Pianificò le più importanti operazioni militari tedesche durante i 60 mesi di una guerra che provocò, soprattutto in Unione Sovietica, milioni di morti, crimini smisurati e immani distruzioni. Rimase al fianco di Hitler fino alla fine e al processo di Norimberga manifestò un atteggiamento sprezzante. Fu giustamente condannato a morte, perchè questo criminale e idiota non meritava alcuna pietà.
Alfred Jodl nacque il 10 maggio del 1890 a Würzburg, in Baviera. Fino all’adolescenza porterà il cognome della madre “Baumgartner”. Sua madre era figlia di un mugnaio e non era considerata degna di sposare un ufficiale. Dopo molti anni il padre di Alfred Jodl si congedò dall’esercito e sposò la donna. Adottò così il ragazzo, che nonostante fosse suo figlio, per le rigide regole morali del tempo era considerato un figlio illegittimo.
Crebbe sin da bambino solitario e introverso. Nel giugno 1903, all’età di 13 anni, Alfred Jodl entrò nella scuola cadetti, ma essendo un idiota fin da giovanissimo, non superò la prova d’esame. Ritornò a casa dalla sua famiglia e si diede all’alpinismo. Come scrisse anni dopo: “Il cameratismo fra scalatori è stato decisivo nella mia formazione“.
Nel frattempo non si arrese e riprovò più volte a seguire le orme della carriera militare del padre. Voleva diventare un ufficiale dell’esercito. Solo nel 1910 riuscì ad entrare nell’accademia militare e divenne un allievo ufficiale del 4° Reggimento di Artiglieria ad Augusta.
Proprio ad Augusta durante un ballo conobbe Irma von Bullion, una donna di 5 anni più grande di lui che sposò nel 1913. Un anno dopo il sottotenente Jodl partì per la Prima Guerra Mondiale. Come ufficiale di artiglieria non dovette combattere in prima linea e gli fu risparmiato sia l’orrore che l’esperienza della trincea, tanto che l’idiota Jodl scrisse alla moglie lettere nelle quali descriveva un clima sereno, rilassante, nel quale si mostrò sempre ottimista. Nonostante l’ottimismo di Jodl, la Germania perse la guerra ma lui non fu scioccato più di tanto e affrontò con serenità anche il crollo della monarchia.
Jodl fu tra i fortunati che furono riassunti nell’esercito della repubblica, in quanto quasi due terzi del corpo ufficiali precedente non fu nuovamente inquadrato nei ranghi dell’esercito tedesco. A seguito di raccomandazioni effettuate dal padre tramite sue conoscenze e ad occasioni fortunate, quindi non per merito, Alfred Jodl si ritrovò a frequentare dei corsi di preparazione per ufficiali dello Stato Maggiore. Corsi tra l’altro poco formativi, qualitativamente molto scadenti, in quanto in quegli anni le condizioni imposte dal Trattato di Versailles alla sconfitta Germania, erano condizioni capestro anche per le sue forze armate. Fu così che l’idiota, il raccomandato e l’incompetente Jodl salì ai vertici militari tedeschi.
Al raduno di Potsdam del 12 marzo 1933, dove l’esercito del Reich fu chiamato a dichiarare il proprio sostegno al nuovo regime nazista, Jodl dichiarò: “In base alle leggi vigenti Adolf Hitler è chiamato a governare il Reich. Noi dobbiamo ubbidire e compiere il nostro dovere“.
Intanto il rapporto matrimoniale con la moglie Irma von Bullion si deteriorò in quanto all’interno del ministero della guerra, Alfred Jodl conobbe una segretaria dell’età di 27 anni di nome Luise von Benda. La moglie Irma venne a conoscenza della loro relazione amorosa, ma non si intromise mai in quanto temeva di danneggiare la carriera di suo marito.

Luise von Benda
I primi successi di Hitler entusiasmarono Jodl. Quando nel 1938 le truppe tedesche entrano nella regione dei Sudeti, Jodl ricopriva il grado di colonnello ed era totalmente allineato con i progetti del Führer. Jodl scrisse: “Dobbiamo solo sperare che ora anche i più scettici si ricredano. Il genio del Führer e la sua determinazione nel non arretrare neanche di fronte ad un conflitto mondiale, sono risultate armi vincenti ancora una volta“.
Nell’autunno del 1938 fu nominato comandante d’artiglieria a Linz. Pochi mesi dopo, nel 1939 ottenne il grado di generale di brigata e fu chiamato da Keitel a ricoprire la carica di capo dell’ufficio Comando e Operazioni dell’Oberkommando der Wehrmacht (OKW). Ricoprendo questa carica diresse le operazioni militari contro la Polonia, la Danimarca e la Norvegia, ed in seguito l’aggressione all’Unione Sovietica.
Inizialmente Hitler non si fidava molto di Jodl e lo istruì subito con queste parole: “Astenersi dai consigli. Obbedire ed eseguire!“. In seguito, gli effimeri successi ottenuti da Jodl senza combattere e senza incontrare resistenza, invadendo due paesi neutrali come la Danimarca e la Norvegia, indussero comunque Hitler a fidarsi maggiormente di Jodl.
Ma poco dopo l’invasione della Norvegia, la flotta tedesca ancorata nella baia di Narvik si vide preclusa ogni via d’uscita dalla flotta britannica giunta sul posto. Ne scaturì una battaglia navale che vide colare a picco tutte le navi tedesche. Era una disfatta per la marina tedesca, ma al contempo molti soldati nazisti dei reparti di montagna erano riusciti a sbarcare sulla terraferma. Nel suo quartier generale Hitler fu preso dal panico e voleva far ritirare le truppe concordando una via di fuga attraverso la neutrale Svezia. Ma Jodl non si dimostrò d’accordo e disse ad Hitler: “In guerra non bisogna mai arrendersi in modo repentino. I reparti di montagna devono restare e mantenere la posizione“. Hitler decise di fidarsi di Jodl il quale ebbe ragione.
La Norvegia fu conquistata grazie alla tenacia di Alfred Jodl, anche se l’operazione ebbe una relativa utilità strategica generale. Anzi, analizzandola in un contesto più ampio, quell’operazione fu un errore strategico in quanto a Narvik i tedeschi perdettero un gran numero di moderni cacciatorpedinieri e ciò ridusse drasticamente la possibilità di realizzare un’invasione dell’Inghilterra.
Ma in Germania nessuno si rese conto di tale errore e così l’idiota e incompetente Jodl ottenne addirittura un ulteriore avanzamento di carriera, divenendo Primo Consigliere militare e destinato da quel momento in poi a consigliare Hitler in campo bellico.
Nel giugno 1940, in sole sei settimane la Wehrmacht impose una pesante sconfitta alla Francia. Jodl ricevette un altro importante incarico: trattare l’armistizio. La Gran Bretagna nel frattempo, alleata della Francia evacuò dal suolo francese le sue truppe e le richiamò in patria. Jodl esclamo trionfante: “La guerra è vinta. Non resta che concluderla.“
Ma in realtà Jodl non sapeva che per la Germania la guerra vera doveva ancora cominciare. Nella primavera del 1941 era al lavoro per pianificare il prossimo piano d’attacco, un’operazione ad alto rischio, l’ aggressione e l’invasione dell’Unione Sovietica: nome in codice “Operazione Barbarossa”. Si doveva trattare di una guerra totale, senza regole. Sulla scrivania di Jodl c’era anche il cosiddetto “Ordine dei Commissari”, secondo il quale i funzionari politici dell’Armata Rossa dovevano essere uccisi immediatamente, anche se fatti prigionieri. Su tale ordine firmato dal criminale Alfred Jodl c’era scritto: “Licenza di uccidere. Senza remore morali!“
Con l’aggressione all’Unione Sovietica la Wehrmacht fu coinvolta definitivamente nei crimini del regime nazista, che si rese responsabile della morte di 27 milioni di sovietici.
Il comando supremo della Wehrmacht inviava alle truppe impiegate al fronte continui ordini a firma di Keitel o di Jodl, nei quali si imponeva il comportamento dell’esercito tedesco nei confronti della popolazione civile e dei partigiani. Questi ordini comunicavano che si doveva adoperare un criterio di brutalità assoluta. Per quanto riguarda il fronte sovietico questi ordini erano ancora più crudeli e criminali. In Unione Sovietica i nazisti, per via delle loro misere teorie razziste e ideologiche, si resero responsabili di un imbarbarimento della guerra. I sovietici erano considerati un nemico diverso dai norvegesi o dagli inglesi, dai francesi o dai belgi.
Jodl viveva circondato dal filo spinato. Trascorse gran parte degli anni del conflitto nel quartier generale del Führer, nella Prussia orientale a Gierloz l’odierna Polonia, nella cosiddetta “Tana del lupo”. In questo bunker sostenne più di 5 mila riunioni con Hitler.

Tana del lupo
“Un mondo lontano dalla realtà, una situazione a metà fra il convento e il campo di concentramento” dichiarò Jodl qualche anno dopo. Era da lì che veniva condotta la guerra. Hitler ordinava, Jodl consigliava, perfezionava e trasmetteva alle truppe.
Dall’interno della “Tana del lupo”, Jodl si occupava anche delle comunicazioni alla Wehrmacht riguardo la deportazione degli ebrei. Jodl smentì sempre di essere a conoscenza della persecuzione, della deportazione e dello sterminio degli ebrei, ma un recente documento datato settembre 1943 firmato da Jodl, comunicava al comando della Wehrmacht di distanza in Danimarca la deportazione dei cittadini ebrei.
Jodl aveva un carattere particolare. Non sorrideva mai, non aveva amici, raramente si recava alla mensa ufficiali. Negli anni trascorsi nella “Tana del lupo” non ebbe neanche una vita privata, al contrario degli altri ufficiali nazisti presenti nel bunker, non tenne alcun contatto telefonico o epistolare con l’amante Luisa o con la moglie Irma.
Il suo carattere in realtà mutò e divenne estremamente introverso dall’inverno del 1941. Dopo la disfatta della Wehrmacht alle porte di Mosca, Jodl si chiuse in un auto-isolamento e non credette più alla vittoria. Dal 1942 le vittorie dell’Armata Rossa in territorio sovietico divennero sempre più frequenti, fin quando il 2 febbraio 1943 fu realizzata la vittoria nella Battaglia di Stalingrado. Per gli invasori nazisti fu l’inizio della loro fine. Da quel momento in poi i soldati della Wehrmacht subirono sconfitta su sconfitta e l’Armata Rossa divenne il loro peggior incubo. E tale incubo risiedeva anche dentro Alfred Jodl, che aveva ben compreso l’esito della guerra e la vittoria finale dell’Armata Rossa. Jodl non era solo triste e rammaricato, era terrorizzato e cercò in qualsiasi modo di rinviare la sua fine. In Jodl non c’è mai stato nulla di eroico. Di idiota e criminale certamente sì, ma mai nulla di eroico.
Nell’estate del 1943 Jodl ricevette un permesso per una breve vacanza. Lasciò la “Tana del lupo” e trascorse alcuni giorni di maggio alle terme in compagnia della moglie Irma, la quale era gravemente malata. La moglie soffriva di tubercolosi vertebrale e nell’aprile del 1944 fu operata a Königsberg, l’odierna Kaliningrad. L’operazione chirurgica riuscì, ma in quella stessa notte gli inglesi bombardarono pesantemente la zona e la donna fu trasportata in un rifugio antiaereo dove si ammalò di polmonite e morì. Luise von Benda, su invito del suo amante Jodl, si precipitò a Königsberg. In punto di morte Irma pregò Luisa di sposare Jodl.
Due mesi prima, nel febbraio del 1944 a Monaco di Baviera, Alfred Jodl tenne un discorso nella sede del partito nazionalsocialista: “I ponti alle nostre spalle sono tagliati e ormai al popolo tedesco non resta che avanzare. Nel grande cuore del Führer, l’infinito amore per il suo popolo è fatto anche di severità. Il suo ottimismo riesce a tenere in uno straordinario equilibrio le oscillanti fortune della guerra. Quello che talvolta ad un osservatore superficiale può sembrare un’incomprensibile sottovalutazione del pericolo, si basa in realtà su una perfetta conoscenza del rischio“.
Il 20 luglio 1944 Hitler subì un attentato dal quale uscì illeso. Jodl fu ferito lievemente alla testa e dichiarò: “Il 20 luglio è stata la giornata più nera di tutta la storia tedesca. Chi perde la speranza può sempre togliersi la vita, ma deve comunque tenere fede al proprio giuramento. Questi congiurati sono dei traditori“.
Il 7 marzo 1945 Jodl si sposò con la sua amante Luise von Benda. Cinque settimane dopo però l’Armata Rossa giunse alle porte di Berlino. Jodl fece di tutto perché sua moglie lasciasse la città con un aereo e si dirigesse in Baviera. Anni dopo Luise von Benda dichiarò: “Mio marito mi disse: «Se arrivano i russi domattina al più tardi sarei alla Lubjanka, il terribile carcere sovietico»“.
Luise von Benda abbandonò Berlino a bordo dell’ultimo Junker-52 disponibile all’aeroporto. I soldati dell’Armata Rossa erano già nelle strade della periferia di Berlino. Jodl ordinò ai suoi uomini di resistere ad oltranza. Il 29 aprile 1945 Jodl ricevette l’ultima chiamata dal bunker della Cancelleria. Hitler si informava sull’esito della difesa di Berlino. Apprese che la città ormai era in mano ai soldati dell’Armata Rossa e che la fine sarebbe stata solo una questione di pochissimi giorni. Il giorno successivo Hitler si suicidò per non cadere prigioniero dei sovietici.
La notizia della morte di Hitler sconvolse Jodl. Solo allora comprese che non aveva più senso continuare a combattere e cessò i suoi appelli per la resistenza ad oltranza. Nel frattempo anche lui lasciò Berlino, preferì arrendersi agli anglo-americani piuttosto che ai soldati dell’Armata Rossa. Sapeva benissimo che dopo tutti i suoi crimini, i sovietici non sarebbero stati teneri con lui. E’ il caso di aggiungere un aggettivo nella definizione di Jodl: idiota, criminale e incompetente li abbiamo già espressi, ora è il caso di definirlo anche un codardo.
Il 6 maggio 1945 per ordine del grande ammiraglio Karl Dönitz, successore di Hitler, Jodl volò al quartier generale degli anglo americani a Reims. Aveva ricevuto l’incarico di tentare di rinviare il più possibile la resa, in questo modo i soldati nazisti sarebbero riusciti a raggiungere i territori occupati da americani e britannici, evitando di finire prigionieri dei soldati dell’Armata Rossa. L’accoglienza riservata a Jodl fu gelida, ostile, il generale Eisenhower si rifiutò persino di incontrarlo in quanto giustamente non lo considerava un suo pari grado.
Eisenhower lo ricevette solo in occasione della firma della resa, ma non gli riservò alcun gesto di cortesia e nonostante Jodl avesse provato con un gesto a stringergli la mano, il generale statunitense Eisenhower si rifiutò di stringergliela. Eisenhower gli comunicò molto freddamente che lo avrebbe ritenuto responsabile dei risultati delle trattative se la Germania non avesse rispettato gli accordi.
Il 7 maggio 1945 a Reims, alle ore 02.45 della notte Alfred Jodl firmò la resa della Wehrmacht. Questa resa valeva solo nei confronti degli anglo-americani. La resa con i sovietici fu firmata da altri ufficiali nazisti il 9 maggio 1945.

Alfred Jodl firma la resa della Germania agli anglo-americani
Dopo aver apposto la firma, Alfred Jodl chiese la parola. Gli fu concessa e alzandosi in piedi di fronte agli ufficiali angloamericani disse: “Con questa firma il popolo tedesco e la Wehrmacht si sono arresi incondizionatamente al vincitore. Negli oltre cinque anni di questa guerra i tedeschi hanno sofferto e lottato forse più di qualunque altro popolo della Terra. Nella presente circostanza posso solo esprimere la preghiera che i vincitori si mostrino clementi nei loro confronti“. Le parole di questo criminale e idiota risultano del tutto assurde. Gli ufficiali angloamericani restarono basiti, muti e disinteressati verso le sue parole. La guerra voluta dai nazisti costò 50 milioni di morti in tutto il mondo, 27 milioni solo in Unione Sovietica, e Jodl ricordava solo le vittime tedesche.
Qualche giorno dopo, il 23 maggio 1945 Alfred Jodl fu arrestato insieme ai responsabili del governo Dönitz.
Incredulo è indignato Jodl sedette sul banco degli imputati al Processo di Norimberga. Fu accusato di essere uno tra i principali criminali di guerra. Espresse tutta la sua rabbia e scrisse: “Si è mai visto che il capo di Stato Maggiore di Napoleone venga sottoposto al giudizio di un tribunale?“
Al Processo di Norimberga Jodl non ammise nessuna colpa e dichiarò: “Per cinque anni ho taciuto, limitandomi ad ubbidire. Non ho preteso niente per me, ho solo lavorato. Sono stato un soldato ubbidiente che ha sempre tenuto alto il proprio onore“.
Il pubblico ministero sovietico Lev Besimenskij, interrogandolo gli chiese come mai fosse rimasto indifferente di fronte al numero degli ebrei deportati. Jodl rispose: “So quanto possono suonare improbabili le mie affermazioni, ma spesso proprio la spiegazione più improbabile è quella vera. Nella massima consapevolezza della mia responsabilità, posso solo dichiarare di non aver mai sentito alcun accenno o parola, né di aver letto alcun documento che facesse riferimento allo sterminio degli ebrei. Se avessi saputo che Hitler era un criminale ne avrei tratto le dovute conseguenze“.
Nella sua cella Jodl trascorse il suo tempo a scrivere memoriali di difesa. Sperava in una condanna mite.
Il 12 ottobre 1946 a Norimberga, Luise von Benda incontrò per l’ultima volta il marito nella sua cella. In quell’occasione Jodl le dettò un saggio su Hitler. Queste alcune folli parole dettate da Jodl: “Si è comportato come si sono comportati tutti gli eroi della storia. Si è fatto seppellire tra le macerie del suo regno e delle sue speranze. Perciò lo giudichi può farlo! Io non posso!“
Nessuna parola di pentimento, nessun giudizio di condanna. Anche due giorni prima della condanna a morte, Jodl continuò a esprimere pensieri idioti. Idiota nacque e idiota morì.
Jodl fu ritenuto responsabile della condotta tenuta dalla Wehrmacht nei confronti delle popolazioni dei paesi occupati e dei prigionieri di guerra. Giudicato colpevole di tutti i capi d’accusa e condannato a morte tramite impiccagione, fu il penultimo a salire sul patibolo nella camera delle esecuzioni del carcere di Norimberga, nelle prime ore del mattino del 16 ottobre 1946. Al momento dell’esecuzione gridò, in tedesco: “Ti saluto, Germania mia“.

Il cadavere di Alfred Jodl dopo l’impiccagione
Il cadavere di Jodl fu cremato e le ceneri furono sparse a Monaco di Baviera nel Wenzbach, un piccolo ruscello affluente del fiume Isar.
Il 28 febbraio 1953 fu riabilitato postumo da una corte tedesca, che lo riconobbe non colpevole di crimini contro le leggi internazionali imputatigli al processo di Norimberga. Tuttavia questa sentenza fu annullata il 3 settembre 1953 dal Ministro della Liberazione Politica della Baviera, il quale aveva il potere legittimo di farlo.
Luca D’Agostini
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Fonti
Martin Gilbert, The Day the War Ended: May 8, 1945-Victory in Europe, Henry Holt & Co, New York 1995
David Irving, NORIMBERGA, ultima battaglia, Settimo Sigillo, Roma 2002
Corelli Barnett, I generali di Hitler, Rizzoli, Segrate 1991
William L. Shirer, Storia del Terzo Reich, Mondadori, Milano 2011
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