
Bachcisaraj (antica capitale del Khanato di Crimea)
Apriamo questo articolo con una constatazione: purtroppo l’ignoranza è sempre più dilagante. Da quando il festival musicale “Eurovision”, che dovrebbe essere apolitico, ha visto la buffonata della presentazione e della vittoria di una canzone della cantante ucraina Jamala, riguardo la deportazione dei Tatari di Crimea avvenuta nel 1944, sembra che tutti, improvvisamente, siano divenuti esperti di Crimea e profondi conoscitori della storia della popolazione dei Tatari di Crimea. Ma in realtà, pochi ne sanno qualcosa. Moltissimi, prima dell’Eurovision neanche sapevano dell’esistenza di questa popolazione. Alcuni non sanno neanche dove si trova la Crimea.
Ma è evidente, i propagandisti hanno sempre amato l’ignoranza come la tabula rasa su cui poter scrivere il loro programma. Però, sbugiardare le menzogne raccontante dai media occidentali e dal regime golpista di Kiev è facile: basta andare in Crimea, aprire gli occhi, le orecchie e parlare con la popolazione e non affidarsi alla manipolazione dell’informazione attuata in alcuni ambienti di Washington o di Bruxelles, oppure a Wikipedia.
Nel 2016 è stata risollevata la questione dei Tatari di Crimea. L’Ucraina chiede che la loro deportazione venga considerata un genocidio ed il Parlamento Europeo si è messo all’ascolto.
Ritengo quindi necessario un approfondimento dell’argomento, per dimostrare appunto quanta ipocrisia vi sia intorno alla situazione dei Tatari di Crimea.
I Tatari di Crimea sono una popolazione di origine turca, stabilitasi in Crimea tra il 13° ed il 17° secolo. Nel 13° secolo la Crimea faceva parte dell’Impero Mongolo, anche conosciuto come Orda d’Oro. Nel 14° secolo i Tatari di Crimea vennero convertiti all’Islam. Nel 15° secolo i Turchi conquistarono la Crimea del Sud e vi stabilirono il Khanato di Crimea, uno stato vassallo dell’Impero Ottomano esistito fino a quando, nel 1783 la Crimea divenne parte della Russia.
Ma attenzione, ora la storia comincia a farsi interessante. L’economia del Khanato di Crimea era basata sulla vendita di schiavi. Per secoli il Khanato di Crimea operava delle incursioni nelle terre della Russia meridionale, catturando decine di migliaia di persone per poi venderle nei mercati degli schiavi del mondo musulmano. Si stima che durante la sua esistenza il Khanato di Crimea abbia schiavizzato 3 milioni di slavi della Russia meridionale. L’Enciclopedia Britannica riporta che il 75% della popolazione di Crimea era costituita da schiavi o ex schiavi e la maggior parte della popolazione libera era impegnata nella caccia degli schiavi o nella loro vendita. Nella storia c’è stata solo una tratta degli schiavi più grande di questa: la tratta atlantica degli schiavi africani. Quando la Crimea diventò parte della Russia, contro i Tatari non ci furono significanti rappresaglie, come invece sarebbe stato logico aspettarsi. Ovviamente la Russia proibì immediatamente la schiavitù e la tratta degli schiavi.1
Nel 1787, diversi anni dopo che la Crimea venne conquistata dalla Russia e Caterina la Grande, decise di far visita nelle nuove terre. Caterina venne accompagnata da diversi ambasciatori e nobili dell’Europa occidentale, tra i quali Giuseppe II d’Asburgo. Durante il viaggio due fatti sorpresero gli europei. Il primo fu che la scorta dell’Imperatrice era composta dai Tatari di Crimea e restarono colpiti nel vedere che Caterina era tanto sicura della lealtà dei Tatari di Crimea, al punto di affidargli la propria vita. Il secondo avvenne durante la visita a Bachcisaraj. I cavalli che tiravano la carrozza di Caterina la Grande persero il controllo su una strada di montagna, la carrozza rotolò nella scarpata ma un cavaliere tataro aiutò l’Imperatrice e le salvò la vita. Questi episodi dimostrano come non vi erano sentimenti di odio dei Tatari di Crimea nei confronti dei russi.1
Successivamente ai Tatari di Crimea venne consentito di pubblicare un giornale bilingue, il “Terciman-Perevodchik”. Alla fine del 19° secolo, in Crimea esistevano oltre trecento scuole musulmane metodiste di lingua tatara, riconosciute dal governo russo.

Carlo Bossoli – Bachcisaraj 1857
Dopo la rivoluzione bolscevica del 1917 iniziò la collettivizzazione, la quale unitamente ad altre politiche restrittive del governo dell’Unione Sovietica, fecero crescere il risentimento dei Tatari di Crimea. Per questo motivo, quando le truppe di Hitler occuparono la Crimea, un numero significativo di Tatari di Crimea collaborò attivamente con i nazisti e circa 20.000 Tatari di Crimea si arruolarono in varie unità militari naziste, inclusa la Legione SS-Crimea.1 2
Il 3 gennaio del 1942, in una solenne riunione a Simferopol tenutasi in occasione del reclutamento dei Tatari di Crimea nella Wehrmacht e nelle SS, il presidente del comitato tataro Dzhelal Abdureshidov dichiarò: “Parlo a nome della commissione e a nome di tutti i tatari, assicurandomi di esprimere i loro pensieri. Basta una chiamata dell’esercito tedesco, ei tatari combatteranno tutti contro un nemico comune. Siamo onorati di avere l’opportunità di combattere sotto la guida del Fuhrer Adolf Hitler, il più grande figlio del popolo tedesco. La fiducia in noi ci dà la forza di fidarci della leadership dell’esercito tedesco senza esitazione. Successivamente i nostri nomi saranno onorati insieme ai nomi di coloro che hanno sostenuto la liberazione dei popoli oppressi“.3
Il 10 marzo 1942, sul giornale dei collaborazionisti tatari, “Azat Kirim” (Crimea Liberata), apparve in prima pagina questa sorta di preghiera:
“L’intero popolo tataro prega ogni minuto e
chiede ad Allah di concedere la vittoria sul mondo ai tedeschi.
Oh, grande leader, ti diciamo dal profondo del nostro cuore,
dal profondo di noi stessi, credici!
Noi, i Tatari, giuriamo di combattere
contro un branco di ebrei e bolscevichi,
insieme ai soldati tedeschi, nelle stesse fila!“3
Fortunatamente non tutti i Tatari di Crimea collaborano con i nazisti. Molti di loro, che non vivevano in Crimea al momento dell’invasione nazista, confluirono nell’Armata Rossa. Più di mille Tatari di Crimea erano ufficiali, tra cui 97 donne. Circa 1/3 dei Tatari di Crimea che combatterono nelle file dell’Armata Rossa morirono sul campo di battaglia.4 Per i servizi in battaglia nella Grande Guerra Patriottica, sei Tartari della Crimea furono insigniti del titolo di Eroe dell’Unione Sovietica .
Ritorniamo a parlare di coloro che sostennero attivamente i tedeschi. I Tatari di Crimea collaborazionisti dei nazisti furono anche utilizzati dalle autorità tedesche come guardie di sicurezza nei campi di sterminio, come il tristemente famoso campo della Fattoria Statale “Krasnij”, vicino Simferopol, nel quale mediante torture, ardere al rogo persone vive, fucilazioni, camere mobili a gas (avvelenamento da monossido di carbonio all’interno di autoveicoli appositamente attrezzati), furono uccisi circa 15.000 cittadini sovietici.2

Fattoria Statale “Krasnij”

Fattoria Statale “Krasnij”
Nella sua testimonianza al Tribunale di Norimberga il Feldmaresciallo tedesco Erich von Manstein aveva testimoniato sull’utilità per i nazisti dei feroci battaglioni tatari: “La maggior parte della popolazione tatara della Crimea era molto amichevole nei nostri confronti. Eravamo anche in grado di allestire compagnie di auto-difesa formate da Tatari, il cui compito era quello di proteggere i villaggi dai partigiani che si nascondevano sulle montagne. Una forte mobilitazione partigiana (favorevole all’Unione Sovietica) si era venuta a formare in Crimea fin dagli inizi, e la cosa ci causava parecchi fastidi. La ragione di questa forte mobilitazione era dovuta al fatto che nella popolazione della Crimea vi erano molti russi“. Von Manstein aveva continuato: “I Tatari si erano subito schierati dalla nostra parte. Nel dicembre del 1941 erano stati istituiti in Crimea i Comitati Mussulmani Tatari per aiutare l’amministrazione degli occupanti tedeschi. Il Comitato Centrale dei Mussulmani di Crimea aveva cominciato ad operare a Simferopol. La loro organizzazione e le loro attività erano sotto la diretta supervisione delle SS“.5 6
Il numero di cittadini sovietici (uomini, donne e bambini) vittime dei nazisti e dei loro complici in Crimea fu di 71.921 persone. Altri 85.447 cittadini sovietici furono deportati dalla Crimea in Germania per essere utilizzati come forza lavoro in stato di schiavitù.2
Così, quando l’Armata Rossa sconfisse i nazisti e nel 1944 liberò la Crimea, in esecuzione del Decreto dell’URSS numero Gko-GFCS 5859 del 11 maggio 1944, 183.155 Tatari di Crimea vennero catturati e per la loro collaborazione con i nazisti furono deportati in campi di concentramento situati in altre zone dell’Unione Sovietica, lontano dal confine.7 8 Tuttavia, la maggior parte dei Tatari di Crimea non morì a seguito della deportazione, ma durante la massiccia carestia che afflisse l’Unione Sovietica nel 1946-1947, durante il quale morirono circa un milione e mezzo di persone, delle quali 16.000 Tatari di Crimea.9
Certo, appena poche righe fa avrete letto, “campi di concentramento“, avrete provato una sorta di indignazione. Giustissimo, ma dovrebbe essere la stessa indignazione che dovreste provare per i campi di concentramento dei giapponesi che vivevano negli Stati Uniti.
Ora, non è mia intenzione giustificare i campi di concentramento, da qualsiasi parte questi siano stati realizzati: sono delle mostruosità e crimini contro l’umanità, sia quelli realizzati dai tedeschi, sia quelli realizzati dai russi che quelli realizzati dagli statunitensi. Purtroppo quelli realizzati da quest’ultimi, i libri di scuola non li riportano, addirittura la loro esistenza non è nota alla maggioranza della popolazione ed invece, per evitare una manipolazione dell’informazione che mira in questo caso specifico, a far risultare i russi colpevoli di un crimine unico nella sua storia e del quale altri invece non si sono macchiati, è utile conoscere i fatti e la storia, non per giustificarne alcuno ma per condannarli tutti, senza alcuna ipocrisia.
Ed i fatti sono questi: circa 110.000 giapponesi (uomini, donne e bambini), che vivevano negli Stati Uniti vennero internati nei campi di concentramento degli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale. L’Ordine esecutivo 9066 del 19 febbraio 1942, per l’internazione dei giapponesi, venne emanato dal Presidente Roosevelt due mesi dopo il bombardamento di Pearl Harbor e fu giustificato come rappresaglia per l’attacco alla base navale statunitense. Nessuna di quelle persone aveva commesso alcun crimine.1 Anzi, la meschinità di tale provvedimento consiste anche nel fatto che i servizi di intelligence degli Stati Uniti erano addirittura a conoscenza dei dettagli dell’attacco e non fecero nulla per evitarlo, nell’intenzione di utilizzare il sacrificio dei loro marinai come pretesto per convincere la propria opinione pubblica ad entrare in guerra.
I campi di concentramento per i giapponesi rimasero in funzione sino al 1944 e la politica di internamento coinvolse il 62% dei cittadini statunitensi di origine giapponese.10

Manzanar (campo di concentramento per giapponesi situato negli Stati Uniti)

Manzanar (campo di concentramento per giapponesi situato negli Stati Uniti)

Manzanar (campo di concentramento per giapponesi situato negli Stati Uniti)
Forse non tutti i lettori sanno che negli Stati Uniti, oltre ai giapponesi, anche gli italiani venero internati dal 1941 al 1944. La loro unica colpa erano le loro origini etniche e così seicentomila immigrati italiani, per le quali erano considerati “enemy aliens” (“nemici stranieri”) ed in virtù di questo furono sottoposti a vigilanza speciale, coprifuoco, espropri. Diecimila di loro furono espulsi dalle loro case, 3.500 detenuti nei campi di concentramento. Tutti accusati di appoggiare l’ Italia fascista, nonostante le prove di fedeltà agli Stati Uniti (molti degli internati avevano i figli al fronte, che combattevano nell’esercito statunitense). Questa storia degli italiani internati negli Stati Uniti è stata coperta da un imbarazzante silenzio per cinquant’anni. Il Ministero di giustizia e l’FBI si sono sempre rifiutati di aprire i loro archivi fino a quando la legge 2442 del novembre 2000, “Legge sulle violazioni dei diritti civili degli italo-americani in tempo di guerra”, ha portato alla luce documenti per mezzo secolo segretati. Ciò ha permesso a Lawrence Di Stasi, docente all’università di Berkeley e presidente della American Italian Historical Association, di portare alla luce una vicenda che perfino molti immigrati italiani avevano scelto di dimenticare per decenni, per l’ ansia di cancellare ogni diversità e di integrarsi nella società statunitense. Le scoperte di Di Stasi sono contenute nel suo interessante libro “Una storia segreta: The secret history of Italian American evacuation and internment during World War II“.11 12 A differenza dei giapponesi, gli italiani internati nei campi di concentramento ed i loro discendenti, non hanno mai ottenuto risarcimenti.10

Campo di concentramento per italiani situato negli Stati Uniti
Gli esempi dei campi di concentramento creati negli Stati Uniti, sono la riconferma dell’adagio secondo cui sono i vincitori a scrivere la storia. Così nel mondo occidentale, le violenze compite dai sovietici al termine della guerra, sono emerse per prime alla pubblica notorietà, se non altro perché presto l’Unione Sovietica divenne il nemico per tutto l’Occidente, e nessun argomento era più tabù per attaccarlo. Mentre il fatto che sia difficile trovare notizie sui crimini di guerra, commessi a danno dei civili tedeschi ed italiani a opera degli Stati Uniti e dei suoi alleati, dipende dal fatto che la Germania Ovest e l’Italia, furono immediatamente inserite nel sistema della NATO e nel contesto della futura Unione Europea e quindi, nessuno ritenne opportuno soffermarsi su quelle pagine di storia che potevano compromettere la ritrovata amicizia.13 14
Chiusa questa parentesi, torniamo ad occuparci dei Tatari di Crimea. Il 28 aprile 1956, il Soviet Supremo dell’URSS emise un decreto “Sulla rimozione delle restrizioni sugli insediamenti speciali dei cittadini sovietici deportati durante la Grande Guerra Patriottica“.8 Questo decreto equiparò al resto dei cittadini sovietici, tutti i Tatari della Crimea che avevano ottenuto lo stato speciali di coloni, ma proibì loro di tornare in Crimea e non prevedeva la restituzione delle proprietà confiscate durante lo sgombero.
In Crimea nel 1989 avvenne un ritorno di massa non organizzato da parte dei Tatari di Crimea precedentemente deportati. Così, l’11 luglio 1990, il Consiglio dei Ministri dell’Unione Sovietica, approvò la risoluzione n. 666 “Sulle misure prioritarie per affrontare i problemi relativi al ritorno dei Tatari della Crimea nella regione della Crimea“.15
Il 1 ottobre 1990 i Tatari di Crimea poterono fare ufficialmente ritorno nelle terre dalle quali erano stati deportati nel 1944, ma una parte significativa di loro non poté ritornare nelle aree abitate dai loro genitori nel 1944, in quanto non in grado di comperare la terra o abitazioni in quei luoghi. Così, coloro che non riuscirono a ritornare nei loro luoghi di origine, si insediarono nei villaggi della steppa della Crimea.
Il ritorno dei Tatari di Crimea, tuttavia, fu accolto con ostilità dalla popolazione locale, cioè dai discendenti di coloro che nella seconda metà degli anni ’40 occuparono le terre e le case dei deportati. Le manifestazioni di tale inimicizia, condussero a numerosi casi di vandalismo e profanazione di monumenti culturali etnici, cimiteri musulmani e santuari religiosi.16
Dunque, ora che abbiamo analizzato il contesto storico, osserviamo cosa è accaduto ai Tatari di Crimea a partire dall’indipendenza Ucraina del 1991. Nello stesso anno, nel 1991, il Consiglio Supremo dell’Unione Sovietica votò una risoluzione che condannava la deportazione dei Tatari di Crimea. Poco dopo, l’Unione Sovietica crollò e molti Tatari di Crimea iniziarono a fare ritorno nella loro terra d’origine ed organizzarono il “Mejilis” dei Tatari di Crimea, un’organizzazione politica che aveva lo scopo di rappresentarli e che recentemente è stata messa al bando per infiltrazioni terroristiche dalle autorità russe. Seytumer Nimitulaev, fondatore e capo di una grande organizzazione dei Tatari di Crimea, il “Qirim Berelgi”, afferma: “L’idea iniziale del Mejilis era buona, ma i suoi capi l’hanno completamente stravolta, utilizzando l’organizzazione per i loro interessi personali. Il Mejilis premiava mediante raccomandazioni per i lavori nei posti statali coloro che lo sostenevano, mentre chi lo criticava veniva emarginato. Anche se una persona era molto preparata ma non aveva il benestare di Dzhemilev, Chubarov e della loro cricca, non riceveva alcun aiuto dal Mejilis“. Il Mejilis quindi si trasformò in una organizzazione corrotta dove tangenti, nepotismo e mancanza di trasparenza erano diventati la norma al punto che si erano verificate dimostrazioni di protesta, anche in piazza, di molti Tatari di Crimea nei confronti del corrotto Mejilis.1
Ed ora analizziamo l’ipocrisia dei politici ucraini. Quando tornarono in Crimea, molti Tatari di Crimea sollevarono la questione della terra, dal momento che i terreni che appartenevano ai loro antenati erano stati ormai trasferiti alla proprietà di altre persone giuridiche ed individui. Ciò a metà degli anni 2000, creò una protesta con raduni di massa in tutta la Crimea. Il Mejilis approfittò delle proteste spontanee e si unì alla popolazione tatara in rivolta.17
Nel 2004, poi il futuro presidente dell’Ucraina, Viktor Juščenko appoggiò il Mejilis affermando che avrebbe risolto il problema della terra e garantendosi così il sostegno del popolo tataro di Crimea alle elezioni. Tuttavia nel 2007, il presidente Juščenko tradì la fiducia dei Tatari di Crimea e firmò degli emendamenti al Codice Penale dell’Ucraina, secondo i quali il sequestro non autorizzato della terra divenne un reato penale. A questo punto, i raduni di protesta dei Tatari si trasformarono in veri e propri combattimenti contro le unità speciali della polizia “Berkut”.17 18 Su sentenza dei tribunali ucraini, le unità speciali “Berkut” abbatterono anche tutte le case e costruzioni illegalmente edificate dai Tatari di Crimea.17 19

Scontri tra polizia ucraina e Tatari di Crimea

Scontri tra polizia ucraina e Tatari di Crimea
E per continuare ad analizzare l’ipocrisia dei politici ucraini e dei loro media, i quali oggi, esclusivamente nell’obiettivo di alimentare un sentimento russofobo, sostengono i Tatari di Crimea, occorre ricordare le affermazioni di questi soggetti espresse prima degli eventi del 2014. Questo pubblicamente affermava Arsenij Jacenjuk, uno dei leader della rivolta che ha portato al colpo di stato a Kiev, ex Ministro degli Esteri ed Ex Primo Ministro dell’Ucraina: “Ecco cosa penso della questione dei Tatari di Crimea. Possono portare in Ucraina il terrorismo, una cosa che non abbiamo mai avuto prima. La nostra politica nei loro confronti deve essere questa, metterli al loro posto ed essere duri. Dico che dobbiamo usare la fermezza nel rimetterli al loro posto. Questo non può essere fatto con il dialogo politico o con degli abbracci. Le autorità centrali dell’Ucraina devono essere dure. La Crimea potrebbe silenziosamente lasciarci non solo per la Russia, anche per la Turchia. Ci sono delle mappe attuali dove la Crimea ha i colori della Turchia.” Successivamente a queste affermazioni, in un’ottica anti-russa, Jacenjuk si è eletto a paladino dei diritti dei Tatari di Crimea. Ciò che principalmente i Tatari di Crimea avevano chiesto all’Ucraina per 23 anni, era il riconoscimento ufficiale in Crimea della loro lingua. Per 23 anni le autorità di Kiev si sono opposte (proprio come si sono opposte ai diritti delle decine di milioni di russofoni).
Sapete quale provvedimento hanno adottato le autorità russe immediatamente dopo il referendum di marzo del 2014 che ha decretato la riunificazione con la Russia? Ecco la risposta: il tataro di Crimea è divenuto una lingua ufficiale. La nuova Costituzione della Repubblica di Crimea, riconosce nella regione tre lingue ufficiali: il russo, l’ucraino e il tataro di Crimea. Quello che l’Ucraina si è rifiutata di fare per tutti i suoi 23 anni di indipendenza, la Russia lo ha fatto nell’arco di pochi giorni. Anzi, l’Ucraina sostiene che questo provvedimento sia stato adottato dai russi per attirarsi le simpatie dei Tatari di Crimea. Ma anche in questo caso, per far emergere l’ipocrisia di questa tesi, occorre allargare le nostre conoscenze. Nella Repubblica Russa del Tatarstan, una regione russa molto ricca con uno dei più alti PIL procapite della Russia, dove vivono i Tatari di Kazan, il tataro di Kazan è riconosciuto come lingua ufficiale. E i Tatari di Kazan sono felici di essere sia parte della antica cultura islamica Tatara, che di essere cittadini della Federazione Russa.1
Il 21 aprile 2014, il Presidente Vladimir Putin ha firmato un decreto per la riabilitazione dei Tatari di Crimea, il quale riconosce il popolo tataro come entità, prevede la costruzione di nuove abitazioni, nuove istituzioni educative e strutture di culto. I Tatari di Crimea hanno ringraziato il presidente russo per il decreto di riabilitazione il quale era atteso da 70 anni, e anche per la legge che prevede una procedura semplificata per l’ottenimento del permesso di soggiorno per i cittadini o i loro parenti (nonna, nonno, padre, madre, marito, moglie, figli, nipoti, il fratello, la sorella,), espulsi illegalmente dalla repubblica autonoma di Crimea. Il documento è stato pubblicato il 17 aprile 2014 sul portale ufficiale della Repubblica di Crimea. Il messaggio di ringraziamento nei confronti del Presidente Putin è stato firmato dai rappresentanti del popolo, dagli intellettuali, e dai rappresentati religiosi. Tra questi il muftì della Crimea (funzionario religioso musulmano) ed il leader dell’organizzazione “Crimea Unita” e del Consiglio Pubblico del popolo tartaro di Crimea Seytumer Nimetullaev. Questo il testo del messaggio di ringraziamento: “A nome di tutto il popolo Tataro della Crimea, vogliamo esprimere, rispettabile Vladimir Vladimirovič, i nostri più sentiti e sinceri ringraziamenti“.20
I 270 mila Tatari di Crimea, che dal 2014 fanno parte della Federazione Russa, vivono in armonia con la popolazione russa ed il loro obiettivo è solo quello di prosperare economicamente. Mentre Dzhemilev, il capo del Mejilis, che dal 2014 non ha più messo piede in Crimea e che non gode più del sostegno della popolazione tatara di Crimea, unitamente a tutti quei politici o rappresentanti dei media occidentali che come lui, dopo il referendum di riunificazione con la Russia, non si sono mai più recati in Crimea, persistono nel raccontare bugie all’opinione pubblica occidentale.
Lenur Usmanov, capo del Dipartimento per gli Studi inter-etnici dell’Accademia delle Scienze di Sebastopoli, dichiara: “Il Mejilis al momento in Crimea ha un’influenza caduta al minimo e pari a circa il 15% dei Tatari. E questa influenza deriva ed è alimentata esclusivamente dal canale TV ATR di Islyamov.“1
Il 18 marzo 2014, il Presidente Putin ha dichiarato: “In epoca sovietica, nei confronti dei Tatari di Crimea si è manifestata un’ingiustizia crudele, ma le motivazioni della repressione sono da individuare nella sofferenza che il popolo russo ha subito. Ora dopo che giustamente i Tatari di Crimea sono tornati nella loro terra, si rendono necessarie decisioni politiche e legislative le quali avranno il compito di completare il processo di riabilitazione del popolo Tataro di Crimea, ripristinare i loro diritti ed il loro onore“.
I Tatari di Crimea stanno provando di persona i benefici dell’appartenere alla Federazione Russa, poi vanno su internet e leggono che i media stranieri sostengono che starebbero vivendo sotto una costante oppressione e paura. Immaginate di vivere alle Hawaii, di guardare le previsioni meteo ed apprendere ogni giorno che sta nevicando. Prima o poi realizzerete che quelli del meteo non sanno nulla e smetterete di prestargli attenzione.1

Tatari di Crimea felici di appartenere alla Federazione Russa
Chiudo questo articolo lasciandovi alla visione di un breve video che i media occidentali non vi mostreranno mai, in quanto troppo impegnati nella loro miserabile propaganda. Questo video è stato registrato il 12 Settembre in Crimea, durante la visita del Presidente Vladimir Putin nella cittadina di Bachcisaraj, capitale storica del “Khanato di Crimea”.
Luca D’Agostini
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Fonti
(2) Романько О. В. Мусульманские легионы во Второй мировой войне / О. В. Романько. — М.: ООО «Издательство АСТ»: ООО «Транзиткнига», 2004. — 312 с.
(5) Eurovision
(6) F. William Engdahl, The Lost Hegemon: Whom the gods would destroy, Mine Books, Howard 2016.
(7) Постановление ГКО № 5859сс от 11.05.44
(9) НАЦИОНАЛЬНОЕ ДВИЖЕНИЕ КРЫМСКИХ ТАТАР
(10) Storia dimenticata
(11) Deportazione degli italiani
(12) Lawrence Di Stasi, Una storia segreta: The secret history of Italian American evacuation and internment during World War II, Heyday Books, Berkeley 2001.
(13) Gli altri lager
(14) James Bacque, Gli altri lager. I prigionieri tedeschi nei campi alleati in Europa dopo la seconda guerra mondiale, Ugo Mursia Editore, Milano 2009.
(15) СОВЕТ МИНИСТРОВ СССР
(16) Сколько в Крыму крымских татар?
(17) Своя земля в Крыму
(18) В Симферополе для разгона крымских татар применили бронетехнику
(19) Штурм Ай-Петри
(20) Ringraziano Putin
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