Alija Nurmuhametqyzy Moldagulova nacque da una famiglia di contadini, il 25 ottobre 1925 nel villaggio di Bulak, in Kazakistan.
Quando Alija aveva 7 anni sua madre morì e suo padre scomparve. Così la bambina fu affidata alla nonna materna ed al fratello della madre.
Sin da piccola si mise in evidenza per il suo carattere estremamente deciso e per l’enorme fiducia in se stessa.
Nel 1935 la nonna e lo zio si trasferirono prima a Mosca e poi a Leningrado ed Alija terminò gli studi in queste due città.
Nel giugno 1941, con l’inizio della Grande Guerra Patriottica la famiglia della nonna e dello zio fu evacuata. Tuttavia, Alija scelse di rimanere in un orfanotrofio di Leningrado. Alija insieme ad altri bambini dell’orfanotrofio prese parte alla costruzione di fortificazioni intorno a Leningrado. Aveva le vesciche sulle mani, ma lasciò mai la pala e con la sua perseveranza incoraggiò gli altri ragazzi.
Nel novembre 1941 fu ammessa al Komsomol. Poco dopo le bombe sganciate del nemico caddero sulla città assediata. Alija accorse in aiuto dei feriti e partecipò alla rimozione dei detriti dalle strade. Alla vista dei primi morti, con frequenza cominciò a ripetere in pubblico queste parole: “Io personalmente voglio sparare al cuore degli assassini!“
Così una sera si recò all’ufficio arruolamento e ricevuta dal funzionario disse: “Ho deciso di andare al fronte!“
Il funzionario rispose: “Quanti anni hai?“
Lei rispose: “18 anni!“
Il funzionario: “Invece sinceramente quanti anni hai?“
Alija rimase in silenzio. Ed allora il militare dell’ufficio arruolamento le disse: “E’ chiaro! Vai a casa figlia mia, quando avrai compiuto 18 anni potremo riparlarne“.
Nel 1942, quando aveva ancora 17 anni, dopo aver effettuato richieste insistenti, con sua grande soddisfazione fu arruolata nell’Armata Rossa e dopo tre mesi presentò una richiesta scritta nella quale chiedeva di essere inviata in prima linea. Fu invece inviata in un’accademia per l’addestramento al Centro Femminile dei Cecchini dell’Armata Rossa.
Il programma di formazione dei cecchini prevedeva una varietà di attività e di allenamento sia mentale che fisico. Era necessario sviluppare la destrezza, l’astuzia, la resistenza e la pazienza. La formazione consisteva in 15 ore di allenamento al giorno.
Da ottobre del 1943, con il grado di caporale fu inviata in prima linea come cecchino del 4° Battaglione di Fanteria della 54° Brigata di Fanteria (22° Armata, 2° Fronte del Baltico).
Il suo primo giorno al fronte trascorse piuttosto tranquillamente. Il secondo giorno invece, Alija ottenne il battesimo del fuoco.
Dalla sua postazione di osservazione, l’alba del secondo giorno vide due soldati tedeschi che si avvicinavano allegramente ad una sorgente d’acqua. Alija prese la mira e premendo il grilletto uccise immediatamente uno dei due soldati tedeschi. L’altro tedesco si mise subito a correre per fuggire, ma un proiettile sparato da Alija lo raggiunse facendolo crollare morto a terra.
I tedeschi individuarono la sua posizione e aprirono il fuoco dei mortai. Alija rapidamente lasciò la sua postazione e raggiunse il suo rifugio.
Il 7 novembre 1943 Alija fu inviata alla 3° Compagnia. Appena giunse a destinazione, proprio in quel momento, i tedeschi aprirono il fuoco dell’artiglieria pesante e delle mitragliatrici contro le postazioni sovietiche. Alija Moldagulova, in fretta e furia scelse una postazione di tiro ed imbracciando il suo fucile da cecchino uccise 7 soldati tedeschi.
Quando il fuoco cessò, il comandante di battaglione e il comandante politico andarono a congratularsi con lei per il suo successo in combattimento. I soldati del battaglione circondarono Alija Moldagulova per stringerle la mano. Il comandante della 3° Compagnia la premiò con 3 giorni di riposo. Tuttavia Moldagulova rifiutò dicendo: “Permettetemi di essere in prima linea, ci sarà tempo di riposare dopo la fine della guerra“.
In una occasione successiva, Alija Moldagulova fu individuata dai tedeschi mentre era nella sua postazione. I tedeschi avevano intenzione di catturarla viva ed inviarono in missione due soldati per farla prigioniera. Ma lei si accorse del loro arrivò ed urlando “Brutti rettili” sparò ferendoli lievemente e riuscì lei a far prigionieri loro.
Nell’ottobre del 1943 Alija Moldagulova fu premiata poiché fino a quel momento aveva ucciso 32 nazisti.
Il 13 dicembre 1943 scrisse ai suoi parenti: “Ora siamo in prima linea, sto scrivendo una lettera in una fossa profonda, intorno a un sacco di alberi. Incontriamo i tedeschi faccia a faccia, ho un elmetto in testa, un fucile e nella mia cintura una granata. Questa mattina il nostro comandante, durante l’adunata ha fatto il mio nome ed ha chiesto che facessi 3 passi avanti. Davanti a tutti ha detto: «Alija Moldagulova ha ucciso 14 nazisti in tre giorni. Per questa impresa a nome del Comando esprimo i nostri ringraziamenti». Poi i miei compagni mi hanno salutato affettuosamente come se fossi la loro figlia. Sono arrossita dalla vergogna. Ci vediamo dopo la vittoria. Baci. Alija.” Questa lettera è archiviata nell’Archivio Centrale dello Stato della Repubblica del Kazakistan.
Nella prima metà di gennaio 1944, durante l’assalto ad una stazione ferroviaria, Alija notò che un mortaio nemico stava sparando da un piccolo rifugio. Prese una granata e strisciò sotto il fuoco nemico, fondendosi con il terreno. Avvicinandosi lentamente al mortaio, lanciò una granata all’interno del rifugio. Il mortaio smise di sparare ed i soldati tedeschi dentro al rifugio furono uccisi. La strada per la stazione ferroviaria era aperta.
L’11 gennaio 1944, il battaglione di fanteria in cui serviva Alija Moldagulova fu impegnato in una serie di durissimi combattimenti contro i tedeschi i quali opposero una tenace resistenza. I nazisti sfruttarono tutto il potenziale a loro disposizione per quanto riguarda l’artiglieria. Mentre i soldati sovietici erano falcidiati dal fuoco di artiglieria tedesco, Alija Moldagulova balzò in piedi ed urlò: “Fratelli soldati, seguitemi! Avanti! Per la Patria!“
Purtroppo i tedeschi la notarono subito ed aprirono il fuoco delle mitragliatrici. Moldagulova cadde a terra senza mostrare segni di vita. Nonostante le ferite riportate, poco dopo riuscì a riprendere coscienza e seppur sdraiata a terra e ferita nel pieno del campo del combattimento, riuscì a svolgere nuovamente la sua funzione di cecchino, uccidendo 10 soldati nemici.
Pochi giorni dopo scrisse l’ultima sua lettera: “Non stupitevi se non ricevere lettere da me per un po’ di tempo. Ne conoscerete il motivo. Un caro saluto a mio zio, mia zia ed a tutti i parenti. Un bacio ai miei nipoti. Non vi scriverò più riguardo il mio stato di salute e le mie attività. Vi scriverò solo “«caro» più il nome e «baci» e la mia firma“.
Questa lettere fu l’ultima inviata da Alija Moldagulova ai suoi parenti. Durante l’offensiva del mattino successivo, il 14 gennaio 1944, Alija Moldagulova è stata tra i primi coraggiosi soldati sovietici a fare irruzione nelle trincee tedesche.
In una stretta trincea, un ufficiale tedesco le corse incontro e sparò un colpo di pistola che la colpì al torace. La coraggiosa Alija Moldagulova cadde a terra morente. Fu sepolta nel villaggio di Monakovo, nella regione di Pskov. La sua morte commosse tutti i suoi compagni.
Negli anni della guerra il cecchino kazako Alija Nurmuhametqyzy Moldagulova uccise un totale di 78 soldati e ufficiali nemici. Con decreto del Presidium del Soviet Supremo dell’Unione Sovietica, datato 4 giugno 1944, fu insignita postuma del titolo di Eroe dell’Unione Sovietica.
Il suo nome divenne un simbolo di lealtà verso la Patria, al servizio del popolo. Tutti quelli che conoscevano Moldagulova giurarono di non avere più pietà nei confronti del nemico.
Il quotidiano “Avanti, per la Madrepatria”, in un articolo dedicato all’eroismo della Moldagulova, scrisse: “La coraggiosa Moldagulova più volte incitò all’attacco i suoi compagni. Pur essendo un cecchino partecipò alle battaglie nelle trincee, mostrando il coraggioso carattere dei giovani sovietici. La sua bella vita è un esempio per tutti i guerrieri del fronte. Il nome della ragazza kazaka, il guerriero Alija Moldagulova, brillerà per sempre nella luce della nostra vittoria“.
Queste parole sono divenute realtà. Oggi, una strada a Mosca è chiamata in onore di Alija Moldagulova. In tutta la Russia ed il Kazakistan vi sono molti monumenti a lei dedicati. Sulla facciata della Scuola n. 140 di San Pietroburgo c’è una grande targa di marmo: “Un Eroe dell’Unione Sovietica, Alija Moldagulova, eroicamente morta nella Grande Guerra Patriottica del 1941-1945, studiò qui“. La classe frequentata dalla ragazza è stata trasformata in un museo che porta il suo nome. Per tre anni una delegazione di alunni ed insegnanti della Scuola n. 140 ha viaggiato per la Russia, fino al luogo della sua morte, in cerca di documenti e fotografie.
Luca D’Agostini
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