Antonina Nikolaevna Djačenko nacque il 2 novembre 1925 nel villaggio di Krasnodon, sito nell’attuale Repubblica Popolare di Lugansk. Suo padre Nikolaj era un ferroviere e sua madre Aleksandra una casalinga.
A scuola, Antonina si dimostrò una studentessa eccellente, una delle migliori della scuola. Nel tempo libero si dedicò con molta attenzione al ricamo e alla lettura di libri di avventura.
Insieme alla sua amica Evgenija Ivanovna Kijkova, sognavano di diventare piloti di aerei.
Entrambe le ragazze cantavano bene e Antonina suonava anche perfettamente la chitarra. Le amiche studiarono in una scuola ci canto e poi composero un duetto, con il quale parteciparono prevalentemente a spettacoli amatoriali, ma riuscirono ad esibirsi anche in qualche teatro locale.
Nel 1940 Antonina fu ammessa al Komsomol (L’Unione della Gioventù Comunista Leninista di tutta l’Unione) e per motivi operativi decise di tagliare le sue lunghe trecce e portare i capelli corti.
In seguito all’invasione dell’Unione Sovietica, il Komsomol affidò ad Antonina un gruppo di pionieri suoi coetanei i quali sotto la sua abile organizzazione e coordinamento si presero cura dei feriti in ospedale, prepararono regali per i soldati al fronte, scrissero lettere di sostegno ai soldati dell’Armata Rossa. Antonina insegnò alle ragazze come cucire cappelli (buste), cucire a maglia calzini e maglioni. Sgombrarono la neve dai binari ogni qualvolta venivano avvisati che doveva transitare un treno di soldati dell’Armata Rossa. Inoltre realizzarono e distribuirono alla popolazione una gran quantità di volantini informativi e contrari alla propaganda del Terzo Reich.

Tesserino di riconoscimento del Komsomol appartenente ad Antonina Djačenko
La professoressa Trushalova, insegnante di biologia alla Scuola secondaria n. 22 di Krasnodon, dopo la guerra ricordò Antonina Djačenko con queste parole: “In tutte le fotografie della nostra classe, nel museo della nostra scuola e nel museo della Giovane Guardia nella nostra città, Antonina compare in una foto con le trecce scure. Purtroppo l’ho vista per così poco tempo. Di media altezza, snella, con bellissimi occhi castani sotto gli occhiali, ci ha conquistato. Antonina mi ricordava così tanto le migliaia di donne dell’Armata Rossa che allora erano al fronte. Mi sembrava che facesse di tutto per essere come loro. Si poteva arrossire per il suo patriottismo. Era una delle migliori studentesse della scuola ed era un esempio per tutti. Gli altri studenti la rispettavano molto e l’ascoltavano come fosse un insegnante“.
Il 20 luglio 1942 Krasnodon fu occupata dalle truppe tedesche. Nell’ottobre del 1942 Antonina si unì alla Giovane Guardia.
I membri del gruppo furono in grado di assemblare un ricevitore radio con il quale ascoltarono i programmi radiofonici di Mosca. Così, per diffondere le informazioni e tenere alto il morale della popolazione, i ragazzi della Giovane Guardia scrissero innumerevoli volantini e li distribuirono alla popolazione. Più volte Antonina, mettendo a rischio la propria vita, portò valige piene di volantini alla miniera, dove sua madre lavorava durante l’occupazione nazista. Con la scusa di raccogliere spighe di grano nel campo, Antonina Djačenko riuscì a sabotare la linea telefonica e telegrafica dei tedeschi.
La notte del 12 gennaio 1943 gli agenti della Gestapo si presentarono alla porta di casa della famiglia Djačenko ed entrarono per una perquisizione. I genitori di Antonina corsero un pericolo enorme perchè in casa la ragazza aveva una valigia piena di volantini. Fu però molto abile a nasconderla e fortunatamente gli agenti della Gestapo non la trovarono. Comunque si salvarono i suoi genitori, ma al termine della perquisizione la arrestarono e la portarono via.
In carcere, Antonina fu picchiata e torturata ma i carcerieri tedeschi non riuscirono ad estorcergli informazioni e così il 16 gennaio 1943 le spararono una raffica di mitra e l’uccisero. Dopo gettarono il suo corpo nella fossa comune N. 5.
Quando l’Armata Rossa arrivò e liberò la città, dalla fossa comune furono riesumati i corpi. Per volontà dei genitori, i corpi delle due inseparabili amiche Antonina Nikolaevna Djačenko e Evgenija Ivanovna Kijkova, furono sepolti nella stessa bara.

Antonina Nikolaevna Djačenko (a sinistra) e Evgenija Ivanovna Kijkova (a destra)
Luca D’Agostini
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