Solitamente siamo abituati a vedere la Siria come un Paese impantanato in una guerra, una terra devastata e distrutta, che nel migliore dei casi, impiegherà un paio di decenni per risollevarsi. Attraverso questo articolo voglio presentare un lato diverso della Siria, meno conosciuto, oppure che prima conoscevamo bene ma che adesso forse abbiamo dimenticato. E per farlo ho deciso di ripercorrere la sua storia!
La Siria è una terra antichissima e carica di storia, piena di luoghi magnifici quali Damasco, Aleppo, Homs, Latakia (Laodicea), al-Raqqa, Palmira. Ma come accennavo prima ormai siamo abituati a vedere la Siria come un insieme di terre devastate e siamo portati a credere che le sue popolazioni siano barbare, rozze, violente. Non è così, la cultura siriana è fondata sulla famiglia, sull’educazione, sulla religione (islamica e cristiana soprattutto), sul rispetto e sulla cordialità. Il centro della vita della famiglia siriana è la casa. Quelle case tradizionali, opere d’arte concentrate intorno ad un cortile interno con piante e alberi al cui centro si trovano fontane da cui sgorga un’acqua limpidissima.

Tipica casa della città vecchia di Damasco
Tuttavia dal terreno siriano non sgorga solo acqua, ma anche petrolio e gas e questi ultimi due come vedremo in seguito nell’articolo, sono all’origine dei problemi e delle crisi attuali. (1)
Intanto guardando la fotografia seguente, salviamo nella nostra memoria la perfetta geo-localizzazione della Siria nel contesto medio orientale. Ci tornerà utile più avanti nel comprendere gli eventi geopolitici.
Padre Daniel Maes, che dal 2000 opera nell’antico monastero di Mar Yakub a Qâra, a 90 km a nord di Damasco, intervistato dal giornale olandese AD (Algemeen Dagblad) per raccontare la guerra siriana, ha dichiarato: “Prima della guerra, la Siria era un paese armonioso: uno stato laico in cui le diverse comunità religiose vivevano fianco a fianco in pace”. (2)
Ma facciamo un salto indietro negli anni e ripercorriamo a grandi passi la storia della Siria. Nel 1975 alcuni scavi archeologici nella Siria settentrionale portarono alla luce una città antichissima, di nome Ebla, fondata intorno al 3000 a.C. e la quale fu a capo di un vasto impero che si estendeva tra il Mar Rosso, l’Anatolia e la Mesopotamia.

Ebla
Contemporaneamente in quegli anni sorgeva anche un’altra importante città, la città-stato sumera di nome Mari, i cui resti si trovano sulla riva occidentale del fiume Eufrate.

Mari
Tra l’VIII ed il VII secolo a.C. la Siria divenne dominio degli Assiri. A partire dal 539 a.C. fece parte dell’impero persiano e poi venne conquistata da Alessandro Magno. Dopo le conquiste di Pompeo (64 a.C.) la Siria ed il Libano entrarono a far parte dell’Impero Romano con capoluogo la grande città di Antiochia.
Tra il 266 e il 272 si stabilì un regno indipendente presso la città di Palmira, la cui regina Zenobia venne poi sconfitta dall’imperatore Aureliano. Dopo la divisione dell’impero fra i figli di Teodosio I, nel 395 fece parte dell’Impero Romano d’Oriente e quindi dell’Impero Bizantino fino alla conquista islamica (VII secolo). In epoca romana la regione diede i natali a molti illustri letterati, storici e filosofi, sia di espressione greca (Numenio di Apamea, Luciano di Samosata, Libanio, Giovanni Crisostomo, ecc.) che latina (Ulpiano ed Ammiano Marcellino) e siriaca (Sant’Efrem il Siro). La Siria ebbe un ruolo significativo nella storia del Cristianesimo: l’episodio della Conversione di Paolo è riportato come avvenuto “sulla via di Damasco” e lo stesso apostolo fondò la chiesa di Antiochia. Senza dimenticare poi che ben cinque papi sono stati di origine siriana. (3)
Agli inizi del XIII secolo subì l’invasione dei mongoli e venne riconquistata nel 1517 dal sultano Selim I, entrando a far parte dell’Impero Ottomano. La città di Damasco divenne così una porta di ingresso per i pellegrinaggi verso la Mecca.
Contemporaneamente però la regione iniziò una lenta decadenza, a cui contribuì la diminuita importanza delle rotte commerciali orientali in seguito alla recente scoperta dell’America. Dopo la dissoluzione dell’Impero Ottomano nel 1922, il Regno Unito ottenne il Mandato della Palestina e la Francia quello sul Libano e sulla Siria.
Nel 1920 era stato stabilito un Regno Arabo Indipendente di Siria, sotto il Re Faysal della famiglia hashemita, che in seguito divenne re dell’Iraq. Il 23 luglio, tuttavia, le sue forze furono sconfitte dall’esercito francese nella battaglia di Maysalun. La Lega delle Nazioni pose la Siria sotto il Mandato francese e le truppe francesi la occuparono. Il governo di Parigi, tentò senza successo di schiacciare l’orgoglio dei suoi abitanti imponendo regimi fantoccio che guidassero il Paese secondo le direttive colonialiste.
Nel 1941 fu occupata dall’esercito britannico e divenne indipendente dal 1° gennaio 1944.
Nonostante il rapido sviluppo economico che seguì alla dichiarazione di indipendenza, la politica siriana fu particolarmente instabile: tra il 1946 e il 1956 si ebbero ben 20 diversi governi e si discusse di quattro versioni differenti della costituzione. Nel 1949 la CIA realizzò un colpo di stato in Siria, dove rovesciò un leader democraticamente eletto, con lo scopo di consentire la costruzione di un oleodotto per il petrolio dei Sauditi. Questo oleodotto avrebbe dovuto attraversare la Siria, dirigendosi verso il più grande mercato del petrolio, l’Europa; e la costruzione del gasdotto iniziò così l’anno successivo. (4)
A novembre del 1956 la Siria firmò un trattato con l’Unione Sovietica ottenendo ampi rifornimenti militari. L’8 marzo 1963 il potere fu assunto dagli ufficiali dell’esercito siriano che facevano parte del “Consiglio Nazionale del Comando Rivoluzionario” (CNCR) ed il controllo fu assunto dal Partito della Resurrezione Socialista Araba (partito Ba’th).
Il 23 febbraio del 1966, un gruppo di ufficiali dell’esercito imprigionò il Presidente con un colpo di Stato interno al partito, abrogò la costituzione e designò un governo regionale del partito. Nel giugno del 1967 Israele occupò nell’ambito della guerra dei Sei giorni le alture del Golan e la sconfitta militare indebolì il regime uscito dal colpo di Stato dell’anno precedente. Si ebbero contrasti tra un’ala militare moderata e un’ala civile più estremista all’interno del partito Ba’th. Il 13 novembre del 1970 il Ministro della Difesa Hafez al-Assad, con un colpo di Stato militare incruento, rovesciò la dirigenza civile del partito e assunse il ruolo di primo ministro. Nel marzo 1971 un referendum nazionale confermò la presidenza di Assad per un periodo di 7 anni.

Il Presidente Hafez al-Assad
Nel 1971 il porto siriano di Tartus divenne anche una piccola base logistica per supportare la Marina Militare Sovietica nel Mediterraneo. La struttura non poteva che ospitare piccole navi, mai nulla di più grande delle corvette. Allo scoppio del conflitto siriano nel 2011 era apparentemente in rovina e a malapena in uso. La Russia ora ha stipulato un contratto di affitto di 49 anni della base. L’obiettivo è ampliarla in modo che ospiti contemporaneamente 11 navi da guerra, anche nucleari. (5)
Nel marzo del 1973 fu promulgata una nuova costituzione, che fece della Siria l’unico Paese con una costituzione laica e nel quale la legge islamica è incostituzionale. La Siria divenne così l’unico Paese del Medio Oriente dove esiste una tolleranza religiosa. Le donne non hanno l’obbligo di coprirsi il volto con un velo, il burqa o indossare chador ed hanno gli stessi diritti degli uomini in materia di salute ed istruzione. (3)
Questa foto è abbastanza eloquente: la donna seduta a destra è Asma al-Assad, la moglie del Presidente Bashar al-Assad.
Dopo aver adottato la nuova costituzione furono indette regolari elezioni parlamentari per il Consiglio del Popolo, le prime dal 1962.
Il 6 ottobre del 1973 la Siria e l’Egitto iniziarono la guerra del Kippur con un attacco a sorpresa delle forze israeliane, ma vennero contrastati efficacemente dopo una prima fase negativa per Tel Aviv e Israele mantenne l’occupazione delle alture del Golan (territori occupati). Nel 1976 la Siria intervenne nella guerra civile libanese, inviando 40.000 uomini a protezione dei cristiani maroniti, sotto il nome di Forza Araba di Dissuasione (FAD) e continuò tale presenza allo scopo di acquisire il controllo sul Libano e di destabilizzare i confini settentrionali di Israele con le fazioni libanesi sue alleate, e indebolire l’OLP di Yasser Arafat, contro il quale Assad si scontrò frequentemente. L’esercito siriano mantenne la sua presenza in Libano fino al 2005.
Inoltre dopo la fine della guerra civile, circa un milione di lavoratori siriani emigrò in Libano per trovare impiego nelle opere di ricostruzione del paese. Le economie dei due paesi sono fortemente inter-dipendenti e nel 1994 circa 200.000 siriani immigrati ottennero la cittadinanza libanese.
Negli anni ottanta, in quanto la famiglia presidenziale siriana appartiene agli alawiti, un ramo dell’Islam sciita, la Siria si schierò a favore dell’Iran nella guerra Iran-Iraq e venne quindi isolata all’interno del mondo arabo. (3) Il 30 marzo 1980 è stata adottata anche la nuova bandiera siriana. I colori della bandiera sono quelli tradizionali del panarabismo (rosso, bianco e nero), riscontrabili anche sulle bandiere di Yemen, Egitto e Iraq. Le due stelle rappresentano Egitto e Siria, le due nazioni che partecipavano alla Repubblica Araba Unita che ebbe vita dal 1958 al 1961.
Dopo la morte di Hafez al-Assad il 10 giugno del 2000, suo figlio Bashar al-Assad, partecipò alle elezioni per la massima carica del partito e venne eletto con il 97,29% dei voti.

Il Presidente Bashar al-Assad
Purtroppo però la Siria, questa meravigliosa culla di arte e cultura, nonostante la stabilità politica garantita dal Presidente Bashar al-Assad è stata scossa al suo interno da una guerra pianificata ed organizzata dalle trame dei governi occidentali. Una guerra che all’opinione pubblica occidentale viene mostrata come una guerra di popolo contro il Presidente Assad, ma è una spudorata menzogna, in quanto il motivo principale della guerra si può certamente riassumere in tre lettere: gas! Occorre infatti notare che diversamente dagli altri Paesi del Golfo, la produzione di petrolio da parte della Siria era piuttosto esigua rappresentando solo 1/4 degli introiti statali e così il Governo Siriano, avendo a disposizione riserve da quasi 280 miliardi di metri cubi di gas, aveva quindi deciso di puntare proprio sulla produzione di gas per farne un elemento portante della propria economia. C’è da notare inoltre che la Siria è in una posizione strategica per il transito dei gasdotti e proprio questo vantaggio gli avrebbe potuto concedere enormi benefici. Vi ricordate quando prima nel corso di questo articolo abbiamo parlato del colpo di stato del 1949 organizzato dalla CIA per realizzare un oleodotto per garantire il transito del petrolio dei Sauditi? Ebbene dopo 60 anni, l’oleodotto trans-arabico a lungo pianificato dai Sauditi non era ancora stato costruito. La famiglia reale saudita, che possiede la più grande azienda mondiale di petrolio, la Saudi Aramco, non voleva più aspettare. Obama fu così il primo Presidente degli Stati Uniti ad aver seriamente tentato di svolgere il loro tanto desiderato “cambio di regime” in Siria, in modo da consentire la costruzione attraverso la Siria non solo dell’oleodotto trans-arabico dei Sauditi, ma anche del gasdotto Qatar-Turchia che la famiglia reale Thani, che regna il Qatar, vuole che sia costruito lì. Gli Stati Uniti sono alleati con la famiglia reale Saudita (e con i loro amici, le famiglie reali del Qatar, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Bahrain e Oman). Ma non solo, quando Hillary Clinton divenne Segretario di Stato nel 2009, la Fondazione William J. Clinton accettò di rivelare l’identità dei suoi donatori, su richiesta della Casa Bianca e così si venne a sapere che dei 25 donatori che hanno contribuito con più di 5 milioni di dollari alla Fondazione Clinton nel corso degli anni, sei sono governi stranieri, e il maggior contribuente è guarda caso proprio l’Arabia Saudita. (4) Ecco perchè Arabia Saudita e Qatar armano e finanziano i jihadisti per rovesciare il legittimo governo di Bashar al-Assad.
Rovesciare il governo di Bashar al-Assad ed instaurare un governo “amico”, oltre a garantire la costruzione dell’oleodotto e del gasdotto, garantirebbe agli Occidentali anche di privare la Russia della sua unica base militare navale sul Mediterraneo, della base aerea di Humaymim, costruita nel 2015 e della grande stazione militare radar che monitora tutto il Mediterraneo e situata nella provincia di Lataqia. (5) In questo contesto appare chiara la manovra dei media occidentali di presentare la Russia nel ruolo dell’”aggressore”, del sostenitore del “cattivo” tiranno, Bashar al-Assad, demonizzato oltre ogni misura, basandosi su delle falsità.
I sei anni di conflitto hanno prodotto un numero di vittime stimato tra le 300 e le 400 mila persone. Gli sfollati sono circa 6,5 milioni su una popolazione di 22 milioni di persone. Cifre che testimoniano una tragedia. (6) Ma i paesi occidentali, oltre che con la guerra, hanno distrutto la Siria anche con le sanzioni economiche. La povertà dilaga, l’inflazione è incontrollabile, il debito pubblico esploso, le infrastrutture devastate. Che la Siria di Assad fosse uno dei paesi più avanzati del Medio Oriente, uno dei pochi con una classe media intraprendente e benestante, con servizi sociali all’avanguardia per gli standard della regione, è cosa risaputa. Come ha documentato Razziye Akkoc sul Telegraph, il paese che aveva uno dei tassi di alfabetizzazione più alti del Medio Oriente ora vede il sistema scolastico a pezzi con oltre il 45% dei bambini che non possono più frequentare le scuole con un impatto drammatico sulle future generazioni. Esistevano delle università pubbliche e completare l’intero percorso di studi era accessibile a tutti e non un privilegio per pochi. Anche i servizi sanitari erano garantiti e soprattutto non erano a carico del paziente come in altri paesi del Medio Oriente, dove la salute è un privilegio. Il Paese infatti aveva uno dei sistemi sanitari più avanzati del mondo arabo mentre oggi ha la metà degli ospedali sono distrutti e i medici costretti a fuggire, con l’aspettativa di vita scesa a 55 anni (era del 70 nel 2010).
Prima che venissero imposte tali sanzioni, la Siria aveva retto alla recessione globale del 2009 e vantava una crescita intorno al 5% all’anno, ora la sua economia è stata fortemente danneggiata in quanto non può più vendere il suo petrolio all’Europa occidentale rimanendo la Cina l’unico acquirente. Così la produzione di petrolio, dai 400.000 barili al giorno del 2009 è scesa a 20.000 barili al giorno nel 2013. (7) Occorre notare che la Siria è l’unico Paese del Mediterraneo che ancora possiede una compagnia petrolifera statale in quanto Assad non ha voluto privatizzarla. (3)
Quella che prima era la florida industria del turismo, con 5 milioni di turisti l’anno ed un fatturato nel 2010 di 1,8 miliardi di dollari, ora è del tutto ferma. (7) (8) Molte persone hanno perso lavoro e reddito. Il tasso di povertà è spaventosamente cresciuto: nel 2015, oltre l’80% della popolazione viveva sotto la soglia di povertà, contro il 28% nel 2010. (9) Il governo sostiene e procede alla distribuzione gratuita di olio combustibile (per il riscaldamento) e di cibo. In queste condizioni, se il Presidente Bashar al-Assad non intervenisse, in Siria un milione e mezzo di persone soffrirebbero di malnutrizione a causa delle sanzioni occidentali. (10)
Damasco, la capitale della Siria era una città bellissima, magica, incantevole. Prima della guerra la città vecchia di Damasco era un punto di incontro di culture e tradizioni, si organizzavano concerti con artisti anche di fama internazionale, ospitava il festival del jazz e l’opera. Era una città che viveva di cultura e turismo, che manifestava un’enorme capacità artigiana, passeggiando per le strade infatti ci si poteva imbattere in piccoli negozi che esponevano colorati tessuti damasco, vasellame, argento.
I ristoranti erano sempre pieni e ve ne erano di tutti i tipi ed alla portata di tutte le tasche.
I siriani avevano l’abitudine di recarsi all’hammam, il bagno turco. Era una tradizione consolidata, un momento per rilassarsi e recuperare energie, anche questa accessibile a tutte le “classi sociali” in quanto i prezzi erano totalmente abbordabili.

Hammam di Aleppo prima e dopo la guerra
La Russia è in prima linea per sostenere la fase della ricostruzione: un contratto iniziale di 950 milioni di dollari è stato firmato nel mese di aprile 2016 per il rilancio delle reti energetiche, delle infrastrutture, il commercio, la finanza e altri settori economici. (9) Ed è del tutto normale che la Russia sia il partner privilegiato della Siria, non solo per il fondamentale sostegno politico e militare garantito in questi anni dal Cremlino ma anche perchè la Siria non deve praticamente nulla alla ipocrita comunità internazionale ed è l’unico Paese arabo a non avere debiti con il Fondo Monetario Internazionale. (3)
La Siria però non sarà mai più la stessa, la sua economia sarà modesta, la sua popolazione molto inferiore.
Un Paese dalla storia millenaria, con 6 luoghi riconosciuti come patrimonio dell’umanità dell’UNESCO è stato deturpato e distrutto. Luoghi come l’antichissima città di Bosra, esistente già dal XIV sec. .C. comparendo nell’elenco delle città del faraone egizio Thutmose III, situata a 140 Km a sud di Damasco, nei pressi della frontiera giordana, caratteristica per le sue costruzioni in pietra nera di basalto ed inserita nel patrimonio dell’umanità. La città di Bosra prima della guerra era un importante sito archeologico con un teatro romano ben conservato, di cui attualmente però non si conoscono le condizioni ed eventuali danni.

Teatro romano (Bosra – Siria)

Bosra
Altro luogo famosissimo è il sito archeologico di Palmira, chiamata anche “la sposa del deserto”. Nel maggio del 2015 fu catturata dai terroristi dell’ISIS. E’ interessante quanto giustamente fatto notare da Michail Borisovič Piotrovskij, direttore del Museo dell’Ermitage a San Pietroburgo: “Per i jihadisti dello Stato Islamico non è stato facile arrivare a Palmira. È chiaro che si sono spinti fino a lì per distruggere i monumenti patrimonio dell’umanità, convinti che non sarebbero stati attaccati. Hanno attraversato il deserto dove potevano essere facile obiettivo dei bombardamenti. I Paesi occidentali però non hanno avuto il coraggio di farli, poiché se li avessero fatti avrebbero aiutato Assad: una cosa che non desideravano. In quel momento le nostre truppe non si trovavano in Siria. Sono arrivate più tardi. Non credo che lo Stato Maggiore, né il Presidente, abbiano pianificato l’operazione a seguito di Palmira. Ma sicuramente, se le nostre truppe fossero state presenti in quel momento, non avrebbero permesso ai terroristi di avvicinarsi a quel luogo.” (11) E Piotrovskij ha ragione, perchè se c’è una persona che ha sacrificato la sua vita per combattere i terroristi dell’ISIS assediati a Palmira, è l’eroe russo Aleksandr Aleksandrovič Prochorenko.

Aleksandr Aleksandrovič Prochorenko
Tenente delle forze speciali russe Specnaz, Prochorenko rimase ucciso durante un’operazione militare avente l’obiettivo di individuare i bersagli da colpire per l’aviazione russa. Prochorenko per far ciò si spinse in solitario nelle retrovie dell’ISIS, facendosi strada e uccidendo con il suo Kalashnikov più di 100 terroristi. Raggiunto il suo obiettivo ed individuate le postazioni nemiche da colpire, Prochorenko però rimase anche senza munizioni e circondato dai terroristi dell’ISIS. I russi non disponevano di squadre di estrazione rapida in zona. Considerando la superiorità numerica delle forze ostili, la prossimità di queste ultime così come la consapevolezza dei sistemi terra-aria presenti a difesa di Palmira, una missione di salvataggio si sarebbe potuta trasformare in un bagno di sangue per i russi. Così con grande coraggio ed orgoglio, Prochorenko ordinò un bombardamento sulla propria posizione. Ecco la trascrizione degli ultimi istanti di vita di Aleksandr Prochorenko diramate dal Ministero della Difesa russo:
Prochorenko: “Non posso lasciare la mia posizione. Mi hanno circondato e si avvicinano. Vi prego sbrigatevi“.
Comandante: “Procedi verso la linea di estrazione, ripeto linea verde, linea verde. Vai nella zona sicura”.
Prochorenko: “Negativo, non posso. Sono ovunque, è la fine. E’ la fine. E’ la fine…richiedo attacco aereo sulla mia posizione. Dite alla mia famiglia che li amo e che sono morto combattendo per la mia patria. Eseguite l’attacco, vi prego.”
Comandante: “Negativo, ripiega sulla linea verde, questo è un ordine“.
Prochorenko: “Non posso! Comandante, sono circondato, sono qui fuori. Bombardate ora, umilieranno me e questa divisa. Voglio morire con dignità e portare tutti questi bastardi con me. Per favore, è il mio ultimo desiderio, effettuate il bombardamento. Dite ai miei familiari e alla mia nazione che li amo. Dite loro che sono stato coraggioso e che ho combattuto sino alla fine per la Russia. Vi prego fatemi morire con dignità. Vi prego è la mia ultima volontà, io sono già morto. Vi prego, non posso resistere a lungo“.
Comandante: “Aleksandr conferma la tua richiesta!”.
Prochorenko: “Mi hanno ormai raggiunto, non ho più munizioni. Grazie comandante, dite alla mia famiglia e alla mia nazione che li amo, che ho lottato fino alla fine. Vi prego, prendetevi cura della mia famiglia, vendicate la mia morte, vendicatemi. Addio Comandante, dite alla mia famiglia che li ho sempre amati.” (12) (13)
Prochorenko così all’età di 25 anni ha sacrificato la sua vita a Palmira, lasciando a casa in Russia sua moglie Katya incinta del loro primo figlio. L’11 aprile 2016 il Presidente Vladimir Putin conferì a Prochorenko il titolo di Eroe della Federazione Russa.
Purtroppo sono stati notevoli i danni causati dai terroristi dell’ISIS nel sito archeologico di Palmira ed in particolare l’aver fatto saltare in aria il Tempio di Baalshamin (Il Signore del Cielo) risalente al II secolo d.C. ed anticamente adibito al culto del dio Mercurio e l’aver totalmente distrutto il Tempio di Bel, l’equivalente del dio Zeus per i greci e Giove per i romani, risalente al I secolo. (14) (15) (16) (17)

Tempio di Baalshamin a Palmira (fatto saltare in aria – non esiste più)

Tempio di Bel a Palmira (prima della guerra)

Ecco cosa rimane del Tempio di Bel a Palmira
Inoltre, dopo che i le forze armate russe hanno liberato Palmira si è avuta conferma che i terroristi dell’ISIS avevano distrutto con l’esplosivo anche l’Arco Monumentale, costruito probabilmente durante il regno di Settimio Severo, tra la fine del II e l’inizio del III secolo d.C.

Arco monumentale a Palmira (potete ammirarlo solo in foto in quanto non esiste più)
Lasciamo Palmira e notiamo che anche il Krak dei Cavalieri ha subito gravi danni! Questa fortezza militare situata nei pressi di Homs, è patrimonio dell’umanità ed era un castello medievale costruito dai crociati, ma è divenuta una base dei terroristi sostenuti dall’Occidente e da questo chiamati ipocritamente “ribelli moderati”. Fortunatamente questa gentaglia è stata spazzata via dall’esercito siriano sostenuto dalle forze aeree russe ed il Krak dei Cavalieri potrà essere sottoposto alla riparazione dei danni e ad una doverosa ricostruzione.

Krak dei Cavalieri (prima della guerra)

Krak dei Cavalieri (dopo la guerra)

Krak dei Cavalieri (dopo la guerra)
Come non ricordare poi quanto accaduto ad Aleppo, dove i jihadisti e terroristi sostenuti dall’Occidente avevano occupato Aleppo est ponendo per anni sotto assedio Aleppo ovest e privando milioni di persone di acqua ed energia elettrica. Fortunatamente anche Aleppo è stata liberata grazie al supporto dei militari russi e moltissima di quella feccia che l’Occidente ha supportato non esiste più, ma i danni che questi criminali hanno prodotto sono purtroppo ancora visibili e comporteranno una lunga ricostruzione. Ecco alcune immagini di come con la responsabilità dell’Occidente è stata ridotta Aleppo.
Immagini tristi e dolorose quelle che abbiamo visto. Un patrimonio di tutta l’umanità che è stato spazzato via per sempre, vittima della ipocrisia e dell’accecante stupidità delle cancellerie occidentali, le quali hanno scatenato una guerra raccontando poi all’opinione pubblica le solite balle con la complicità dei loro media “asserviti”. Menzogne su menzogne per coprire il reale motivo del conflitto siriano: i loro interessi economici e geo-politici.
Luca D’Agostini
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Fonti:
(7) Economia siriana
(8) Come era prima della guerra
(9) Siria dopo 6 anni di guerra
(10) Guerra in Siria
(11) Salvare Palmira
(13) Le ultime parole di Prochorenko
(14) Distruzione tempio a Palmira
(15) Tempio di Baalshamin
(16) Tempio di Bel
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