Albert DeSalvo è passato alla storia come lo strangolatore di Boston, dopo aver confessato gli inquietanti e brutali omicidi di 13 donne, ma la giustizia degli Stati Uniti non gli credette.
Nacque il 3 settembre 1931 in un quartiere degradato della cittadina di Chelsea, nello Stato del Massachusetts. Viveva in una casa popolare, in un ambiente dove il lavoro scarseggiava e la gente era povera.
Albert DeSalvo e i suoi 5 fratelli vissero un’infanzia molto difficile. Suo padre era un immigrato italiano e la madre un’immigrata irlandese. Il padre era un bruto, si portava le prostitute a casa e si chiudeva in camera da letto con loro, mentre sua moglie e i suoi figli erano nelle altre stanze ed erano obbligati a non disturbarlo. Insegnò a suo figlio Albert come effettuare un furto con scasso quando il bambino aveva 5 anni e fece in modo che la sua iniziazione sessuale avvenisse all’età di 7 anni.
Il padre picchiava ripetutamente sia i figli che la moglie. Il padre fu in grado di rompere alla moglie un dito dopo l’altro piegandoli all’indietro fino a spezzarli davanti agli occhi dei figli piccoli.
La brutale violenza del padre molto probabilmente influì sulla fase di crescita di Albert DeSalvo. Inoltre suo padre era costantemente nei guai con la legge e nel 1943 dopo aver commesso diversi reati minori, il giovane Albert seguì le sue orme. Lui e un suo coetaneo, armati di una pisola tedesca Luger, rapinarono una lavanderia.
Albert De Salvo fu sottratto alla famiglia e rinchiuso nel riformatorio Lyman. Nell’ottobre 1944 fu rimesso in libertà sulla parola ed iniziò a lavorare come ragazzo delle consegne. Nell’agosto 1946 fece ritorno a Lyman per aver rubato un’auto.
Dopo aver scontato la seconda condanna in riformatorio, all’età di 17 anni fu arruolato nell’esercito degli Stati Uniti ed inviato di stanza in Germania. Nella Germania dell’immediato dopoguerra, Albert DeSalvo usò la sua paga per avere rapporti sessuali con le donne tedesche. La sua dipendenza sessuale trovò in Germania ampio sfogo e in seguito raccontò di aver avuto più di duemila rapporti sessuali con donne tedesche.

Albert DeSalvo (militare dell’esercito statunitense di stanza in Germania Ovest)
Mentre era in Germania conobbe e sposò una ragazza tedesca, ma quando tornò con lei negli Stati Uniti, Albert DeSalvo violò nuovamente la legge. Mentre era un militare dell’esercito degli Stati Uniti di stanza nella base di Fort Dix, fu denunciato per violenza sessuale nei confronti di una bambina di 9 anni. Era entrato con scasso all’interno dell’appartamento dove la bambina viveva e si allontanò velocemente solo all’arrivo dei genitori della bambina.
Fu rinchiuso nel carcere di Burlington, nel New jersey, in attesa del processo. Rischiava una condanna a cinque anni di prigione e di essere radiato dall’esercito, ma poi arrivò la svolta. Il caso fu archiviato perché la madre della bambina non voleva che la figlia testimoniasse per via del possibile trauma che avrebbe vissuto nel descrivere nei dettagli l’accaduto e anche per via del clamore mediatico che l’avrebbe marchiata per sempre. Così, i genitori della bambina ritirarono la denuncia e il processo non si svolse.
Albert DeSalvo non fu reintegrato nell’esercito ma fu congedato con onore, ricevendo ampi attestati di stima dai suoi superiori. Tornò a Boston con la moglie per mettere su famiglia ma nonostante l’apprezzamento riservatogli dall’esercito statunitense, Albert DeSalvo si dimostrò tutt’altro che una persona degna di onore e stima. Era un criminale, un maniaco sessuale, un rapinatore esperto di furto con scasso, autore di numerosissime rapine negli appartamenti di Charles Street, via situata in uno dei quartieri più raffinati di Boston.
Dopo il periodo delle rapine, Albert DeSalvo iniziò a introdursi negli appartamenti di Boston con un fine molto più infame. Si recava a casa di alcune donne e bussava alla porta dicendo di far parte di un’agenzia per modelle, che stava cercando una determinata tipologia di modella, che naturalmente coincideva con la donna che aveva di fronte, qualunque aspetto avesse chi apriva quella porta. Chiedeva loro di indossare un body, in modo da poter prendere le misure e constatare quanto si avvicinassero alla misura ritenuta ideale: 90-60-90. Albert DeSalvo diceva loro: “Siamo disponibili a farti un contratto come modella e potresti guadagnare 30 dollari l’ora se le tue misure andranno bene. Perché non ti fai scattare qualche foto?” Gran parte di quelle donne dalle quali si era recato aveva all’incirca quelle misure e durante il colloquio lui proponeva loro di fare sesso prospettandogli grandi guadagni. Alcune accettarono perchè nei quartieri che lui sceglieva, i soldi scarseggiavano, e credettero ai facili guadagni, altre donne invece non gli credettero e rifiutarono.
Ma dato che i contratti da modella non arrivarono, alcune donne denunciarono le strane molestie subite. La polizia di Boston soprannominò il fantomatico agente “l’uomo delle misure“.
Nel 1961 Albert DeSalvo fu arrestato per furto con scasso. In prigione confessò di essere “l’uomo delle misure”. Fu dichiarato sociopatico e condannato a 11 mesi di reclusione.
In seguito, poco dopo il suo rilascio, prese il via una serie di aggressioni che avrebbe profondamente scioccato la città di Boston. Era un giorno d’estate, il 14 giugno 1962, il tempo era bello e la vita in città scorreva tranquilla, ma d’improvviso la situazione cambiò. Nel quartiere di Back Bay, in 77 Gainsborough Street avvenne l’omicidio di una donna. Aveva circa 50 anni, si chiamava Anna Slesers.

Anna Slesers
Anna Slesers, 55 anni, divorziata, viveva da sola. Fu ritrovata morta, nuda, sul pavimento vicino al bagno. La cinghia della sua vestaglia blu era stretta attorno alla gola ed era annodata con un fiocco. Questo fiocco divenne il segno distintivo del maniaco omicida.
Due settimane dopo, il 30 giugno 1962, in un’altra via di Boston, in 1940 Commonwealth Avenue, fu ritrovato il corpo di una donna di 68 anni di nome Nina Nichols. Anche lei fu ritrovata con le sue calze annodate con un fiocco intorno al collo. Le gambe era divaricate e la vestaglia era sollevata fino alla vita. Era stata violentata con una bottiglia di vino.
Il 1° luglio 1962 fu ritrovata una terza donna, non più a Boston ma nel vicino North Shore. Nella città di Lynn, in 73 Newhall Street, fu ritrovato il corpo di una donna, un’infermiera di 65 anni di nome Helen Blake. Fu strangolata con un paio di collant. Giaceva supina nel suo letto, le gambe divaricate, nuda dalla vita in giù. Anche lei fu vittima di uno stupro.

Helen Blake
Tutte queste donne furono strangolate e a tutte fu fatto un fiocco decorativo intorno al collo. Il 4 luglio 1962 la notizia finì nelle prime pagine di tutti i giornali locali: c’era un assassino a piede libero a Boston. I giornali si chiedevano perché quest’uomo se ne andava in giro a strangolare donne comuni, senza che vi fosse un filo conduttore nelle sue folli azioni. Ci si chiedeva perchè le vittime erano donne anziane, non certo delle bellezze giovanili e sensuali. Tutti si domandavano: perché lo faceva?
Mentre questi interrogativi non avevano risposta, il 19 agosto 1962, di nuovo a Boston, in 7 Grove Street, fu ritrovata la quarta vittima: Ida Irga. Anche lei era una donna anziana, aveva 75 anni ed era divorziata. Fu strangolata con la federa di un cuscino legata stretta intorno al collo. Aveva le caviglie legate alle gambe di una sedia.

Ida Irga
Il maniaco desiderava che la prima cosa dovesse vedere chiunque entrasse nell’appartamento erano i corpi di quelle donne lasciati in posizioni che anche da morte umiliavano la loro dignità. Il criminale si adoperava affinché chiunque entrasse nell’appartamento si imbattesse nella vista degli organi sessuali dei corpi senza vita delle sue vittime.
La città di Boston sprofondò nel panico. In poco più di 2 mesi quattro donne anziane furono brutalmente assassinate. La gente cominciò a comprare cani di grande taglia da tenere in casa. Altri acquistarono armi e altri ancora installarono impianti di allarme. La città era in preda al terrore.
Due giorni dopo il ritrovamento del corpo di Ida Irga, il 21 agosto 1962 a Boston in 435 Columbia Road, fu ritrovato il corpo in decomposizione di Jane Sullivan, una donna di 67 anni. Era stata strangolata utilizzando le sue calze.

Jane Sullivan
Nel giro di 10 settimane il killer misterioso aveva tolto brutalmente la vita a 5 donne anziane. Ma il clima di terrore seminato dallo strangolatore di Boston non era ancora terminato e prese una nuova piega che tenne la città stretta nella morsa del terrore.
La polizia cercava di lavorare il più in fretta possibile, ma gli omicidi rimanevano non solo senza un colpevole, ma anche senza un sospettato. Si trattava del tipico caso in cui si può utilizzare l’affermazione che “la polizia brancolava nel buio”.
Furono indagati un sospettato dopo l’altro. C’erano tre procuratori distrettuali ognuno dei quali dirigeva un gruppo di detective. Ogni giurisdizione aveva un proprio punto di vista sul caso investigativo.
Tutti i personaggi più strani e tutti i molestatori della città furono interrogati e indagati. Eppure mentre le indagini erano svolte nei confronti di centinaia di uomini, uno fu ignorato completamente: Albert DeSalvo.
Intanto, mentre le indagini proseguivano senza sosta, un giorno piovoso e ventoso di inizio dicembre del 1962 il modus operandi dello strangolatore di Boston cambiò.
Il 5 dicembre 1962, il corpo di una donna di 21 anni, una studentessa di colore di nome Sophie Clarke fu ritrovato a Boston, in un appartamento sito in 315 Huntington Avenue. La ragazza era sola nel suo appartamento, stava scrivendo una lettera quando qualcuno bussò alla sua porta. La lettera non fu mai terminata. Sophie Clark fu ritrovata dalle sue coinquiline, strangolata con 3 paia di suoi collant legati stretti intorno al collo e con un fiocco. Era stata violentata e il suo corpo giaceva nudo per terra, con le gambe divaricate.

Sophie Clark
Mancavano solo due giorni alla fine del 1962 e una ragazza di 23 anni, Patricia Bissette fu vista mentre canticchiava allegra nella lavanderia sotto il suo palazzo, sito a Boston in 515 Park Drive. Ma la notte di capodanno Patricia Bissette divenne la settima vittima dello strangolatore di Boston. Fu ritrovata nel suo appartamento con la camicia da notte tirata su fino al collo. Era stata sodomizzata e violentata.

Patricia Bissette
Passarono alcuni mesi prima che lo strangolatore colpisse di nuovo. Il 6 maggio 1963, una ragazza di 23 anni di nome Beverly Samans non si presentò alle prove del coro. Un amico, preoccupato andò a cercarla nell’appartamento della ragazza sito a Cambridge in 4 University Road. La porta dell’appartamento era socchiusa. La aprì e si trovò subito davanti il corpo della ragazza. Era stata pugnalata 22 volte, 4 alla gola e 18 volte sul seno sinistro. Aveva due fazzoletti annodati attorno al collo.

Beverly Samans
Passarono mesi e altre due donne morirono per mano dello strangolatore di Boston.
Il giorno 8 settembre 1963, nella cittadina di Salem, in un appartamento sito in 224 Lafayette Street, fu ritrovato il corpo di Maria Evelina Poirier Corbin. Aveva 58 anni. Fu violentata e uccisa mediante strangolamento con le sue calze annodate poi con un fiocco al collo.

Maria Evelina Poirier Corbin
Il 23 novembre 1963, nella cittadina di Lawrence, in un appartamento sito in 54 Essex Street, fu ritrovato il corpo di una donna di 23 anni di nome Joann Marie Graff. Anche lei fu violentata e uccisa allo stesso modo.

Joann Marie Graff
C’erano ormai 10 vittime i cui omicidi erano considerati correlati.
A Boston, il 4 gennaio 1964, Patricia Halmour e Pamela Parker giunsero a casa, nell’appartamento sito in 44-A Charles Street che condividevano con la loro coinquilina e amante della musica Mary Sullivan. Aveva solo 19 anni, aveva un fisico bello e slanciato. La scena che si ritrovarono davanti una volta entrate in casa le tormenterà per sempre. Lo strangolatore di Boston l’aveva lasciata seduta sul letto, con le gambe divaricate e con un manico di scopa infilato nella vagina.

Mary Sullivan
Poi all’improvviso lo strangolatore si fermò. Per mesi non avvennero più strangolamenti. Furono avanzate ipotesi di ogni genere: era morto, era stato arrestato, aveva lasciato la città, si trovava in un altro paese.
Ma ad un certo punto la polizia si ritrovò alle prese con una nuova ondata di crimini. Per le strade c’era un violentatore seriale a piede libero. In poco tempo numerose donne avevano sporto denuncia per essere state vittime di stupro. Dalle denunce emergeva che erano state violentate in modo particolarmente cruento. L’aggressore entrava con scasso in casa loro, le immobilizzata minacciandole con un coltello, legava loro le mani alla testata della spalliera e le caviglie ai piedi ai piedi del letto. In tutte le denunce emerse che il violentatore indossava una tuta verde da lavoro: fu soprannominato “l’uomo verde“.
Nel 1964 fu realizzato l’identikit dell’aggressore. I detective che si occupavano del caso lo riconobbero subito, era lo psicopatico che era stato arrestato e detenuto per 11 mesi, con l’accusa di essere “l’uomo delle misure”: Albert DeSalvo.
La polizia andò immediatamente in casa sua e lo arrestò.
Fu inviato a Bridge Water, in quello che era chiamato l'”ospedale statale per criminali con problemi mentali”. Fu trattenuto in ospedale finché non fu considerato in grado di affrontare il processo.
Ma in attesa del processo per i crimini commessi come l’uomo verde, Albert DeSalvo rilasciò una dichiarazione sconvolgente: confessò di essere lui lo strangolatore di Boston.
Al fine di valutare l’attendibilità della confessione di DeSalvo, il criminale fu portato in una struttura per essere sottoposto a ipnoterapia con l’allora massimo esperto statunitense di questa scienza, il dottor William Bryan.
Quando fu ascoltato il nastro della sua confessione in seduta di ipnoterapia, per il medico e per i detective che lavoravano sul caso non ci fu più alcun dubbio: Albert DeSalvo era lo strangolatore di Boston. Durante l’ipnosi DeSalvo svelò tutti i dettagli dei crimini commessi come lo strangolatore. Erano informazioni che non comparvero sui giornali e che poteva avere solo chi era entrato in quegli appartamenti.
Gli investigatori definirono “inquietanti” la ricostruzione di alcuni particolari e i dettagli che confermavano che Albert DeSalvo fosse lo strangolatore di Boston. Descrisse con estrema dovizia di particolari ogni appartamento nel quale aveva violentato e strangolato le sue vittime. Descrisse per esempio con estrema precisione l’intaglio molto elaborato di una testata del letto di una vittima, così come per esempio l’esatto contenuto di un cassetto di una scrivania di un’altra vittima. Tutte informazioni in possesso solo di chi era stato in quegli appartamenti ed addirittura fosse così maniacale da ricordarne con esatta precisione i particolari.
Addirittura durante l’ipnosi DeSalvo confessò un omicidio che non era ancora stato denunciato, sostenendo che un anziana donna sarebbe morta di paura tra le sue braccia all’epoca del primo strangolamento. Gli investigatori raccolsero la confessione e controllarono i verbali del ritrovamento del cadavere e i dettagli dell’appartamento. Erano informazioni che poteva conoscere solo l’assassino. DeSalvo si riferiva ad una donna il cui corpo fu ritrovato il 28 giugno 1962 a Boston, in 1435 Commonwealth Avenue. Si trattava di Mary Mullen, una donna di 85 anni morta di infarto per via della paura che DeSalvo la violentasse. La donna morì e DeSalvo non la violentò. Uscì da quell’appartamento e si recò in un altro appartamento sulla stessa via. L’appartamento sito a Boston in 1940 Commonwealth Avenue dove violentò e uccise la sessantottenne Nina Nichols, dopo che non riuscì a violentare l’anziana ottantacinquenne abitante nella via medesima.
Tuttavia non esistevano prove scientifiche che collegassero DeSalvo ai crimini è così il suo avvocato difensore riuscì ad ottenere che le confessioni sotto ipnosi non fossero usate contro di lui in tribunale.
Nel 1967 De Salvo fu riconosciuto colpevole di dieci capi di accusa per stupro e rapina a mano armata e fu condannato all’ergastolo. Non fu mai processato né accusato per nessuno degli strangolamenti.
Nel febbraio 1967, DeSalvo riuscì a fuggire insieme a due altri detenuti dal manicomio criminale nel quale era rinchiuso, scatenando un’imponente caccia all’uomo che non si vedeva dai tempi di John Dillinger, il rapinatore di banche che tra il 1930 e il 1934 fu ricercato dall’intera polizia statunitense in tutti gli stati. Quando pochi giorni dopo fu catturato di nuovo, fu immediatamente trasferito al penitenziario di massima sicurezza di Walpole, dove 6 anni dopo fu rinvenuto cadavere, pugnalato a morte nell’infermeria del carcere. Non fu mai scoperto chi l’uccise.
Nel luglio 2013, il DNA prelevato dal liquido seminale trovato sulla scena del crimine dell’omicidio di Mary Sullivan, e il DNA ottenuto dal nipote di DeSalvo, lo collegò all’assassinio della Sullivan escludendo il 99,9% della popolazione mondiale. Le autorità allora riesumarono i resti di DeSalvo quello stesso mese e il test del DNA confermò la corrispondenza al 100%. Albert DeSalvo, l’ex militare statunitense congedato con tutti gli onori era in realtà uno dei maggiori criminali della storia. Albert DeSalvo era lo strangolatore di Boston.
Luca D’Agostini
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