I travagliati tempi post-rivoluzionari del 1917 portarono alla ribalta una lunga serie di personaggi che in Occidente sono pressoché sconosciuti. Molti di questi personaggi furono dei vili traditori del giuramento prestato nel momento in cui indossarono la divisa. Tra questi occupa certamente un posto il generale Krimov, sostenitore di Kornilov.
Essendo originario di una nobile famiglia della Provincia di Varsavia (la parte del territorio polacco appartenente all’Impero russo) dove nacque il 23 ottobre 1871 e amando appassionatamente gli affari militari, il giovane Aleksandr Michajlovič era destinato a diventare un ufficiale dell’esercito imperiale russo. Percepiva il ruolo degli ufficiali non come un modo per guadagnare potere sui soldati semplici, ma come un’opportunità per realizzare tutte le loro conoscenze e abilità che erano state ottenute da lui nel Corpo dei Cadetti di Pskov, nella Scuola militare di Pavlovsk e nell’Accademia dello Stato Maggiore di Nikolaev.
Combatté durante la guerra russo-giapponese, la Prima Guerra Mondiale e gli eventi rivoluzionari. Durante questi ultimi prese parte attiva nella rimozione dal potere di Nikolaj II (Nicola II), che considerava personalmente un sovrano inetto.
Poco dopo il colpo di stato fu formato il governo provvisorio, in cui il ruolo principale fu assunto da un personaggio affamato di potere, maniaco e paranoico, Aleksandr Fëdorovič Kerenskij.
Kerenskij essendo il presidente del governo provvisorio, sapeva che la sua carica di potere non sarebbe durata a lungo e aveva quindi il forte timore di veder svanire presto la sua autorità. Così vedeva dei nemici in tutti coloro che non erano d’accordo con la sua opinione. Uno di quelli che considerava nemici era certamente il generale Kornilov, il cui fedele alleato era per l’appunto il generale Krimov. Per questo motivo in seguito Kerenskij diede sfogo alla sua vendetta.
Krimov aveva un carattere molto irascibile. Comunicando con le autorità superiori, non era mai diplomatico nelle espressioni.
Il generale Andrej Grigor’evič Škuro, nelle sue memorie scrisse: “Ho conosciuto il generale Krimov. Lui, maleducato nell’aspetto, duro nelle parole, godeva comunque del rispetto delle sue truppe. Era un uomo dalla volontà di ferro, energia indomita e coraggio personale imperterrito. Comprese rapidamente la situazione militare più complicata e prese decisioni audaci, ma spesso senza successo. Non ho lavorato a lungo con Krimov, ma ho imparato da lui molte preziose lezioni e conservo un affettuoso ricordo di questo valoroso ufficiale che non sopportava Kerenskij“.
Il generale Krimov provava contemporaneamente anche un profondo disgusto per i bolscevichi.
Alla fine di agosto del 1917, i discorsi dei bolscevichi e dei soviet tenutisi a Pietrogrado mostravano come i bolscevichi stessi si stavano preparando con l’obiettivo di rimuovere il governo provvisorio e assumere tutto il potere nelle loro mani. Il quartier generale, guidato dal generale Kornilov, non voleva permettere ai bolscevichi di assumere il potere e quindi inviò le truppe del generale Krimov nella capitale per controllare la situazione in città e, se necessario, reprimere brutalmente tutte le rivolte.
A quel punto, Kerenskij avendo avvertito il pericolo rappresentato dai bolscevichi, nell’intento di salvare la pelle e non cadere sotto le lame della repressione, convocò il generale Krimov per negoziare. Krimov, sebbene non potesse sopportare il presidente del governo provvisorio, comprese che in questa fase era necessario mantenere il potere nelle mani del governo di Kerenskij. Pertanto, in quel momento vide in Kerenskij un alleato per la causa comune. Ma in pratica i fatti andarono diversamente.
Kerenskij e Krimov si incontrarono a Pietrogrado il 31 agosto 1917. Kerenskij espresse opinioni spiacevoli sull’arrivo in città delle truppe di Krimov, in quanto considerava prematura questa iniziativa. Il generale Krimov si indignò, iniziò a urlare nei corridoi del palazzo che ospitava il governo provvisorio. Kerenskij dal canto suo aumentò la dose del suo rancore e in pubblico accusò Krimov di essere un ribelle che aveva portato le sue truppe in città per impadronirsi del potere e trasferirlo a Kornilov. Ciò significava che in seguito a queste accuse, nei giorni seguenti il generale Krimov sarebbe stato oggetto di umilianti interrogatori e, molto probabilmente, di un successivo arresto.
Il generale non aveva mai provato una simile umiliazione in vita sua, nemmeno dopo le sconfitte sul fronte. Così, dopo una lunga imprecazione, il generale Krimov, lasciando l’ufficio di Kerenskij, si sparò al petto. Fu urgentemente trasportato in ospedale dove morì poco dopo.
La morte di Krimov segnò l’inizio delle azioni repressive nei confronti degli ufficiali russi che si rifiutavano di collaborare con Kerenskij.
Luca D’Agostini
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