Cominciamo con l’elencare un po’ di nomi: Cosimo Cristina, Mauro de Mauro, Giovanni Spampinato, Carlo Casalegno, Peppino Impastato, Mario Francese, Mino Pecorelli, Walter Tobagi, Giuseppe Fava, Giancarlo Siani, Mauro Rostagno, Giuseppe Alfano. Sapete chi sono? Sono tutti giornalisti uccisi in Russia, su mandato logicamente del Presidente Putin.
Ah no, che sbadato! Scusate mi sono sbagliato. Sono andato a controllare un pochino le loro biografie e sembrerebbe siano stati uccisi in Italia. Vabbè, ma il luogo poco importa, saranno stati sicuramente uccisi da un killer russo mandato dal Presidente Putin. Di questo ne sono sicuro, oppure vorrete venire a dirmi che i mandanti siano stati i vari capi di stato o di governo italiani. Ma scusate come fate ad attribuire loro la responsabilità? E le prove? Mica stiamo parlando del Presidente Putin, nel confronto del quale le prove non sono necessarie!
Anche perchè, questo Presidente Putin, è davvero terribile! E ve lo dimostro! Leggete questi nomi: Emilio Alessandrini, Nicola Giacumbi, Girolamo Minervini, Guido Galli, Mario Amato, Bruno Caccia, Rocco Chinnici, Alberto Giacomelli, Rosario Angelo Livatino, Antonio Scopelliti, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino. Sapete chi sono? Sono tutti magistrati uccisi in Russia, su mandato logicamente del Presidente Putin.
Ebbene cari lettori, io se fossi in voi mi guarderei bene dal fare un viaggio in Russia. Se credete che non appartenere alla categoria dei giornalisti e magistrati italiani, vi tuteli dal rischio di essere assassinati, vi state sbagliando di grosso. Ve lo sussurro sotto voce: sembrerebbe che adesso il Presidente Putin, sia un pochino adirato con i farmacisti, i meccanici, gli impiegati delle poste ed i giardinieri italiani. Comunque ho sicuramente dimenticato qualche categoria. Vi invito a leggere i giornali, troverete pubblicata la lista completa.
Prima di continuare l’articolo, scusate ma vorrei fare una rettifica. Ho commesso un errore gigantesco. Poche righe sopra ho scritto che quei magistrati sono stati uccisi in Russia. Rettifico, sembrerebbe siano stati uccisi in Italia. Poco importa comunque, saranno sempre stati uccisi da un killer russo inviato dal Presidente Putin. Di questo ne sono sicuro, oppure vorrete venire a dirmi che anche questa volta, i mandanti siano stati i vari capi di stato o di governo italiani. Ma scusate come fate ad attribuire loro la responsabilità? E le prove? Mica stiamo parlando del Presidente Putin, nel confronto del quale le prove non sono necessarie!
Perché questa premessa? Il motivo consiste nel fatto che in questo articolo affronteremo il caso dell’omicidio di una giornalista in Russia, che ancora una volta ha visto una degenerata ed ipocrita parte della società occidentale, scandalizzarsi ed affrettarsi nell’attribuire le responsabilità al Presidente Putin, sempre senza alcuna prova logicamente ma con un disegno geo-politico ben chiaro ed evidente.
Iniziamo con il capire chi era Anna Stepanovna Politkovskaja.
Nacque il 30 agosto 1958 a New York, negli Stati Uniti, dove i suoi genitori erano in servizio diplomatico all’ONU. Suo padre, Stepan Fëdorovič Mazepa, era ucraino ed era un impiegato della rappresentanza della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina alle Nazioni Unite. Morì 9 giorni prima dell’omicidio di sua figlia.
Sua madre, Raisa Aleksandrovna Mazepa, era metà russa e metà ucraina e lavorava come diplomatica all’ONU.
Nel 1980 si laureò presso la Facoltà di giornalismo dell’Università Statale di Mosca. Durante i suoi studi all’università, incontrò e sposò Aleksandr Politkovskij, il quale studiava presso la stessa facoltà. Dal loro matrimonio nacquero due figli: Ilya e Vera.
Nel 2000 il loro matrimonio si sciolse, sebbene ufficialmente non divorziarono. (1) Lei ed il marito ebbero opinioni diametralmente opposte riguardo la loro professione, tanto che proprio suo marito, Aleksandr Politkovskij, parlando delle attività della moglie, disse: “Questo non è giornalismo … Questo è scrivere, oppure qualcos’altro…”. (2) (3) Beh, se a sostenerlo è stato addirittura il marito…! Teniamo bene a mente questa affermazione. Ci tornerà utile nell’analisi che effettueremo più avanti nel corso di questo articolo.
Nel 1982, la Politkovskaja iniziò a lavorare per il giornale “Izvestia”.
Nel 1990, Anna Politkovskaja ricevette la cittadinanza degli Stati Uniti. (4) Altro elemento molto importante da tenere bene a mente.
Nel 1993 lasciò il giornale “Izvestia” e cominciò a scrivere articoli per il giornale “Megapolis Express”. (5) (6)
Dal 1994 al 1999 divenne editorialista del giornale “Obshaja Gazeta”. Nel libro “The Beatles of Perestroika” scritto dal giornalista russo Evgenij Dodolev, è scritto come in quegli anni, la Politkovskaja era al corrente di essere stata minacciata dall’ex oligarca Vladimir Gusinskij, più volte arrestato in Russia ed esiliato in Spagna, dove ottenne la cittadinanza spagnola. (7)
Dal 1999 divenne corrispondente ed editorialista per il giornale “Novaja Gazeta”. In quegli anni si recò ripetutamente in Cecenia per effettuare rapporti sulle operazioni militari ed ottenne dall’Unione dei Giornalisti Russi, il premio “Penna d’oro della Russia”. (8)
La Politkovskaja realizzò alcuni documentari sulla Cecenia, titolandoli: “Viaggio all’inferno”, “Diario Ceceno”, “Secondo Diario Ceceno”, “Cecenia: la vergogna della Russia”, nonché articoli dal titolo “Collusione punitiva”, “Persone in via di estinzione”, tradotti in lingue straniere e pubblicati all’estero. (6) Questo tipo di attività della Politkovskaja era finalizzata a sostenere la sua intenzione (e quella dei Paesi occidentali) di inviare truppe internazionali in Cecenia per il mantenimento della pace. (9) Purtroppo basterebbe solo questo per dimostrare quanto le sue intenzioni fossero meschine ed irrispettose per tutte le vittime russe che combattevano contro terroristi islamici creati proprio dall’occidente.
Nell’articolo presente su “Madre Russia” e dedicato alla “Strage di Beslan” potete approfondire proprio questo argomento. Qui ricordiamo solamente che i terroristi islamici che combattevano in Cecenia erano i mujaheddin che l’Occidente aveva creato e finanziato in Afghanistan in funzione anti-sovietica e che terminata la guerra in Afghanistan aveva dirottato in Cecenia per destabilizzare la Federazione Russa. Ricordiamo anche che la Cecenia è uno Stato appartenente alla Federazione Russa e non un Paese indipendente. Sarebbe come creare e finanziare dei terroristi, mandarli in Florida per esempio, far scoppiare una guerra interna e poi sostenere la necessità dell’invio di truppe internazionali a Miami e dintorni per il mantenimento della pace. Alquanto inverosimile che possa verificarsi, perche giustamente le Forze Armate degli Stati Uniti interverrebbero autonomamente e con estrema decisione e fermezza. Ma chissà perchè invece, la Federazione Russa avrebbe dovuto accettare forze militari straniere sul proprio territorio. Sarebbe sufficiente appassionarsi un po’ di più allo studio della geopolitica e tanti misteri diverrebbero di colpo estremamente chiari.
Diviene chiaro quindi anche comprendere chi fosse a muovere la mano della Politkovskaja, la quale perseguendo nelle sue oramai evidenti intenzioni, pubblicò nel Regno Unito i libri “La Russia di Putin” e “Russia senza Putin”. Così, poi a settembre ed ottobre del 2006, intensificò la sua attività denigratoria in vista delle imminenti elezioni parlamentari del 2007 e presidenziali del 2008.
Oltre al giornalismo, la Politkovskaja si occupava di attività sui diritti umani, aiutava le madri di soldati morti a difendere i loro diritti in tribunale, indagava sulla corruzione nel ministero della Difesa.
La Politkovskaja cominciò a soffrire di crisi di paranoia. Il caso più evidente fu quello del 2 settembre 2004, quando prese un aereo per raggiungere Beslan ed effettuare un tentativo di mediazione con i terroristi che detenevano gli ostaggi nella scuola. Durante il volo però perse conoscenza e fu ricoverata in un ospedale a Rostov sul Don. La Politkovskaja aveva la paranoia che l’FSB (servizi segreti della Federazione Russa) avesse intenzione di avvelenarla e dichiarava questa sua fobia a tutti, quotidianamente. Così anche in questo caso, la Politkovskaja attribuì la responsabilità della sua perdita di conoscenza ad un tentativo di avvelenamento ad opera dell’FSB. Ora, premesso per assurdo che se l’FSB avesse voluto avvelenarla non le avrebbe consentito di annunciarlo quotidianamente ai quattro venti e non avrebbe compiuto tentativi poiché vi sarebbe riuscita alla prima occasione, la direzione della compagnia aerea sulla quale la Politkovskaja aveva volato quel giorno, giustamente dichiarò: “La Politkovskaja non poteva essere stata avvelenata con il tè, versato a tutti i passeggeri dalla stessa teiera. Non sono stati ricevuti reclami da altri passeggeri e nessuno di loro ha riscontrato malori o fastidi. Il rappresentante della compagnia aerea l’ha accompagnata all’ospedale. Lì gli fu detto che non si trattava di un avvelenamento, ma di una sorta di infezione virale”. (10)
Dal settembre 2004, Anna Politkovskaja iniziò a pubblicare sul quotidiano “Novaja Gazeta” una serie di articoli critici sul Presidente della Inguscezia, Murat Zjazikov.
La Politkovskaja fu uccisa il giorno del compleanno del Presidente Putin, il 7 ottobre 2006, nell’ascensore della sua casa nel centro di Mosca (via Lesnaja, casa 8). (11) (12) (13) Gli agenti di polizia trovarono sul luogo del delitto una pistola Makarov con il silenziatore e quattro cartucce accanto al corpo. Il referto indicava l’uccisione mediante 4 colpi di arma da fuoco, incluso uno sparato alla testa.
Il 27 agosto 2007, il capo dell’FSB, Kuprjazhkin, affermò che quale complice dell’omicidio di Anna Politkovskaja è stato accusato il tenente colonnello Pavel Rjaguzov del Distretto Amministrativo Centrale di Mosca dell’FSB.

Pavel Rjaguzov
Il 21 settembre 2007, l’indagine portò all’accusa ai sensi dell’articolo 33 e dell’articolo 105 del codice penale (coinvolgimento nell’omicidio sotto forma di complicità) di Shamil Buraev, l’ex Presidente del distretto Achkhoj-Martan della Repubblica Cecena.

Shamil Buraev
Le indagini portarono alla conclusione che Buraev aveva chiesto a Rjaguzov di trovare l’indirizzo di residenza della Politkovskaja e che poi Buraev lo aveva comunicato agli esecutori materiali dell’omicidio, i tre fratelli ceceni Makhmudov (14). Le indagini stabilirono che a sparare fu uno dei tre fratelli, Rustam Makhmudov. (15) (16)

I fratelli Makhmudov. Sono il primo, il terzo ed il quarto partendo da sinistra
All’inizio del 2008, il capo della Direzione Investigativa Principale del Comitato Investigativo dipendente dalla Procura della Federazione Russa, Dmitrij Dovgj, espresse la convinzione che il mandante dell’omicidio della Politkovskaja fosse l’ex oligarca Boris Berezovskij, il quale attuò il suo piano con l’aiuto del criminale ceceno Khozh-Ahmed Nuchajev.

Boris Berezovskij

Khozh-Ahmed Nuchajev
Dovgj affermò che Rjaguzov non fornì solamente informazioni riguardanti la residenza della Politkovskaja ma anche informazioni sulle sue conversazioni telefoniche. Fu addirittura organizzata una sorveglianza e pedinamento della Politkovskaja al fine di pianificare l’omicidio, coinvolgendo tre dipendenti del Dipartimento degli Affari Interni di Mosca, Dmitrij Lebedev, Dmitrij Grachev e Oleg Alimov, ed un poliziotto, Aleksej Berkin.
Secondo i risultati delle indagini, tutti i rappresentanti delle agenzie di sicurezza coinvolti nel caso dell’omicidio di Anna Politkovskaja, non sapevano di cosa si trattasse, non conoscevano gli assassini ed il mandante e fornirono il loro apporto solo perchè invogliati dai soldi che gli furono corrisposti. (17)
Il 23 agosto 2011, è stato arrestato un altro complice nell’omicidio della Politkovskaja, il tenente colonnello dell’esercito in pensione, Dmitrij Pavljuchenkov, condannato ad 11 di carcere in regime severo.

Dmitrij Pavljuchenkov

Dmitrij Pavljuchenkov

Dmitrij Pavljuchenkov
Pavljuchenkov durante il processo ha confessato che il mandante dell’omicidio della Politkovskaja è stato Boris Berezovskij, amico della giornalista, ex oligarca e mafioso russo, grande nemico del Presidente Putin. Boris Berezovskij era inseguito dalla giustizia russa ma si era rifugiato in Gran Bretagna dove aveva ottenuto la cittadinanza ed asilo politico. Pavljuchenkov ha raccontato minuziosamente e dettagliatamente tutti i particolari di un incontro avvenuto in Ucraina, tra Berezovskij e Lom-Ali Gaitukaev ritenuto il vero organizzatore tecnico dell’omicidio realizzato dai tre fratelli ceceni. Berezovskij spiegò il suo diabolico piano di uccidere la Politkovskaja per screditare il Presidente Putin a livello internazionale. E si raccomandò che l’omicidio fosse effettuato il 7 ottobre, giorno del compleanno del Presidente Putin.

Lom-Ali Gaitukaev

Lom-Ali Gaitukaev
Mentre in Occidente non si faceva altro che osannare la figura della Politovskaja, quale martire della verità, in Russia, anche dopo la sua morte, molte sono state le critiche mosse al suo operato.
Il Presidente della Cecenia, Ramzan Kadirov, ha dichiarato: “gli articoli della Politkovskaja sulla Cecenia sono da considerarsi racconti per bambini, perché ha scritto ciò che ha sentito sulla base di semplici voci.” (18)
Secondo il filosofo e giornalista russo Konstantin Krilov, il lavoro della Politkovskaja era basato su un feroce odio per la Russia. Alcuni dei suoi articoli erano basati su pure invenzioni ed enormi bugie.
Lo scrittore e politico russo, Aleksandr Sevastjanov, ha incluso la Politkovskaja nella lista dei “Non amici del popolo russo”, definendola “giornalista russofobica”. (20)
Dmitrij Galkovskij, scrittore e filosofo russo, definì la Politkovskaja, una “propagandista nemica”. (21)
Il colonnello generale Gennadij Nikolaevič Troshev, Eroe della Federazione Russa, nel suo libro “La mia guerra. Diario ceceno del generale di trincea”, parla in modo estremamente poco gentile delle attività professionali della Politkovskaja, accusandola di condotta indegna e di non osservanza dell’elementare etica professionale. Scrive Troshev: “Nessuno dei fatti citati negli articoli della Politkovskaja è stato confermato. Le varie commissioni di inchiesta hanno indagato a lungo ma non hanno trovato mai alcun riscontro. A quanto pare, la Politkovskaja odia tanto l’esercito che nel giorno dei Difensori della Patria, nel programma televisivo “La voce del Popolo” ha esternato insulti diretti contro i soldati e gli ufficiali che combattevano in Cecenia.”
Il capitano Vjaceslav Mironov, in una intervista dichiarò: “La Politkovskaja ha falsificato i fatti, era impegnata ad imbrogliare i ceceni, a compromettere le truppe federali. Non si parla male dei morti, ma stiamo discutendo delle sue attività professionali. Penso che si sia guadagnata il capitale politico e giornalistico sulle ossa dei soldati russi. E Dio sarà il suo giudice!”
Finora abbiamo ricostruito i fatti salienti della sua vita e della sua morte. Abbiamo riportato alcune reazioni pubbliche espresse in Russia.
Passiamo ora ad una analisi dei fatti e delle circostanze. L’analisi che effettueremo ora è senz’altro una analisi fuori dal coro, perchè di lacchè, seguaci e tutori degli interessi geopolitici occidentali son piene le redazioni dei media e le classi politiche ossessionate dalla Russia.
Iniziamo con una precisazione: non possiamo definire la Politkovskaja una spia al servizio dei Paesi Occidentali, soprattutto per il semplice fatto, che non avremmo nessuna prova a sostegno di tale affermazione. Ma affermare che il suo operato difendeva e tutelava gli interessi geopolitici dei Paesi Occidentali, è affermare un qualcosa di piuttosto evidente. Ricordate quanto detto dal marito, riferito all’attività della moglie? “Questo non è giornalismo … Questo è scrivere, oppure qualcos’altro…”. (2) (3) Beh, alla luce di quanto ricostruito fino ad ora, queste parole assumono un significato alquanto rilevante.
E’ stato fatto notare che la Politkovskaja è il 13° giornalista ucciso in Russia sotto la presidenza Putin. Peccato che non si sia fatto caso al particolare che nessuno dei precedenti dodici giornalisti era un oppositore del Presidente Putin ma erano tutti severi critici degli oligarchi e che tra l’altro, questo numero rimane ben al di sotto di quello dei 40 omicidi di giornalisti avvenuti sotto Eltsin, il presidente sostenuto dall’Occidente e da questi considerato democratico. Tra l’altro la Politkovskaja, che comunque era praticamente una sconosciuta in Russia, era un’intima amica del Presidente Eltsin e della sua cricca di criminali mafiosi, quali Berezovskij per esempio, i quali non sono mai stati oggetto di sue denunce giornalistiche, nonostante con il loro malaffare, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, abbiano tradito e portato alla fame il neo costituito Stato Russo. Quel Berezovskij, grande amico di Soros, a sua volta nemico giurato del Presidente Putin.

Berezovskij e Soros
C’è poi ancora dell’altro da considerare. La Politkovskaja era una collaboratrice di Radio Free Europe, del circuito Radio Liberty, gestito dalla CIA fin dal 1948 per destabilizzare i Paesi socialisti. Inoltre è stata il megafono dei terroristi ceceni finanziati e armati dalla CIA per sottrarre il petrolio caucasico alle rotte e al controllo dei russi.
Un elemento poi risulta non chiaro. La Politkovskaja aveva anche la cittadinanza statunitense, la quale gli fu concessa nel 1990, all’età di 32 anni. Qualcuno prontamente e superficialmente potrebbe affermare che sia normale, in quanto secondo la legislazione statunitense, qualsiasi bambino venuto alla luce sul territorio degli Stati Uniti, anche se in una famiglia di immigrati illegali, ottiene automaticamente la cittadinanza degli Stati Uniti. Ma Anna Mazela (vero cognome di nascita) nacque in una famiglia di diplomatici sovietici che all’epoca lavorava presso la sede dell’ONU a New York, e tali diritti non sono previsti nei confronti di questa categoria di bambini nati sul territorio degli Stati Uniti. Per quale motivo quindi, abbia ottenuto la cittadinanza statunitense, resta ancora un mistero.
Infine è importante considerare che la Politkovskaja è stata uccisa il giorno del compleanno del Presidente Putin. Colpisce la coincidenza, lo sfregio. Questo omicidio fu commissionato apposta per gettare una luce sinistra sul Presidente russo. Un uomo, per giunta, che sa per antico mestiere come, all’occorrenza, si fanno queste cose. Ed è dunque altamente improbabile che commetta con tanta leggerezza l’errore così grossolano di gettare tutti i sospetti proprio su se stesso.
Luca D’Agostini
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Fonti:
(4) У Анны Политковской было гражданство США
(6) Политковская
(7) ПОЛИТКОВСКИЙ
(8) В Москве убита журналист Анна Политковская
(9) ЦЕНА МАССОВОГО ЗАХОРОНЕНИЯ В ЧЕЧНЕ — 50 000 РУБЛЕЙ
(10) Журналисты выпали из процесса
(11) Убита журналист Анна Политковская
(13) Журналист променял жизнь на профессию
(14) В деле Политковской появился Шамиль
(15) СКП официально назвал Рустама Махмудова обвиняемым в убийстве Политковской
(16) Убийцу Политковской будут искать за границей
(17) По делу Политковской объявлен в розыск бывший майор УБОПа
(19) Анна Степановна Политковская
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