In questo articolo vedremo l’ex Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, da una prospettiva diversa da quella delle sue tante “vedove” che invece lo venerano con un atteggiamento di genuflessa adorazione. L’intento di questo articolo non è quello di criticare a priori l’operato di Obama, ma semplicemente di avere un minimo di obiettività rispetto ai fatti, con buona pace dei cantori dell’obamismo ideologico. Quando il premio Nobel per la pace venne assegnato nel 1906 a Theodore Roosevelt (Presidente degli Stati Uniti dal 1901 al 1909), il New York Times commentò con queste parole: “Un largo sorriso ha illuminato il volto di tutti quando il premio è stato assegnato… al cittadino statunitense più guerrafondaio”. (1) (2)
Il 9 ottobre 2009, circa un secolo dopo, Nicholas Kristof, un giornalista dello stesso New York Times si domandava: “Allora, che ne pensate del Presidente Obama che ha ottenuto il premio Nobel per la pace? Io sono perplesso (…) Che cosa ha fatto? (…) Mi sarebbe sembrato logico attendere e conferirgli il premio Nobel nel suo ottavo anno di mandato, dopo che avesse davvero fatto la pace in qualche posto”. (2) (3)
Parlava ovviamente del premio Nobel per la Pace, assegnato al presidente Barack Obama nel 2009 “per l’impegno straordinario profuso nel rafforzamento della diplomazia e della cooperazione internazionale tra i popoli”. Tutto questo a soli nove mesi dalla sua elezione? Come è stato possibile? Chi ha i requisiti per ottenere il Premio Nobel per la Pace? Il testamento di Alfred Nobel è chiaro: “Una persona che abbia compiuto il più grande e miglior lavoro per la fraternità tra le nazioni, per l’abolizione o la riduzione delle forze armate e per l’organizzazione o la promozione di congressi di pace”. Come ha potuto il comitato Nobel ritenere che Obama abbia lavorato per la promozione della pace, quando era stato appena eletto? Possiamo considerarlo un Premio Nobel per la Pace sulla fiducia!
Ma alla luce degli otto anni passati della amministrazione Obama è possibile davvero valutare il suo contributo alla pace nel mondo.
Così nel dicembre 2009, solo dopo appena due mesi essere divenuto Premio Nobel per la Pace, Obama anziché ritirare le forze armate dall’Afghanistan, ordinò di rafforzare la presenza degli Stati Uniti inviandovi altri 30.000 soldati. (4)
Ma soprattutto Obama è stato l’artefice del clima di Guerra Fredda instaurato con la Russia con tutto quello che ciò può comportare come pericolo su scala planetaria. Infatti il ruolo attivo svolto dalla sua amministrazione nell’aiuto fornito ai neonazisti ucraini ha consentito la riuscita di un vero e proprio colpo di Stato in Ucraina, al fine di rovesciare il governo democraticamente eletto di Viktor Yanukovich. (5) Inoltre, Obama approvò la fornitura di armi letali a Kiev per utilizzarle contro i civili, nell’offensiva nella parte orientale del paese. (4) Ma dimostrandosi incoerente quale è, ha avuto la faccia tosta e l’ipocrisia di criticare aspramente l’atteggiamento del Presidente Putin e della Russia contro l’Ucraina.
E’ evidente che la destabilizzazione dell’Ucraina, paese limitrofo della Russia, ha avuto come effetto di perturbare tutta la geopolitica della regione e di creare delle tensioni tra l’Europa e Mosca. In proposito, il giornalista australiano John Pilger ricorda che: “L’amministrazione Obama ha fabbricato più armi nucleari, più testate nucleari, più sistemi di vettori nucleari, più centrali nucleari. A considerare solo le testate nucleari, la spesa relativa è aumentata sotto Obama più che sotto qualsiasi altro presidente degli Stati Uniti”. E ha poi aggiunto: “Alla frontiera occidentale della Russia si è realizzata la più ampia concentrazione di forze militari dopo la seconda Guerra Mondiale, ad opera degli Stati Uniti. Bisogna risalire all’invasione dell’Unione Sovietica da parte di Hitler per trovare una minaccia similare verso la Russia da parte di truppe straniere.” (6) Infatti dietro autorizzazione del russofobo Obama, carri armati, mezzi logistici e gli equipaggiamenti della Terza Brigata Corazzata della Quarta Divisione di Fanteria statunitense di stanza a Fort Carson, Colorado, sono stati dispiegati nelle nuove basi in Polonia e in Romania. Queste forze rappresentano la testa di ponte della operazione denominata “Atlantic Resolve” che prevede l’affiancamento di una brigata delle forze di assalto aerotrasportate. Intanto, di concerto con il russofobo Obama, un reggimento canadese è stato schierato in Lettonia, un’unità tedesca in Lituania, mentre Regno Unito e Francia uniranno le forze per inviare truppe in Estonia. L’ossessione russofoba di Obama ha condotto allo stanziamento di migliaia di nuovi soldati NATO alle frontiere con la Russia equipaggiati con carri d’assalto Abrams, veicoli corazzati ed elicotteri d’attacco e con il sostegno di nuovi e numerosi caccia e bombardieri inviati negli aeroporti militari dell’est Europa. (7)
Ultimo gesto della cronica russofobia di Obama è stato rappresentato dalla espulsione di 35 diplomatici russi. In pratica si è comportato come un bambino che giocando a pallone e perdendo si porta via la palla. Il Presidente Vladimir Putin, ha reagito con stile invitando i figli dei diplomatici statunitensi in Russia al Cremlino per festeggiare e fare loro doni. Il Presidente Putin ha commentato: ” è triste che Obama esca di scena così!” Chapeau Presidente Putin! Speriamo che con la sua uscita di scena, spariscano anche tutti quei nani, ballerine e cortigiani dichiarati di Obama!
Per quanto concerne la Libia, nonostante si potesse attuare una soluzione pacifica, Il Presidente Obama di concerto con la Segretaria di Stato Hillary Clinton, optò per un’operazione militare e a pianificazione dell’uccisione di Muammar Gheddafi, divenendo così responsabile della devastazione totale della Libia. (8)
Questa fotografia scattata nella città di Sirte, che prima dell’uccisione di Gheddafi era una fiorente città, rende appunto l’idea di come anche la Libia sia da inserire nell’album fotografico dei successi di pace ai quali ha contribuito il Premio Nobel Obama.
La guerra in Siria rappresenta uno dei punti “più alti e nobili” della politica “pacifista” del Presidente Obama con un bilancio ancora parziale di mezzo milione di morti e più del 50{bf2d5288dc6227a85fa6963f1c2a3a723252f95cd63a7ef62921e0fbdef25089} della popolazione sfollata. (9) I tentativi di Obama per rovesciare il Presidente siriano Bashar al-Assad, motivo per il quale gli Stati Uniti hanno armato intere bande di criminali, hanno permesso l’espansione e il rafforzamento dello Stato Islamico. Ora questi gruppi radicali, con i loro attentati, terrorizzano la popolazione mondiale. (4)
Nel video seguente con i sottotitoli in italiano, il senatore statunitense Rand Paul conferma che gli Stati Uniti finanziano l’ISIS.
Infine non dobbiamo dimenticare che negli ultimi tempi della sua presidenza, come riportato in un articolo pubblicato sul quotidiano Le Monde il 14 giugno 2012 a firma del giornalista Alain Frachon, ogni martedì Obama partecipava ad una riunione nella quale decideva personalmente quali membri di al-Qaeda dovessero essere eliminati con i droni. (10) Ma ciò che viene contestato ad Obama non è che faccia uccidere dei terroristi, che sarebbe anche cosa buona e giusta se però fino al giorno prima non li si abbia sostenuti, ma, come sostiene la giornalista Marina Fang in un articolo pubblicato sul quotidiano Huffington Post il 15 ottobre 2015, è il fatto che questi attacchi compiuti con i droni in Afghanistan, Pakistan, Yemen e Somalia, producono per la stragrande maggioranza morti tra i civili anziché gli obiettivi prestabiliti. (11)
Il 27 maggio 2016, il Presidente Obama fece visita ad Hiroshima, dopo 71 anni dal lancio della prima bomba atomica. Prima delle considerazioni su Obama, vale la pena di ricordare gli eventi di quei tragici giorni. Il 6 agosto 1945 alle ore 8:15, un aereo statunitense sganciò la bomba atomica denominata “Little Boy” sulla città giapponese di Hiroshima. Circa 70.000 persone morirono all’istante, altre 70.000 circa rimasero ferite. Tre giorni dopo, sganciano un’altra bomba atomica denominata “Fat Man” su Nagasaki, un’altra città giapponese. Nagasaki fu scelta solo perché la visibilità era migliore rispetto ad un altro obiettivo prescelto. Lo sgancio però non fu preciso e la bomba brillò in una zona della città difesa da una catena montuosa. Nonostante ciò morirono subito circa 40.000 persone e molte altre migliaia rimasero ustionate. Complessivamente, gli effetti delle due atomiche hanno causato l’uccisione di almeno 300.000 civili. (12)
Ad Hiroshima l’esplosione della bomba generò, in 10 secondi, un’onda d’urto che rase al suolo gran parte della città, travolta da una vera e propria tempesta rovente che avanzò a 800 km all’ora. Forse, quel giorno, i 70.000 morti furono i più fortunati. Dei privilegiati rispetto alle tante migliaia che morirono in un secondo momento. E’ davvero difficile pensare cosa abbiano provato quei bambini, quelle donne e quegli uomini vittime di quelle bombe. All’epoca non esistevano neppure le immagini di esplosioni atomiche, nessuno dei cittadini di Hiroshima aveva visto una tale luce o udito un tale suono così improvviso e devastante. Pochi minuti dopo lo scoppio, nelle zone adiacenti all’epicentro, donne e bambini con i capelli inceneriti, gli arti semi carbonizzati, iniziarono a vagare nel buio, tra gli scheletri dei palazzi con la pelle a brandelli come in un film horror. Molti sopravvissuti raccontano di aver visto donne, uomini e bambini che per mitigare il dolore della pelle che si squagliava procedevano con le braccia distanti dal corpo, tese in avanti. Migliaia di esseri umani all’improvviso furono trasformati in zombie. Sconvolti da quell’improvviso giungere sulla terra di un infermo scaturito dalla più devastante arma di distruzione di massa che la storia dell’uomo avesse mai concepito. Senza più la città intorno, senza punti di riferimento in un caldo torrido e colpiti da una forte pioggia radioattiva nera, i sopravvissuti vagarono senza meta, poi molti, sperando di fermare le bruciature, si gettarono nel fiume che in alcuni punti però ribolliva e ben presto si riempì di cadaveri che galleggiavano. Per diversi giorni l’inferno si trasferì in Giappone. (12)
La classe politica dirigente degli Stati Uniti era perfettamente a conoscenza di cosa avrebbe prodotto l’esplosione di Hiroshima, ma, nonostante ciò, tre giorni dopo replicarono a Nagasaki. Ma non siate ingenui e fatevi ingannare: il vero obiettivo delle atomiche statunitensi non era il Giappone, oramai quasi in ginocchio militarmente, ma Mosca. Si giunse a diffondere tanto dolore su uomini, donne e bambini del tutto innocenti, esclusivamente per inviare un avvertimento all’Unione Sovietica. (12)
Ebbene, l’indegno Premio Nobel per la Pace, Barack Obama, nonostante i suoi ipocriti proclami antinucleari non ha mai attuato una politica di denuclearizzazione del proprio paese, limitandosi solo a proclami e propaganda. Tanto è vero che addirittura nella sua visita ad Hiroshima, non solo non ha chiesto perdono, ma non ha rivolto nemmeno le scuse. Dimostrazione evidente del suo squallore e che non è un vero uomo di pace. (12)
In ultima analisi occorre tenere presente quanto emerge da uno studio pubblicato dal Congressional Research Service, l’Istituto di Ricerca del Congresso degli Stati Uniti. Secondo questo report, gli accordi di trasferimento di armi nei Paesi in via di Sviluppo, hanno rappresentato più dell’80{bf2d5288dc6227a85fa6963f1c2a3a723252f95cd63a7ef62921e0fbdef25089} di tutto il mercato delle armi globale. In pratica sotto la presidenza del Premio Nobel per la Pace sulla fiducia, gli Stati Uniti hanno contratto accordi di vendita di armi nei Paesi in via di Sviluppo per un ammontare di 200 miliardi di dollari, con una quota di mercato pari a più del doppio di quella della Russia. Secondo il rapporto sopra citato, le scelte di trasferimento armi rispondono a precise necessità della politica estera statunitense e di tutela degli interessi nazionali di Washington. Dalla fine della Seconda Guerra mondiale, la strategia degli Stati Uniti è stata quella di aiutare alleati e nazioni amiche ad affrontare quelle che per loro rappresentavano le minacce alla sicurezza regionale. Eppure colpisce il fatto che la maggiore quantità di vendita armi in Medio Oriente (76 miliardi di dollari) sia stata autorizzata da Obama nel biennio 2011-2012, quello per intenderci che ha generato le famose Primavere Arabe, la guerra (ovviamente “umanitaria”) in Libia e quella (falsamente civile) in Siria; lo stesso biennio che ha preparato l’ascesa dell’ISIS e la formazione del Califfato. In altre parole appare evidente che “la politica delle armi” di Obama non sia servita alla stabilizzazione regionale ma, al contrario, ad alimentare le crisi che oggi stiamo attraversando. Inoltre il falso pacifista Obama, ha firmato il più grande contratto di vendita di armi della storia, lasciando così in eredità al suo successore un imponente accordo di 115 miliardi di dollari siglato con il governo saudita. Armi, che ricordiamolo, sono utilizzate dalle monarchie del Golfo per condurre la criminale guerra nello Yemen in aperta violazione del diritto internazionale. (13)
E’ probabilmente per tutto questo insieme di ragioni che lo storico norvegese Geir Lundestad, ex Direttore dell’Istituto Nobel, nel suo libro “Lundestad” ha dichiarato: “Barack Obama si è dimostrato indegno del suo premio, dopo averlo ricevuto.” (14) Mentre è certamente per tutto questo insieme di motivi che alla fine della sua presidenza, a Washington dal ponte Arlington, situato a meno di 1 miglio dal Pentagono, è stato srotolato un maxi striscione con la scritta “Goodbye murderer” (“Addio assassino”) sullo sfondo del volto di Barack Obama. Uno degli autori di questa iniziativa ha twittato: “Così abbiamo deciso di dire addio all’assassino Barack Obama, che presto lascerà il suo incarico. E’ responsabile della morte di migliaia di civili in Libia, Siria, Iraq, Yemen ed Ucraina. Durante la sua presidenza ha scatenato molte guerre sanguinose. Non meritava il Nobel per la Pace. Dovrebbe finire sul banco degli imputati alla Corte dell’Aja”. (15)
Infatti in seguito è emerso che Obama è considerato il peggior presidente dal dopoguerra. Un sondaggio della Quinnipac University (Connecticut) dice che il 33{bf2d5288dc6227a85fa6963f1c2a3a723252f95cd63a7ef62921e0fbdef25089} degli statunitensi pensa che Obama sia il peggiore presidente degli ultimi sessant’anni, anche peggio del suo odiato predecessore, fermo al 28 per cento, largamente peggiore dell’infinitamente deprecabile Richard Nixon e dell’imbelle Jimmy Carter. Per rendere la percezione ancora più amara per Obama, il sondaggio rivela che il più amato fra i presidenti da Truman in poi è nientemeno che Ronald Reagan, il quale con il suo 35{bf2d5288dc6227a85fa6963f1c2a3a723252f95cd63a7ef62921e0fbdef25089} risulta più amato di quanto Obama sia odiato. (16)
Luca D’Agostini
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Fonti:
(1) Premio Nobel
(4) Guerre di Obama
(5) Obama e Ucraina
(6) Truppe NATO alla frontiera russa
(8) Primavere arabe
(11) Stragi di civili con i droni
(13) Mercante di armi
(14) Indegno Premio Nobel
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