Questo articolo non è scritto seguendo lo stile del politicamente corretto che attualmente va molto di moda. Ma il comportamento della maggior parte dei media occidentali è così ridicolo, che non si può non sottolinearlo con forza e decisione.
Lungi da me provare simpatia verso qualsiasi presidente statunitense, è interessante però notare come da ieri sera, l’informazione mediatica occidentale racconta quanto recentemente accaduto negli Stati Uniti, mettendo in atto una strategia comunicativa, che tende palesemente a ridicolizzare i protestanti che hanno manifestato a Washington, davanti e dentro il Congresso.
Tralasciando il fatto che non si comprende come un gruppo di persone non armate possano essere entrate indisturbate nel luogo della maggiore assemblea politica statunitense, circostanza che merita senz’altro una riflessione a parte, ciò che intendo sottolineare in questo articolo è la strategia comunicativa dei media occidentali. In questa circostanza, i manifestanti sono derisi, ridicolizzati, colpevolizzati, il fine della protesta travisato, ci si addentra in un’analisi dei simboli che identificano il loro abbigliamento al fine di strumentalizzare dei concetti e degli stereotipi. Si individua un mandante, il quale è pubblicamente demonizzato e accusato di comportamento antidemocratico. In estrema sintesi: chi protesta è antidemocratico perché non accetta il risultato elettorale, si macchia di crimini e assume atteggiamenti pericolosi per la tutela della democrazia. Da parte dei media, è in atto un martellamento continuo verso l’opinione pubblica occidentale, la quale deve essere ammaestrata.
Ma gli stessi media, con altrettanto squallore, sono anche in grado di supportare le proteste e divinizzare i protestanti. Ma non quando costoro si contrappongono agli “amici” del circo mediatico occidentale. Si procede a una suddivisione in buoni e cattivi. Non si può protestare contro i “buoni”!
Ma se le proteste, invece, sono indirizzate contro il legittimo presidente della Bielorussia, Aleksandr Lukašenko, allora tali manifestazioni sono da supportare con enfasi, ci si mobilita per raccogliere consenso attorno ai protestanti che sono rappresentati come “eroi”, ma anche “vittime” di uno “spietato dittatore”. Le telecamere sono puntate su di loro non per ridicolizzarli, ma per incensarne l’attività. In questo caso, diversamente da quanto accaduto ieri con i manifestanti statunitensi, non si procede ad un’analisi dei simboli utilizzati dai manifestanti stessi, perché in questo caso occorrerebbe spiegare perché utilizzano una bandiera di colore bianco e rosso e non la bandiera bielorussa. Bisognerebbe raccontare cosa rappresenta la bandiera che utilizzano, ma risulterebbe difficile e scomodo, perché occorrerebbe scavare nella storia che coinvolge più di un paese (la Polonia, per esempio), e che per l’Occidente poi non è così gloriosa.
Anche in questo caso, i media si ergono al ruolo di domatori dell’opinione pubblica. In realtà, la loro missione non è l’informazione, ma la formazione!
Chi starnazza?
Chi sono questi giornalisti ed editori che starnazzano, arrogandosi il diritto di stabilire chi è buono e chi è cattivo? Stabilire chi è democratico e chi non lo è! Sentenziare quando le elezioni sono valide, oppure quando sono truccate?
Per quanto concerne l’Italia, sono gli stessi media che evitano accuratamente di creare e attuare approfondimenti per raccontare agli italiani chi fosse Steve Pieczenik? Sono gli stessi media che non si pongono dubbi sulla tragica fine del tenente colonnello Ivo Nutarelli e del tenente colonnello Mario Naldini. Sono gli stessi media che appecoronati agli interessi geopolitici occidentali, hanno sostenuto con simpatia e passione il colpo di stato in Ucraina, realizzato da una banda di loschi individui di gran lunga più deprecabili di quelli che ieri hanno manifestato a Washington. Sono gli stessi media che diffondono le notizie su quanto accade in Siria, citando quale fonte l’osservatorio siriano per i diritti umani, lasciando palesare la completa attendibilità di tale fonte. Salvo poi ignorare, volutamente ignorare, che il suddetto osservatorio non è altro che un individuo, un singolo venditore di biancheria intima che vive a Coventry, oppositore del legittimo presidente Assad e che in Siria non mette piedi da molti anni ormai. Sono gli stessi media che definiscono “ribelli moderati”, degli spietati terroristi e tagliagole inviati in Siria per destituire il presidente Assad, ma che al contempo definiscono terroristi, i civili, compresi donne e bambini, che combattono nel Donbass per la loro libertà e per la loro sopravvivenza.
Ma non c’è da stupirsi! I giornalisti che si comportano in tal modo sono dei semplici dipendenti che tutelano il loro stipendio, che sperano di portare a casa il pranzo e la cena, guardandosi bene dall’uscire dal sentiero per loro tracciato. Lo stesso vale per gli editori e i canali mediatici che sposando una linea editoriale compiacente alle cancellerie occidentali, scelgono di salvaguardare la loro esistenza, la loro sempre più sottile fetta di mercato, convinti che l’importante è rimanere a corte!
Chi abbocca?
Chi abbocca purtroppo è una larga parte dell’opinione pubblica, sempre più costretta a rincorrere le esigenze familiari giornaliere, bombardata da un sistema d’informazione a senso unico. Poche le voci che escono dal coro.
Ma l’opinione pubblica occidentale “che abbocca”, non è solo vittima del comportamento assunto dai media. È triste doverlo constatare, ma è anche colpevole! Colpevole, perché invece di individuare gli strumenti con i quali poter attingere ad altre versioni della storia raccontata, invece di aver voglia di “ascoltare l’altra campana”, dopo essersi abbeverati a cinque minuti di informazione mainstream, dedicano il resto del loro tempo a guardare programmi televisivi improponibili. Ma quei cinque minuti di informazione a senso unico, costituiscono il terreno sul quale poi fanno nascere e crescere le loro opinioni, le loro idee, sono tutto ciò sul quale si baseranno per esprimere i loro giudizi, soprattutto in tema di politica internazionale e di geopolitica.
Tristemente, si assiste a gran parte dell’opinione pubblica, la quale l’unico viaggio all’estero che ha effettuato durante la propria vita, l’ha realizzato volando su qualche compagnia low-cost per recarsi in una delle più gettonate capitali europee. Ma che importa, basta così tanto poco, basta un modestissimo fine settimana all’estero, magari un soggiorno in villaggio turistico esotico, cinque minuti di informazione a senso unico e si è pronti per sentenziare su tematiche di geopolitica.
Luca D’Agostini
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