Alcuni quando parlano del Presidente Putin lo definiscono un omofobo che fa arrestare gay e lesbiche. Si tratta però del solito diluvio di falsità e di liquame di cui l’Occidente è divenuto esperto produttore. Iniziamo con una precisazione: in Russia non è mai stato arrestato nessun gay e nessuna lesbica per via del loro orientamento sessuale, ne tantomeno esistono leggi discriminatorie in tal senso.
Purtroppo viviamo in una società dove la russofobia è dilagante. Come sostiene Giulietto Chiesa: “Il sistema informativo occidentale è interamente inquinato da false notizie, da enfiagioni di piccole e secondarie notizie, da distorsioni dei fatti e quando non si può dire nulla di sensato, da un mortale silenzio: tutte cose innaturali che vengono instillate ad arte da farabutti, spesso ignoranti, spesso mal pagati, talvolta pagati profumatamente per avvelenare le coscienze.” (1)
Iniziamo quindi con un l’inquadrare gli elementi normativi nel contesto storico e geografico. Dal 1993, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica e la depenalizzazione dell’omosessualità, non vi è nessuna legge contro la discriminazione basata sull’orientamento sessuale o anche sulla sola espressione dell’identità di genere. (2) Nel 1999 la Federazione Russa ha eliminato l’omosessualità dal rango di malattia mentale, previsto invece durante gli anni dell’Unione Sovietica. Dal 2003 i gay possono servire normalmente nelle forze armate e di polizia, al pari di tutti gli altri. Nell’Unione Sovietica le operazioni di cambiamento di sesso sono state vietate fino agli anni ’60. La Legge della Federazione Russa sugli Atti di Stato Civile varata nel 1997, all’articolo 70 prevede la possibilità di rettificare gli atti di stato civile in base al documento che conferma l’avvenuta trasformazione di sesso rilasciato dalla clinica in cui si è svolto l’intervento. Inoltre, le persone transessuali possono cambiare il loro passaporto in seguito alla trasformazione di sesso. I matrimoni omosessuali non sono ammessi in Russia (così come in tante altre parti del mondo). Per quel che riguarda le adozioni per i single che vivono in Russia, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, possono adottare minori rimasti orfani, ma tale opzione è negata alle coppie omosessuali. I bambini con cittadinanza russa possono essere adottati da un single omosessuale che vive in un paese straniero, ma a condizione che questo paese non riconosca i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Ricordiamo solo che secondo recenti sondaggi, l’85% della popolazione russa è contraria ai matrimoni gay e alle adozioni da parte degli omosessuali. Infine, dal 16 aprile del 2008 è permesso agli omosessuali di donare il sangue. Siete stupiti vero? Vi aspettavate che vi fossero leggi che bruciassero vivi gli omosessuali, oppure che prevedessero campi di concentramento e torture, che vi fossero procedure per la cura coatta e forzata degli omosessuali. Vi aspettavate che fossero emarginati e discriminati e che non potessero svolgere alcun tipo di attività lavorativa. Che fossero costretti a nascondersi negli scantinati come i topi e condannati a non vedere mai la luce per paura dei rastrellamenti. Delusi? Nulla di tutto di questo!
Quella in vigore dal 30 giugno 2013 in Russia è una solo una legge, già presente in Lituania, Ucraina e Moldavia, che si chiama “Legge contro la propaganda sessuale e omosessuale ai minori” scritta dal deputato alla Duma di Stato Vitalij Milonov e serve a tutelare i minorenni da ogni genere di molestie e propaganda sessuale fino al compimento della maggiore età.

Vitalij Milonov
Di fatto l’articolo 6 comma 21 di tale legge, vieta la propaganda omosessuale rivolta ai minorenni e recita quanto segue: “S’intende per propaganda l’atto di distribuire a minorenni informazioni che hanno lo scopo di creare atteggiamenti sessuali non tradizionali; rendono attraenti i rapporti sessuali non tradizionali; sostengono che il valore sociale delle relazioni sessuali tradizionali e non tradizionali è lo stesso; creano un interesse per le relazioni sessuali non tradizionali”. Chi si rende responsabile di questa propaganda presso i minori deve pagare una multa massima di cinquemila rubli (circa 74 euro). (3)
Ma è anche vero che a Mosca, San Pietroburgo, Kazan la movida gay non è affatto limitata: esistono molti locali, anche famosi, molto frequentati, i social network e le app per gli incontri gay funzionano attivamente e funzionano persino compagnie di taxi create ad hoc, per evitare qualsiasi tipo di problema con la stragrande maggioranza della popolazione che non gradisce l’ostentazione di atteggiamenti omosessuali in pubblico. (4)
E’ interessante notare come nel 2013, il primo ministro olandese Mark Rutte ha affrontato la questione delle leggi russe che vietano la “propaganda gay” con il Presidente Vladimir Putin. Rutte ha sostenuto che queste leggi potrebbero portare alla limitazione dei diritti per le persone LGBT. Allorché il Presidente Putin ha colto l’occasione per chiedere a Rutte perché organizzazioni che sostengono la pedofilia sono autorizzate ad operare nei Paesi Bassi. Il Presidente Putin di fronte ad un imbarazzato Rutte ha detto: “Mi è difficile immaginare che le leggi di Mosca permetterebbero di operare ad un’organizzazione che sostiene la legalità della pedofilia. In Olanda, tuttavia, questo è possibile. Un’organizzazione del genere esiste. Abbiamo solo bisogno di imparare ad ascoltarci meglio l’un l’altro, a rispettarci l’un l’altro, mi comprende?”
Questo serve per ricordare che ciò che è “libero” e “non libero”, e quali “diritti umani” siano i più importanti, non è così univoco in ogni campo ed in ogni cultura. L’Occidente che detta alla Russia come questa deve gestire i propri affari interni è solo un’altra manifestazione di questa idea che va bene dire a un paese “sei un paese cattivo” e che cosa deve fare, semplicemente perché tu hai deciso che sei quello “per bene”. (5)
Eppure i media occidentali hanno comunque organizzato un’oscena quanto ridicola campagna sulla presunta legge approvata dalla Duma. Per capire quanto inaffidabili siano i media occidentali è davvero interessante analizzare quanto dichiarato dal russo Nikolaj Aleksejev, gay e attivista LGBT, capo dell’organizzazione “gayrussia.ru”, (ma come, esistono organizzazioni LGBT legali nella Russia del “dittatore omofobo” Putin?), con alle spalle anni di battaglie per i diritti degli omosessuali, i tentativi spesso repressi di organizzare gay pride a Mosca, qualche notte trascorsa in prigione e una causa vinta all’Alta Corte Europea per i Diritti dell’Uomo contro il suo governo.

Nikolaj Aleksejev
Il bersaglio delle dichiarazioni di Nikolaj Aleksejev sono giornali e giornalisti europei e statunitensi, sui quali la Legge contro la propaganda sessuale e omosessuale ai minori è palesemente ingigantita. A Russia Today, Aleksejev ha dichiarato: “È vista come il più vergognoso testo di legge al mondo da quando Adolf Hitler prese il potere per sterminare gli ebrei. C’è chi pensa e scrive che le autorità russe portano via i figli dalle mani di genitori omosessuali, cosa che ovviamente non ha nulla a che vedere con la realtà. Chi sostiene ciò sono i giornali, ma anche le comunità LGBT statunitensi: tra queste c’è il Queer Nation, che, tempo fa, pubblicò una lista di 33 attivisti russi che invitavano a boicottare i giochi invernali di Sochi. Ci si è scordati, però di dire che gran parte di questi firmatari vivono all’estero, la Russia l’hanno lasciata da tempo.” Tra gli esempi riportati, c’è quello del fotografo Aleksandr Kargaltsjev, che ha ottenuto asilo politico dagli Stati Uniti dopo il Moscow Pride del 2009, in seguito al semplice fatto di aver dichiarato senza alcuna prova a sostegno di aver subito violenze per mano di polizia e militanti omofobi: Ha dichiarato Aleksejev: “È davvero sorprendente sentire ciò alla luce del fatto che la location del Moscow Pride era conosciuta solo agli organizzatori, che hanno portato gli attivisti all’evento con i pullman, proprio per proteggerli. Ho cercato il suo nome nella lista di chi c’era quel giorno, senza successo. Ma per Kargaltsjev dire che era lì è risultato essere sufficiente, e le autorità degli Stati Uniti gli hanno creduto.” Insomma, si è fatto un gran parlare per una legge che secondo Aleksejev sarebbe da abrogare ma che definire “persecutoria” è eccessivo: le punizioni sono state multe per un importo equivalente a 50 euro, non la reclusione in carcere come più di qualche testata giornalistica occidentale ha sostenuto. La campagna contro il Presidente Putin, prosegue Aleksejev, si è fatta anche un po’ imbarazzante al confronto di paesi come Iran, Arabia Saudita e Zimbabwe dove chi è omosessuale rischia persino la morte. (6)
GayRussia.ru è, tra l’altro, l’organizzazione che ha denunciato la bufala tipica della propaganda russofoba dei “campi di sterminio per omosessuali” in Cecenia ed ha querelato Novaja Gazeta, il quotidiano che per primo l’ha diffusa. Ha chiesto ed ottenuto anche la rimozione di foto fuorvianti, decontestualizzate ed addirittura false, alcune riprendevano lo stesso Aleksejev, utilizzate da media online e siti di petizioni per accompagnare la fake news riguardante l’esistenza di quei presunti lager. (7)
Riguardo il tema della legge contro la propaganda omosessuale ai minori, concludo questo articolo con la risposta che il Presidente Vladimir Putin fornisce al giornalista Oliver Stone nel corso della sua famosa e recente intervista.
Luca D’Agostini
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Fonti
(1) Giulietto Chiesa
(2) refworld.org
(3) Legge giusta
(6) Aleksejev
( 7) Bufala dei lager
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