Sono passati 13 anni da un attentato terroristico che colpì la Russia provocando una strage di bambini innocenti. Già nei momenti successivi l’attentato ed in tutti questi 13 anni, i media Occidentali non hanno mai perso occasione per strumentalizzare in modo vergognoso questa ferita nell’animo russo per alimentare la loro ormai ridicola propaganda contro il Presidente Vladimir Putin. In questo articolo partendo dalla cronaca di quanto accaduto si analizzeranno tutti gli scenari geopolitici che fanno da sfondo a questa strage e che costituiscono le cause di questo attentato terroristico.
Il 1 settembre 2004, alle ore 09.30 del mattino, un gruppo di terroristi faceva irruzione alla scuola N. 1 di Beslan (Repubblica dell’Ossezia del Nord, appartenente alla Federazione Russa, situata vicino al confine con la Georgia) e prendeva in ostaggio 1128 persone tra bambini, genitori e insegnanti. Alla fine di tre giorni di crisi, di una serie di esplosioni e di un assalto delle forze dell’ordine, morirono 334 persone di cui 186 erano bambini e più di 800 persone subirono disabilità permanenti. Questa azione fu rivendicata da Shamil Basayev, un capo militare ceceno. Lungi dall’esprimere la minima compassione per i russi, la stampa occidentale si è accanita, “stranamente”, contro il Presidente Putin, accusato in modo assurdo e meschino di essere il responsabile della carneficina perché avrebbe sostenuto un’atroce guerra coloniale in Cecenia e, contemporaneamente, avrebbe ordinato un folle assalto. Alcuni si sono spinti oltre, accusando il Presidente Putin di aver deliberatamente provocato il bagno di sangue per giustificare nuove misure autoritarie. (1) Così come, dopo gli attentati di Parigi, siamo stati richiamati da un’impressionante campagna mediatica all’obbligo di essere “tutti francesi”, con tanto di profili Facebook adornati con la bandierina francese ed ipocrita commozione, non si deve dimenticare quale fu invece il miserabile trattamento riservato, da tanta parte dei media occidentali alla tragedia che in quel momento sconvolgeva la Russia. La macchina della propaganda occidentale non perse tempo a demonizzare il Presidente Putin e la Russia anziché concentrarsi sui collegamenti di Basayev con Al Qaeda e i servizi segreti sauditi in quanto quest’ultimo aspetto avrebbe portato l’attenzione del mondo verso le relazioni intime tra la famiglia del Presidente degli Stati Uniti George W. Bush e la famiglia del miliardario saudita Osama Bin Laden. (2) Anzi, a 13 anni di distanza è anche giunta la scandalosa sentenza della Corte Europea di Strasburgo, emanata il 13 aprile 2017 e ella quale la Russia è stata condannata per non aver prevenuto l’attentato e per l’eccessivo uso della forza nella liberazione degli ostaggi. (3)
Come accennavo in precedenza, conoscere il quadro geopolitico di questa parte di mondo è di fondamentale importanza per comprendere gli avvenimenti. Premessa per chi non sapesse cosa è la Cecenia! La Cecenia è uno Stato membro della Federazione Russa. Questo Stato è attraversato da una rete di oleodotti indispensabile per lo sfruttamento da parte della Russia del petrolio della regione del Mar Caspio. Di conseguenza, era nell’interesse dei rivali e degli avversari della Russia, e in particolar modo degli Stati Uniti, che il conflitto che dilaniava la Cecenia tirasse per le lunghe e si estendesse a tutto il Caucaso. (1)
Gli eventi che precedettero la strage furono i seguenti. Il 29 agosto 2014 si tennero in Cecenia le elezioni politiche che videro la partecipazione del 79{bf2d5288dc6227a85fa6963f1c2a3a723252f95cd63a7ef62921e0fbdef25089} degli aventi diritto al voto. Tutti gli osservatori internazionali, compresi quelli della Lega araba, attestarono l’autenticità dello scrutinio. Due giorni dopo, il Presidente francese, Jacques Chirac, e il Cancelliere tedesco, Gerhard Schröder, si recarono a Sochi, in Russia, per congratularsi con il Presidente Vladimir Putin per essere riuscito a ristabilire delle istituzioni democratiche in Cecenia.
I sostenitori dei disordini non avevano tuttavia risparmiato il loro impegno per far fallire il processo politico: e nel 2004 una lunga serie di attentati precedette la strage di Beslan. Il 6 febbraio 2004 un attentatore suicida si fece esplodere mediante l’utilizzo di 4 kg di tritolo mentre viaggiava nella metropolitana di Mosca tra le stazioni “Avtozavodskaja” e “Paveletskaya”. L’esplosione causò la morte di 41 persone e più di 250 feriti. (4) Il 9 maggio, durante la celebrazione del Giorno della Vittoria a Grozny, la capitale cecena, l’esplosione di una bomba uccise il Presidente ceceno Akhmad Kadyrov ed il Presidente del Consiglio di Stato Hussein Isayev. (5) Il 21 e 22 giugno, un gruppo guidato da Shamil Basayev compì una serie di attacchi nella città di Nazran, uccidendo 95 persone, tra cui 25 civili, ed inoltre sequestrò un deposito di armi, che furono poi utilizzate durante l’attacco alla scuola di Beslan. (6) (7) il 24 agosto un Tupolev 154, che collegava Mosca a Sochi, e un Tupolev 134, che collegava Mosca a Volgograd, esplosero in volo provocando la morte di 90 persone. Le autorità russe dichiararono che i due aerei erano stati oggetto di attentati. L’azione era stata rivendicata dalle Brigate di al-Islambouli. (1) (8) Il 31 agosto, la stessa organizzazione faceva esplodere una donna kamikaze a Mosca davanti alla stazione della metropolitana Rizhskaya, uccidendo 10 persone e ferendone cinquanta. (1) (9) Ma il peggio sarebbe dovuto ancora venire.
Il 1 settembre, 32 uomini e donne armati penetrarono nella scuola N. 1 di Beslan (Ossezia del Nord, Federazione Russa) durante la cerimonia del “primo giorno di scuola”. Radunarono nella palestra dell’edificio 1300 ostaggi, tra alunni, genitori degli alunni e personale scolastico, che imbottirono con una gran quantità di esplosivi. Le forze di sicurezza circondarono la scuola. Nel frattempo, i sequestratori non fecero alcuna rivendicazione e rifiutarono di dare da mangiare e da bere agli ostaggi. (1)
Il Cremlino, nel frattempo, che non considerava questa faccenda legata alla causa cecena, ma finanziata da una potenza straniera, investì il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il quale si rifiutò di trattare un progetto di risoluzione e preferì un comunicato di condanna del sequestro e degli attentati aeronautici, esortando la comunità internazionale a cooperare con le autorità russe per arrestare e condannare i colpevoli. (1)
I bambini continuarono ad essere lasciati senza acqua e cibo e furono costretti a bere la loro urina per sopravvivere. I sequestratori si mostrarono particolarmente insensibili e sarcastici. Il loro capo dichiarò di agire obbedendo all’ordine del loro comandante Shamil Basayev, senza formulare esigenze. Giocava a peggiorare la situazione, mentre i media di tutto il mondo affluivano nella cittadina. Ad un tratto, dichiarò che non avrebbe dato da bere ai bambini finché il Presidente Putin non avesse annunciato l’indipendenza della Cecenia in televisione. (1)
Il terzo giorno, il 3 settembre 2004, i terroristi autorizzarono i servizi sanitari ad evacuare i cadaveri di 21 ostaggi uccisi che, complici il caldo e l’umidità, cominciavano a decomporsi. Alle 13.05, nel momento dell’ingresso dei servizi sanitari si udì un’esplosione proveniente dalla palestra della scuola e divampò immediatamente un incendio che provocò un crollo parziale dell’edificio scolastico. In quel momento le forze speciali diedero l’assalto all’edificio scolastico operando in condizioni di scarsa visibilità a causa del fumo generato dalle esplosioni e dall’incendio in corso. I proiettili e le bombe causarono 376 morti, tra cui 172 bambini, 11 soldati russi e 32 terroristi. Sopravvisse un solo sequestratore, Nurpasha Kulaev, il quale fu arrestato e condannato all’ergastolo. (7) Le autopsie rivelarono che 22 dei suoi compagni d’armi erano tossicomani in astinenza al momento della morte. L’atto terroristico fu rivendicato da Shamil Basayev. L’operazione fu concepita per concludersi in una carneficina. Per realizzare l’attentato di Beslan, Basayev non ricevette l’appoggio delle forze combattenti cecene. Dovette utilizzare dei tossicomani, retribuiti con della droga. Basayev, infatti, non aveva legittimità e sostenitori in Cecenia. Era un capo militare che aveva partecipato a vari conflitti come mercenario, prima di tentare invano di affermarsi in politica in Cecenia, per poi ritornare ad attività militari. (1) Basayev per effettuare la strage creò quindi un gruppo di 33 terroristi affidandone il comando ad un trentunenne dell’Inguscezia, Ruslan Khuchbarov, soprannominato “il colonnello” e già ricercato per omicidio. (10)
L’obiettivo principale dell’attentato era quello, quindi, di creare una situazione di crisi e non di negoziare. Il sequestro avvenne tre giorni dopo l’elezioni presidenziali in Cecenia ed alcune ore dopo la fine del summit russo-franco-tedesco di Sochi, che sanciva la normalizzazione politica della Cecenia. L’obiettivo quindi era quello di fermare il processo politico e il riconoscimento internazionale dell’azione del Presidente Vladimir Putin per ristabilire la democrazia in Cecenia. (1)
Ma nonostante la sua rivendicazione, Shamil Basayev sul quale pendeva un mandato di cattura internazionale, a meno di un anno dall’attentato di Beslan, rilasciò un’intervista ad un canale della televisione statunitense. Addirittura venne nominato vice-primo ministro del governo ceceno in esilio a Washington ed a Londra. Ecco quindi le normali deduzioni: la strage di Beslan fu portata a compimento non da guerriglieri ceceni ma da mercenari. Fa parte del “grande gioco” che oppone le grandi potenze per il controllo del Caucaso e delle risorse della regione del Mar Caspio. Infatti il suo organizzatore, Shamil Basayev, venne nominato vice primo ministro di un governo in esilio, che ha dei beni a Washington e a Londra e che dispone di tutto l’aiuto logistico necessario fornito dal governo degli Stati Uniti. (1)
Il 26 aprile 2015, la principale emittente televisiva nazionale della Russia, “Rassija 1”, ha celebrato il Presidente Vladimir Putin in un documentario creato per il popolo russo nel quale venivano esposti gli eventi dell’ultimo periodo storico e lo stato generale dei rapporti fra Russia, Stati Uniti ed Unione Europea. Nelle parole del Presidente Putin si è potuta apprezzare la franchezza e la schiettezza. Nel bel mezzo del suo intervento il Presidente ha dichiarato senza mezzi termini, che l’Occidente sarebbe stato contento nell’avere come interlocutore una Russia debole, sofferente e mendicante, condizione che però, chiaramente, dato il loro carattere e l’indole, il popolo russo non sarebbe disposto a subire. Durante il suo intervento, il Presidente Putin ha detto, per la prima volta pubblicamente, qualcosa che in realtà l’intelligence russa conosce già da quasi due decenni, rimasta però in silenzio fino a quel momento, molto probabilmente, nella speranza di un’epoca di migliori e tranquille relazioni fra Russia e Stati Uniti. Il Presidente ha dichiarato che il terrorismo in Cecenia e nel Caucaso russo nei primi anni ’90 è stato attivamente sostenuto dalla CIA e dai servizi segreti occidentali per indebolire deliberatamente la Russia. Ha dichiarato che i servizi segreti russi dispongono della documentazione relativa al ruolo segreto degli Stati Uniti. (2)
Ora la documentazione di cui parla un professionista di intelligence di altissimo livello quale è il Presidente Putin è normalmente tenuta riservata dai servizi segreti russi, ma quanto segue in questo articolo, può rendere molto chiara l’idea del coinvolgimento al quale si riferiva il Presidente. Quanto segue infatti è tratto dal libro edito in lingua tedesca e dal titolo: “Amerika’s Heiliger Krieg: was die USA mit dem. Krieg gegen den terror wirklich bezwecken”, scritto nel 2015 da Frederich William Engdahl, un giornalista statunitense, specialista in questione geopolitiche ed energetiche. Scrive Engdahl nel suo libro: “Non molto tempo dopo che i Mujaheddin, finanziati dalla CIA e dai servizi segreti sauditi avevano devastato l’Afghanistan, la CIA stessa iniziò a cercare nuovi possibili luoghi di collasso dell’Unione Sovietica, dove i loro addestrati “Arabi Afghani” avrebbero potuto essere reimpiegati per destabilizzare ulteriormente e indebolire l’influenza russa nello spazio eurasiatico post-sovietico. Erano chiamati “Arabi Afghani” per il fatto che furono reclutati fra i musulmani wahabiti sunniti ultraconservatori provenienti dall’Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi, dal Kuwait, e da altre parti del mondo arabo wahabita. Giunti in Afghanistan nei primi anni ottanta furono portati da una recluta della CIA saudita dal nome tristemente noto di Osama Bin Laden. Con l’ex Unione Sovietica nel caos totale e allo sbando, l’Amministrazione di George W. Bush decise di reimpiegare i propri terroristi veterani afghani per portare caos e destabilizzazione in tutta l’Asia centrale ed all’interno della Federazione Russa stessa, proprio in una fase di crisi profonda e traumatica durante il collasso economico dell’era Eltsin. Nei primi anni novanta, la società di Dick Cheney, “Halliburton”, esaminò le potenzialità petrolifere di Azerbaigian, Kazakistan, e dell’intero bacino del Mar Caspio. La regione venne stimata essere “un’altra Arabia Saudita”. Gli Stati Uniti e il Regno Unito erano determinati a mantenere quella miniera d’oro fuori dal controllo russo con tutti i mezzi a disposizione. Il primo obiettivo di Washington fu quello di organizzare un colpo di stato in Azerbaijan nei confronti del Presidente eletto Abulfaz Elchibey per farvi insediare un nuovo presidente più “amichevole” nei confronti dell’idea che l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC) dovesse essere controllato dagli Stati Uniti. A quel tempo, l’unico oleodotto esistente da Baku era uno dell’epoca sovietica che prendendo l’olio di Baku attraversava la capitale cecena, Grozhny, portandolo verso nord attraversando la provincia del Daghestan in Russia, e, attraverso la Cecenia, giungeva al porto russo del Mar Nero di Novorossijsk. Il Presidente Bush concesse alla CIA il mandato di distruggere quell’oleodotto russo-ceceno creando così un tale caos nel Caucaso che nessuna società occidentale o russa avrebbe considerato l’idea di usare l’oleodotto russo di Grozhnij. La CIA utilizzò per l’operazione anche un veterano, il generale Richard Secord, ex Vice Assistente Segretario alla Difesa, il quale creò una società di copertura della CIA, la MEGA Oil. In Azerbaijan, Secord costituì una compagnia aerea con lo scopo di far volare segretamente, dall’Afghanistan in Azerbaijan, centinaia di Mujaheddin appartenenti al gruppo terrorista al-Qaeda guidato da Bin Laden. Nel 1993, la MEGA Oil reclutò e armò 2.000 Mujaheddin, convertendo così Baku in una base per operazioni terroristiche dei Mujaheddin nel Caucaso. L’operazione segreta dei Mujaheddin del Generale Secord nel Caucaso dette il via al succitato colpo di stato militare che ebbe come esito il rovesciamento del Presidente Abulfaz Elchibey eletto quello stesso anno e installandovi Heydar Aliev, più flessibile e bendisposto nei confronti degli Stati Uniti. I mercenari di Osama Bin Laden furono così utilizzati come truppe d’assalto dal Pentagono e dalla CIA per coordinare e sostenere le offensive musulmane non solo in Azerbaigian, ma poi anche in Cecenia e, in seguito, in Bosnia. Bin Laden affiancò a sé come comandanti un altro saudita, Ibn al-Khattab ed il ceceno Shamil Basayev. La Cecenia era, per tradizione, una società prevalentemente Sufi, un ramo più “morbido” dell’Islam apolitico. Ma la crescente infiltrazione dei ben pagati e ben addestrati terroristi Mujaheddin predicanti la Jihad o Guerra Santa contro i russi e sponsorizzati dagli Stati Uniti trasformò del tutto l’iniziale movimento riformista di resistenza cecena. Si diffuse così l’ideologia della linea dura islamista di al-Qaeda in tutto il Caucaso. Sotto la guida di Secord, le operazioni terroristiche dei Mujaheddin furono così anche rapidamente estese nel vicino Daghestan ed in Cecenia. Dalla metà degli anni novanta, Osama Bin Laden pagava Shamil Basaev parecchi milioni di dollari al mese, la fortuna di un re pensando ad una Cecenia che nel 1990 era economicamente desolata, consentendogli così di emarginare la maggioranza moderata cecena. I servizi segreti americani furono profondamente coinvolti nel conflitto ceceno fino alla fine degli anni 1990. Secondo Yossef Bodanskij, l’allora direttore del Congressional Task Force degli Stati Uniti sul terrorismo e sulla guerra non convenzionale, Washington partecipò attivamente alla “ennesima jihad anti-Russia, cercando di supportare e potenziare le forze islamiste anti-occidentali più virulente.” Bodanskij rivelò in dettaglio l’intera strategia della CIA nel Caucaso nel suo rapporto, affermando che: “in una riunione formale in Azerbaijan nel dicembre 1999, vennero discussi e concordati i programmi specifici per la formazione e l’equipaggiamento dei Mujaheddin dal Caucaso all’Asia del Sud e Centrale, per aiutare i ceceni e i loro alleati islamici a insorgere nella primavera del 2000 e sostenere la conseguente Jihad nel Caucaso attraverso una spirale di violenza e terrorismo.” (2)
Continua Engdahl nel suo libro: “Una volta tornato in Cecenia, Basayev creò la Brigata Internazionale Islamica (IIB) con il denaro dell’Intelligence saudita, con l’approvazione della CIA e coordinato attraverso la relazione con l’ambasciatore saudita di Washington nonché principe, Bandar Bin Sultan, intimo conoscente della famiglia Bush. Bandar, ambasciatore saudita di Washington per più di due decenni, era così intimo con la famiglia Bush che George W. Bush chiamava l’ambasciatore saudita “Bandar Bush”, considerandolo una sorta di membro onorario della famiglia. Nell’ottobre 1999, emissari di Basayev si recarono alla casa di Osama Bin Laden, nella provincia afghana di Kandahar, dove egli accettò di fornire assistenza militare e aiuti finanziari, prendendo anche accordi per inviare in Cecenia diverse centinaia di combattenti per la lotta contro le truppe russe e perpetrare atti di terrorismo. Successivamente, nello stesso anno, Bin Laden inviò ingenti somme di denaro a Basayev, al fine di essere utilizzate esclusivamente per la formazione di uomini armati, reclutamento di mercenari e di acquistare munizioni.” (2)
Ecco completato il quadro geopolitico. Abbiamo affrontato l’argomento della strage di Beslan da una prospettiva del tutto inedita rispetto alla narrazione effettuata dai media occidentali. L’unico fattore sul quale non si può discutere è rappresentato dal fatto che si tratta di una tragedia dalle enormi proporzioni e che ha ferito profondamente il popolo russo. Invece per quanto concerne le cause che hanno prodotto questo attentato e le relative responsabilità, il quadro geopolitico sopra esposto è utile per una corretta valutazione dell’accaduto ed ogni lettore probabilmente avrà aggiunto altri livelli di informazione al proprio bagaglio di conoscenze.
Per concludere, occorre sapere che alla fine del 2004, a seguito del tragedia di Beslan, il presidente Vladimir Putin, ordinò una missione segreta da parte dei servizi segreti russi di “ricerca e distruzione” per dare la caccia e uccidere i leader principali dei Mujaheddin caucasici, tra i quali Basayev. Le forze di sicurezza russe ben presto scoprirono che la maggior parte dei terroristi ceceni-afgani-arabi erano fuggiti. Ottennero un rifugio sicuro in Turchia, in Azerbaijan, in Germania, a Dubai e nel Qatar, ma questa fuga non servì a loro per scampare alla giusta vendetta messa in atto dai servizi segreti russi. (2) Rispettando gli ordini del Presidente Putin, Basayev venne così ucciso dalle forze speciali russe in un’operazione mirata il 10 luglio 2006 a Ezakevo, nella Repubblica della Federazione Russa dell’Inguscezia. (11)
Luca D’Agostini
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