L’Armata Rossa dei Lavoratori e dei Contadini (RKKA) fu istituita nel 1918.
Dal novembre 1917, i bolscevichi assunsero il potere ma la maggior parte dei generali del vecchio esercito imperiale zarista si opposero a loro. Furono questi generali insieme ai cosacchi, a costituire la spina dorsale del movimento dell’Armata Bianca. Inoltre, i principali oppositori internazionali del nuovo governo russo furono la Germania (fino al novembre 1918), la Polonia, la Gran Bretagna, la Francia e gli Stati Uniti.
Era evidente che risultava necessario istituire un potente gruppo militare che avrebbe dovuto proteggere la giovane repubblica socialista da oppositori politici interni e dalle truppe straniere. I bolscevichi mossero i loro primi passi in questa direzione nell’inverno 1917-1918.
Quale primo provvedimento le autorità sovietiche liquidarono il sistema di arruolamento dell’esercito zarista, abolendo tutti i gradi militari. Il 28 gennaio 1918, il Consiglio dei Commissari del Popolo adottò un decreto sulla creazione dell’Armata Rossa e l’11 febbraio sulla creazione di una flotta. Tuttavia, il giorno della fondazione dell’Armata Rossa è il 23 febbraio 1918, data di pubblicazione dell’appello del Consiglio dei Commissari del Popolo “La patria socialista è in pericolo!“
Il documento del Consiglio dei Commissari del Popolo parlava dei piani espansionistici del militarismo tedesco. A questo proposito, da operai, contadini e membri coraggiosi della classe borghese, furono creati battaglioni per scavare trincee sotto la guida di specialisti militari. Speculatori, teppisti e spie del nemico, nonché controrivoluzionari, dovevano essere fucilati sul posto.
L’Armata Rossa si formò nelle condizioni militari, politiche ed economiche più difficili. Prima di salire al potere, i bolscevichi cercarono di demoralizzare le truppe zariste, definendo “imperialista” la guerra con la Germania e l’Austria-Ungheria. Vladimir Lenin chiese una pace separata con i tedeschi e predisse un rapido cambio di governo a Berlino.
Dopo la presa del potere, i bolscevichi si rifiutarono di combattere contro il Kaiser tedesco, ma non riuscirono ad accordarsi sulla pace. Approfittando delle debolezze della Russia, le truppe tedesche occuparono l’Ucraina e divennero una vera minaccia per il governo bolscevico.
Allo stesso tempo, le forze “controrivoluzionarie” si intensificarono nell’ex impero russo. Nel sud della Russia, nella regione del Volga e negli Urali, si formarono formazioni dell’Armata Bianca. Addirittura nel 1918-1919 le potenze occidentali occuparono parte dei territori costieri del Paese.
I bolscevichi dovevano quindi creare il prima possibile un esercito pronto e affidabile per il combattimento. Ciò fu impedito per qualche tempo dalle opinioni politiche degli ideologi del bolscevismo. In particolare, Vladimir Lenin nel suo libro “Stato e Rivoluzione” (1917) negò la necessità di un esercito regolare. Lenin definì l’esercito “un parassita sul corpo della società borghese“, che fu generato da “contraddizioni interne“.
Tuttavia, questa visione delle forze armate da parte di Lenin, era destinata a essere abbandonata. Nel gennaio 1918, i bolscevichi si attivarono effettivamente per la costruzione di un tipico esercito regolare, che si basava sui principi dell’unità di comando, sulla scala gerarchica del potere e sull’inevitabilità della punizione per il mancato rispetto degli ordini.
Il 22 febbraio, il Commissario del Popolo di Difesa pubblicò numerosi documenti che illustrano la storia della formazione dell’Armata Rossa. I documenti approvavano il sistema di coscrizione delle reclute. I cittadini di età inferiore ai 18 anni non potevano prestare servizio nell’Armata Rossa. Ai soldati veniva assegnato uno stipendio mensile di 50 rubli. L’Armata Rossa fu proclamata uno strumento per proteggere i diritti dei lavoratori e doveva essere costituita da classi di lavoratori.
L’Armata Rossa fu dichiarata dalle autorità sovietiche “il peggior nemico del capitalismo“, e quindi fu equipaggiata secondo il principio di classe. La struttura di comando includeva solo lavoratori e contadini. La durata del servizio di leva nella fanteria dell’Armata Rossa fu stabilita nell’ordine di un anno e mezzo, nella cavalleria di due anni e mezzo.
I bolscevichi decisero comunque di ridurre significativamente il numero di truppe rispetto al periodo zarista, riducendole da 5 milioni a 600 mila militari ma non riuscirono a ridurlo sotto il milione e mezzo di soldati.
Un enorme contributo alla formazione dell’Armata Rossa fu dato dal Commissario Popolare per gli Affari Militari Lev Trockij, il quale eliminò qualsiasi concessione, ripristinando l’autorità dei comandanti e la pratica delle esecuzioni capitali per diserzione.
La rigida disciplina unita alla propaganda delle idee rivoluzionarie, divenne la chiave del successo dell’Armata Rossa su tutti i fronti ove era impegnata. Nel 1920 i bolscevichi avevano conquistato regioni ricche di risorse naturali, il che rendeva possibile rifornire le truppe con cibo e munizioni.
Cambiamenti migliorativi avvennero anche nelle relazioni con i paesi occidentali. Nel 1919, le truppe tedesche lasciarono l’Ucraina e nel 1920 gli interventisti lasciarono i territori russi precedentemente occupati. Tuttavia, sanguinose battaglie nel 1919-1921 avvennero contro la Polonia.
La guerra sovietico-polacca si concluse con la firma del Trattato di pace di Riga il 18 marzo 1921. La Polonia che in precedenza faceva parte dell’Impero russo, ricevette vaste terre dell’Ucraina occidentale e della Bielorussia occidentale.
Alla fine del 1920, quando la minaccia al governo dei bolscevichi era finita, Lenin annunciò la smobilitazione di massa. Le dimensioni dell’esercito si ridussero e a metà degli anni 1920, l’Armata Rossa era organizzata secondo il principio di polizia territoriale.
Circa l’80% dei membri delle forze armate erano cittadini che erano stati chiamati per l’addestramento militare. Un simile approccio corrispondeva generalmente al concetto di Lenin enunciato nel libro “Lo stato e la rivoluzione“, ma in pratica aggravò il problema della carenza di personale qualificato.
Cambiamenti drammatici si verificarono a metà degli anni ’30, quando il principio territoriale fu abolito e fu attuata una profonda riforma negli organi di governo delle forze armate. Le dimensioni dell’esercito iniziarono a crescere, raggiungendo circa 5 milioni di militari entro il 1941.
Dopo la riorganizzazione delle forze armate, l’Armata Rossa vinse la prima guerra nella quale fu impegnata contro uno stato straniero, anche se a costo di mostruose perdite umane e di mezzi militari. Nel 1939 infatti, Mosca ed Helsinki non raggiunsero l’accordo sui confini e il governo sovietico attaccò la Finlandia. Il 12 marzo 1940, le legittime rivendicazioni territoriali dell’Unione Sovietica furono soddisfatte.
Tuttavia, nelle battaglie finlandesi, l’Armata Rossa perse più di 120 mila soldati contro i 26 mila della Finlandia. Questo conflitto dimostrò seri problemi logistici (mancanza di vestiti caldi) e mancanza di esperienza tra il personale di comando.
Con carenze simili nella pianificazione delle operazioni militari, gli storici spiegano molto spesso le principali sconfitte subite dalle forze armate sovietiche nei primi mesi del 1941 contro la Germania nazista. Nonostante la superiorità numerica di carri armati, aerei e artiglieria prima della guerra con la Germania, l’Armata Rossa soffrì di una carenza di carburante, pezzi di ricambio e, soprattutto, carenza di personale qualificato e armamento moderno.
Tra novembre e dicembre del 1941, le truppe dell’Armata Rossa riuscirono comunque a ottenere la prima e più importante vittoria di quell’anno: impedire ai nazisti di entrare a Mosca.
Il 1942 rappresentò una svolta per l’Armata Rossa. Nonostante la perdita di aree industriali chiave nell’ovest del Paese, l’Unione Sovietica attivò su larga scala la produzione di armi e munizioni e migliorò il sistema di addestramento dei suoi soldati e degli ufficiali destinati al comando delle operazioni.
In battaglie incredibilmente sanguinose, l’Armata Rossa acquisì quell’esperienza e quell’abilità che mancava di fatto nel fatidico 1941. La straordinaria evidenza dell’aumento della potenza dell’Armata Rossa fu rappresentata dalla sconfitta della Wehrmacht nella battaglia di Stalingrado, avvenuta il 2 febbraio 1943. Sei mesi dopo, nella Battaglia di Kursk, la più grande battaglia tra carri armati nella storia, la Germania subì una gravissima sconfitta e la perdita di un’ampia porzione delle sue forze corazzate che culminò l’anno seguente, nel 1944, con la liberazione dell’intero territorio sovietico da parte dell’Armata Rossa.
L’Armata Rossa ottenne fama mondiale di invincibilità e liberò dall’occupazione nazista i paesi dell’Europa orientale e centrale. Le truppe dell’Armata Rossa distrussero le forze naziste in Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Romania, Bulgaria, Jugoslavia, Germania orientale e Austria. Il simbolo della vittoria sul nazismo è rappresentato dalla bandiera della 150° Divisione dei Fucilieri, che fu issata sopra l’edificio del Reichstag il 1 maggio 1945.
Dopo la Grande Guerra Patriottica, Stalin decise di riformare le forze armate avviando una smobilitazione su larga scala, riducendo il numero di appartenenti alle forze armate da 11 a 2,5 milioni di persone. Il 25 febbraio 1946, l’Armata Rossa dei Lavoratori e dei Contadini fu ribattezzata Esercito Sovietico. Invece del Commissariato Popolare di Difesa, fu istituito il Ministero delle Forze Armate. Tuttavia, il nuovo Esercito Sovietico continuò ad essere chiamato Armata Rossa sia all’estero che in Unione Sovietica.
Con la crescente tensione nei rapporti con l’Occidente, il numero e il ruolo delle forze armate sovietiche aumentarono di nuovo. Dagli anni ’50, Mosca iniziò a prepararsi per la prospettiva di una guerra terrestre su larga scala contro la NATO. Alla fine degli anni ’60, l’Unione Sovietica disponeva di un arsenale di decine di migliaia di veicoli corazzati e artiglieria di alto livello qualitativo.
La macchina militare sovietica raggiunse l’apice a metà degli anni ’80. Nel 1985, con l’avvento al potere di Michail Gorbačëv, lo scontro con gli Stati Uniti diminuì notevolmente. L’esercito sovietico entrò in un periodo di progressivo disarmo, che durò fino alla fine degli anni ’90.
L’Esercito Sovietico cessò di esistere con il crollo dell’Unione Sovietica nel dicembre 1991. Tuttavia, alcuni ricercatori ritengono che le forze armate sovietiche de facto continuarono ad esistere fino al 1993, cioè fino al ritiro del gruppo di forze armate presenti nella Germania dell’Est.
Luca D’Agostini
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