In questo articolo voglio parlarvi di un eroe soprannominato il “Rambo” russo. Vi racconterò come da meccanico di aerei divenne un eroe delle forze speciali russe, trascorrendo tutta la sua vita combattendo contro i nemici della Federazione Russa, guadagnandosi sui campi di battaglia il rispetto e l’onore dell’intero Paese. Vi racconterò quindi delle gesta di un ufficiale del 45° Ordine di Guardia di Kutuzov e Aleksandr Nevskij (reggimento di ricognizione per scopi speciali), di un tenente colonnello dei corpi speciali delle forze aviotrasportate della Federazione Russa, di un militare premiato dal presidente Putin con il titolo di Eroe della Federazione Russa e di un cavaliere dell’Ordine di San Giorgio di IV grado.
Anatolij Vjačeslavovič Lebed, nacque il 10 maggio 1963 a Valga, una città nel sud dell’Estonia. Il padre combatté nella Grande Guerra Patriottica come “Marines” del corpo di fanteria marina da sbarco della Flotta del Nord. Fu proprio l’appartenenza del padre ai corpi speciali che spinse Anatolij alla carriera militare.
Da adolescente, mentre studiava alla scuola professionale, Anatolij si era contemporaneamente iscritto ad un corso di paracadutismo e prima della maggiore età aveva già effettuato circa 300 lanci. Dopo il diploma provò ad entrare alla scuola dei piloti militari di Borisoglebsk, ma non fu accettato e quindi iniziò a lavorare come meccanico presso uno stabilimento di riparazione di aerei.
Il 3 novembre 1981 fu arruolato per prestare il servizio militare obbligatorio. Prestò giuramento come paracadutista nella 44° Divisione di Addestramento delle Forze Aviotrasportate, allora di stanza in Lituania. Dopo l’addestramento fu assegnato alla 57° Brigata dei Paracadutisti d’Assalto di stanza in Kazakistan, con il ruolo di comandante di un veicolo da combattimento.
Nel 1986 si laureò con il grado di tenente, presso la Scuola Tecnica di Aviazione Militare di Lomonosov. Fu assegnato al 307° Reggimento di Elicotteri del distretto militare del Trans-Baikal, ma fu presto inviato nel distretto militare del Turkestan, dove si addestrò per sei mesi al fine di svolgere missioni speciali in Afghanistan. Dal 25 aprile 1987 combatté in Afghanistan come parte del 239° Squadrone di Elicotteri dell’Aeronautica Militare della 40° Armata. Ricopriva l’incarico di ingegnere di volo nell’equipaggio di un elicottero Mi-8.
Per un anno e mezzo in Afghanistan (con una pausa di cinque mesi), Lebed partecipò all’evacuazione dei feriti, alla ricerca e distruzione dall’aria di nemici rifugiatisi nelle aspre ed impervie gole delle montagne afgane, ad operazioni di terra finalizzate al sequestro di munizioni ed attrezzature nemiche.

Anatolij Lebed durante le missioni in Afghanistan
Successivamente, dopo le missioni in Afghanistan, Lebed prestò servizio nel gruppo delle forze sovietiche di stanza in Germania Est ed in seguito in Siberia nel 329° Reggimento di Elicotteri da Trasporto e Combattimento.
Nel 1994, Lebed decise di congedarsi dalle forze armate e prese parte alle attività benefiche del Fondo dei Veterani dell’Afghanistan.

Anatolij Lebed e sua madre
Ma la voglia di combattere era troppo forte, Lebed era nato per vivere su un campo di battaglia e così, solitario e con uno zaino in spalla partì per un lungo viaggio recandosi a combattere nei Balcani al fianco dei fratelli serbi. Per tutto il resto della sua vita, Lebed mantenne il più totale riserbo riguardo tale esperienza.
Tornato in Russia, dal novembre 1999 decise di recarsi nel Caucaso per fornire il proprio contributo alle operazioni di anti-terrorismo. Acquistò tutto l’equipaggiamento necessario e comprò un biglietto aereo per Makhachkala, dove giunse come volontario per proteggere il Daghestan dagli attacchi dei mujaheddin. Al fine di coordinare le sue attività con quelle istituzionali, le autorità locali decisero di assumerlo nella polizia del Daghestan.
Quando l’operazione militare di anti-terrorismo si trasferì in Cecenia, Lebed si recò a Mosca, presso il Ministero della Difesa, facendo domanda di arruolamento. La sua richiesta fu accolta e quindi tornò nuovamente sul campo di battaglia con il grado di tenente maggiore. Prestò servizio in Cecenia come vice comandante del gruppo di ricognizione del 218° Battaglione del 45° Reggimento delle Forze Speciali Aviotrasportate.

Lebed in Cecenia
Purtroppo il 25 giugno 2003, nelle montagne vicino a Ulus-Kert, Anatolij Lebed rimase gravemente ferito per lo scoppio di una mina nella gola dell’Argun. Fu trasportato d’urgenza in un ospedale da campo dove purtroppo dovettero amputargli il piede destro. Lebed avrebbe dovuto essere congedato, ma disse al suo comandante che non avrebbe mai abbandonato il campo di battaglia, che sarebbe stato pronto ad affrontare la corte marziale per insubordinazione qualora non gi fosse consentito di continuare a combattere e che anche se evacuato e congedato, sarebbe immediatamente tornato a combattere come volontario. Il suo comandante, conoscendo perfettamente la determinazione di Lebed, seppur contro il parere dei medici si assunse la responsabilità di non congedarlo e gli consentì di continuare a prestare servizio, facendo giungere immediatamente una protesi da Mosca. Così Lebed riuscì a tornare sul campo di battaglia.
Il 9 gennaio 2005, durante una missione solitaria per il recupero di alcuni suoi compagni feriti, in una zona impervia della Cecenia, riuscì ad individuare il luogo dove i soldati russi feriti era momentaneamente detenuti come prigionieri. Vi erano tre mujaheddin di guardia ai prigionieri russi feriti e seppur in uno scontro armato diseguale, Lebed uccise tutti e tre i mujaheddin e trasportò in salvo i suoi compagni feriti.

Lebed in partenza per la missione solitaria di salvataggio dei soldati russi feriti e fatti prigionieri
Qualche giorno dopo, il 24 gennaio 2005, partecipò ad una missione di estrema importanza. Lebed insieme ad un suo compagno erano stai inviati in una missione di ricognizione finalizzata alla cattura del terrorista Šamil Basaev, l’autore tra l’altro della strage alla scuola di Beslan. Durante la loro missione però, il suo compagno fu ferito da un colpo sparato da un lanciagranate dei mujaheddin. Lebed si lanciò immediatamente in suo soccorso, coprendo con il suo corpo il compagno ferito. Riuscì a salvargli la vita, ma fu ferito lui a sua volta da una scheggia alla schiena. Seppur ferito e sofferente, Lebed continuò a combattere contro i mujaheddin riuscendo a portare a termine la sua missione e ad evacuare il corpo del suo compagno gravemente ferito. Il risultato della missione di ricognizione di Lebed fu determinante per la distruzione della base dei mujaheddin e l’uccisione del terrorista Šamil Basaev.
Così, meritatamente, con il decreto del Presidente della Federazione Russa del 6 aprile 2005, per il coraggio e l’eroismo dimostrati nell’esercizio del servizio militare nella regione del Caucaso settentrionale, il capitano Anatolij Vjačeslavovič Lebed fu insignito del titolo di Eroe della Federazione Russa.

Anatolij Lebed il giorno della cerimonia di premiazione ad Eroe della Federazione Russa
Nel 2008 in Abkhazia, Lebed partecipò alle ostilità contro la Georgia. Era membro del gruppo che conquistò la base navale base navale a Poti ed affondò le navi della Marina Militare georgiana.

Anatolij Lebed (a sinistra) dopo la conquista della base navale a Poti (Abkhazia)
Per il completamento con successo dei compiti assegnatigli, Lebed è stato premiato con il titolo di Cavaliere dell’Ordine di San Giorgio di IV grado.
Il presidente Dmitrij Medvedev, durante la cerimonia di premiazione del 1° ottobre 2008, ha dichiarato: “Tra di noi c’è anche un ufficiale delle forze speciali aviotrasportate ed Eroe della Federazione Russa, il capitano Anatolij Vjačeslavovič Lebed. Quando conduceva le operazioni militari, nonostante il suo grado da ufficiale era in prima linea nei combattimenti, dimostrando a tutti i suoi colleghi indiscutibili esempi di coraggio personale“.
Mai nessun nemico sul campo di battaglia riuscì ad uccidere Lebed, ma purtroppo a togliergli la vita fu un banale e tragico incidente stradale avvenuto il 27 aprile 2012 davanti all’ingresso del Parco Sokolniki a Mosca. L’incidente avvenne alle 17.45 circa all’incrocio dell’autostrada Bogorodskoe con il passaggio di Maiskij Proseka e Olenij. Lebed perse il controllo della moto sulla quale viaggiava e si schiantò contro il muro del parco, morendo sul posto. Fu sepolto nel Vicolo degli Eroi del Cimitero della Trasfigurazione a Mosca. Nel luglio 2013, è stato eretto un monumento sulla tomba del paracadutista, realizzato a spese dei suoi colleghi e veterani delle truppe aviotrasportate della Federazione Russa.

Parco Sokolniki (Mosca) vicino il luogo dell’incidente

Monumento funerario sulla tomba di Lebed
Il 2 agosto 2014, il canale televisivo Russia 1 ha mandato in onda la proiezione del documentario sulla vita di Anatolij Lebed.
Luca D’Agostini
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