Chiunque avesse visto il film Schindler’s List, si ricorderà sicuramente del sadico ufficiale nazista che nel film sparava dalla terrazza della propria casa, uccidendo gli ebrei prigionieri nel campo di concentramento come fossero selvaggina.
Purtroppo quel criminale non è una creazione di fantasia, ma è esistito veramente e si è macchiato di crimini orribili. Il suo nome era Amon Göth. Era austriaco, era un ufficiale delle SS e si distinse per le pratiche sanguinarie e totalmente arbitrarie condotte nel campo di sterminio di Plaszow, in Polonia, vicino a Cracovia.
Nacque l’11 dicembre 1908 a Vienna da una famiglia di operai. All’età di 22 anni si iscrisse nel Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori austriaco e nello stesso anno entrò a far parte delle SS come soldato semplice.
Le sue prime attività sono pressoché sconosciute perché la sezione austriaca delle SS rimase illegale e clandestina fino all’annessione tedesca del 1938. Tra il 1932 e il 1938 fu membro dell’Allgemeine-SS a Vienna e nel 1937 fu promosso al grado di sergente maggiore.
La carriera militare fu veloce: il 14 luglio 1941 fu nominato sottotenente.
Nell’agosto 1942 Göth lasciò Vienna e raggiunse lo stato maggiore delle SS a Cracovia. Come ufficiale preposto ai campi di concentramento, fu inviato l’11 febbraio 1943 a costruire e dirigere un campo di lavori forzati a Plaszow. I prigionieri ai suoi ordini lavorarono ad un ritmo forsennato e il campo fu concluso un mese dopo. Il ghetto di Cracovia fu chiuso il 13 marzo 1943 e i sopravvissuti furono imprigionati nel nuovo campo. Circa duemila persone morirono durante l’evacuazione del ghetto, qualcuno per esecuzione diretta alla nuca da parte di Göth.
Nel ghetto di Cracovia, Mieczyslaw Pemper fu testimone di una scena in cui Göth liberò i suoi cani di grossa taglia, Ralf e Rolf, istigandoli ad attaccare gli ebrei. A settembre del 1943, Göth fu incaricato di chiudere il ghetto di Tarnów. Si ignora il numero delle persone che furono uccise durante questa operazione. Il 3 febbraio 1944, Göth evacuò il campo di concentramento di Szebnie, ordinando che i detenuti non uccisi sul posto fossero deportati in altri campi. Questa operazione si concluse con centinaia di morti.

Amon Göth
In seguito ad una doppia promozione, il 20 aprile 1944 ottenne il grado di capitano, diventando ufficiale delle Waffen SS. La sua assegnazione al posto di comandante al campo di lavoro di Plaszow fu posta questa volta sotto l’autorità diretta dei servizi economici e amministrativi delle SS.
Nel campo di Plaszow il servizio d’ordine era gestito da guardie composte da nazisti ucraini e la speranza di vita era in media di 4 settimane; con l’arrivo di Göth come comandante, i prigionieri subirono i trattamenti ancora peggiori, furono sottomessi e uccisi in modi brutali. Con le sue abitudini sadiche, Göth si “dilettava” quotidianamente a sparare dal balcone della sua villa, situata di fronte al campo di concentramento, con un fucile di precisione su dei prigionieri a caso, oppure lasciava che altri venissero sbranati dai suoi due cani da guardia. Per la sua crudeltà fu soprannominato “il macellaio di Plaszow”.

Amon Göth
Amon Göth
L’attore Ralph Fiennes nell’interpretazione di Amon Göth nel film Schindler’s List
Una donna sopravvissuta, di nome Helen Jonas Rosenzweig dichiarò: “Come sopravvissuta posso dirvi che siamo tutte persone traumatizzate. Non avrei mai potuto credere, mai, che un essere umano potesse essere capace di tali orrori, di tali atrocità. Quando lo vedevamo da lontano, ci nascondevamo tutti, nelle latrine o dovunque fosse possibile nascondersi. Non è possibile spiegare quanto la gente avesse paura di lui“.1
Si stima che Göth abbia ucciso personalmente con il proprio fucile da precisione almeno 500 persone durante la sua permanenza a Plaszow.2

L’attore Ralph Fiennes nell’interpretazione di Amon Göth nel film Schindler’s List
Plaszow, Göth intrattenne delle relazioni d’affari con l’industriale tedesco Oskar Schindler. Schindler si servì di queste relazioni per mantenere in vita gli ebrei che lavoravano nella sua fabbrica e che erano stati deportati nel campo di Plaszow. Per mantenere in vita i suoi operai, Schindler li barattò in cambio di argento e di prodotti provenienti dal mercato nero, donandoli proprio al comandante Göth.
Poldek Pfefferberg, uno degli ebrei salvati dall’industriale Oskar Schindler, in seguito durante il processo testimoniò con questa espressione: “Quando hai visto Göth, hai visto la morte“.3
Durante il processo a Göth nel 1946, un testimone sopravvissuto di nome Henrik Bloch dichiarò: “Göth ordinava che ciascuno ricevesse 100 colpi di frusta, ma tutti ne ricevevano più di 200/300 colpi. Ciascun prigioniero doveva contare le frustate ad alta voce, se commetteva un errore allora le frustate ricominciavano da zero. Un giorno un uomo mentre era frustato urlava terribilmente, Göth gli gridò di calmarsi e di contare, ma l’uomo non si calmò. Göth si avvicinò, prese un mattone, andò al tavolo dove l’uomo era legato e gli assestò un colpo tale da aprirgli la testa in due. Coperto di sangue, con il cranio spaccato, l’uomo si alzò e si avvicinò a Göth e gli disse di avere ricevuto la sua giusta punizione. Göth gli ordinò di andare ma appena l’uomo si girò, tirò fuori il suo revolver e gli sparò dritto alla nuca“.
Alla metà del 1944 i prigionieri rinchiusi nel campo avevano raggiunto un numero di circa 24 mila persone.
Il 13 settembre 1944, fu nominato un nuovo comandante del campo di concentramento di Plaszow e Göth fu assegnato all’ufficio amministrativo ed economico delle SS.
Poco più tardi, nel novembre 1944, fu accusato di aver sottratto, durante la liquidazione del ghetto, beni di proprietà del Reich (la legislazione nazista aveva infatti stabilito che i beni degli ebrei passassero alla giurisdizione germanica).
Göth fu arrestato dalla Gestapo; avrebbe dovuto essere sottoposto ad un inchiesta della polizia nazista, ma la sconfitta tedesca e l’avvicinarsi della fine della guerra indussero i suoi superiori ad abbandonare le indagini.
Göth fu ricoverato a Bad Tölz in Germania, dove i dottori delle SS gli diagnosticarono turbe mentali e una forma di diabete. Fu trasferito in un istituto per disturbi mentali dove fu arrestato dall’esercito statunitense nel maggio 1945.

Amon Göth
Nel gennaio 1945 gli ultimi prigionieri e le guardie delle SS, per paura di essere catturati dall’Armata Rossa che stava velocemente avanzando, avevano lasciato in tutta fretta il campo di Plaszow, facendo incamminare i prigionieri in una assurda marcia fino ad Auschwitz. Molti dei prigionieri che sopravvissero alla marcia furono comunque uccisi all’arrivo. Per nascondere le prove dei crimini compiuti nei campi di concentramento, Himmler aveva dato ordine di organizzare una serie di unità speciali (le “Unità 10051”) che dovevano disseppellire i corpi dei prigionieri uccisi e bruciarli. Nel gennaio una di queste unità riesumò a Plaszow circa 9.000 corpi che erano stati seppelliti in 11 fosse comuni e li bruciò completamente in un enorme rogo. Quando il 20 gennaio 1945 l’Armata Rossa giunse a Plaszow, il campo era ormai deserto.
Estradato in Polonia dopo la guerra, Amon Göth fu sottoposto a un processo presso il tribunale nazionale supremo polacco a Cracovia. Il processo si svolse in due tempi: dal 27 al 31 agosto, poi dal 2 al 5 settembre 1946.
Per quanto riguarda il film “Schindler’s List”, un po’ di chiarezza deve essere fatta sul rapporto tra Amon Göth e Helen Hirsch, la domestica ebrea verso la quale Göth riservava particolari attenzioni, anche di carattere sessuale. Questo rapporto è un po’ storia e un po’ film e quindi vediamo di analizzarlo dal punto di vista della realtà storica, anziché da quella cinematografica.
Quando gli fu affidato il comando del campo di concentramento di Plaszow, Göth era sposato con una donna di nome Annie, ma ciò non gli impedì di avere un’amante, l’attrice tedesca di nome Ruth Irene Kalder, dalla relazione con la quale ebbe una figlia di nome Monika. Ruth Irene Kalder evitò quasi sempre di intromettersi in ogni sorta di malefatta compiuta da Göth.4

Ruth Irene Kalder, l’amante di Amon Göth

Ruth Irene Kalder, l’amante di Amon Göth
Appena giunto al campo di Plaszow, Göth scelse due ragazze ebree come domestiche. Ma dopo un po’ di tempo inaspettatamente le uccise. Scelse così altre due domestiche Helen Hirsch e Suzanne Hernshlit.4

Suzanne Hernshlit
Emilie Schindler, la moglie di Oskar Schindler, l’imprenditore tedesco che salvò gli ebrei della sua fabbrica, ha ricordato Amon Göth con queste parole: “Era la persona più spregevole che ho incontrato, uno schizofrenico. Da un lato era un sofisticato gentiluomo viennese, e dall’altro ha dedicato la sua vita a terrorizzare gli ebrei sotto il suo controllo. Era alto due metri, con fianchi femminili, capelli scuri e labbra carnose. Göth beveva molto e mio marito Oskar per relazionarsi con lui doveva stare al suo passo e bere in continuazione. Avevo paura che mio marito divenisse un alcolizzato“.4
Nel film di Spielberg, Amon Göth, ad eccezione di un punto, chiama sempre Helen Hirsch: Helen. In realtà, Göth non la chiamava con il suo nome ma con il diminutivo “Lena”. Lo stesso Göth non fu mai chiamato con il suo nome; tutti lo chiamavano “Moni”. In onore di questo soprannome, la sua amante Ruth Kalder ha chiamato la loro figlia Monika.4
Nel film, Göth è convinto della sua superiorità razziale, è tormentato dal frutto proibito sotto forma di Helen, di conseguenza, non può attraversare la barriera e “si stacca” da Helen, picchiandola ed eliminando la sua “immoralità”. In realtà il vero Göth non lo considerava affatto un problema e si divertiva con le donne ebree che i suoi amici gli avevano fornito dai campi. Perfino Oskar Schindler gli portava costantemente un paio di bellissime ragazze ebree.4
Diversamente da quanto si vede nel film, la vera Helen Hirsch non era una donna molto bella. All’epoca aveva 31 anni, aveva un carattere forte e molto probabilmente è ciò che affascinò Göth.

Helen Hirsch
Helen Hirsch è stata sposata almeno due volte. Il suo nome da nubile era Helen Kalman e si sposò prima della guerra. Nel 1939, Helen portava il cognome Hirsch, quindi si può presumere che questo sia il cognome del suo primo marito. È anche noto che al momento dello scoppio della guerra, la signora Hirsch non era più sposata ed aveva divorziato. Immediatamente dopo la guerra, Helen sposò un uomo di cognome Horowitz e iniziò a portare il doppio nome Hirsch-Horowitz. Quello che si sa di questo marito è che era uno degli “ebrei di Schindler” e che nel 1946 lavorava come commerciante.4
Helen Hirsch era una delle due persone che erano autorizzate a cucinare per Göth. L’altra persona era il suo pasticcere personale. È noto che a pranzo Göth mangiava ogni giorno una scodella di zuppa, il secondo e il dessert, principalmente pezzi di torte. Durante il giorno, amava fare una merenda a base di frutta. Il piatto preferito di Göth era lo stufato di carne con verdure. Per quanto concerne le bevande, Göth beveva principalmente caffè. Come bevande alcoliche preferiva il vino e il cognac francese.4
Probabilmente tutti ricordano il momento nel film in cui Göth sparò al ragazzo Lizek Nuremberger poiché non era riuscito a pulire il bagno. In effetti, Lizek Nuremberger lavorò davvero per Göth e fu veramente ucciso da lui, ma per una ragione completamente diversa. Testimoni di questa scena furono le due domestiche di Göth: Helen Hirsch e Suzanne Hernshlit. Come testimoniò Hirsch, alla stessa festa con gli ospiti e l’orchestra, Göth si ubriacò così tanto che non capì cosa stesse succedendo. Quindi il funzionario del campo presente alla festa, il tedesco Bigel, impartì un ordine a Lizek Nuremberger. Göth odiava quando qualcuno dava ordini senza il suo permesso e accortosi di ciò, invece di punire Bigel, sparò a Nuremberger, nonostante i tentativi del ragazzo di giustificarsi. Lo uccise in modo che tutti ricordassero che solo lui poteva impartire ordini. Così, quando l’amante di Göth, Irene Kalder, ordinò a Helen di pulire la sua stanza, Göth divenne così furioso che le picchiò violentemente entrambe.4
Helen Hirsch testimoniò inoltre: “Quando ci chiamava, io o Suzanne dovevamo correre nel suo appartamento. Se tardavamo ci schiaffeggiava chiamandoci «Puttane, criminali di guerra ebraiche». Una volta bevve tutto il giorno senza sosta e si ubriacò. Voleva organizzare una festa invitando il sindaco di Plaszow, ma essendo ubriaco dimenticò di farcelo sapere. Quando si riprese, chiese se la preparazione per la festa fosse pronta, ma quando dissi che non sapevo nulla, dato che non aveva detto nulla, mi afferrò la testa mi picchiò con i pugni fino a quando non persi conoscenza. Quando mi svegliai e chiesi perché mi avesse picchiato in quel modo, rispose che, in primo luogo, perché lo stavo chiedendo e, in secondo luogo, per non aver adempiuto un ordine. Di solito poi, senza motivo mi ordinava di correre su e giù per le scale della sua terrazza per 50 volte senza interruzione. Mi prendeva spesso a pugni, a calci, mi ha offeso in modo disumano in presenza di ospiti, divertendosi nell’umiliarmi.4
Una volta Göth notò che la manica della sua giacca era leggermente usurata a causa del contatto con il muro e mi chiamò urlando. Entrai in soggiorno. Göth era completamente nudo e ubriaco, e aveva una frusta in mano. Mi ordinò di spogliarmi e quando mi rifiutai iniziò a frustarmi. Poi mi trascinò nella stanza accanto e mi ha buttò sul letto, strappandomi i vestiti e continuando a picchiarmi. Dopo di che provò a violentarmi. La sua amante, Ruth Irene, era di sopra e quando sentì le urla accorse immediatamente e mi liberò dalla sua presa. Göth mi picchiò così violentemente da sfondarmi un timpano e dopo quel giorno non ho più sentito nulla da un orecchio“.4
Secondo Helen Hirsch, Göth era sessualmente insaziabile. Le prostitute polacche venivano spesso invitate a casa sua. Abbastanza spesso, queste prostitute gli venivano fornite da Schindler, il quale le accompagnava personalmente, portandogli anche del vino rosso costoso. Secondo Helen Hirsch, Göth era molto scortese con loro e le ragazze venivano spesso picchiate da lui.4
Durante il processo, Göth si difese appassionatamente negando tutte le accuse dei testimoni. Divenne silenzioso e triste solo quando iniziò a testimoniare Helen Hirsch. Per tutto il tempo mentre veniva interrogata in tribunale, Göth rimase seduto e in silenzio, guardando fisso a terra. Solo un paio di volte, con voce sommessa e non staccando lo sguardo da terra disse: “Lena, cosa stai dicendo?“.4
Helen Hirsch non ha mai rilasciato un’intervista, ha vissuto in solitudine con suo marito e ha preso parte alla scena finale del film Schindler’s List.4

L’attrice Ambet Davitts che nel film Schindler’s List ha interpretato Helen Hirsch, insieme alla vera Helen Hirsch, in visita alla tomba di Oskar Schindler (scena finale del film)
Al termine del processo di fronte al tribunale nazionale supremo polacco a Cracovia, Göth fu riconosciuto colpevole dell’assassinio di circa 2 mila ebrei durante la liquidazione del ghetto di Cracovia e di altri 8 mila uccisi nel campo di Plaszow. Il processo si svolse in due tempi: dal 27 al 31 agosto, poi dal 2 al 5 settembre 1946. Con la sentenza, Göth fu condannato a morte per i crimini commessi. Alla lettura della sentenza, Göth non apparve per nulla turbato o pentito: fece il saluto nazista e proferì le sue ultime parole “Heil Hitler!“

Amon Göth durante il processo
Fu giustiziato per impiccagione il 13 settembre 1946 a Cracovia, vicino al campo di Plaszow. Il boia dovette ripetere l’esecuzione per tre volte in quanto nei primi due tentativi la corda non era stata tesa abbastanza. Il suo corpo fu subito dopo cremato. Di seguito potete assistere a un documento di grandissimo valore storico: il video dell’esecuzione del criminale Amon Göth.
L’amante di Göth, Irene Kalder, fu risparmiata dal processo solo perché si era rifugiata a Monaco di Baviera, nella parte della Germania occupata dagli anglo-americani. Qualora si fosse trovata nella parte occupata dall’Armata Rossa, sarebbe stata uccisa o deportata in Siberia e questo lei lo sapeva benissimo, motivo per cui scelse come tanti altri nazisti di rifugiarsi nella Germania occidentale. Così Irene Kalder crebbe sua figlia e la figlia di Göth, Monika. Per proteggerla e farla crescere nell’anonimato, Monika ottenne il cognome “Gertwig”, un cognome senza alcun riferimento con il suo passato.

Monika Gertwig, figlia di Amon Göth
In seguito, l’ex amante di Göth, Irene Kalder, si suicidò nel 1983, dichiarando prima di morire di non essersi pentita di nulla. Infatti, quando le fu chiesto come lei, una donna, una madre, possa aver sopportato vedere uccidere dei bambini, lei rispose: “Non erano bambini. Erano ebrei“.
Monika una volta cresciuta si sposò con un uomo di colore di nazionalità nigeriana ed ebbe una figlia di nome Jennifer Teege, nata a Monaco di Baviera nel 1970. Monika, abbandonò sua figlia Jennifer, di carnagione mulatta, la quale per ironia della sorte fu data in adozione ad una famiglia ebraica la quale si trasferì a vivere in Israele. All’età di 28 anni, casualmente Jennifer, cresciuta come una ragazza di religione ebraica, è venuta a sapere delle sue reali origini e di chi fosse suo nonno.

Jennifer Teege, nipote di Amon Göth
Luca D’Agostini
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Fonti
(1) Fishman, Aleisha (26 febbraio 2009). Helen Jonas, the Holocaust Survivor. Voices on Antisemitism — A Podcast Series. United States Holocaust Memorial Museum
(2) Jennifer Teege, Nikola Sellmair, Amon – Mein Großvater hätte mich erschossen, Rowohlt, Amburgo 2013
(3) Amon Göth
(5) Дженнифер Тееге
(6) Список Шиндлера
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