In questo articolo analizzeremo lo scandalo che sconvolse la corte francese e catturò l’attenzione dell’opinione pubblica europea.
Lo scandalo contribuì in maniera determinante a deteriorare l’immagine, già compromessa, della Regina di Francia, la quale all’epoca veniva soprannominata “l’austriaca” e in molti casi, con un termine ancora più dispregiativo: “la cagna austriaca“.
Uno dei ruoli da protagonista in questa affascinante vicenda l’ebbe Jeanne de-Saint-Rémy-de Luz de Valois, la quale in accordo con il marito si autoproclamò “Contessa de La Motte”, ma a parte il sangue reale che scorreva nelle sue vene, in quanto discendente della famiglia “Valois”, cioè la famiglia francese che regnò prima dei Borboni, questa donna non aveva alcun titolo nobiliare riconosciuto. Allora, per comprendere gli accadimenti che caratterizzarono l’affare della collana, occorre partire dall’analisi della figura di costei.
Jeanne de-Saint-Rémy-de Luz de Valois nacque a Fontette, nel nord-est della Francia, il 22 luglio 1756, in una famiglia molto povera. Suo padre, Jacques de Valois-Saint-Rémy, aveva sangue reale dei Valois, era discendente di Enrico di Saint-Rémy, figlio illegittimo di Enrico II de Valois e Nicole de Savigny, ed era un alcolizzato che viveva di espedienti. La madre, Marie Jossel era una lavandaia dissoluta. I tre figli, Jacques, Jeanne e Marie-Anne, rimasero presto orfani del padre il quale morì nel 1762.
La madre si trasferì a Boulogne, vicino Parigi ed instaurò una relazione con un altro uomo, altrettanto alcolizzato e perfino violento, il quale costrinse i tre bambini a mendicare. I bambini giravano sudici per le strade di Parigi elemosinando e dicendo: “Vi prego date qualcosa a dei piccoli bambini che discendono dai Valois“.
Un giorno i tre bambini incontrarono in strada una nobildonna e chiesero l’elemosina anche a lei. Si trattava di Madame de Boulainvilliers, la quale incuriosita dalle loro origini, con l’aiuto di un prete accertò l’effettiva discendenza dei bambini dai Valois, e decise di toglierli dalla strada e di prendersene cura. Il maschio, Jacques, entrò nell’accademia militare e divenne un soldato. Le due sorelle, Jeanne e Marie-Anne, studiarono in un collegio a Passy. Dopo gli studi, anziché diventare suore come si pensava, le due sorelle tornarono a Bar-sur-Aube.
Nel 1780 Jeanne Valois sposò il nipote dei Surmont, il conte Antoine-Nicolas de La Motte. Le origini nobili dell’uomo erano alquanto dubbie, ma i due riuscirono comunque ad ottenere i titoli di conte e contessa de La Motte Valois. Ma i titoli non fornivano loro alcuna rendita. Era necessario per i coniugi La Motte-Valois essere accolti a corte, a Versailles. Ciò però risultava molto difficile. Jeanne de-Saint-Rémy-de Luz de Valois cercò in tutti i modi, con vari espedienti e trucchi di riuscire ad incontrare Maria Antonietta, ma ciò non avvenne mai. Nonostante la sua insistenza e perseveranza, non incontrò e non conobbe mai la Regina.

Jeanne de-Saint-Rémy-de Luz de Valois

Maria Antonietta
Jeanne de-Saint-Rémy-de Luz de Valois, nel suo intento di entrare ed essere accolta a corte, cercò di ingraziarsi alcuni nobili uomini. Così, si concesse loro sessualmente, sia in cambio di doni e regalie, sia cercando di ottenere la promessa di introdurla negli ambienti di corte.
La sua difficile situazione economica la spinse addirittura ad estorcere denaro ad uno di questi uomini ai quali offriva relazioni sessuali. Fu così, che con lo scopo di estorcere denaro ad uno dei suoi amanti, il cardinale Louis de Rohan, Jeanne Valois mise in atto un inganno facendogli credere di avere un rapporto confidenziale con la regina Maria Antonietta. Il cardinale, proprio per i suoi modi dissoluti e per nulla consoni all’abito che indossava, era mal visto da Maria Antonietta, la quale da tempo si rifiutava di incontrarlo. Inoltre, Maria Antonietta non vedeva di buon occhio il cardinale, poiché egli aveva raccontato alcuni suoi segreti all’imperatrice d’Austria Maria Teresa, sua madre. In aggiunta, la Regina aveva anche sentito parlare di una lettera in cui il cardinale parlava in modo leggero e offensivo di sua madre.

Cardinale Louis de Rohan
Ma il cardinale Louis de Rohan aveva intenzione di entrare nelle grazie della Regina e aspirava alla carica di Primo Ministro, e così quando il cardinale e Jeanne Valois divennero amanti, Jeanne pensò bene di fargli credere di essere in buoni rapporti con Maria Antonietta e che avrebbe potuto aiutarlo a realizzare il suo desiderio. Jeanne Valois fu così abile che il cardinale le credette.
Fu così che Jeanne Valois decise di organizzare un falso incontro tra il cardinale Louis de Rohan e Maria Antonietta. Il piano riuscì e il finto incontro avvenne di notte nel boschetto di Venere, sito nel giardino di Versailles. La finta Maria Antonietta si presentò nel boschetto di notte con il capo avvolto da un grande cappello ed il viso coperto da un velo scuro e promise al cardinale di dimenticare le incomprensioni del passato. Ma chi era quella persona che il cardinale diede per scontato fosse la Regina? Quella donna era in realtà una prostituta di nome Nicole Leguay alla quale in seguito Jeanne Valois conferì il titolo di contessa D’Oliva.
In seguito a quell’incontro Jeanne Valois disse al cardinale che la Regina aveva bisogno di dimostrazioni di affidabilità da parte del cardinale stesso e che quindi era stata incaricata di fungere da tramite e riscuotere tutte le donazioni che il cardinale Louis de Rohan intendesse devolvere a Maria Antonietta. Il cardinale, nella speranza di ripercorrere le orme del cardinal Mazzarino, diede fondo a tutte le sue risorse, convinto che quei soldi giungessero realmente alla Regina, ma in realtà finivano nelle tasche della spregiudicata Jeanne Valois.
Con tutti questi soldi Jeanne de-Saint-Rémy-de Luz de Valois costruì una splendida villa nella quale andò a vivere con il marito, ma una buona parte dei soldi lì diede anche ad un altro suo amante, un certo Rétaux de Villette, un ragazzo molto giovane e aitante, autore delle le lettere scritte al cardinale a firma (falsa) della Regina. Queste lettere era firmate “Maria Antonietta di Francia“.
A questo punto entrò in scena la famosa collana di diamanti. Da tempo, due gioiellieri Bohmer e Bassenge provarono a vendere alla Regina una gigantesca collana di diamanti. Maria Antonietta, ricevette a corte i gioiellieri, ma quando apprese il prezzo disse: “Grazie miei cari gioiellieri, apprezzo il fatto che abbiate pensato a me, ma al momento non posso permettermi un tale esborso di denaro“. Bisogna infatti considerare che Maria Antonietta e tutta la famiglia reale erano piombati in un vortice di critiche per le eccessive spese di corte.
I due gioiellieri però non si arresero, anche perché dopo essersi indebitati, non riuscire a vendere quella collana per loro sarebbe equivalso a finire in bancarotta. Appresero poco dopo che una certa Jeanne Valois dichiarava di essere in eccellenti rapporti di confidenza con la Regina e così le chiesero di intercedere affinché convincesse Maria Antonietta ad acquistare la collana. Jeanne Valois avendo ben compreso il valore della collana cercò di impossessarsene e tal fine ideò un piano.
Il 21 gennaio 1785 comunicò ai due gioiellieri che la Regina era disponibile all’acquisto della collana, ma che per via del costo elevato del gioiello, per non destare ulteriore preoccupazione nell’opinione pubblica, non lo avrebbe fatto apertamente, bensì tramite un intermediario. Fu il cardinale di Rohan a trattare sul prezzo della collana, che fu acquistata per 1.600.000 livres (pari a circa 500 kg d’oro) pagabili a rate. Affermando di essere stato autorizzato da Maria Antonietta, il cardinale in buona fede mostrò ai gioiellieri le condizioni dell’accordo, scritte a mano e firmate dalla Regina. L’accordo recitava che la prima rata doveva essere pagata dal cardinale contestualmente alla consegna della collana e che le successive rate sarebbero state pagate dalla Regina. Il cardinale pagò immediatamente la prima rata e poco dopo, portò la collana a casa di Jeanne Valois affinché la consegnasse a Maria Antonietta.
In casa, Jeanne Valois e suo marito Antoine-Nicolas de La Motte, in modo alquanto brutale cercarono di estrarre i diamanti dalla collana con la speranza di rivenderli. Distrussero il monile e danneggiarono anche alcuni dei diamanti. Pochi giorni dopo Antoine-Nicolas de La Motte partì per Londra portandosi dietro i diamanti nel tentativo di venderli nella capitale inglese e di non suscitare sospetti in Francia. Sua moglie, Jeanne Valois, rimase a Parigi.
Logicamente, le successive rate non furono pagate e così, dopo aver atteso qualche giorno, i due gioiellieri scrissero alla Regina, sollecitando il pagamento delle rate relative all’acquisto della collana. Maria Antonietta non rispose a quelle lettere, poiché ignorava totalmente a cosa si riferissero. L’insistenza dei due gioiellieri fu tale, che la Regina e suo marito diedero avvio alle indagini.
In breve tempo la colossale truffa emerse totalmente trascinando nel baratro i suoi responsabili. Per prima cosa, il Re, Luigi XVI convocò il cardinale Louis de Rohan chiedendogli spiegazioni. L’alto prelato a sua discolpa mostrò le lettere firmate “Maria Antonietta di Francia“. Il Re allora ricordò al cardinale che tutti sapevano che la Regina firmava le sue lettere solo con il suo nome di battesimo “Maria Antonietta” e che volutamente, non sentendosi francese, non aveva mai firmato in quel modo. Il cardinale non seppe cosa rispondere, capì in quel momento di essere stato totalmente ingannato, ma fu comunque immediatamente arrestato. Nello stesso momento, il 18 agosto 1785, a Parigi furono arrestati la spregiudicata Jeanne de-Saint-Rémy-de Luz de Valois e il suo giovane amante Rétaux de Villette, autore delle false lettere a firma della Regina. Fu arrestata anche Nicole Leguay, contessa D’Oliva, la prostituta che si era prestata a mascherarsi da Maria Antonietta.
Fu istituito un processo in seguito al quale Rétaux de Villette fu ritenuto colpevole di falsificazione di documenti. Fu condannato ai lavori forzati ed espiata la pena, all’esilio perpetuo dalla Francia. Emigrò in Svizzera dove scrisse un suo memoriale dello scandalo e dove morì in seguito ad una malattia.
La prostituta Nicole Leguay e il cardinale Louis de Rohan furono assolti poiché furono ritenuti vittime dell’inganno orchestrato da Jeanne Valois.
Jeanne de-Saint-Rémy-de Luz de Valois e suo marito Antoine-Nicolas de La Motte furono condannati come ideatori della truffa. Antoine-Nicolas de La Motte fu condannato in contumacia poiché era rimasto in Inghilterra, Jeanne Valois fu condannata alla fustigazione e ad essere marchiata a fuoco con la lettera “V”, dalla parola “voleur” che in francese significa “ladro”. Fu marchiata sulla spalla e sul seno, e poi fu rinchiusa nella prigione delle prostitute e manicomio, la Salpêtrière.
Molta gente continuò a pensare che la Regina avesse usato Jeanne Valois per soddisfare il suo odio verso il cardinale de Rohan. La delusione che Maria Antonietta manifestò per l’assoluzione dell’uomo e il fatto che egli, dopo aver perso le sue cariche, fu esiliato nell’abbazia di la Chaise-Dieu contribuirono a rafforzare questa idea. Jeanne Valois riuscì inoltre a scappare dalla Salpêtrière e fuggì a Londra, e questo creò il sospetto che la Corte l’avesse aiutata; l’assoluzione del cardinale de Rohan spinse molti a credere che la Regina fosse in torto. Tutto ciò contribuì molto ad accrescere l’impopolarità di Maria Antonietta.
Lo scandalo della collana di diamanti ebbe un ruolo importante negli anni che precedettero la Rivoluzione, perché contribuì a screditare la monarchia francese. Maria Antonietta era una figura impopolare, e i pettegolezzi salaci sul suo conto la resero più che un peso alla figura del marito. Non riuscì mai a scrollarsi di dosso l’immagine di una donna che era stata capace di perpetrare una frode multimilionaria per i suoi scopi politici. Il fatto che circolassero voci sulla sua vita sessuale e su tali beghe riguardanti gioielli non la avvicinò certo al popolo. Inoltre lo scandalo spinse Luigi XVI ad avvicinarsi alla moglie, il che non lo aiutò a risolvere i successivi dilemmi politici.
Luca D’Agostini
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