La storia di Anne Frank è la storia di una ragazza che non era destinata a sopravvivere alla Seconda Guerra Mondiale. In Russia, una delle prove documentali della terribile tragedia subita dal popolo sovietico, è costituita dal diario di una studentessa di Leningrado, Tanja Savičeva.
Tanja aveva solo sei mesi meno di Anne Frank, originaria di Francoforte. Non si conoscevano, ma i destini delle due ragazze furono uniti da una sventura: i crimini commessi dalla follia nazista.
Anne nacque il 12 giugno 1929, quattro anni prima che i nazisti salissero al potere. Suo padre, Otto Heinrich Frank, era un ex ufficiale tedesco in congedo e lavorava come imprenditore; sua madre, Edith Hollander Frank, era una casalinga.
Anne aveva una sorella maggiore, Margot. La vita della famiglia Frank al’inizio procedette tranquillamente. Tuttavia, nel 1933, quando il partito di Hitler salì al potere in Germania, una minaccia iniziò ad incombere su tutti gli ebrei. Otto Frank per non correre rischi decise di lasciare il paese. Emigrò in Olanda, ad Amsterdam, dove riuscì ad ottenere la posizione di amministratore delegato di Opteka.
Anne, Margot e la loro madre rimasero in Germania, trasferendosi da Francoforte ad Aquisgrana, dove viveva la loro nonna. Alcuni mesi dopo però tutta la famiglia Frank si trasferì ad Amsterdam.

In alto a sinistra la madre di Anne Frank, in basso al centro la sorella Margot, in basso a destra il padre di Anne Frank

Edith Frank con la sua figlia minore Anne e la sua figlia maggiore Margot

Otto Frank con le sue figlie Anne e Margot
La loro vita andò avanti. Anne crebbe e frequentò la scuola. Suo padre osservava con ansia i preparativi militari di Hitler e quando comprese che prima o poi sarebbe scoppiata una grande guerra in Europa, decise di emigrare negli Stati Uniti insieme alla sua famiglia. Tuttavia, non riuscì nel suo intento poiché non gli furono concessi i visti.

Anne Frank a scuola
Il 10 maggio 1940, ciò che Otto Frank temeva accadesse, accadde veramente: le truppe tedesche invasero l’Olanda. Solo quattro giorni dopo il comando olandese annunciò la resa. Fu così impossibile tentare qualsiasi tipo di fuga.
Le autorità occupanti naziste iniziarono la persecuzione degli ebrei. Furono imposte loro sempre più restrizioni e si iniziò a procedere all’invio degli ebrei nei campi di concentramento. Otto Frank, prevedendo un destino simile anche per la sua famiglia, decise di creare un rifugio.
All’interno dell’edificio sull’argine di Prinsengracht-263, dove si trovava la società Opteka, c’era una disposizione interna originale: a partire dal secondo piano, l’edificio era diviso in due parti: una parte, che si affacciava sul terrapieno stesso, era occupata dagli uffici Opteka e la seconda parte conteneva stanze del tutto vuote.
Nelle stanze vuote del 3°, 4° e 5° piano della seconda parte dell’edificio, Otto Frank e i suoi amici attrezzarono degli alloggi. L’unico passaggio che collegava il rifugio con la parte principale dell’edificio, era situato al terzo piano ed era mascherato da un armadio con documenti.

La casa di Anne Frank – Prinsengracht-263 (Amsterdam – Olanda)
I genitori pianificarono di andare a vivere nel rifugio dal 16 luglio 1942, ma i piani dovettero essere adattati. Il 5 luglio, la sorella maggiore di Anne, Margot Frank, ricevette una convocazione della Gestapo dall’Ufficio Centrale per l’Emigrazione Ebraica, che le ordinò di presentarsi per il trasporto al campo di concentramento di transito di Westerbork, situato nel nord dei Paesi Bassi.
Non era più possibile attendere e così il 6 luglio 1942 la famiglia Frank si trasferì nel rifugio. Il 13 luglio, il tedesco Peter van Pels si unì a loro con sua moglie e suo figlio. In precedenza, van Pels riuscì a diffondere la voce che la famiglia Frank era fuggita in Svizzera. Tale depistaggio avrebbe dovuto far allentare la ricerca da parte della Gestapo.
Per il suo tredicesimo compleanno, Otto Frank regalò a sua figlia Anne un piccolo album per autografi, rilegato con una copertina in tessuto. Fu così che dal giugno del 1942, Anne Frank iniziò a scrivere il suo diario.
La ragazza il 28 settembre 1942 scrisse sul suo diario: “Sta diventando sempre più difficile rendersi conto che non possiamo mai uscire. E provare la costante paura che ci trovino e ci sparino. Non è una prospettiva molto divertente!“
Non c’era alternativa alla vita da rinchiusa. La speranza di liberazione era illusoria: nessuno sapeva quanto tempo sarebbe dovuta durare questa situazione. Ogni giorno il timore era sentire bussare alla porta ed assistere all’apparizione della Gestapo.
I colleghi di Otto Frank mantennero il segreto e aiutarono gli abitanti del rifugio.
Anne Frank il 9 ottobre 1942, nel suo diario scrisse: “I nostri conoscenti ebrei vengono arrestati in interi gruppi. La Gestapo li tratta in modo disumano: li caricano sui camion come bestiame per portarli nel campo di Westerbork. Miep parlò all’uomo che riuscì a fuggire da lì. Ha raccontato cose terribili! Ai prigionieri non viene quasi dato cibo e bevande. L’acqua dei rubinetti viene servita solo per un’ora al giorno e per diverse migliaia di persone c’è solo un lavandino e una toilette. Tutti dormono sul pavimento, alle donne e ai bambini vengono rasati i capelli. Se gli ebrei sono tenuti in condizioni così insopportabili in Olanda, come possono essere tenuti nei luoghi in cui vengono inviati? Pensiamo che la maggior parte venga semplicemente distrutta. La radio inglese parla delle camere a gas, forse il modo più veloce per ucciderle“.
Il 16 novembre 1942, nel rifugio della famiglia Frank fu ospitata un’altra persona, il dentista Fritz Pfeffer .
Tre giorni dopo, Anne scrisse nel suo diario: “La sera, veicoli militari verdi o grigi corrono lungo la strada. Quando si fermano scendono i soldati tedeschi, bussano a tutte le case e chiedono se ci sono ebrei lì. E se trovano qualcuno, portano via tutta la famiglia. Spesso la sera al buio vedo colonne di innocenti che camminano lungo la strada, guidati da un paio di soldati nazisti che li picchiano e li tormentano fino a quando non cadono a terra. Non risparmiano nessuno: anziani, bambini, neonati, malati, donne in gravidanza: tutti vanno verso la morte“.
Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese e l’anno 1942 terminò. Così terminò anche il 1943 e procedeva anche il 1944. La famiglia Frank e gli abitanti del rifugio seppero che i nazisti stavano perdendo, che l’Armata Rossa stava infliggendo continue pesanti sconfitte ai tedeschi ed ai loro alleati invasori e che gli anglo-americani stavano per sbarcare in Francia, qualcuno sosteneva che addirittura sarebbero sbarcati in Olanda. La speranza verso una via d’uscita da quell’incubo si faceva giorno dopo giorno sempre più intensa.
Il 29 marzo 1944, Anne Frank scrisse sul suo diario: “In un discorso alla radio olandese di ieri, il ministro Bolkenstein ha affermato che al termine delle guerra, memorie, diari e lettere militari sarebbero diventati preziosi. Quando leggeranno il mio diario, le persone penseranno che questa è una storia poliziesca affascinante. Anche se scrivo molto, questa è solo una piccola parte della nostra vita. Ad esempio, non scrivo dei continui bombardamenti britannici che fanno tremare le case come erba al vento e che c’è un’epidemia dilaga ovunque. Per raccontare tutto, dovrei scrivere tutto il giorno“.
Nel giugno del 1944, gli anglo-americani sbarcarono in Normandia, e in Bielorussia l’Armata Rossa lanciò l’Operazione Bagration. Anne scrisse nel suo diario che i suoi genitori speravano in una liberazione entro la fine dell’anno.
Tutte le speranze crollarono però il 4 agosto 1944. Quel giorno, alle ore 10.00 di mattina, la polizia olandese e gli ufficiali della Gestapo, guidati dall’ufficiale tedesco Karl Josef Silberbauer, arrivarono all’edificio in Prinsengracht-263. Avevano saputo della casa rifugio. Tutti gli abitanti all’interno del nascondiglio, così come quelli che li avevano aiutati, furono arrestati.
È noto che la famiglia Frank e i loro amici furono traditi da un informatore dei nazisti. La sua identità è ancora oggi oggetto di controversie e non è stata mai accertata. Dopo la guerra, l’ufficiale tedesco Karl Silberbauer testimoniò di aver ricevuto l’informazione dal suo capo Julius Dettmann, il quale aveva fatto riferimento ad una “fonte affidabile“. Fu impossibile ottenere la testimonianza di Dettmann, si suicidò il 25 luglio 1945, poco tempo dopo la resa della Germania nazista.
Dopo quattro giorni di prigione, le persone arrestate nel rifugio di Prinsengracht-263, furono inviati nel campo di concentramento di Westerbork. Il 3 settembre 1944, Anne Frank, i suoi familiari e i loro amici furono inviati ad Auschwitz. Fu l’ultimo treno a portare gli ebrei olandesi nei campi di concentramento.
Quando il treno giunse ad Auschwitz, delle 1019 persone nel treno, 549 furono immediatamente mandate nelle camere a gas. Questo numero comprende tutti i bambini di età inferiore ai 15 anni. La quindicenne Anne fu la più giovane di quelle che erano fuggite dalla morte immediata.
Il 30 ottobre 1944, Anne e sua sorella Margot furono separate dai loro genitori e mandate al campo di concentramento di Bergen-Belsen. La madre delle due ragazze, Edith Frank, provata dal dolore per essere stata separata dalle figlie, morì di inedia ad Auschwitz il 6 gennaio 1945, rifiutando di mangiare il cibo che le veniva dato. Il suo corpo si presume sia stato incenerito nei crematori del campo.
Per merito dell’avanzata dell’Armata Rossa, il territorio controllato dai nazisti stava diminuendo. Auschwitz e gli altri campi di concentramento situati nell’Europa centro-orientale furono liberati dai soldati sovietici dell’Armata Rossa. Così, alcuni prigionieri di quei campi di concentramento che stavano per essere liberati furono trasferiti nel campo di concentramento di Bergen-Belsen. L’incapacità di questo campo di ospitare un gran numero di persone causò un focolaio di tifo.
Nel febbraio del 1945, entrambe le sorelle Frank si ammalarono. I prigionieri sopravvissuti del campo di Bergen-Belsen raccontarono che Anne aveva ammesso che non c’era più alcun desiderio di vivere, perché i suoi genitori erano morti. Dopo la morte di sua sorella Margot, Anne sopravvisse solo pochi giorni. Nessuno conosce la data esatta della sua morte.

Lapide a Margot e Anne Frank nel campo di concentramento di Bergen-Belsen
Anne Frank però si sbagliava: sua madre era morta ma suo padre era ancora vivo. Otto Frank fu l’unico degli otto abitanti di Prinsengracht-263 ad essere sopravvissuto ai campi di concentramento. Fu liberato dai soldati dell’Armata Rossa, il 27 gennaio 1945, il giorno in cui i sovietici entrarono ad Auschwitz.
Miep Guise, una collega di Otto Frank ritrovò il diario di Anne Frank nascosto all’interno della casa di Amsterdam sita in Prinsengracht-263. Lo prese e lo conservò. Dopo la fine della guerra, Miep Guise lo diede a Otto Frank. Nel 1947, il diario di Anne fu pubblicato per la prima volta, divenendo un documento storico, la prova di un’era terribile.

Miep Guise
L’ufficiale nazista Karl Silberbauer che arrestò Anne Frank e la sua famiglia, dopo la guerra, grazie all’appoggio degli Stati Uniti lavorò nel servizi segreti della Germania dell’Ovest. Nel 1963, fu scoperto dal famoso cacciatore nazista Simon Wiesenthal. In quel momento, l’ex ufficiale della Gestapo ricopriva il ruolo di ispettore della polizia criminale austriaca.
Silberbauer ammise di essere stato lui ad arrestare la famiglia Frank e gli altri abitanti del nascondiglio, ma nessuna accusa giudiziaria fu mossa contro di lui.
Karl Silberbauer è morto a Vienna nel 1972. Otto Frank morì di cancro ai polmoni nel 1980 a Basilea, in Svizzera.

Karl Silberbauer

Otto Frank
Luca D’Agostini
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