Professionalità e coraggio sono sempre stati e lo sono tuttora i tratti distintivi dell’intelligence militare russa. La lotta per la liberazione della Crimea dagli invasori nazisti è una conferma di ciò.
Alime Abdenanova era un agente segreto dell’intelligence militare sovietica durante la Grande Guerra Patriottica. Operò nella penisola di Kerč ed ottenne importanti informazioni sulle truppe tedesche e rumene di stanza in Crimea. In questo articolo voglio rendere omaggio alla sua memoria.
Alime nacque il 4 gennaio 1924 in un sobborgo della città di Kerč (Crimea), nella famiglia di un operaio di una fabbrica metallurgica.
Nel 1926 e nel 1929, nacquero due sue sorelle: Azif e Feruz. Nel 1930, i problemi sconvolsero la sua famiglia: prima, la madre delle tre bambine si ammalò di tifo e morì, poi qualche mese dopo stessa sorte toccò anche al padre. Le ragazze rimaste orfane furono affidate alla nonna.
Alime si diplomò con il massimo dei voti ed iniziò a lavorare come segretaria nel consiglio di un villaggio vicino. All’inizio del 1940 si unì all’unione dell’Unione Giovanile Comunista di Lenin.
All’alba del 22 giugno 1941, la guerra sconvolse la vita in Crimea. All’inizio di novembre, il fronte si avvicinò agli insediamenti della città Vecchia Crimea. Iniziò l’evacuazione: documenti segreti, feriti, donne e bambini, oltre a preziose attrezzature ed altri beni materiali furono trasferiti nelle retrovie. Il 6 novembre 1941, Alime fu trasferita a Krasnodar dove iniziò a lavorare in una fabbrica.
Il 16 novembre 1941, la Crimea orientale fu interamente occupata dalle truppe tedesche. A sud, Sebastopoli continuò a combattere eroicamente.
Dopo la sconfitta delle truppe tedesche vicino a Mosca, il comando supremo sovietico, rafforzando la difesa della capitale, decise di condurre una serie di operazioni offensive. L’operazione pianificata prevedeva che le truppe dell’Armata Rossa avrebbero dovuto liberare la penisola di Kerč, rompere il blocco di Sebastopoli e cacciare i tedeschi dalla Crimea. A Mosca, questa operazione sembrava essere un’azione importante che avrebbe limitato l’attività delle truppe tedesche e romene sul fianco meridionale del fronte sovietico-tedesco.
L’operazione di sbarco di Kerč-Feodosija iniziò il 26 dicembre 1941. In totale, circa 42.000 soldati e ufficiali, artiglieria e carri armati sovietici furono dispiegati sul territorio occupato dai nazisti. Lo sbarco colse di sorpresa il nemico.
Il successo di questa operazione sbalordì il comando tedesco. Il comandante dell’11° Armata tedesca, il colonnello generale Manstein, temendo la sconfitta, chiese a Berlino di fornire al suo esercito un supporto aereo.
Nonostante la tenace resistenza dell’esercito di Manstein, il 27 febbraio 1942 le truppe dell’Armata Rossa lanciarono un’offensiva, sostenute dalle forze della flotta del Mar Nero e da reparti partigiani formatisi durante l’occupazione nazista. In connessione con il successo delineato nella lotta per la Crimea, il Comitato Regionale della Crimea del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS) tornò a stabilirsi a Kerč all’inizio di gennaio del 1942. Alime Abdenanova tornò nella sua città natale. C’era un compito difficile da svolgere: ripristinare il controllo dell’area, riavviare la produzione industriale e sostenere l’Armata Rossa.
Il lavoro di Alime in città non durò a lungo. A maggio del 1942 iniziarono di nuovo pesanti combattimenti nella penisola di Kerč. Il comando delle truppe tedesche per impadronirsi del Caucaso settentrionale, decise di attuare una pesante offensiva per impadronirsi definitivamente della penisola di Kerč. La direttiva del Comando supremo tedesco n. 41, approvata da Hitler il 5 aprile 1942, riportava: “Compiti di queste operazioni: conquistare la penisola di Kerč ed impadronirsi di Sebastopoli, scacciando il nemico dalla Crimea“.
A maggio, il comando tedesco iniziò ad attuare il suo piano in Crimea. Le truppe sovietiche, che non erano state preparate per la difesa della penisola, subirono pesanti perdite e sotto la pressione delle forze nemiche superiori furono costrette a lasciare la penisola di Kerč una seconda volta. Alime Abdenanova fu trasferita prima di nuovo a Krasnodar e poi a Soči.
Il comando delle truppe tedesche iniziò ad attuare il piano di Hitler, trasformando la Crimea in un bastione della Germania sul Mar Nero.
Nel 1943, la 17° Armata tedesca, comandata dal colonnello generale Eneke, si stabilì in Crimea. Questo esercito consisteva di cinque divisioni tedesche e sette rumene, per un totale di 195.000 soldati ed ufficiali.
Il generale tedesco Eneke ordinò di intensificare la lotta contro i partigiani nelle città e nei villaggi della Crimea, attuando una crudele repressione nei confronti della popolazione civile sospettata di collaborare con le formazioni partigiane.
Fin dai primi giorni dell’occupazione della Crimea, diverse squadre speciali dell’intelligence militare tedesca (Abwehr) si stabilirono sulla penisola, le cui attività furono guidate dall’ammiraglio Canaris. Una di queste squadre, “Abverkommand 301” fu dislocata a Sebastopoli. I membri di questa squadra erano specializzati in attività di controspionaggio contro partigiani e contro i servizi segreti militari sovietici che operavano in Crimea.
Nella parte orientale della Crimea era attivo “Abverkommand 302”, che aveva il nome in codice “Ercole”. L’attività di questa squadra, il cui quartier generale era di stanza nella fattoria statale di Tarkhanlar vicino a Dzhankoj, era guidata dal capitano Bruno Vechorek. La squadra svolse attività di controspionaggio contro i partigiani negli insediamenti di Seitler, Dzhankoj, Karasubazar e Kerč. Nell’agosto del 1943, la squadra “Ercole”, si stabilì nella città Vecchia Crimea. Il comandante di questo gruppo era il capitano Vigenib.
Durante l’occupazione, altre squadre punitive e di ricognizione tedesche operarono nella penisola.
Nonostante tutti gli sforzi dei generali Manstein ed Eneke, gli invasori non riuscirono a distruggere i partigiani e gli agenti dell’intelligence militare sovietica.
Nell’autunno del 1943, il comando sovietico aveva piani reali per liberare la Crimea. Ciò divenne possibile dopo la sconfitta di alcune divisioni tedesche speciali nella battaglia di Kursk.
All’inizio di ottobre 1943, le truppe dell’Armata Rossa del 4° Fronte Ucraino, comandate dal generale Tolbukhin, liberarono la Crimea dal nord e le truppe del Fronte del Caucaso del Nord, comandate dal colonnello generale Petrov, liberarono la penisola di Taman, giungendo fino allo stretto di Kerč.
Nel frattempo il generale Nikolaj Michajlovič Trusov compì molti sforzi per creare una rete di intelligence militare nel territorio della Crimea, in grado di operare nelle zone occupate dalle forze tedesche e rumene ed in grado di ottenere informazioni attendibili sul nemico. Tuttavia, nonostante tutti gli sforzi, Trusov ed i suoi agenti ottennero scarso successo ed alcune azioni dei servizi segreti si risolsero in un completo fallimento. Il generale Trusov arrivò alla conclusione che gli agenti segreti sarebbero dovuti essere arruolati tra i tatari di Crimea, popolazione che stava collaborando con i nazisti contro l’Unione Sovietica.
Gli assistenti del maggiore generale Trusov, con non poche difficoltà, identificarono diversi tatari della Crimea tra i soldati dell’Armata Rossa, i quali accettarono di recarsi nella penisola per svolgere operazioni speciali. Tuttavia, dopo essere stati trasferiti nelle retrovie del nemico, scomparvero senza lasciare traccia, molto probabilmente disertando.
Il generale Trusov chiese quindi agli ufficiali dei servizi segreti di selezionare diverse ragazze tatare per svolgere missioni di intelligence nelle retrovie del nemico in Crimea. Un membro dei servizi segreti, il maggiore Vergasov, il quale subì una cura in uno degli ospedali di Soči, ricordò di aver incontrato una ragazza in questo ospedale, che si chiamava Alime. Il maggiore rintracciò Alime, le offrì di arruolarsi ed addestrarsi nella scuola dell’intelligence militare sovietica e di compiere missioni speciali in Crimea. Alime accettò.
L’addestramento alla scuola di intelligence durò circa un mese. Alime ricevette lo pseudonimo di “Sof’ja”. Doveva trasferirsi nelle retrovie del nemico, stabilirsi nel villaggio di Jermai Kachik, dove vivevano sua nonna Reved e le sue sorelle Azif e Feruz.
Nella scuola di intelligence, Alime studiò le basi del lavoro di ricognizione, fu sottoposta ad un addestramento come paracadutista. La formazione si è concluse a fine settembre del 1943. Nella notte tra il 2 e il 3 ottobre, il maggiore Vergasov scortò l’agente “Sof’ja” all’aerodromo. Alime fu inviata in missione insieme ad un operatore radiofonico, l’ucraina Larisa Guljachenko, la quale ricevette lo pseudonimo “Gordaja”.
A Krasnodar la notte tra il 2 ed il 3 ottobre 1943 era buia, piovosa e ventosa. La pioggia torrenziale tuttavia non impedì alle due donne dei servizi segreti di arrivare ad un aeroporto militare chiuso situato nella periferia occidentale di Krasnodar. I due agenti Alime e Larisa furono inviate in Crimea per eseguire la loro missione. Ognuna delle due donne aveva con sé un borsone con i propri effetti personali: camicie, gonne, calze e scarpe. Sembravano due ragazze che si recavano dai loro parenti che vivevano nel territorio occupato dalle truppe tedesche. Una era diretta al villaggio di Jermai-Kachik e la seconda alla città di Čerkassj.
La loro missione era estremamente difficile e rischiosa. Nella penisola di Kerč era attivo un sistema molto efficiente di controspionaggio tedesco, aiutato dai molti residenti locali, i tatari di Crimea. Da loro proveniva la più grande minaccia, facevano parte della popolazione ed erano difficili da individuare.
Il volo che trasportava i due agenti segreti avvenne a bassa quota. L’aereo attraversò il Mar d’Azov e presto si trovò in una determinata area della penisola di Kerč. Il pilota diede il comando e le due donne si lanciarono dall’aereo con il paracadute.
L’atterraggio non andò come si aspettava Alime, l’aereo volava troppo a bassa quota e le due donne giunsero a terra molto violentemente. Alime riportò danni alla gamba destra in quanto urtò violentemente contro una sporgenza rocciosa. L’operatore radio invece non riportò ferite. Agendo nell’oscurità completa ed aiutandosi a vicenda, i due agenti segreti seppellirono rapidamente il paracadute. Larisa aiutò Alime nel camminare ed insieme percorsero circa un chilometro.
Quando venne l’alba, le ragazze capirono che il pilota dell’aereo le aveva lanciate troppo lontano dal luogo designato. Individuarono un nascondiglio dove lasciate la loro attrezzatura e soprattutto la stazione radio.
Subito dopo si misero in cammino per raggiungere il villaggio di Jermai-Kachik. Tre ore più tardi, sulla strada, comparve un vecchio carro che veniva trascinato da un vecchio cavallo. Il proprietario del carro si offrì per trasportarle al villaggio.
Giunte a destinazione, le due ragazze furono accolte con affetto.
Il 5 ottobre 1943, le due ragazze lasciarono il villaggio e si recarono nel nascondiglio dove avevano lasciato la stazione radio per inviare il messaggio che avevano raggiunto il villaggio di Jermai-Kachik.
Da quel momento, nel periodo successivo, ogni giorno il generale Trusov ricevette un rapporto con informazioni dettagliate reperite da Alime.
Riassumendo tutte le informazioni ricevute, il generale Trusov riferì ai vertici dell’Armata Rossa che il comando hitleriano stava inviando nuove truppe in Crimea.
Nella seconda metà di ottobre, il generale Trusov ricevette preziose informazioni da Alime, riguardanti non solo il trasferimento delle truppe tedesche nelle direzioni nord e est, ma anche lo schieramento delle truppe tedesche e rumene, la posizione dei posti di comando, dei depositi di munizioni, dei carburanti e delle attrezzature militari. Il generale Trusov trasmise queste informazioni al quartier generale del 210° Reggimento di Aviazione e così i piloti militari sovietici bombardarono le concentrazioni di truppe nemiche, individuate da Alime.
In seguito Alime indicò altri obiettivi per i bombardamenti sovietici: comunicò con precisione la posizione di convogli ferroviari, delle truppe tedesche e rumene e dei loro equipaggiamenti. In base alle sue informazioni l’aviazione sovietica bombardò ripetutamente le concentrazioni di truppe nemiche. Per queste informazioni Alime fu insignita dell’Ordine della Bandiera Rossa.
Il 5 novembre 1943 Alime inviò altri radiogrammi al generale Trusov. In uno di questi, Alime riferì che la situazione a Jermai-Kachik era divenuta estremamente pericolosa. La stragrande maggioranza della popolazione tatara collaborava e simpatizzava per i nazisti e fece circolare la voce che Alime era partita per Krasnodar nel 1942 e che la sua apparizione nel villaggio di Jermai-Kachik poteva essere dovuta all’intento di fornire aiuto ai partigiani.
Alla sede dei servizi segreti sovietici cominciarono ad essere preoccupati per la sicurezza di Alime e così il 17 gennaio 1944 il generale Trusov le inviò un messaggio: “Le tue informazioni sono importanti. D’ora in poi, segnala da chi e come ricevi informazioni“.
Il 19 febbraio 1944 una pattuglia di soldati tedeschi arrestò Aleksandr Pavlenko, il capo del distaccamento partigiano della zona di Jermai-Kachik. Alime appena saputo dell’arresto lo comunicò immediatamente al generale Trusov.
Il giorno dopo, il 20 febbraio 1944 Alime ricevette le seguenti istruzioni: “In connessione con l’arresto di Pavlenko, copri tutte le tracce. Avverti tutti i tuoi informatori rispetto all’arresto, non dedicandoti ai dettagli. In caso di sospetti nei tuoi confronti, smentisci categoricamente con il pretesto che i Tatari sostengono la Germania nazista e per questo sono perseguitati dal governo dell’Unione Sovietica. Allo stesso tempo nascondi bene la radio. Attiva una sorveglianza affidabile. Se necessario, lavora illegalmente. Se ti ritieni in imminente pericolo, rifugiati dai partigiani, segnalandoci prima questa decisione“.
Il 23 febbraio 1944, il generale Trusov inviò ad Alime un radiogramma con il seguente testo: “Mi congratulo vivamente con lei per il 26° anniversario dell’Armata Rossa. Auguro nuovi successi nelle azioni di intelligence, contribuendo alla rapida sconfitta dell’empietà nazista“.
Alime raccolse i suoi informatori e lesse loro il testo del radiogramma ricevuto. Disse poi loro che per il momento aveva temporaneamente smesso di raccogliere informazioni sulle truppe tedesche e rumene ed invitò tutti a lasciare Jermai-Kachik, recandosi da amici o parenti in attesa di una situazione meno pericolosa.
Erano giorni frenetici. Il giorno dopo, il 24 febbraio 1944, il generale Trusov inviò ad Alime un’ulteriore istruzione, in cui raccomandava: “Se necessario, lascia il villaggio. Nessuno, anche i tuoi parenti, dovranno conoscere la tua nuova destinazione. Il lavoro di intelligence continuerà con il lavoro di altri agenti“.
Il generale Trusov aveva ben compreso che il pericolo era imminente. Anche Alime avvertì questo pericolo, ma non ebbe il tempo di prevenire il fallimento.
Il 26 febbraio 1944, alle due del mattino, qualcuno bussò alla porta casa della nonna di Alime. Una voce femminile chiese un posto caldo per dormire poiché fuori il freddo ed il gelo erano insopportabili. La nonna rispose che non c’erano posti liberi in casa. Allora la porta fu colpita con i calci dei fucili ed una voce maschile ordinò di aprire immediatamente la porta.
Non appena la porta si spalancò, i soldati tedeschi si precipitarono in casa ed arrestarono Alime Abdenanova, Larisa Guljachenko e tutti gli altri che erano nella loro casa.
Le ragazze sono state portate nel cortile dove si trovava la macchina e furono portate nella città Vecchia Crimea.
La sorella minore di Alime, Azif, scampò all’arresto poiché era nascosta sotto il pavimento di una stalla insieme alla radio utilizzata dalla sorella per comunicare con il generale Trusov.
Il capitano Vechorek, capo della squadra “Ercole”, si dichiarò soddisfatto del lavoro dei suoi uomini. Il controspionaggio tedesco chiese di ritrovare la stazione radio. Fu così inviato nel villaggio di Jermai-Kachik un gruppo speciale con apparecchiature tecnologicamente avanzate in grado di individuare le frequenze radio. La squadra tedesca appurò che segnali di trasmissione provenivano dalle immediate vicinanze della casa della nonna di Alime.
La mattina presto del 27 febbraio 1944, la squadra “Ercole” si recò ancora una volta nella casa della nonna di Alime portando con loro Larisa Guljachenko. Entrarono in casa e trovarono all’interno Azif, la sorella di Alime. I tedeschi le chiesero dove fosse nascosta la stazione radio. Azif cercò di rimanere in silenzio, ma i nazisti minacciarono di uccidere la nonna e di bruciare la casa. Azif a quel punto parlò e disse che la stazione radio era nascosta sotto il pavimento della stalla. Era chiaro che il radiotelegrafista, l’ucraina Larisa Guljachenko aveva commesso tradimento ed aveva accettato di collaborare con i tedeschi.
I nazisti aprirono le assi del pavimento della stalla e tirarono fuori una borsa con una stazione radio con alcuni documenti segreti.
Una volta saputo del ritrovamento della radio, il capitano tedesco Vechorek iniziò l’interrogatorio di Alime Abdenanova.
All’inizio di marzo, l’operatore radiofonico, l’ucraina Guljachenko accettò di collaborare con l’intelligence tedesca ed agendo sotto il controllo dei membri della squadra “Ercole” si mise in contatto i servizi segreti sovietici per fornire loro false informazioni.
Nel frattempo Alime resistette ad interrogatori pressanti e da metà marzo 1944, il destino di Alime fu nelle mani del tenente Rudolf Zimmer, capo del’unità di polizia segreta “GUF-312”.
Zimmer cercò invano di ottenere informazioni da Alime e provò a costringere Alime ad ammettere la sua colpevolezza. Ma i carnefici nazisti non avevano fatto i conti con la forza di Alime Abdenanova, una forza superiore a quella di “Ercole”. Alime amava follemente la propria Patria, era pienamente convinta della vittoria sovietica sui fascisti e dell’imminente liberazione della Crimea dagli invasori tedeschi e rumeni. Questa ferma convinzione l’aiutò a sopportare le torture dei nazisti.
I boia spezzarono il braccio di Alime, piantarono chiodi nelle sue dita, con le baionette inflissero tagli alle sue gambe e sfigurarono il suo bel viso. Ogniqualvolta Alime sveniva per via delle torture a cui era sottoposta, i suoi carnefici le versavano dell’acqua fredda e continuavano a torturarla. Ma non riuscirono mai a farla parlare. Non ottennero mai alcuna informazione. Alime era più forte di “Ercole”.
L’intelligence tedesca con la collaborazione dell’ucraina Guljachenko inviò altri radiogrammi ai servizi segreti sovietici.
L’8 marzo 1944, i nazisti e l’ucraina Guljachenko, spacciandosi per Alime scrissero al generale sovietico Trusov questo messaggio: “Due miei informatori sono stati arrestati. Siamo in grave pericolo. Informare immediatamente cosa fare“. Il 9 marzo 1944 i nazisti e Guljachenko scrissero un altro messaggio: “E’ possibile trasferirmi con i miei parenti. Ditemi dove spostarmi“.
Valutando la situazione, il generale Trusov il 10 marzo 1944 rispose ad Alime: “Vai dove puoi trovare un posto migliore e copri completamente le tue tracce. Se avverti imminente pericolo raggiungi e unisciti ai partigiani. Spostati con attenzione. Fai rapporto“.
Il controspionaggio tedesco voleva che l’intelligence sovietica inviasse i suoi corrieri in aiuto di Alime. Pertanto, il 13 marzo 1944, dissero alla traditrice ucraina Guljachenko di scrivere questo messaggio: “E’ impossibile recarsi dai partigiani. Andiamo nella città della Vecchia Crimea, dove c’è l’opportunità di stabilirsi. Partiamo il 14 marzo“.
Non avendo ricevuto il rapporto richiesto, il generale Trusov si rese conto che la stazione radio operava sotto il controllo dei tedeschi. Lo stesso giorno quindi il generale Trusov rispose genericamente: “Una volta che ti sei sistemata in un posto nuovo, comunica subito la tua posizione. Attenta che nella Vecchia Crimea operano forti agenzie di controspionaggio“.
Il generale Trusov subito dopo ordinò ad una squadra speciale di organizzare un raid contro il comando tedesco nella città Vecchia Crimea per liberare i prigionieri detenuti nella prigione situata all’interno del comando.
Il raid è stato effettuato il 27 marzo 1944. Il capo del comando tedesco riguardo questo attacco riferì a Berlino: “Un grande attacco di circa 300 banditi è stato organizzato nella Vecchia Crimea. Sono stati rilasciati dalla prigione 40 prigionieri“.
Purtroppo non tutti i prigionieri poterono essere salvati. Quelli rimasti nelle celle furono uccisi dai nazisti della squadra “Ercole”. Quella sera Alime Abdenanova non era nelle celle del comando tedesco in quanto era stata trasferita a Sebastopoli per essere pubblicamente fucilata.
A Sebastopoli Alime fu gettata in una cella di isolamento. Ma anche lì i successivi interrogatori non condussero ad alcun risultato e Alime si dimostrò eroica nella sua ferma resistenza.
Il 5 aprile 1944, la leggenda della Crimea, Alime Abdenanova fu uccisa dai nazisti mediante fucilazione nel cortile della prigione di Sebastopoli ed il suo corpo fu gettato in un pozzo alla periferia della città, trasformato in una sorta di fossa comune.
Alla fine di aprile del 1944, un aereo Po-2 atterrò su una landa desolata vicino al villaggio di Jermai-Kachik, che era stato liberato dai soldati dell’Armata Rossa. L’aereo trasportava il generale Nikolaj Michajlovič Trusov il quale voleva visitare la casa dove Alime era vissuta.
L’Armata Rossa poco dopo liberò tutta la Crimea. Nella penisola iniziò una nuova vita e chi aveva collaborato con i nazisti pagò un conto salato. I Tatari che avevano collaborato ampiamente con i nazisti, furono deportati in Uzbekistan ed in altre zone lontane.
In memoria di Alime Abdenanova furono nominate strade di molte città della Crimea.
Molti anni dopo, il 1° settembre 2014, con Decreto del Presidente della Federazione Russa Vladimir Vladimirovič Putin, per l’ eroismo ed il coraggio mostrati nell’esecuzione di un compito speciale nella lotta contro gli invasori nazisti tedeschi nella Grande Guerra Patriottica del 1941-1945, Alime Abdenanova ha ricevuto postumo il titolo di Eroe della Federazione Russa.
Luca D’Agostini
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