Questo che sto per raccontarvi è un altro squallido esempio di manipolazione dell’informazione adottata per sostenere la tesi occidentale, consistente nel definire il legittimo presidente Bashar al-Assad come un crudele dittatore che massacra il suo popolo.
Questa è veramente una storia incredibile: ve lo ricordate il cantante siriano “sgozzato e buttato nel fiume Oronte?” “L’usignolo della rivoluzione siriana”, come venne ribattezzato e dai primi di luglio del 2011 dato per morto dai media occidentali che avevano anche diffuso la foto a dimostrazione di quanto sostenuto, un coraggioso cantante “ucciso dal regime barbaro e spietato di Bashar al-Assad?”1

Foto diffusa dai media occidentali per dimostrare che Ibrahim Qashoush fosse stato ucciso
Un giornalista del “The Guardian” scrisse: “Chi lo ha ucciso gli ha tagliato la gola e gli reciso le corde vocali“.2
Ebbene, come ha recentemente scoperto il giornalista James Harkin in un articolo pubblicato su GQ, quella storia era una bufala e quell’artista – il cui nome reale è Abdul Rahman Farhood – è vivo e vegeto e vive tranquillamente in Europa.3

Abdul Rahman Farhood (in arte Ibrahim Qashoush), vivo e vegeto
Farhood divenne famoso con il nome di Ibrahim Qashoush grazie alla canzone “Yalla Erhal Ya Bashar“, diventata un vero e proprio inno dei jihadisti. Tutte le sue canzoni parlavano della brutalità e della corruzione del governo siriano ed esortavano Assad di andarsene. Nelle sue canzoni definiva il presidente Assad “un asino” e lo accusava di creare “tutti i giorni nuovi ladri“.
Pochi giorni dopo, lo stesso Farhood scoprì dal canale televisivo al-Jaazera, di essere stato selvaggiamente ucciso dagli uomini di Assad. Nell’intervista esclusiva rilasciata al giornalista James Harkin, Farhood spiega: “Il fatto è che alle formazioni jihadiste andava bene così ed era meglio lasciare le cose così come stavano.“1
Luca D’Agostini
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Fonti
(1) Fake news
(2) Ibrahim Qashoush
(3) GQ
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