Vi fu un periodo in cui Alessandria fu la più importante città del mondo antico, un vero faro di civiltà che risplendeva sul Mediterraneo.
La capitale dell’Egitto in epoca tolemaica ebbe un ruolo molto spiccato nella storia, e proprio un grande faro si ergeva all’entrata del suo porto. Una delle sette meraviglie del mondo antico, che oltre a guidare le navi, simboleggiava il potere della mente dei grandi filosofi, scienziati e artisti che la abitarono.
Per più di 2000 anni, questa antica città è rimasta avvolta nel mistero e per secoli interi gli studiosi hanno potuto solo tentare di indovinare il luogo esatto in cui sorgevano i suoi monumenti, i palazzi e i templi.
Le ricerche archeologiche subacquee svolte negli anni Novanta, hanno permesso di rivelare per la prima volta la pianta dell’antica città. Gli archeologi hanno ritrovato una quantità enorme di reperti archeologici tra i quali si annoverano l’antico porto, il quartiere reale e il palazzo di Cleopatra.
Allora, entriamo nei dettagli di quest’articolo, scopriamo Alessandra d’Egitto, la storia della grande città dove fu sepolto Alessandro Magno, dove Giulio Cesare visse un amore travolgente e dove Marco Antonio e Cleopatra incontrarono il loro destino.
Sulla costa settentrionale dell’Egitto, circa 50 km ad ovest del Nilo e della città di Rosetta, sorge la moderna Alessandria che gli arabi chiamano “al-Iskandariyya“. E’ una città luminosa e dinamica, nella quale vivono 5,2 milioni di abitanti, ma il suo fascino risiede certo più nel suo favoloso passato che nel presente. Per le sue strade echeggiarono i passi e le voci dei più grandi personaggi della storia antica. Alessandria è da sempre la più europea delle città egiziane, anche se negli ultimi trent’anni la cultura islamica ha acquisito sempre maggior peso. Oggi è la seconda città dell’Egitto e di gran lunga il porto più importante di tutto il Mediterraneo orientale.
Alessandria fu il punto di incontro tra le grandi civiltà del mondo antico e fu la prima metropoli della storia, voluta e fondata da Alessandro Magno. Un tempo, la città più grande del mondo era costellata di splendidi edifici di marmo, di viali impreziositi da colonnati e di maestosi palazzi, che ne facevano una città d’arte paragonabile a Roma e ad Atene. Nell’arco di 300 anni, fra la morte di Alessandro e l’inizio della dominazione romana, Alessandria s’impose su tutto il Mediterraneo non tanto grazie alla sua potenza militare quanto attraverso il potere economico e culturale. Infatti, il faro eretto all’entrata del porto simboleggiava la città quale centro vitale della scienza e della cultura. Il grande complesso della biblioteca e del museo non ha avuto pari nella storia, ma sfortunatamente le sue straordinarie raccolte non sono sopravvissute fino ai giorni nostri. Il motivo per cui i templi, i palazzi e i tesori di Alessandria siano andati persi per secoli, consiste nel fatto che la città fu largamente distrutta da tre grandi terremoti, quello del IV, del XII e del XIV secolo. I movimenti tettonici fecero sprofondare la costa, portando sott’acqua tutte le rovine della città di Alessandria. In seguito, mentre la moderna Alessandria si sviluppava, le acque di scarico si riversavano nel porto coprendo i fondali e così l’acqua divenne sempre meno limpida e non fu più possibile scorgere segni dei resti presenti sui fondali.
Le ricerche archeologiche sottomarine iniziate negli anni Novanta hanno dato risultati spettacolari, eppure sono solo l’inizio della riscoperta di un enorme patrimonio sommerso. A soli 6 metri dalla riva gli archeologi hanno identificato i quartieri reali e soprattutto il palazzo di Cleopatra. All’inizio delle ricerche i sommozzatori hanno trovato il fondale ricoperto da uno strato talmente spesso di sedimenti e incrostazioni marine da sembrare un normale fondo roccioso. Solo dopo aver ripulito alcuni blocchi subacquei si resero conto di aver scoperto delle colonne e degli obelischi. Dopo soli sei mesi e oltre 3500 immersioni erano già stati individuati migliaia di reperti, tra i quali decine di statue, sfingi e obelischi.
Nel corso dei secoli sono state realizzate più di 30 diverse mappe nel tentativo di ricostruire la topografia dell’antica Alessandria, ma è stato l’erudito greco Strabone il quale visitò la città nel 25 a.C. a lasciarci la descrizione più accurata e dettagliata della città nel suo trattato “Geografia”. Nell’antica area litoranea, conosciuta come quartiere reale, Strabone descrisse una magnifica serie di palazzi. Fu in questi che regnò l’ultimo faraone della dinastia tolemaica, Cleopatra, amante prima di Giulio Cesare e poi di Marco Antonio.
La storia di Alessandria iniziò nel 332 a.C., quando Alessandro Magno, brillante re macedone sconfisse i Persiani che da soli nove anni avevano preso il controllo dell’Egitto. Alessandro voleva legare sia materialmente che idealmente l’Egitto alla Grecia. Navigando lungo la costa sul delta del Nilo, giunse all’antico villaggio di pescatori chiamato Rhakotis, dove un promontorio e un’isola offrivano un ancoraggio ben protetto, e un lago nelle vicinanze assicurava il rifornimento d’acqua dolce. Il giovane re si rese conto dell’eccellente configurazione di questo luogo e ordinò all’architetto Dinocrate di Rodi di costruirvi una città da chiamare “Alessandria”.
Strabone diede nel suo trattato un’accurata descrizione topografica che iniziava così: “La città si estende su una piana uniforme, con strade che si intersecano ad angolo retto. L’arteria principale si allunga verso Occidente a partire dalla Porta Canopica“.
Poco dopo la fondazione, Alessandro lascio l’Egitto per perseguire i suoi sogni di conquista, ma non sarebbe vissuto abbastanza per poter ammirare un solo edificio della città che aveva creato. Dopo la sua morte, i generali più potenti smantellarono il suo impero e si spartirono le spoglie. Il governatore egiziano di Alessandro, Tolomeo I, s’impossessò dell’Egitto proclamandosi re e fece di Alessandria la sua capitale.

Tolomeo I
Tolomeo I primo intraprese ben presto un massiccio programma di edificazione, il cui fiore all’occhiello fu il grande complesso della biblioteca e del museo, i quali fecero di Alessandria il punto di incontro di eruditi artisti di tutto il mondo antico. I suoi successori diedero ulteriore impulso al programma di nuove costruzioni che culminarono nell’edificazione dell’enorme faro, così descritto da Strabone.”All’estremità dell’isola c’è una roccia sovrastata da una torre, mirabilmente costruita in marmo bianco con molti piani“. Poiché i fondali al largo del delta del Nilo sono bassi, occorreva un’efficace segnalazione per guidare le navi in porto. Così nel 297 a.C. Tolomeo II Filadelfo, nella piccolissima isola di nome “Faro”, posta all’imboccatura del porto di Alessandria, fece costruire una gigantesca torre, il più alto edificio dell’antichità, che i greci annoverano fra le sette meraviglie del mondo antico. Questa torre aveva la funzione dei moderni fari e proprio il nome dell’isola sulla quale era costruito “Faro”, diede in seguito il nome ai fari di tutto il mondo. Ecco svelato quindi da dove deriva il nome “faro”.
Le sue caratteristiche ci sono bene note, era formato da tre corpi distinti di cui quello inferiore era quadrato con finestre allineate lungo le quattro facciate e conteneva circa 300 stanze. Scale a doppia spirale portavano al secondo livello di forma ottagonale, mentre un terzo corpo cilindrico terminava con il vano della lanterna ed era coronato da una statua di Poseidone. Si narra che la luce della gigantesca lanterna forse visibile a più di 50 km di distanza e che fosse prodotta da un grande fuoco alimentato da un sistema di montacarichi ad azionamento idrico, che sollevava il combustibile fino in cima alla torre. Una realizzazione formidabile per quell’epoca. Altre fonti raccontano di un ingegnoso sistema a specchi o a lenti, capace di riflettere la luce verso il mare, del quale si è persa ogni traccia dal momento che la lanterna andò perduta quando i piani superiori della torre crollarono in mare, nel 1307 d.C.

Faro di Alessandria
Oggi, al posto dell’antico Faro si trova la fortezza mamelucca di Qaitbay, nota anche coma la Cittadella di Qaitbay, che fu costruita nel 1480 utilizzando le fondamenta e le macerie dell’edificio crollato. Alcuni blocchi di granito rosso provenienti dal Faro punteggiano qui e là le più recenti mura di arenaria e i pavimenti della cittadella. Le ricerche subacquee effettuate negli anni Novanta hanno rivelato che quasi tutti i resti del Faro sono sommersi a poca distanza dalla riva. Poiché l’erosione costituisce una grave minaccia per il forte, nel 1993 sulle rovine del Faro era stato posato un frangionde di blocchi di cemento, ma la sensibilità del Consiglio Egiziano per le Antichità da allora è cambiata e ha imposto un programma di recupero.

Forte di Qaitbay

Fortezza di Qaitbay
Così, già diversi reperti archeologici sono stati ritrovati nei fondali del porto di Alessandra.
Le ricerche sottomarine degli archeologi hanno portato all’identificazione di 723 reperti che verranno recuperati dopo la creazione di un sistema alternativo per proteggere la fortezza di Qaitbay.
Questo disegno seguente dovrebbe essere l’aspetto di massima della più straordinaria istituzione culturale dell’antichità: la celeberrima Biblioteca di Alessandria.

Biblioteca di Alessandria
Era l’orgoglio della città e conteneva la maggior parte dei manoscritti letterari, filosofici e scientifici del mondo antico. Un tesoro inestimabile. Fondata nel 295 a.C., aveva lo scopo di preservare una copia di ogni libro che fosse mai stato scritto, perciò tutti i manoscritti di tutte le navi che giungevano in porto venivano sequestrati e l’originale veniva trattenuto nel frattempo che se ne redigeva una copia da restituire. I manoscritti originali di Sofocle ed Euripide furono presi in prestito da Atene e garantiti con un grosso quantitativo di argento. La leggenda vuole che re Tolomeo III restituì delle copie che imitavano perfettamente gli originali, ma il trucco fu scoperto e gli fu confiscato tutto l’argento.
Nell’inestimabile patrimonio della Biblioteca spiccavano le opere di Omero, una storia di Babilonia, libri sulla fede persiana, scritture buddhiste e una storia completa dell’Egitto in 30 volumi. La tradizione vuole che proprio nella Biblioteca di Alessandria, 72 studiosi in gruppi di 6 per ognuna delle tribù di Israele, tradussero in greco i primi 5 volumi del Sacro Testamento Ebraico e che questa versione detta “Dei Settanta”, proprio dal numero dei suoi traduttori, sopravviva oggi come Antico Testamento nella Bibbia moderna.
I libri dell’antichità erano rotoli di carta di papiro o di carta membranacea ed erano scritti a mano. Ogni successore di Tolomeo arricchì la collezione della Biblioteca, e all’epoca del regno di Cleopatra, ultimo faraone della discendenza tolemaica, si diceva che la Biblioteca contenesse 700 mila rotoli di papiro per un totale di 30 mila opere.
Cleopatra nacque verosimilmente nel Palazzo Reale di Alessandria. Molto colta e dotata di una forte personalità, aveva solo 18 anni quando divenne regina d’Egitto. Da 2000 anni Cleopatra detiene anche lo scettro di regina delle seduttrici e come tale è stata immortalata da Plutarco, il quale la descrisse così: “La sua bellezza non era eccezionale, era l’impatto del suo spirito che la rendeva irresistibile. Il fascino della sua personalità, insieme alla piacevolezza della sua conversazione e alla qualità di tutto ciò che diceva e faceva, aveva il potere di ammaliare“.

Cleopatra
La figura popolare di Cleopatra come dea, regina e seduttrice ha messo in secondo piano il fatto ben più importante, che fosse un intellettuale come sottolineava Plutarco. Era in grado di parlare molte lingue, tra le quali il greco ed il latino, ed erano poche anche le nazioni barbare alle quali rispondeva tramite un interprete. Alla maggior parte di queste parlava lei stessa, come per esempio agli etiopi, agli ebrei, agli arabi, ai siriani. E ciò era sorprendente in quanto gran parte dei suoi predecessori avevano fatto fatica ad imparare persino la lingua egiziana.
Allevata sin dall’infanzia per regnare, Cleopatra studiò nella famosa istituzione della Biblioteca e del Museo di Alessandria. Ma l’ultima regina d’Egitto non fu certo l’unica celebrità a gravitare intorno alla Biblioteca. Anche se l’Egitto era una nazione forte, ricca e colta, il ruolo di potenza militare dominante era saldamente in mano a Roma. Nel settembre del 48 a.C., il generale romano Giulio Cesare giunse in Egitto inseguendo il suo rivale Pompeo. Cesare era un uomo alto e di carnagione chiara, ben piazzato con un viso piuttosto largo e due vigili occhi color marrone scuro. Era un tipo piuttosto curato nell’aspetto, sempre pettinato e ben rasato. La sua calvizie precoce offriva uno spunto alla satira dei suoi nemici politici e per questo motivo portava una corona di alloro in tutte le occasioni.
Per proteggere il suo regno dal dilagante Impero Romano, Cleopatra si alleò con Cesare. La bella e giovane regina ammaliò il cinquantenne generale romano impressionato anche dalla sua intelligenza. A soli 23 anni divenne la sua consorte e la donna più potente al mondo. Quando Cesare giunse in Egitto e si innamorò di Cleopatra, si trovò presto a prendere le sue parti in una disputa interna e dovette difenderla dalle insidie del fratello di lei, il quale cercava di insidiarne il trono. Scoppiarono dei combattimenti e da lì scaturì l’incendio che distrusse la Biblioteca. La piccola armata di Cesare rimase intrappolata nel Palazzo Reale e per rompere l’assedio, Cesare diede ordine di incendiare la flotta nemica.
Si alzò un forte vento settentrionale e le fiamme si propagarono rapidamente accerchiando la grande Biblioteca e riducendo in genere la sua collezione di 30 mila opere. Cleopatra tentò di ricostruire la Biblioteca ordinando il restauro degli edifici e acquistando nuove collezioni di manoscritti. Oggi, accanto al monumento noto come la colonna di Pompeo, si trovano i resti di una dependance della Biblioteca voluta da Cleopatra, alla quale forse si deve la sopravvivenza di moltissime opere. Infatti, mentre della grande Biblioteca più antica si è persa ogni traccia, questa è ancora intatta e permette di farsi un’idea di come doveva essere stata la grande istituzione culturale. Migliaia e migliaia di rotoli erano archiviati in nicchie scavate in gallerie sotterranee e ogni raccolta riportava il nome dell’autore su targhette di legno.
E’ grazie alle copie che vi furono prodotte, che molti testi di autori classici come Omero, Socrate e Platone sono giunti fino ai nostri giorni.
Si ritiene che il “Moizeion” di Alessandria sorgesse di fianco alla Biblioteca. Questa struttura era una sorta di accademia che ospitava i più illustri saggi dell’epoca, i quali vivevano e lavoravano al suo interno.
“Moizeion” era il nome del tempio delle Muse dedicato da Tolomeo I alle 9 divinità greche delle scienze e delle arti. Da qui derivò il termine latino “museum” e infine in italiano moderno “museo”.
Secondo Strabone il Museo era simile a una moderna università, nella quale si svolgevano ricerche, esperimenti, studi e conferenze. Così lo storico greco descrisse gli edifici: “Era attraversata da un passaggio pedonale pubblico, mentre al suo cuore c’era una sala da pranzo circolare a cupola con un osservatorio nella terrazza sovrastante. C’era poi un porticato con posti a sedere e un grande edificio con il refettorio“. Fu qui che Euclide sviluppò le sue teorie e scrisse i suoi elementi di geometria, e il suo postulato è tuttora il fondamento della geometria cosiddetta “euclidea”. Qui il fisico siracusano Archimede inventò il sistema di ingranaggi detto “vite senza fine”. Qui l’astronomo Aristarco di Samo sostenne che la Terra orbita attorno al Sole e calcolò le distanze tra la Terra, il Sole e la Luna, diciotto secoli prima di Copernico e di Galileo. E ancora qui Eratostene postulò che la Terra fosse sferica e lo provò mostrando come un’ombra proiettata dal Sole nel primo giorno di primavera ad Alessandria e ad Assuan, distante 850 km, non fosse la stessa.
Le istituzioni della Biblioteca e del Museo, diedero ai re Alessandria uno strumento di potere in più attraverso la cultura. Oggi, ancora una volta, l’idea di una grande biblioteca, viene ripresa nella moderna Alessandria. L’UNESCO, il governo egiziano e le Nazioni Unite, stanno rilanciando il progetto di una grande biblioteca ad Alessandria, come vasto centro di studio e di ricerca.

Nuova Biblioteca di Alessandria
La costruzione sorge in riva al porto, proprio dove si trovava un tempo la biblioteca originale e ancora una volta richiama studiosi da tutto il mondo.
Importanti cambiamenti si registrarono ad Alessandria in seguito all’assassinio di Giulio Cesare, avvenuto a Roma nel 44 a.C. L’Impero Romano fu presto governato da un triumvirato composto da Ottaviano, il nipote ed erede di Cesare, da Lepido e da Marco Antonio. Quest’ultimo mirava ad assumere da solo il comando dell’Impero, ma aveva bisogno della ricchezza dell’Egitto e di Cleopatra per riuscirvi. Cleopatra dal canto suo aveva bisogno di un alleato romano per evitare che il suo paese fosse annesso all’Impero. La loro unione era preziosa per contrattare il loro nemico comune: Ottaviano.
Quando Marco Antonio fu formalmente inviato a est dal Senato come governatore d’Oriente, si innamorò di Cleopatra e così le terre che aveva conquistato in Oriente furono da lui donate ad Alessandria per amore della regina Cleopatra. Ottaviano divenne la figura dominante di Roma e accusò Marco Antonio di aver tradito l’Impero. Era furioso perché Antonio aveva concesso a Cleopatra delle province romane. Questo fu l’argomento che Ottaviano usò per istigare il Senato di Roma contro Marco Antonio, contro Cleopatra e contro Alessandria. Li indusse a odiare Alessandria, perché se Marco Antonio e Cleopatra avessero vinto sarebbe stata Alessandria a sottomettere Roma e non viceversa. La flotta di Ottaviano incontrò quella di Antonio e Cleopatra al largo delle coste della Grecia. Nella battaglia di Azio si giocava il destino dell’Impero e si poteva cambiare il corso della storia. La posta in gioco era altissima: lo scontro avrebbe determinato se la capitale dell’Impero sarebbe rimasta Roma o se sarebbe divenuta Alessandria. Così commentò la battaglia navale lo storico Romano Dione Cassio: “Le navi di Ottaviano si muovevano come la cavalleria, avanzando veloci e rientrando precipitosamente, mentre quelle di Antonio erano come fanteria pesante e cercavano di ripararsi e di tenere il campo più a lungo possibile“. La battaglia fu cruenta e le forze di Antonio e Cleopatra ne uscirono sconfitte. Quando le truppe di Ottaviano entrarono ad Alessandria, Marco Antonio e Cleopatra sapevano di non avere scampo. Piuttosto che farsi catturare vivo, Antonio si suicidò con la propria spada e morì tra le braccia di Cleopatra. Poco dopo, anche Cleopatra si tolse la vita per aver fallito il compito di salvaguardare l’indipendenza dell’Egitto. La donna più potente del mondo antico era caduta e con lei la sua amata Alessandria.
Con il passare dei secoli, i grandi monumenti di Alessandria sparirono gradualmente, mentre i terremoti facevano sprofondare nel Mediterraneo l’antico litorale. L’ubicazione delle tombe dei tre personaggi più famosi di Alessandria, Marco Antonio, Cleopatra e Alessandro Magno, resta uno dei grandi misteri irrisolti dell’archeologia. Quando il corpo di Alessandro fu trasportato da Babilonia in Grecia, Tolomeo I se ne impossessò per renderlo con tutti gli onori alla città che portava il suo nome. La salma del condottiero macedone ricevette una cerimonia funebre degna di un imperatore e ogni successore di Tolomeo, scelse il luogo del proprio ultimo riposo vicino a quello di Alessandro.
Per secoli gli studiosi hanno cercato di localizzare la maestosa tomba del condottiero macedone e sono state effettuate più di 140 ricerche approfondite, ma il luogo esatto della sepoltura rimane ancora un interrogativo senza risposta. Alcuni studiosi credono che il sarcofago sia stato interrato nella zona in cui si incrociano le due principali arterie nord sud ed est ovest della vecchia città: Rue El Nabi Daniel e Rue Tarik al-Houria. Conosciuta nei tempi antichi come Via Canopica, questa strada fiancheggiata da lunghi colonnati e impreziosita da statue e fontane, si estendeva dalla Porta del Sole ad Oriente fino alla Porta della Luna ad Occidente.
Oggi però, la teoria più diffusa è quella che individua nella Moschea di Nabi Daniel il luogo del sepolcro di Alessandro. La tradizione araba sostiene che la salma del grande re macedone si trovi racchiusa in un sarcofago di vetro nei sotterranei inesplorati che si sviluppano sotto la moschea.
Mentre la ricerca del sepolcro di Alessandro continua, sono venute alla luce un certo numero di tombe antiche sepolte in profondità sotto le strade di Alessandria. Queste incredibili necropoli sotterranee sono affascinanti anche per via della strana fusione tra arte egiziana e greco-romana che ne caratterizza le decorazioni.

Catacombe di Kom el-Shuqafa
Le catacombe di Kom el-Shuqafa furono scoperte accidentalmente nel 1900 e sono un esempio unico di costruzione ipogea a tre piani. Vi si accede tramite una scala a chiocciola che scende a ben 46 metri di profondità nel cuore della roccia calcarea. Il primo piano fu scavato come cripta di famiglia nel II secolo d.C.. All’ingresso si erge la statua di un generale romano, il cui busto di forma egiziana e la testa in stile greco, testimoniano la fusione delle diverse culture. Un altro esempio di influenza e stilistiche diverse è presente in un bassorilievo di Anubi, la divinità egiziana dell’oltretomba che qui è rappresentata con il corpo di un legionario romano.

Catacombe di Kom el-Shuqafa
Con il tempo la cripta fu ampliata e furono sviluppati cunicoli di collegamento fra le varie cappelle funerarie, nelle cui pareti erano state intagliate celle in grado di ospitare centinaia di mummie.

Catacombe di Kom el-Shuqafa
Una rotonda su colonne porta ad un secondo livello. Qui scavata nella roccia, con i suoi tre letti, vi è la sala dove i parenti del defunto consumavano il sontuoso banchetto funebre.

Catacombe di Kom el-Shuqafa
Muovendosi lungo la linea del porto, gli archeologi sommozzatori hanno scoperto l’antico litorale originario, un tempo pavimentato in modo stupendo. Strabone aveva definito quest’aria “emporio“. Questo mercato generale era un tempo luogo di incontro di mercanti provenienti da terre lontane e i suoi magazzini erano strapieni di grano, il prezioso dono del Nilo che rendeva ricco l’Egitto. Gli archeologi hanno scoperto numerosi resti greco-romani che testimoniano l’influenza svolta da Roma, al tempo in cui l’Egitto divenne una provincia orientale dell’Impero. Questi ritrovamenti convalidano la teoria che quest’area rimase attiva fino al 365 d.C., quando un improvviso catastrofico terremoto la fece sprofondare.
Lungo l’antica costa, gli archeologi sommozzatori hanno fatto la scoperta più spettacolare, localizzando una piccola penisola vicino a quello che avrebbe potuto essere il centro dell’antico porto. Alle estremità di questa penisola c’era un’isoletta separata dalla costa. Si sono trovati di fronte a una foresta di imponenti colonne e grossi blocchi di granito, e nel compiere il rilevamento di queste rovine hanno scoperto una ventina fra statue e troni. Si sono resi conto che l’isola corrispondeva esattamente alla descrizione che Strabone aveva dato dell’isola di Antirrhodos (Antirodi), il luogo in cui sorgeva il palazzo di Cleopatra.
Strabone scrisse che il pavimento del palazzo dell’isola di Antirrhodos era realizzato con mattoni di calcare bianco, unito da strisce di malta grigia. Questo tipo di malta non fu mai usato nel periodo romano e tanto meno nel periodo bizantino, quindi la costruzione deve risalire al periodo tolemaico. Altre prove che permettono la datazione del palazzo sono fornite dallo stile delle colonne: durante il primo periodo tolemaico le Colonne erano sormontate da capitelli dorici, mentre nel tardo periodo le colonne erano in granito rosso con capitelli corinzi. Sott’acqua sono state trovate soltanto quest’ultime. Il fatto che i resti sembrino essere esclusivamente tolemaici, suggerisce che il palazzo fu abbandonato dopo la caduta della dinastia, e dal momento che Cleopatra fu l’ultima dei re tolemaici, è probabile che proprio lei sia vissuta in questo edificio.
Crocevia delle diverse culture del mondo antico, Alessandria fu il centro di raccolta delle conoscenze del mondo intero, eppure il suo destino è stato particolarmente crudele in quanto nessuno dei suoi maestosi palazzi e templi è sopravvissuto fino ai nostri giorni. Come se non bastasse la storia della città dopo la morte di Cleopatra è costellata di terremoti, incendi, epidemie, persecuzioni contro i cristiani prima e i pagani poi, per finire con l’insabbiamento dei canali e del porto nel Medioevo. Tuttavia la sua eredità culturale è stata trasmessa dai greci e dai Romani all’Europa rinascimentale e al mondo moderno, e il fatto che il quartiere dei palazzi reali sia sprofondato sotto il livello del mare ha in un certo senso protetto statue e marmi che sono stati così serbati per la scoperta fino ai nostri giorni.
Luca D’Agostini
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