In Ucraina, nella regione di Kirovograd, vicino al villaggio di Onufrievka, c’è un obelisco ai margini della foresta sul quale è posta una targa con la scritta: “Fermati, viaggiatore! Inchinati con tutto il cuore ad un giovane di quindici anni. Affinché tu abbia potuto realizzare i tuoi sogni, per la tua infanzia senza nuvole, il 23 novembre 1943, in questo luogo, durante la liberazione di Onufrievka, diede la sua giovane vita Anatolij Komar“.
Chi era questo giovane eroe?
Quando iniziò la Grande Guerra Patriottica, aveva solo tredici anni in quanto era nato nel 1928. Viveva a Slavjansk, ed i suoi genitori erano insegnanti. Come tutti i suoi coetanei, indossava una cravatta da pioniere, studiava, giocava a calcio, aveva sogni per il suo futuro.
Ma poi l’Unione Sovietica fu invasa. Il padre fu inviato a combattere al fronte, la madre con i bambini si trasferì dai suoi parenti in un villaggio della regione di Poltava. Qui il ragazzo sperimentò sulla propria pelle la violenza nazista. Infatti, durante l’occupazione aiutava i piloti sovietici feriti e quando fu scoperto trascorse quattro giorni nell’ufficio del comandante tedesco e veniva ripetutamente picchiato. Il giovane Anatolij non dimenticò e non perdonò mai le violenze ricevute e decise di vendicarsi dei nazisti.
Così, quando nel settembre del 1943, la 252° Divisione di Fanteria dell’Armata Rossa attuò un’offensiva per la liberazione della regione di Poltava, i soldati sovietici nei pressi di un villaggio incontrarono un ragazzo magro e sbrindellato. Conoscendo bene il territorio, Anatolij si offrì volontario per aiutare gli esploratori della divisione di fanteria nel recarsi nelle retrovie del nemico. E fu proprio grazie al suo aiuto ed alle sue informazioni che il quartier generale tedesco della regione fu conquistato, permettendo di trovarvi all’interno anche documenti ed informazioni preziose.
Il comandante della compagnia di ricognizione, il capitano Batsin, ringraziò di cuore Anatolij per il suo aiuto, ma inaspettatamente ricevette dal ragazzo tale richiesta: “Arruolami come volontario!“. Il capitano riferì al capo dell’intelligence, il maggiore Kraptovič, il quale parlò a lungo con il ragazzo, meravigliandosi della sua intelligenza ed alla fine decise di arruolarlo come volontario assegnandolo come esploratore alla 332° Compagnia di Ricognizione.
Così iniziò la vita in prima linea piena di pericoli di Anatolij Komar. In guerra, le persone crescono rapidamente. Gli esploratori in guerra hanno molto da fare ed ogni loro missione è ad alto rischio, il loro ruolo richiede spirito di sacrificio ed enorme coraggio. Inoltre, gli esploratori devono essere in grado di compiere varie attività. Tutto ciò fu ben compreso da Anatolij Komar, il quale iniziò subito ad apprendere le tecniche di intelligence dai suoi compagni più esperti: il sergente maggiore Taraskin ed il sergente Polozov. l giornali sovietici dell’epoca, scrissero più volte delle imprese realizzate dagli esploratori della 332° Compagnia di Ricognizione, delle audaci incursioni nelle retrovie del nemico e sulle varie avventure in prima linea dell’allegro e coraggioso maggiore Taraskin il quale era divenuto una vera e propria leggenda.
Alla fine di settembre 1943, la 252° Divisione di Fanteria dell’Armata Rossa raggiunse il Dnepr a sud della città di Kremenčug e ricevette l’ordine di attraversare il fiume. Per determinare l’area della traversata, furono inviati come esploratori il sergente Polozov ed il soldato Anatolij Komar. Per interi giorni i due rimasero sdraiati immobili sulla terra umida, osservando le mosse dei tedeschi. Ciò consentì di raccogliere dati preziosi sul nemico. Per questa operazione il sergente Polozov ricevette l’Ordine della Stella Rossa ed Anatolij Komar fu insignito della Medaglia per il Coraggio.
All’inizio di ottobre le truppe dell’Armata Rossa attraversarono il Dnepr. Cercando di ritardare l’avanzata delle truppe sovietiche, il comando tedesco concentrò grandi forze sulla riva destra del fiume, rafforzando notevolmente le loro posizioni difensive.
Iniziarono battaglie pesanti e sanguinose. In queste battaglie il quindicenne Komar mostrò tutto il suo coraggio. Era sempre pronto per qualsiasi missione di combattimento. Indossando un cappotto rattoppato e con uno zaino sulle spalle, camminava dietro le linee nemiche. I tedeschi non avevano idea che quel ragazzo magro e lentigginoso, che camminava da solo in lacerati abiti civili fosse in realtà un esploratore dell’Armata Rossa, credevano invece che si trattasse di uno dei tanti sfollati che camminavano in cerca di un riparo sicuro dai combattimenti. Così Anatolij riuscì a raccogliere importanti informazioni sul nemico.
La notte del 23 novembre 1943, mentre la 252° Divisione di Fanteria dell’Armata Rossa combatteva ad est del villaggio di Onufrievka, un gruppo di esploratori guidati dal tenente Kolesnikov fu inviato nella retrovia del nemico. Anche Anatolij Komar faceva parte di questo gruppo.
Di notte e sotto una pioggia battente, gli esploratori sovietici strisciarono nel fango per circa tre chilometri, senza mai alzarsi. Solo una volta superate le trincee tedesche, poterono alzarsi ed iniziare a camminare dirigendosi nelle retrovie del nemico. Ad un certo punto, lungo la strada videro giungere verso di loro un’autovettura militare tedesca. Il tenente Kolesnikov divise il gruppo in due parti e gli ordinò di giacere su entrambi i lati della strada.
Non appena la macchina giunse alla loro altezza, gli esploratori dell’Armata Rossa lanciarono alcune granate contro di essa. Tra i rottami della macchina, gli esploratori sovietici rinvennero una preziosa mappa topografica su cui erano state tracciate le coordinate del quartier generale, i posti di osservazione tedeschi e le loro armi a disposizione. Questo documento fu così rilevante che il tenente Kolesnikov decise di tornare immediatamente alla propria base.
Ma quando gli esploratori si avvicinarono alla prima linea tedesca, i nazisti li scoprirono ed iniziarono a circondarli. Il cammino degli esploratori sovietici fu bloccato dal fuoco di una mitragliatrice nemica, che non diede loro l’opportunità di sollevarsi da terra. Per tentare una via d’uscita, Anatolij Komar strisciò tra il fango avvicinandosi il più possibile alla postazione della mitragliatrice tedesca. Una volta giunto ad una distanza ravvicinata, il giovane Anatolij lanciò una granata contro la postazione nemica. La mitragliatrice smise di sparare. Ma non appena gli esploratori si alzarono, il fuoco della mitragliatrice riprese e li costrinse di nuovo a gettarsi a terra. Nel frattempo alcuni suoi compagni erano morti ed a questo punto Anatolij si alzò e corse verso la postazione della mitragliatrice nell’intento di uccidere i soldati tedeschi che la occupavano. Ma purtroppo il giovane ragazzo fu colpito a morte da alcuni colpi e crollò a terra a pochi metri dalla mitragliatrice.
In una lettera alla madre dell’eroe, il comandante della compagnia di ricognizione, scrisse: “Nelle battaglie per la nostra Patria contro gli invasori fascisti, tuo figlio Anatolij Grigor’evič Komar, morì eroicamente. È morto un guerriero coraggioso, il nostro buon amico e compagno d’armi. La madrepatria non dimenticherà mai il suo nome, il giovane soldato con il cuore di un guerriero maturo, un coraggioso difensore della Patria“.
Successivamente il poeta Sergej Telnakov, in una poesia scrisse:
“Era tempo di fuoco,
di battaglie crudeli e terribili,
ma sempre, come un figlio amato,
L’Ucraina ricorderà e onorerà
Anatolij Komar“.
Il popolo sovietico ha sempre commemorato il glorioso figlio della Patria, che diede la vita per la libertà del suo Paese. Il nome di Anatolij Komar fu assegnato successivamente ai distaccamenti pionieristici di diverse scuole in Ucraina. Il suo nome è quello della scuola secondaria di Onufrievka e di una strada della città di Slavjansk. Anche una delle navi della compagnia marittima Murmansk è stata chiamata “Anatolij Komar”. Sul luogo dove fu sepolto il giovane eroe fu eretto l’obelisco in marmo sul quale è riportata la frase menzionata all’inizio dell’articolo.
Luca D’Agostini
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