Le circostanze della morte di Hitler sono state a lungo uno dei misteri della Seconda Guerra Mondiale. Ci sono molte leggende in questo senso, tutte alimentate dagli Occidentali. Ma nessuno ha ancora dimostrato scientificamente che Hitler non si suicidò il 30 aprile 1945 e che sia fuggito da qualche parte. Così, in modo ridicolo e grottesco è stato cercato in Antartide, poi in Argentina e in Colombia, poi quasi su Marte. Queste pittoresche ricostruzioni sono state tutte create ad arte specificatamente da alcuni ambienti degli Stati Uniti per far nascere miti e speculazioni.
Ma non vi è alcun dubbio sulla morte di Hitler, il quale nel 1945 era già in pessime condizioni fisiche e di salute. Chi lo vide negli ultimi periodi lo descrisse come irriconoscibile. Dai documenti del suo medico personale risultò che soffriva già da qualche tempo del morbo di Parkinson. Quando fu avvisato che le truppe dell’Armata Rossa erano a 500 metri dal suo bunker, per paura di essere torturato decise di suicidarsi. Dal 1954 ad oggi, le prove documentali e materiali della morte di Hitler sono archiviate in una stanza speciale dell’Archivio Centrale del KGB dell’Unione Sovietica prima e del Servizio di Sicurezza Federale della Federazione Russa (FSB) adesso. Nella segretissima stanza sono archiviate le fotografie della scena dove furono ritrovati i cadaveri, i referti dei medici legali, i frammenti delle mascelle di Hitler e del suo cranio con un foro del proiettile sulla tempia, i denti di Hitler (ancora conservati in una famosa scatola di sigarette), molti suoi effetti personali, uno stivale di Goebbels e il portasigarette di Magda Goebbels regalatogli da Hitler. Inoltre nella stanza dell’FSB sono conservati i braccioli del divano sui quali sono presenti le macchie di sangue di Hitler rilasciate dopo essersi sparato.

Denti di Hitler

Denti di Hitler

Cranio di Hitler
Nel 1996 l’imponente velo di segretezza che proteggeva questi reperti è stato parzialmente rimosso e alcuni reperti sono stati declassificati e resi disponibili alla scienza della comunità internazionale.
Nel 2002, tali reperti furono esaminati da un esperto forense tedesco il dott. Benecke, il quale nel suo rapporto giunse a una conclusione inequivocabile: i frammenti della mascella, conservati nell’archivio dei servizi segreti russi, appartengono davvero a Hitler.1
Ancora più recentemente, nel 2017, un gruppo di scienziati francesi, guidati dal famoso patologo professor Philippe Charlier dell’Università di Versailles, è stato autorizzato a condurre un esame dei denti all’interno dell’archivio dei servizi segreti russi. Per comprendere la fama mondiale del prof. Philippe Charlier occorre ricordare che fu lui lo scienziato che riesumò ed esaminò il corpo di Enrico IV, esaminò il cuore di Riccardo Cuor di Leone, dimostrò che i resti di Giovanna d’Arco non erano i resti di Giovanna d’Arco. Nelle analisi scientifiche condotte nel 2017 il prof. Charlier concluse che i denti appartengono a Hitler al cento per cento. Hitler aveva dei denti molto brutti e durante una visita odontoiatrica con uno speciale microscopio elettronico, furono addirittura scoperti i resti del cibo vegetariano che Hitler mangiò quel giorno in cui morì.
Non essendo state riscontrate tracce di polvere da sparo su di loro, il celebre patologo francese concluse che Hitler non si sparò in bocca, ma sulla tempia.
I risultati di tutte le analisi scientifiche di laboratorio e le conclusioni del prof. Philippe Charlier sono contenuti in un libro dal titolo “The Death of Hitler: The Final Word” scritto da Jean-Christophe Brizard e Lana Parshina i quali hanno assistito per tutto il tempo alle analisi scientifiche sui reperti di Hitler condotte da parte del prof. Charlier.2

Prof. Philippe Charlier all’interno dei locali dei servizi segreti russi (FSB) a Mosca
Appurato che i resti in possesso dei servizi segreti russi appartengono a Hitler, passiamo ora a ricostruire quali furono gli ultimi momenti della vita del folle leader nazista.
Adolf Hitler si suicidò tra le 15:25 e le 15:30 di lunedì 30 aprile 1945, dopo essersi sparato con un’arma da fuoco nel suo bunker a Berlino.3 4 Anche sua moglie, Eva Braun, si suicidò assumendo cianuro di potassio.5 Lo stesso giorno, secondo le precedenti istruzioni di Hitler, i loro corpi furono portati su per le scale attraverso l’uscita di emergenza del bunker, imbevuti di benzina e incendiati nel giardino della Cancelleria del Reich.4
Hitler aveva il suo quartier generale nel palazzo della Cancelleria del Reich a Berlino, ma all’inizio del 1945 per i continui bombardamenti sulla capitale tedesca, trasferì il suo quartier generale nel suo bunker sotterraneo.
Il 20 gennaio 1945, Hitler ricevette nel suo bunker il capo del governo nazionale norvegese, Vidkun Quisling, il quale provò a convincerlo a stipulare una pace separata con gli Stati Uniti e l’Inghilterra, promettendogli il pieno sostegno della Norvegia nelle battaglie contro l’ Armata Rossa.
Quando il 13 febbraio 1945 fu informato della caduta di Budapest, Hitler divenne furioso, accusando i suoi militari di tradimento. Comunque non perse la speranza di una miracolosa salvezza e si paragonò all’imperatore Federico II, sostenendo che come lui, sarebbe stato senza dubbio in grado di sconfiggere il nemico prima in Oriente e poi in Occidente. In quei giorni, ordinò che un grande ritratto di Federico II fosse appeso nella sua stanza del bunker e che gli venisse anche consegnata una copia del libro di Thomas Carlyle “La storia di Federico il Grande“.
Il 6 marzo, Hitler ordino all’unità tedesca più pronta al combattimento sul Fronte Orientale, la 6° Armata Corazzata SS Panzer sotto il comando del generale Josef Dietrich di sfondare immediatamente il 3° Fronte Ucraino, attraversare il Danubio e rioccupare Budapest. Il compito però non fu mai completato a causa della mancanza di attrezzature e carburante. Così il 14 marzo 1945 Hitler ordinò furiosamente ai soldati e agli ufficiali della 6° Armata Corazzata SS Panzer di strapparsi dall’uniforme tutte le toppe del corpo d’élite.
Il 7 marzo, Hitler nel bunker venne a sapere che gli Alleati riuscirono a conquistare intatto uno dei ponti ferroviari attraverso il Reno nell’area di Remagen, in quanto i tedeschi che si ritiravano in fretta e furia non ebbero abbastanza tempo per farlo saltare in aria. Questa notizia lo fece di nuovo infuriare e diede ordine di fucilare sul posto cinque soldati e ufficiali responsabili di minare il ponte. Subito dopo La Luftwaffe ricevette l’ordine di distruggere il ponte entro e non oltre il 15 marzo e l’operazione fu portata a termine con successo.6

Albert Speer
Il 15 marzo Hitler ricevette Albert Speer, il ministro degli Armamenti e dopo aver ascoltato la sua relazione sullo stato dell’industria del Reich, cadde in uno stato di shock, cercando di convincere il ministro della vittoria finale della Germania. Speer dichiarò apertamente che “la guerra era perduta“, frase che nessuno aveva mai osato pronunciare in presenza del Führer. Hitler, scoraggiato da una simile affermazione, diede a Speer 24 ore per meditare sulle sue conclusioni. Il giorno successivo, Speer ritrattò le sue parole, affermando che era divenuto molto convinto di una vittoria finale e che avrebbe sostenuto pienamente tutte le decisioni del Führer.
Il 18 marzo Hitler convocò il feldmaresciallo Albert Kesselring nel suo bunker e nello stesso giorno lo nominò comandante del Fronte Occidentale, rimuovendo Gerd von Rundstedt dal comando, definendolo “mediocre e assonnato“.
Il 19 marzo, Hitler ospitò nuovamente Albert Speer per festeggiare il compleanno del ministro. Nella stessa sera, dopo aver ascoltato il rapporto di Speer sullo stato dell’industria del Reich, consegnò al ministro un piano definito “Tattiche di terra bruciata“, secondo il quale: “Tutte le strutture militari, strutture di trasporto, comunicazioni, strutture industriali e depositi di cibo situati nel territorio del Reich, sono soggetti a distruzione immediata“. Tutti i tentativi di Speer di spiegare a Hitler che questo ordine condannava il popolo tedesco alla distruzione si scontrarono con l’indifferenza categorica di Hitler, il quale affermò: “Se la guerra è persa, anche la nazione perirà. Questo è il suo inevitabile destino. Non è necessario occuparsi delle fondamenta necessarie alle persone per continuare la loro esistenza più primitiva“. Questo ordine sarà sabotato da Albert Speer e quando Hitler se ne accorse non ordinò nessuna punizione per colui che considerava anche un intimo amico personale.3
Il 21 marzo Hitler, dopo aver ricevuto il rapporto di Kesselring secondo cui sul Fronte Occidentale molti soldati si arrendevano agli Alleati senza alcuna resistenza, divenne furioso. Dettò a Kesselring un’ordinanza con effetto immediato, definita “Per i disertori, codardi e traditori“. L’ordinanza affermava che qualsiasi soldato o ufficiale tedesco che avesse lasciato volontariamente la sua posizione senza combattere fino all’ultimo proiettile o, senza essere stato gravemente ferito, oppure che avesse manifestato intenzione di arrendersi, avrebbe dovuto essere riconosciuto come un traditore del Reich. Il soldato o l’ufficiale doveva essere fucilato sul posto dalla gendarmeria di campo. La famiglia avrebbe smesso immediatamente di percepire gli assegni dallo Stato.
Il 28 marzo Hitler, con la motivazione “per motivi di salute“, congedò il capo dello stato maggiore delle forze di terra, Heinz Guderian, nominando al suo posto il generale Krebs.
Il 31 marzo Hitler, dopo una lunga conversazione con Goebbels, rimosse dal suo incarico Otto Dietrich, capo della stampa imperiale, giustificando la scelta con la dicitura “in connessione con la perdita di fiducia“.
L’11 aprile Hitler, ancora non credendo che Berlino fosse stato il principale bersaglio dell’Armata Rossa, firmò un ordine per rimuovere quattro divisioni di carri armati dalla difesa della capitale e inviarle in Cecoslovacchia sotto il comando del feldmaresciallo Ferdinand Schörner.7
Il 13 aprile, il ministro della Propaganda Josef Goebbels comunicò a Hitler la notizia della morte del presidente statunitense Franklin Roosevelt. La notizia deliziò il Führer il quale per la prima volta dopo tanto tempo, rise e gridò: “Avrebbe dovuto succedere, ora la vittoria sarà mia, ho vinto la guerra!” Diede ordine di offrire un bicchiere di champagne a tutti i presenti nel bunker al fine di brindare alla notizia ricevuta e ordinò di servire anche un banchetto improvvisato. Mentre tutti festeggiavano, quella stessa sera giunse la notizia che l’Armata Rossa era entrata a Vienna. A questo punto, l’austriaco Hitler fu preso da un infarto e cadde sul divano pronunciando le parole: “Questo non può essere vero!” Solo i soccorsi immediati prestati dal suo medico personale presente in sala, il dott. Theodor Morell, evitarono che quella sera Hitler perdesse la vita.6
Il 15 aprile Hitler dichiarò ufficialmente Berlino una città fortificata, dichiarando nel suo appello al popolo tedesco quanto segue: “Se ogni soldato tedesco adempirà correttamente il suo dovere, l’Armata Rossa sarà sicuramente sconfitta e l’Europa non diventerà mai sovietica!“8
Il 20 aprile, il giorno del suo 56° compleanno (Adolf Hitler nacque il 20 aprile 1889 a Braunau am Inn, in Austria), il Führer incontrò una dozzina di ragazzi della Gioventù Hitleriana nel cortile della Cancelleria del Reich. Fissò tutti i ragazzi negli occhi e accarezzò le loro guance per cercare di tirarli su di morale. Secondo quanto riferito dal dodicenne Alfred Zech, al quale fu assegnata la Croce di Ferro di 2° Classe e che si trovava tra quei ragazzi, Hitler strinse la mano a tutti, poi fermatosi di fronte a lui gli diede una pacca sulla guancia e disse: “Quando una nuova Germania crescerà da queste rovine, diventerai il suo eroe!” Quindi, secondo il racconto del ragazzo, Hitler, cercando con cura di nascondere il forte tremore della mano sinistra, trascinò di nuovo la sua andatura e rientrò nel bunker.
Alle 16:30 circa, Hitler fu informato che il Gruppo dell’Esercito B, composto da 375.000 soldati sotto il comando del generale Walter Model, aveva smesso di resistere agli Alleati e aveva deposto le armi nell’area della Ruhr. Hitler, infuriato, dichiarò tutti i soldati e gli ufficiali “codardi e traditori della madrepatria” e il generale Walter Model fu condannato in contumacia alla fucilazione. Il giorno dopo, avendo appreso la decisione di Hitler, il generale Model si suicidò sparandosi.8
Per timore dei bombardamenti sovietici, la mattina del 22 aprile Josef Goebbels, sua moglie Magda e i loro sei figli, decisero che da quel giorno in poi si sarebbero rifugiati insieme a Hitler nel suo bunker.
Intorno alle 17 Hitler si ritirò nelle sue camere accompagnato da Eva Braun, la sua chef personale Constanze Manziarly, il suo segretario personale Martin Bormann e le segretarie Traudl Junge e Gerda Christian. Con loro intrattenne una conversazione di gruppo nella quale li invitò a lasciare Berlino entro un’ora. Tutti i presenti si rifiutano di farlo, Eva Braun dichiarò alla presenza di tutti che sarebbe rimasta con Hitler fino alla fine essendo disposta a morire con lui, dopodiché, con sorpresa di tutti i presenti, Hitler l’abbracciò e la baciò pubblicamente sulle labbra. Poi aprì il cassetto della sua scrivania e tirò fuori diverse fiale di cianuro di potassio e le distribuì ai presenti.
Alle ore 01:30 di notte del 23 aprile nel bunker di Hitler giunse un telegramma scritto e inviato da Hermann Göring il quale era rifugiato a Berchtesgaden. Il telegramma riportava queste parole:
“Mio Führer,
il generale Koller mi ha fornito una breve relazione sulla base dei messaggi che gli sono stati comunicati dal generale Jodl e dal generale Christian, secondo i quali tu hai fatto riferimento ad alcune decisioni su di me, e hai sottolineato che se i negoziati diventassero necessari, avrei dovuto condurli io da qui, in quanto sarebbe stato più semplice poiché tu ti trovi a Berlino. Queste informazioni sono state così inaspettate per me che non sono riuscito a scriverti nulla prima delle 22:00 di ieri sera. Mi sento obbligato a ritenere che tu abbia perso la capacità di prendere decisioni. Esaminerò i termini del tuo decreto e adotterò misure per il benessere del popolo e della Patria. Sai cosa provo per te in queste difficili ore della mia vita. Non ho parole per esprimere i miei sentimenti. Dio ti benedica e, nonostante tutto, possa aiutarti a venire qui il prima possibile.
Il tuo fedele Hermann Göring.“
Dopo che Martin Bormann, alla presenza di Josef Goebbels e Walter Hewel (diplomatico e amico personale di Hitler), finì di leggere il telegramma, Hitler rimase in silenzio per un po’, poi scoppiò in gesto d’ira e disse: “Göring è un grasso folle! Si è impossessato della Luftwaffe! Il suo esempio ha permesso alla corruzione di diffondersi in tutto il paese! Ho sempre saputo tutto di lui! Questo malato osa dire che non sono in grado di prendere decisioni? E domani mi dichiarerà morto? Come osa tradirmi?“. Quindi, dopo essersi calmato, Hitler ordinò a Martin Bormann di privare Göring di tutti i poteri, gradi e riconoscimenti e porlo in stato di arresto, e in caso di resistenza ucciderlo come traditore. Goebbels sostenne pienamente Hitler, definendo le proposte di Göring un tentativo di colpo di stato, Bormann propose di uccidere immediatamente Göring senza necessità di arrestarlo, Hewel non disse nulla.
Due ore dopo Hitler convocò il suo aiutante, il generale Julius Schaub e gli ordinò di bruciare tutti gli oggetti personali e i documenti presenti nella Cancelleria del Reich. Dopo aver eseguito questo compito, Schaub si trasferì urgentemente a Monaco di Baviera, dove nell’appartamento personale Hitler bruciò tutti i suoi effetti personali e i documenti presenti.9
Ormai nella cerchia più ristretta dei collaboratori di Hitler divampava il panico e il terrore di finire nelle mani dei soldati dell’Armata Rossa. I nazisti erano perfettamente consci dei crimini commessi contro i civili in Unione Sovietica e una volta catturati si aspettavano un trattamento atroce dagli amici e parenti delle vittime, cioè dai soldati dell’Armata Rossa che ormai si apprestavano a conquistare Berlino.
Così, la mattina stessa del 23 aprile, il medico personale di Hitler, il dott. Theodor Morell fuggì improvvisamente dalla capitale tedesca. Hitler ricevette quindi Albert Speer, il quale a differenza di altri membri della cerchia interna di Hitler, gli consigliò di rimanere a Berlino, dicendo che “il Führer dovrebbe rimanere sul palco quando cala il sipario“. Dopo di ciò Speer confessò a Hitler di non aver rispettato il suo ordine sulla tattica della terra bruciata, tuttavia Hitler riferì al suo caro amico Speer di essere d’accordo che il suo ordine era stato affrettato. Alla fine del loro colloquio Speer comunicò a Hitler che in realtà si era recato nel bunker a fargli visita perché stava lasciando Berlino e voleva salutarlo prima di partire. Hitler si rattristò, non reagì affatto a questa affermazione del suo amico e nel far accomodare Speer fuori dal bunker si rifiutò di stringergli la mano. Speer fuggì immediatamente e si rifugiò a Flensburg. Secondo le sue memorie, a quel punto la disciplina nel bunker aveva già praticamente cessato di esistere, nei corridoi c’erano molti ufficiali che incuranti della presenza di Hitler si ubriacavano e fumavano nonostante fosse severamente vietato.
Il giorno dopo, il 24 aprile, Hitler convocò una riunione per le ore 12.00 con alcuni generali. Il generale Helmut Weidling riferì a Hitler del completo accerchiamento di Berlino da parte dell’Armata Rossa, ma Hitler continuò a sperare in una salvezza miracolosa, cercando di convincere tutti i presenti alla riunione che le unità delle SS avrebbero rotto l’accerchiamento. Uscendo dalla sala riunioni, il generale Weidling per la prima volta riconobbe pubblicamente che ormai Hitler aveva perso ogni comprensione della realtà, definendolo un “pazzo“. Durante la riunione, Hitler non prestando attenzione alle obiezioni della maggioranza dei presenti, diede l’ordine sulla “mobilitazione totale finale di tutti i berlinesi che sono in grado di tenere le armi per combattere contro le unità dell’Armata Rossa”. Alle ore 20:00 Josef Goebbels parlò alla radio e lesse l’appello del Führer al popolo tedesco: “Stai attento! Difendi con estrema dedizione la vita di tua moglie, di tua madre e dei tuoi figli! I bolscevichi stanno combattendo senza pietà!“10
Secondo la testimonianza di testimoni interrogati sia dalle agenzie sovietiche di controspionaggio che dai servizi segreti statunitensi e britannici, il 30 aprile 1945 Hitler, insieme alla moglie Eva Braun, si suicidò uccidendo anche il suo amato cane, un pastore tedesco di nome “Blondi”. Eva Braun si suicidò bevendo una fiala di veleno composto da cianuro di potassio, mentre Hitler si sparò alla tempia.
Secondo i testimoni, il 30 aprile, dopo pranzo, Hitler salutò le persone della sua cerchia interna e, stringendo le mani uno ad uno, si ritirò con Eva Braun nel suo appartamento, dal quale in seguito risuonò uno sparo. Tra le 15.25 e le 15.30, il cameriere personale di Hitler Heinz Linge, accompagnato dall’addetto del Führer Otto Günsche, da Josef Goebbels , Bormann e Axmann, entrarono negli appartamenti del Führer. Il corpo di Hitler giaceva morto sul divano e una grande macchia di sangue si espandeva sulla sua fronte. Nelle vicinanze giaceva il corpo di Eva Braun senza danni esterni visibili. Günsche e Linge avvolsero i corpi di Hitler ed Eva Braun in una coperta militare e li portarono nel giardino della Cancelleria del Reich. Rispettando l’ordine di Hitler, i corpi furono cosparsi di benzina e incendiati. I resti furono sotterrati in fretta e furia nel giardino della Cancelleria.
Il 5 maggio 1945, durante una perquisizione nel bunker, i soldati dell’Armata Rossa agli ordini del tenente Panasov, si accorsero che un pezzo del terreno del giardino della Cancelleria del Reich era stato recentemente scavato e poi ricoperto. Scavarono immediatamente e trovarono i resti carbonizzati di Hitler ed Eva Braun avvolti nelle verdi coperte militari. Tutti i reperti rilevati all’interno del bunker e nel giardino della Cancelleria del Reich furono inviati alla sede del KGB a Mosca.
Luca D’Agostini
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Fonti
(2) Jean-Christophe Brizard e Lana Parshina, The Death of Hitler: The Final Word, Da Capo Press, Cambridge 2018
(3) Thomas Fischer, Soldiers of the Leibstandarte, Fedorowicz, Winnipeg 2008
(4) Ian Kershaw, Hitler: a biography, W. W. Norton & Company, New York 2008
(5) Anthony Beevor, Berlin: The downfall, Viking Penguin, New York 2002
(6) март 1945
(7) Взятие Берлина
(8) Тысяча солнц
(9) Anton Joachimsthaler, The Last Days of Hitler: The Legends, the Evidence, the Truth, Arms & Armour, Londra 1997
(10) 24 апреля 1945 года
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