deutschen Widerstands. Historische Studien der Universität Würzburg. — Randen/Westfalen: Verlag Marie Leidorf, 2005
Peter Black. Arthur Nebe – Nationalsozialist im Zwielicht // Die SS: Elite unter dem Totenkopf / Ronald Smelser, Enrico Syring. — Padeborn: Verlag Ferdinand Schöningh, 2000
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