In questi giorni stiamo nuovamente assistendo ad un martellamento mediatico sulla Siria. Ve lo sintetizzo in maniera estrema ma significativa: “la Russia (e quindi il Presidente Putin) e la Siria (e quindi il Presidente Assad), stanno compiendo una strage di civili, soprattutto bambini, accanendosi nei bombardamenti sugli ospedali. Oramai ho smesso di contare quanti ospedali pieni di bambini sono stati distrutti dai bombardamenti in Siria. Sembrerebbe che ogniqualvolta un aereo russo si appresti ad effettuare un bombardamento sui terroristi sostenuti dall’occidente, ecco che miracolosamente, prima che le bombe tocchino terra improvvisamente dal suolo spuntino fuori ospedali, sempre pieni di bambini si intende!
Quindi pochi giorni fa mi sono apprestato a scrivere un articolo riguardo le fonti che i media occidentali hanno in Siria. Ebbene, mentre avevo appena iniziato, lunedì scorso 26 febbraio 2018, questi “campioni” di giornalismo hanno sfornato un’altra performance degna di nota. Ore 20.00, dai titoli di Sky TG24 viene diffusa la seguente notizia: “Siria: Osservatorio, sospetto attacco con armi chimiche“. Poi nel corso del telegiornale stesso, durante il servizio viene sottolineato che si tratta solo di un sospetto, che la notizia proviene dall’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (ricordatevi bene questo nome, ne parleremo più avanti nell’articolo) e che anche lo stesso Osservatorio ha dovuto ammettere di non avere nessuna prova a riguardo, ma che si tratta comunque di un sospetto. Bene, bravi, bel modo di fare giornalismo! Allora, facciamo così, adesso io, da casa mia, bello comodo sul divano mi invento una cazzata e poi vi chiamo. Certamente dovrò dirvi che non ho prove al riguardo, ma si tratta solo di un mio sospetto. Montereste un servizio con questa notizia? Sicuramente no! Qualcuno di voi potrebbe pure dirmi: “ma tu mica sei l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani”. Pure questo è vero, per fortuna!
Continuando sulla stessa notizia del 26 febbraio 2018, ecco quanto emerge dagli altri “fantastici” media italiani. Il quotidiano “La Stampa”: “Siria, sospetto attacco con gas cloro nel Ghouta. Sedici persone intossicate: un bambino è morto“. Che titolo che ha sfornato La Stampa! La loro fonte è sempre la stessa, l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani”, però non vi sono prove a riguardo di questa accusa, ma tanto basta a loro per pulirsi la coscienza utilizzare il sostantivo “sospetto”. Così vale tutto, se fosse vero, bene, altrimenti se la notizia fosse falsa, ebbene, era solo un sospetto. Poi comunque immancabile la notizia shock per l’opinione pubblica, la notizia che deve far nascere la rabbia verso colui o coloro che vengono identificati come il nemico. E quindi sempre nel titolo dell’articolo, a far da bilanciamento alla parola “sospetto” si comunica la solita storiella del bambino morto. All’interno del breve articolo si apprende che la notizia riguardante il numero degli intossicati e quella del bambino morto, proviene da un non meglio specificato “servizio sanitario gestito dai ribelli“. Ma c’è di più! Sempre nell’articolo c’è scritto: “L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, ONG vicina all’opposizione, ha riferito che un bambino è morto, ma ha precisato di non essere in grado di stabilire se il decesso sia legato all’uso di gas tossici.” Scusate cari giornalisti: ma vi rendete conto di cosa state parlando? Si può creare una notizia, scrivere un articolo, montare un servizio, su una notizia infondata, tanto palesemente infondata che poi anche voi stessi, ormai smascherati, dovete in qualche modo rattoppare creandovi le vie di uscita del tipo: “ma noi cosa ne sapevamo… avevamo detto che era un sospetto…“. Ma sia chiaro, avete cominciato a comportarvi in questo modo subdolo, quando ormai le vostre menzogne sono state ripetutamente smascherate. Sempre nel caso dell’articolo in questione, viene pubblicata la seguente fotografia:
Il lavoro di un giornalista è verificare le proprie fonti. Quando è stata scattata questa fotografia? Dove è stata scattata? Chi l’ha scattata? Chi l’ha diffusa? Domande alle quali voi sapete rispondere, ma le pubblicate lo stesso ad uso e consumo dei lettori di titoli ed osservatori veloci di fotografie. Non potendo più influenzare un’opinione pubblica informata, a voi interessa influenzare e sensibilizzare per scopi prettamente geopolitici, quella parte di opinione pubblica che informata non lo è, per pigrizia, per disinteresse, perchè costretta a correre dalla mattina alla sera per mettere insieme il pranzo con la cena.
Questa foto non rappresenta nulla, se non dei mediocri attori da strapazzo ed è stata diffusa da Mohammed Alloush, capo dell’organizzazione terroristica Jaysh al-Islam (Esercito dell’Islam).
Adesso abbiamo parlato del servizio di Sky TG24 e dell’articolo del quotidiano “La Stampa”, ma quasi l’intero circo mediatico italiano si è prestato a questa “notiziona”. Diamo una rapida occhiata a quanto emerge il 27 febbraio 2018: Quotidiano.net “Siria, sospetto raid con armi chimiche nel Ghouta. Scontro Onu-Russia sulla tregua”, TGCOM 24 “Siria, Ong: “Nell’attacco a Ghouta sospetto uso di armi chimiche”, Il Secolo XIX “Siria, 14 casi di soffocamento a Ghouta: si sospetta un attacco chimico“, Il Fatto Quotidiano “Siria, ong: Attacco al cloro nella Ghouta. Raid nonostante la tregua: 10 vittime”, Avvenire “Siria. Sulla Ghouta bomba al cloro. Putin: tregua diurna da martedì“, Avanti “Siria: inferno senza tregua, Damasco usa i gas”.
Ora, se questo è il modo di fare il giornalista, allora questo mestiere possono farlo tutti.
In questo articolo analizzeremo quanto poco attendibili siano i servizi giornalistici che riguardano la Siria, i quali invece hanno il fine non troppo nascosto di creare nell’opinione pubblica un risentimento verso i leader di Russia e Siria, congiuntamente all’intenzione di far nascere in una passiva opinione pubblica una coscienza preparata e complice di possibili interventi armati ed eventuali sanzioni.
Il motivo principale per cui i media occidentali siano poco attendibili su quanto accade in Siria, consiste nel fatto tali media non dispongono di fonti sul luogo.
Sono molto interessanti a tal proposito di Sebastiano Caputo, il quale è stato l’unico giornalista italiano recatosi in Siria per documentare ed accertare la realtà, invece di starsene seduto comodo in una redazione, con una tazza di caffè davanti ed a raccontare all’opinione pubblica la storiella dei “ribelli moderati”. Questo è un estratto delle parole di Sebastiano Caputo, scritto e riferito alla liberazione di Damasco e quindi non attuale con la cronaca di questi giorni, ma ai fini della nostra analisi, a noi serve il concetto di quanto espresso da Caputo ed il cui testo integrale è disponibile sul blog del quotidiano “Il Giornale”: “Per quanto mi riguarda mi ritengo un osservatore e non mi interessa se verrò tacciato come filo-governativo. E sebbene Assad e Putin non mi abbiano mai staccato un assegno, credo sia necessario dire le cose fino in fondo. Ricordo che ad aprile quando andai per la seconda volta in Siria, le facce dei soldati ai checkpoint di Damasco erano rilassate, tranquille, pulite, poi man mano che mi dirigevo verso Aleppo, in un viaggio infinito e traumatico in automobile, queste diventavano sempre più stanche, arrabbiate, sporche. Erano i segni della guerra stampati sul volto di chi dorme poco la notte sdraiato accanto al proprio kalashnikov. Mi trovavo nell’epicentro del conflitto, nella città più contesa del Paese dove le linee del fronte erano distanti qualche decina di metri. Ti trovavi in territorio governativo, e magari la strada parallela o quella dopo, perpendicolare, era controllata dai ribelli armati. Ad Aleppo ci sono i soldati più preparati ma anche quelli più burberi. Io non ho le prove ma non ho dubbi che si siano commessi atti di violenza durante la conquista della parte orientale, non ho dubbi che alcuni civili abbiano pagato con la vita per aver ospitato guerriglieri a casa, oppure che siano stati fucilati davanti ad altri per punirli e marcare di nuovo il territorio. Sono tecniche di coercizione: se ne ammazza uno per educarne cento. A noi ce lo hanno insegnato gli americani bombardando intere città quando la guerra era finita da un pezzo. “Abbiamo cacciato i tedeschi ma ora comandiamo noi”, questo era il messaggio, o meglio l’avvertimento. Ora come si può raccontare la battaglia di Aleppo con categorie pacifiste? Ma soprattutto come si può criminalizzare un intero esercito come fanno tutti i mezzi d’informazione in queste ore? Qualora fosse vero ci siano atti di ingiustizia come quelli citati sopra, è ancor più vero, date le prove, che girano immagini con i militari siriani che vengono accolti in festa nella parte orientale mentre altri distribuiscono coperte, cibo e acqua. Ma questo non ve lo diranno mai perché la narrazione ufficiale ha una funzione ben precisa: criminalizzare lo “Zar” e il “dittatore”. Potrei scrivere ancora tanto ma non mi dilungherò. Mi limito ad invitare i lettori a non fidarsi mai di chi parla di un fatto senza viverlo direttamente. E ai giornalisti che hanno un minimo di coraggio dico: gli occhi sono l’ultima arma che abbiamo contro la mistificazione della realtà.” (1)
Ma la maggior parte dei giornalisti occidentali di coraggio non ne hanno caro Caputo! E’ sorprendente notare i giornali e le televisioni occidentali che dissertano continuamente di Siria come se avessero dei giornalisti inviati sul terreno e conoscessero la realtà quotidiana, mentre invece non hanno neanche un solo inviato in tutto il paese. Allora la domanda che dobbiamo porci è la seguente: le notizie da dove arrivano visto che comunque le menzogne vanno coordinate?
Lo ha svelato una giornalista indipendente canadese, Eva Bartlett, di fronte ai suoi increduli e svergognati “colleghi” nel corso di una conferenza stampa presso le Nazioni Unite: giungono dall’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, (ve lo ricordate, lo abbiamo citato prima) visto che sul campo non ci sono nemmeno organizzazioni internazionali. (2) (3) (4)
Guardate attentamente il video della sua conferenza. Quanto afferma Eva Bartlett nel seguente video, è il fulcro della nostra analisi.
Guardate i telegiornali occidentali ed ogni volta ascoltate che quanto accade in Siria, lo riferisce l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani. Meglio di niente si potrebbe dire, perché comunque si tratta di un gruppo che lavora sul campo e poi come si fa a dubitare di un “Osservatorio sui Diritti Umani”.
Ma come diceva Eva Bartlett, disgraziatamente non è così: anche il nome è studiato per trarre in inganno l’opinione pubblica e questo osservatorio, nato nel 2006, è formato da una sola persona. Si, avete letto bene, da una sola persona, che si trova a Coventry, nel Regno Unito, ossia a più di 3000 chilometri dalla Siria in linea d’aria, in casa di un certo Rahmi Abdul Rahman.
Il suo vero nome in realtà è Osama Suleiman, sunnita, 45 anni di età, nato a Baniyas, sulla costa siriana, diplomato e con studi di marketing alle spalle, ex negoziante di abbigliamento, dichiarato oppositore del Presidente Assad, incarcerato tre volte in Siria per legami, da lui stesso poi confermati, con la Fratellanza Musulmana ed il quale sostiene di non recarsi in Siria ormai da 17 anni, ma di essere in contatto telefonico con delle sue non specificate fonti. (5) (6) (7)

Rahmi Abdul Rahman

Rahmi Abdul Rahman (a destra nella foto) di fronte al Ministero degli Esteri Britannico
Questo personaggio, secondo quanto apparso sul New York Times, ha dichiarato di percepire piccole sovvenzioni dall’Unione Europea ed altre da un paese dell’Unione in particolare, ma che non ha voluto indicare quale sia. (8) Ed è proprio questo personaggio che diffonde a tutti i media occidentali le false notizie riguardo l’uso di armi chimiche da parte del Presidente Assad, è lui che valuta il numero e la tipologia dei morti. (5) Ciò che è scandaloso ed incredibile e che i “grandi giornalisti” occidentali attingano a questa fonte.
Se prestate bene attenzione ai telegiornali, noterete che, all’inizio della notizia e del servizio che stanno per mandare in onda, in modo molto veloce il conduttore del telegiornale introduce la notizia ed il servizio stesso con queste parole: “secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani“. Ho voluto cronometrarla: questa premessa dura 2 secondi e 75 centesimi. Poi, dopo questo pseudo lavaggio di mani stile Ponzio Pilato, tutti i minuti seguenti della notizia diffusa e del servizio mandato in onda, sono generalmente falsità e notizie distorte inviate dall’osservatorio stesso. Ora indipendentemente da quella che sia la notizia diffusa, il senso della notizia stessa ed il fine ultimo di questa è duplice: da un lato creare nell’opinione pubblica Occidentale uno stato d’animo ed un pensiero che sostenga ed approvi la destituzione del Presidente Bashar al-Assad e dall’altro tanto per non farsi sfuggire l’occasione, alimentare nella stessa opinione pubblica il sentimento russofobo. (9)
L’altra fonte dalla quale giungono notizie ai media occidentali sono i cosiddetti “Caschi Bianchi”, i quali come accennava Eva Bartlett, sono un’organizzazione fondata nel 2013 da un ex ufficiale dei servizi segreti britannici, James Le Mesurier, attualmente consigliere del governo inglese per gli affari esteri e finanziati con 100 milioni di dollari da Stati Uniti, Regno Unito, Giappone, Danimarca e Germania. (9) Fatto curioso, la sede dei Caschi Bianchi è nel quartier generale dei servizi segreti turchi a Gazientep. (10)
Questi personaggi, presenti solo nelle aree controllate dai jihadisti, sono in realtà mediocri attori, tutti immobili fino a che non arriva il “ciak si gira”, compaiono spesso in video da loro maldestramente realizzati accanto a bambini truccati da feriti o costretti a recitare la parte del morto, si fanno fotografare armati accanto a soldati siriani morti o si trovano a salvare due volte la stessa persona a mesi di distanza per giunta diffondendo in modo spudorato il medesimo filmato. (2) (8)
Di fatto, ogni attacco contro al-Nusra viene da questi presentato come “contro i civili, gli ospedali, i medici”. (5) Del resto uno dei massimi responsabili di questi Caschi Bianchi è Zouheir Albounni, guarda caso impiegato dell’USAID (United States Agency for International Development). In realtà poi non c’è nemmeno bisogno che mi metta a fare il mio lavoro di investigatore: basta andare sulla pagina dell’organizzazione per leggere che loro sono contro Assad di cui vogliono la destituzione e amici dei terroristi di al-Quaeda che in Siria ha opportunamente assunto il nome di al-Nusra perché altrimenti l’opinione pubblica avrebbe associato immediatamente il nome al-Quaeda ai terroristi piuttosto che a dei difensori e paladini della libertà.
Tra l’altro, uno dei capi dei Caschi Bianchi, Raed Saleh, nell’aprile del 2017, recatosi negli Stati Uniti per ricevere un premio Oscar cinematografico per i video realizzati, è stato bloccato dalle autorità di frontiera a seguito dei provvedimenti limitativi all’ingresso nel paese assunti da Donald Trump, ed è stato reimbarcato sull’aereo da cui era sceso proveniente da Istanbul, perché a dette autorità risulta “associato ad al-Nusra”. E questo l’ha scritto addirittura il New York Times, non Madre Russia. (5) (11)
Pochi giorni dopo, il portavoce della Casa Bianca, Mark Toner, è stato incalzato dai giornalisti: “Comandate questi gruppi, continuerete a supportarli, eppure avete revocato il visto al loro leader. Non ha alcun senso“, ha detto un giornalista. Il portavoce non è riuscito a dare una risposta convincente. Ha balbettato: “Non possiamo parlare di ogni singolo caso di visto“. E poi, cambiando totalmente registro, dopo aver elogiato gli elmetti bianchi, ha detto: “Abbiamo dato loro 23 milioni di dollari“. (9)
L’organizzazione “Medici svedesi per i Diritti Umani” (SWEDHR) ha affermato che all’interno del gruppo dei Caschi Bianchi vi sono degli infanticidi, cioè degli assassini di bambini per la preparazione di falsi video di propaganda. (10) I Dottori Svedesi per i Diritti Umani hanno analizzato un video dove viene filmata un’operazione per salvare un bambino dopo il supposto attacco chimico delle forze governative siriane. I dottori hanno constatato che nel video sono chiaramente presenti delle falsificazioni, dal momento che in sottofondo si sentono delle autentiche indicazioni “di regia” in arabo, su come sistemare il bambino a favore di telecamera e non si sentono indicazioni di carattere medico e soprattutto che quella che vogliono far sembrare un’operazione per rianimare un bambino, è in realtà un omicidio. Si è trattato di un infanticidio mascherato da trattamento medico. (12)
Bravi pseudo giornalisti occidentali! Non riesco a trovare questa notizia in nessuno dei vostri giornali, in nessun servizio realizzato nei vari telegiornali. Bravi, complimenti!
Marija Vladimirovna Zacharova, diplomatica russa, Direttrice del Dipartimento Informazione e Stampa del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa, in una conferenza alle Nazioni Unite ha dichiarato che video di questo genere sono stati postati nel canale gestito dai Caschi Bianchi “Syrian Civil Defense in Idlib Province”. I video sono stati prodotti dai Caschi Bianchi in collaborazione con l’organizzazione “Coordinating Sarmin”, il cui stemma è la bandiera nera jihadista di al-Qaeda. (8) (10)

Marija Vladimirovna Zacharova
Eppure tutti i media occidentali con particolare ottusità e servilismo, si affrettano a dar credito ai Caschi Bianchi e ne esaltano le gesta, senza ovviamente fornire ai loro lettori o spettatori, gli strumenti idonei per capirci qualcosa. (2)
Il giornale britannico The Guardian, per esempio, ha lanciato una campagna per sostenere l’assegnazione del Premio Nobel ai Caschi Bianchi (lo stesso premio assegnato a scatola chiusa all’ex Presidente Barack Obama); il quotidiano Il Foglio in Italia, il 5 ottobre 2016 ha invece dedicato una pagina intera al loro fondatore, mentre il Time ed in Italia il settimanale Left hanno riservato loro una copertina. (9) (13)
Netflix, azienda distributrice di serie TV si è spinta più in là, realizzando una serie tv dedicata ai Caschi Bianchi. La didascalia sotto il titolo è epica: “Mentre raid aerei bersagliano quotidianamente obiettivi civili in Siria, un gruppo di indomabili soccorritori rischia la vita per salvare le vittime dalle macerie“. L’immagine scelta da Netflix è hollywoodiana. Un elmetto bianco guarda verso il cielo dove vola un elicottero. Attorno a lui solo macerie e colonne di fumo. Come non commuoversi? (9)
Luca D’Agostini
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Fonti:
(2) Armi di disinformazione di massa
(8) Come farci accettare la guerra in Siria
(9) Elmetti Bianchi
(10) Associazione di Medici Svedesi
(11) New York Times
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