In questo articolo vi presenterò la storia di un ignobile personaggio di nome Stepan Bandera che opportunamente ed abilmente i servizi segreti russi riuscirono ad eliminare. La storia di questo criminale e viscido collaborazionista dei nazisti, vi aiuterà a comprendere anche perché i russi che vivono nelle regioni del Donbass, combattono eroicamente contro l’esercito ucraino. Stepan Andrijevic Bandera nacque il 1 gennaio 1909 a Staryi Uhryniv, una piccola cittadina nella odierna Ucraina, ma che allora apparteneva all’Austria-Ungheria. Collaborò con le autorità naziste durante la seconda guerra mondiale e perpetrò insieme alle “SS” inauditi massacri contro la popolazione civile russofona. (1) Fu il fondatore dell’Esercito Insurrezionale Ucraino, rendendosi responsabile di crimini efferati e di una vera e propria pulizia etnica, attuata mediante deportazioni ed esecuzioni di massa di civili di etnia russa, polacchi ed ebrei. (6) Bandera fu responsabile della morte di circa ottocentomila prigionieri di guerra russi torturati o uccisi nei campi di prigionia tedeschi dai loro carcerieri ucraini, fatto che in seguito costituì una delle principali cause del rude trattamento cui gli ucraini stessi furono destinati dopo la guerra da parte del governo dell’Unione Sovietica. (2) Alla fine della guerra Bandera si rifugiò in Germania Ovest con la moglie e i figli, sotto la protezione degli angloamericani, ma fu assassinato a Monaco di Baviera da un agente del KGB nel 1959.
Suo padre era un sacerdote di rito uniate cattolico (chiese orientali) e la madre era la figlia del sacerdote di Staryi Uhryniv. Nel 1934 fu condannato a morte per aver organizzato con altre undici persone l’omicidio del Ministro dell’interno polacco Bronisław Pieracki, ma la sentenza fu commutata in ergastolo, e venne imprigionato nella prigione polacca di Wronki. Dopo l’invasione della Polonia da parte della Germania, venne liberato dal carcere e si recò a Cracovia, sede del Governatorato Generale nazista. Il periodo intercorrente tra la fine del 1939 e gli inizi del 1941 è il periodo dell’addestramento intensivo dei nazionalisti ucraini nei campi dell’Abwehr, il servizio di intelligence militare nazista. Bandera organizzò piccoli gruppi di 5-15 persone, che avrebbero avuto il compito di seguire l’avanzata tedesca verso l’Ucraina orientale. Il numero complessivo di coloro che parteciparono in questi gruppi di propaganda fu di circa 7.000 persone. Il 30 giugno 1941 Bandera proclamò l’Atto di proclamazione dello stato ucraino, nel quale dichiarò: “Lo stato ucraino di recente formazione lavorerà a stretto contatto con la Grande Germania nazionalsocialista, sotto la guida del suo Fuhrer, Adolf Hitler e combatterà contro i moscoviti.” Al passaggio delle truppe tedesche nei villaggi dell’Ucraina occidentale i seguaci di Bandera attuavano una massiccia propaganda a favore dei nazisti ed organizzavano con la popolazione civile compiacente delle manifestazioni di benvenuto per le truppe delle “SS” issando striscioni con la scritta “Lunga vita ad Adolf Hitler!”. I battaglioni di nazionalisti ucraini, creati subito dopo il periodo di formazione svolto nei campi d’addestramento nazisti si arruolarono volontari nella divisione “SS Galizien” ed entrarono nel territorio sovietico insieme alle prime armate tedesche, compiendo bagni di sangue nelle regioni di Leopoli, Ternopol e Ivano-Frankovsk (allora Stanislavov). (3)
Bandera non sapeva però che la Germania non era mai stata seriamente interessata a concedere una qualsiasi forma statualità ed indipendenza ai suoi tirapiedi ucraini. I tedeschi utilizzarono i nazionalisti ucraini come carne da cannone a buon mercato e per scopi di propaganda. Una volta che la guerra contro l’Unione Sovietica venne avviata e che le truppe naziste si addentrarono in territorio russo, Bandera venne arrestato e si sconfessarono tutti i documenti che stabilivano un “stato ucraino indipendente”. Alla popolazione ucraina fu solo consentito di appendere i cartelli di propaganda nazista sui muri. (3)
Nell’aprile 1944 Bandera fu contattato da un ufficiale tedesco per l’organizzazione di attività di sabotaggio ai danni dell’Armata Rossa. Per sovrintendere e guidare queste nuove attività di propaganda e sabotaggio, Bandera ottenne il permesso di stabilire il suo quartier generale a Berlino. I tedeschi sovvenzionarono il gruppo di Bandera e l’Esercito insurrezionale ucraino con armi e munizioni, inviando agenti addestrati ad azioni di sabotaggio per agire dietro le linee sovietiche. Per questi motivi, nel 1941 il padre di Bandera fu condannato a morte da un tribunale militare sovietico e fucilato. Sempre nel 1941, due sue sorelle vennero arrestate e imprigionate in un gulag per essersi rifiutate di fornire informazioni sul fratello e di cooperare con i russi. Furono poi liberate nel 1960 ma non poterono ritornare, una morì in Siberia nel 1962, l’altra poté tornare in Ucraina solo nel 1989. Alla fine della guerra venne arrestata anche un’altra sua sorella con il marito e deportati in un gulag in Siberia. Quest’ultima sorella venne poi liberata nel 1956.
Bandera fu responsabile anche di crimini compiuti ai danni di polacchi ed ebrei, molti dei quali vennero deportati o fucilati. La strage più famosa di cui Bandera si rese responsabile fu la strage di Volyn del 1943, durante la quale sono stati uccisi cento mila polacchi. (4)
Purtroppo la storia insegnata nelle scuole occidentali ignora del tutto i “pogrom” ucraini, cioè le stragi di matrice etnica effettuate durante il secondo conflitto mondiale dai seguaci di Bandera nella regione di Leopoli. Ma per fortuna non tutti ignorano quei vergognosi e tragici eventi. Così il Presidente della Repubblica Ceca, Milos Zeman, ad un gruppo di “intellettuali” ucraini che su Facebook lo invitava a rivalutare la figura di Stepan Bandera, ha risposto in questo modo: “Conoscete la frase di Bandera: Dovete uccidere ogni persona polacca in età compresa tra i 6 ed i 60 anni?” “Se affermate di non saperlo, mi chiedo che intellettuali siete. Se invece conoscete quella frase di Bandera, avrei una seconda domanda: Siete d’accordo oppure no?” “Se siete d’accordo con quella frase, allora la nostra discussione si chiude qua! Non posso congratularmi con un paese che ha simili eroi nazionali!” (5) Ma il governo polacco, uno dei principali sostenitori e finanziatori del colpo di stato a Kiev, ha evitato discutere questo tema doloroso per i polacchi, per paura di incrinare le relazioni con l’alleata Ucraina. (4)
Il 15 ottobre 1959 Bandera venne ucciso sul pianerottolo, sito al terzo piano della sua casa a Monaco di Baviera in Germania. In seguito all’autopsia fu comunicato che la sua morte era dovuta ad avvelenamento, causato dal colpo di una pistola particolare e silenziosa (in dotazione solo al KGB, i servizi segreti sovietici), caricata con fiale di vetro contenenti cianuro di potassio. Bandera era protetto dai servizi segreti anglo-statunitensi, i quali gli misero a disposizione sei appartamenti a Monaco di Baviera che doveva cambiare quasi ogni giorno. I servizi segreti anglo-statunitensi avevano fornito a Bandera anche una guardia del corpo armata ed addestrata in modo speciale. Tuttavia, queste precauzioni e protezioni non servirono a nulla e l’agente segreto russo uccise anche la guardia del corpo di Bandera non dandogli il tempo di difenderlo. Stepan Bandera fu sepolto nel cimitero di Waldfriedhof a Monaco di Baviera.
Due anni più tardi, il 17 novembre 1961, le autorità tedesche occidentali individuarono, come autore dell’uccisione di Stepan Bandera, il sovietico di origine polacco-ucraina ed ex agente del KGB, Bogdan Stashinsky (conoscente di Bandera poiché ex membro dell’Esercito Insurrezionale). Subito dopo l’uccisione di Stepan Bandera, Stashinsky venne abbandonato dai servizi segreti russi e ciò ne consentì l’arresto da parte delle autorità della Germania Ovest. Il 19 ottobre Stashinsky, fu condannato a soli 8 anni di reclusione per omicidio colposo in quanto confessò chi erano i suoi mandanti. Stashinsky dichiarò di essere un ex agente del KGB e che i mandanti erano il leader sovietico Nikita Kruscev e di Alexander Shelepin, il direttore della polizia politica russa. Le istituzioni russe solo nel 2005 ammisero di aver ordinato l’eliminazione di Bandera. (6)
La moglie e i figli di Bandera poco dopo emigrarono in Canada, a Toronto, dove oggi vivono ancora i discendenti.
Nella parte occidentale dell’Ucraina e specialmente a Leopoli, sono state intitolate a Bandera numerose piazze e vie e sono state innalzate anche delle statue che lo ritraggono, contemporaneamente sempre nella stessa zona dell’Ucraina, sono state distrutte tutte le statue raffiguranti Lenin. (7) In nome di Bandera è stato rinominato il Moskovsky Prospekt a Kiev. Tra le proteste del governo russo e dell’opinione pubblica russa, le proteste delle popolazioni del Donbass e dei veterani di guerra russi della Seconda Guerra Mondiale, l’ex Presidente ucraino, Viktor Yushenko, nominò Stepan Bandera nel 2010 “Eroe dell’Ucraina”. (8) L’anno dopo il tribunale ucraino di Donetsk annullò tale nomina. (9) Nonostante ciò, il Presidente ucraino Petro Poroshenko, nel 2014 ha concesso nuovamente a Bandera l’onorificenza di Eroe dell’Ucraina. (8) Per questo motivo, le popolazioni del Donbass chiamano gli ucraini dell’ovest con il termine dispregiativo di “banderovtsy”, ovverosia fascisti. (7) Così oggi, Bandera, un collaboratore delle “SS”, responsabile dello sterminio di decine di migliaia di russi, è stato riabilitato nell’indifferenza dei complici media occidentali e della ignorante opinione pubblica occidentale. Persino in Italia, il rappresentante del potere golpista ucraino, niente di meno che l’ambasciatore in persona Yevhen Perelygin, non è riuscito a trattenere la sua esaltazione nazista, urlando in pubblico “Viva Bandera!”, per replicare alle proteste degli aderenti al comitato di solidarietà all’Ucraina antifascista in occasione della sua visita al rettorato dell’Università di Catania. Come fa notare colui che personalmente considero un grande uomo oltre che un grande scrittore, Nicolai Lilin: “con questa semplice e apparentemente innocente frase (che non è stata notata da nessuno dei politici o giornalisti italiani), elogiando il regime nazista, approvando gli stermini di massa, il rappresentante ufficiale dell’Ucraina ha chiarito i valori del suo paese”. (10)
Insomma se l’obiettivo da colpire è il Presidente Vladimir Putin, i media occidentali hanno avuto buon gioco a far passare l’Ucraina come un piccolo paese oppresso che non è disposto a farsi annettere dalla Russia. Così hanno gettato benzina sul fuoco della russofobia e da qualche anno si assiste ad una autentica crociata antirussa. Tutte le notizie contrarie alla Giunta che ha preso il potere a Kiev con un vero e proprio colpo di stato venivano sistematicamente oscurate dai canali dei principali media, e anche la notizia dell’intercettazione tra la britannica Catherine Ashton (Ex Commissaria Europea per il commercio) ed il ministro degli Esteri estone Urmas Paet all’indomani della caduta di Yanukovich, nella quale si ammetteva sostanzialmente che erano stati i nazionalisti ucraini a dispiegare i cecchini, non è passata nelle prime pagine dei telegiornali occidentali. E dire che proprio a causa dei cecchini che hanno sparato sulla folla il mondo si è indignato accettando la destituzione di Yanukovich, peraltro avvenuta al termine di una mediazione che prevedeva una transizione mai verificatasi. Insomma, pur di andare contro la Russia si è disposti, tranquillamente, ad allearsi anche con i neonazisti, e come non mettere insieme questa notizia con la mancata approvazione della risoluzione russa presso l’Assemblea delle Nazioni Unite della glorificazione del nazismo e del razzismo? In quel caso, guarda un po’, Stati Uniti, Canada e Ucraina hanno votato “no”, mentre l’Europa nel suo complesso si è vergognosamente astenuta sancendo quindi che il nazismo per l’Occidente è un soggetto come tanti altri con cui eventualmente allearsi per conseguire i propri obiettivi. (11)
Vi lascio ad un breve video con rarissime immagini di repertorio dell’epoca. Anche se non capite il russo, le immagini che scorreranno di fronte sono universalmente comprensibili.
Luca D’Agostini
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Fonti
(1) Neonazisti ucraini e Bandera
(3) Hitler e Bandera
(6) Vergogna ucraina
(9) Stepan Bandera
(11) Nazismo in Ucraina
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