Antonina Aleksandrovna Ivanichina nacque il 15 aprile 1923 in un villaggio nei pressi di Krasnodon, sito nell’attuale Repubblica Popolare di Lugansk.
La famiglia era molto numerosa. I suoi genitori avevano otto figli e lavoravano entrambi in una fattoria collettiva. Suo padre Aleksandr era un cosacco e si occupava dell’allevamento dei cavalli, sua madre Ol’ga era una cuoca. Il clima familiare era molto felice.
Antonina era una ragazza molto allegra e spiritosa, amava scherzare su tutto e questo suo aspetto goliardico e talvolta anche irriverente, era la sua caratteristica principale. Ma al contempo era molto educata e gentile. Non era appariscente. Era piuttosto bassa, magra, lentigginosa e con i capelli corti. Non spiccava certo per femminilità.
Frequentò correttamente la scuola e amava leggere le poesie del suo poeta preferito Taras Grigor’evič Shevčenko.
Nel 1939, si unì al Komsomol (L’Unione della Gioventù Comunista Leninista di tutta l’Unione). Il suo sogno era quello di divenire un medico.
Nel giugno 1940 si diplomò in infermieristica e fu inviata a lavorare come infermiera nell’ospedale cittadino di Krasnodon.
Nell’aprile del 1941, Antonina fu trasferita nella città di Nadvorna, nella regione di Ivano-Frankovsk, e iniziò a lavorare nel reparto chirurgico dell’ospedale cittadino. Nei primissimi giorni di guerra fu inviata al fronte come infermiera militare. Qui, operando in prima linea al fronte, mostrò tutto il suo coraggio quando sfidando i colpi di artiglieria che le cadevano accanto, evacuò dal campo di battaglia i soldati dell’Armata Rossa feriti.
Purtroppo l’unità medica in cui prestava servizio fu circondata dai tedeschi e Antonina fu catturata insieme ad altre infermiere e rinchiusa in un campo di prigionia. Anche nel campo di prigionia Antonina si prese cura dei soldati feriti, bendando e curando per quanto possibile le loro ferite.
Nel settembre del 1941, Antonina Ivanichina insieme alle altre infermiere catturate riuscì a fuggire dal campo ove era tenuta prigioniera. Non fu possibile raggiungere nuovamente la linea del fronte per riaggregarsi ai soldati dell’Armata Rossa. Le ragazze ci provarono inutilmente più volte, ma alla fine furono costrette a nascondersi nei villaggi del Donbass.
Nel settembre del 1942, Antonina tornò a Krasnodon. Presto, insieme a sua sorella minore entrò a far parte dell’organizzazione Giovane Guardia.
Antonina Ivanichina si adoperò per raccogliere armi dai campi di battaglia e medicine dall’ospedale, in modo da inviare questi aiuti ai partigiani che combattevano nei boschi siti alla periferia di Krasnodon.
L’11 gennaio 1943, Antonina Ivanichina fu arrestata. I nazisti la torturano per molto tempo. In questa occasione mostrò ancora una volta tutto il suo coraggio ed eroismo. Non aveva paura di nulla ed il fatto che suo padre fosse un cosacco, certamente contribuì nel rafforzamento di questo coraggio smisurato. Mentre veniva torturata dai tedeschi di fronte agli altri prigionieri, al fine di mostrare loro cosa li avrebbe attesi subito dopo, Antonina pur tra mille sofferenze derise e si prese gioco dei suoi carcerieri. Fu torturata per cinque giorni sempre con maggior crudeltà, sopratutto per l’affronto che aveva realizzato nei confronti dei suoi aguzzini. Non riuscirono ad estorcerle alcuna informazione. Furono solo e sempre costantemente derisi.
Il 16 gennaio 1943, ormai in fin di vita per le torture subite, la diciannovenne Antonina Ivanichina fu uccisa con un colpo di pistola alla testa e gettata nella fossa comune N. 5.
Quando la città di Krasnodon fu liberata dall’Armata Rossa e furono riesumati i corpi dalla fossa comune, il corpo di Antonina Ivanichina fu trovato con il seno tagliato e con una sciarpa che le avvolgeva il volto e legata con uno spago. Quando fu rimossa la sciarpa, fu evidente che durante le torture gli erano stati cavati gli occhi.
Antonina Aleksandrovna Ivanichina è stata insignita postuma dell’Ordine della Guerra Patriottica di 1° grado e della medaglia “Partigiano della Guerra Patriottica” di 1° grado.
Luca D’Agostini
Lascia un commento
Fonti
Devi accedere per postare un commento.