Aleksandr Nicolaevič Romanov nacque a Mosca il 17 aprile (29 aprile) 1818 alle 11.00 del mattino, figlio dello Zar Nicola I a cui successe il 2 marzo 1855 e di Aleksandra Fёdorovna, figlia del re di Prussia Federico Guglielmo III. Alessandro II è stato l’unico nativo di Mosca che dal 1725 ha guidato la Russia.
Da giovane viaggiò a lungo sia in Russia che in Europa. (1) Durante questi viaggi, presso la corte tedesca Alessandro rimase affascinato da Maria d’Assia. Il matrimonio tra Alessandro e Maria d’Assia, che si celebrò il 16 aprile 1841, portò alla nascita di otto figli. Successivamente lo Zar ebbe anche altri quattro figli, nati da una relazione con la nobildonna Ekaterina Michajlovna Dolgorukova, una delle sue numerose amanti che Alessandro sposò alla morte di Maria d’Assia nel 1880.
Il 2 marzo 1855, a seguito di una polmonite, il padre Nicola I moriva, lasciando al figlio primogenito la gestione di una grave situazione internazionale che vedeva la Russia combattere da sola contro Francia, Gran Bretagna, Impero ottomano e Regno di Sardegna. (2) Dopo pressanti lettere personali dello zio, il re di Prussia Federico Guglielmo IV (3), Alessandro chiese un armistizio e a marzo del 1856 accettò la pace di Parigi. (4)
Dopo la sconfitta della guerra di Crimea lo scontento parve generale. Burocrati, membri della corte, intellettuali, cittadini e contadini sembravano tutti premere per cambiamenti radicali nella struttura dell’Impero russo. Alessandro fu chiamato a rimodellare completamente lo Stato, abolire un ordine secolare fondato sulla servitù, instaurare la legalità, ridisegnare l’intera amministrazione, introdurre la libertà di stampa, e rimettere in piedi una società repressa e umiliata. (5)
Per questo motivo nei suoi quasi 30 anni di regno, lo Zar fu ricordato soprattutto per la legge che firmo nel 1861, la quale emancipò i servi della gleba determinando l’indipendenza della stragrande maggioranza dei contadini russi. Prima dell’abolizione della servitù della gleba nel 1861, i contadini delle province centrali della Russia erano strettamente dipendenti dai proprietari terrieri. Potevano essere venduti, vinti o persi a carte, a volte anche picchiati a morte. Formalmente, la legge russa di allora proibiva l’uccisione di contadini, ma di regola i proprietari non subivano gravi sanzioni. Con la riforma, lo Zar regalò ai contadini la libertà personale. (6) La legge dichiarava che la terra rimaneva di proprietà dei nobili. Per riscattarsi i contadini, oltre alla casa, dovevano acquistare il terreno a loro assegnato ma solo se il proprietario decideva di venderlo, e i nobili ebbero tutto l’agio di gonfiare i prezzi favoriti dal fatto che gli arbitri che sovrintendevano agli accordi erano anch’essi nobili. Alla fine, la legge del 1861, si confermò nettamente favorevole alla nobiltà. Ciononostante, all’inizio del 1881 l’84,7{bf2d5288dc6227a85fa6963f1c2a3a723252f95cd63a7ef62921e0fbdef25089} degli ex servi erano diventati proprietari delle terre loro assegnate. (7)
Oltre alla legge sull’emancipazione della servitù della gleba, riformò l’amministrazione fiscale e riformò l’università finanziandola e attribuendo autonomia ai docenti. I poveri furono esentati dal pagamento delle tasse scolastiche, fu ripristinata l’abitudine di inviare i migliori studenti in Europa occidentale per un perfezionamento post-laurea, furono ammesse le donne alle lezioni, si reintrodussero materie controverse come il diritto dell’Europa occidentale. (8)
Negli anni successivi indebolì la rigida censura, riformò anche l’esercito, l’amministrazione locale e l’ordine giudiziario avvicinandolo a quello dell’Europa occidentale. Negli anni successivi, la morte del figlio maggiore Nikolaj avvenuta nel 1864 a soli 22 anni di età ed il primo attentato alla sua vita, subito il 16 febbraio 1866, minarono il morale di Alessandro e lo resero senza dubbio incline a vedere con sfavore ulteriori riforme.
In politica estera, nel 1864 completò la conquista del Caucaso del Nord e sotto il suo regno l’impero russo raggiunse la sua massima estensione territoriale dovuta soprattutto ai trattati russo-cinesi che consentirono l’espansione della regione della Siberia fino al Mar del Giappone. (9) Nel 1863 e nel 1864 represse con la forza i moti nazionalisti in Polonia. L’incertezza della politica europea fu bilanciata dallo Zar dai buoni rapporti con gli Stati Uniti. Nel 1863 fece riparare le sue navi da guerra a New York e San Francisco e nel 1867 rinunciò all’Alaska vendendola agli Stati Uniti. (10) Nel 1875, in cambio delle Isole Curili, cedute al Giappone, fu annessa l’isola di Sakhalin. Alaska e Curili erano considerate zone troppo lontane, difficili da difendere. (11)
Negli ultimi anni del suo regno Alessandro II fu oggetto di una serie di attentati. Il 14 aprile 1879 il rivoluzionario Aleksandr Solovëv tentò di uccidere lo Zar Alessandro II al termine della sua passeggiata nel Giardino d’Estate sparandogli cinque colpi di pistola a distanza ravvicinata. Lo Zar riuscì a mettersi in salvo e l’attentatore, catturato, fu impiccato. Il 18 e 19 novembre fallirono due attentati ideati posizionando dell’esplosivo sulla linea ferroviaria in Crimea ed in occasione del passaggio del treno al cui interno viaggiava lo Zar. I due attentati fallirono per il cattivo funzionamento dei detonatori che il primo giorno evitarono l’esplosione ed il giorno seguente ritardarono la deflagrazione. (12) Il 17 febbraio del 1880, un rivoluzionario che si era fatto assumere come operaio nella residenza imperiale, fece esplodere una bomba nel seminterrato del Palazzo d’Inverno, in corrispondenza della sala da pranzo dello Zar, ma Alessandro II si salvò perché si trovava in una stanza del piano superiore. (13)
Ma il destino era segnato e lo Zar Alessandro II morì a causa di un successivo attentato. Erano le 14.00 del 13 marzo 1881 a San Pietroburgo, quando lo zar Alessandro II rientrava a Palazzo d’Inverno con la sua carrozza, dopo aver svolto la sua pratica di equitazione. Una bomba a mano venne lanciata ed esplose al suo passaggio, lasciandolo illeso. L’imperatore, sceso dalla carrozza e scortato dalle guardie cosacche, venne colpito da un secondo attentatore il quale gli gettò un’altra bomba a mano tra i piedi. Alessandro II, ferito gravemente morì dopo tre ore dall’attentato. Ad uccidere l’Imperatore fu un gruppo anti-zarista chiamato Narodnaja Volja (Volontà del Popolo), nato nel 1879. A guidare il gruppo erano di fatto due donne, Sof’ja L’vovna Perovskaja (che fu condannata a morte e giustiziata mediante impiccagione il 15 aprile 1881) e Vera Nikolaevna Figner (che fu arrestata nel 1893, condannata a morte con pena commutata in ergastolo e poi amnistiata nel 1905). (14) Sof’ja Perovskaja aveva 27 anni e la famiglia paterna era molto conosciuta a San Pietroburgo e godeva il rispetto della corte imperiale e di tutta la città. Un avo era stato ministro della pubblica istruzione, il padre governatore generale di Pietroburgo mentre lo zio, il conte Perovskij, aveva assicurato all’impero una parte estesissima dell’Asia Centrale. Fin da giovanissima Sof’ja, dotata di un’ottima istruzione, aveva passato le giornate nei quartieri popolari, insegnando a leggere e a scrivere ai contadini e agli operai. Il padre fece di tutto per riportarla a casa, ma ogni suo sforzo si rivelò vano. Consapevole dell’enorme differenza di classe che la separava da contadini ed operai e della naturale diffidenza che in loro poteva suscitare, come i suoi compagni di fede non esitò a vestire poveri abiti ed a vivere in condizioni non agiate per essere da loro accettata. Girò instancabilmente di villaggio in villaggio, portò conforto ai più disperati, cercò d’organizzare movimenti di protesta. La risposta del governo, come era prevedibile, fu la repressione di ogni manifestazione e l’arresto suo e dei suoi compagni. Grazie però all’intervento del padre, Sof’ja rimase in carcere solo nove mesi e obbligata a risiedere in Crimea fino alla celebrazione del processo. Assolta nel 1877, riuscì a fuggire e per tre anni si rese latitante, cambiando continuamente domicilio e nome. Da quel momento il solco che la divideva dallo Zar si andò sempre di più allargando, esasperando il suo animo a tal punto che, quando venne il momento e l’occasione giusta, non esitò a organizzare l’attentato alla vita stessa dello Zar. (15)
Nel punto esatto dove avvenne l’attentato e morì lo Zar, Alessandro III fece costruire la “Chiesa del Salvatore sul Sangue Versato” che volle grande, ricca, imponente e che ancora oggi è possibile ammirare essendo uno dei simboli e monumenti più visitati di San Pietroburgo.
Alessandro II venne sepolto presso la Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a San Pietroburgo.
Luca D’Agostini
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Fonti:
(1) David Saunders, La Russia nell’età della reazione e delle riforme 1801-1881, Il Mulino, Bologna 1997, pag. 319.
(2) David Saunders, La Russia nell’età della reazione e delle riforme 1801-1881, Il Mulino, Bologna 1997, pp. 317-319.
(3) Alan John Percival Taylor, L’Europa delle grandi potenze. Da Metternich a Lenin, Laterza, Bari 1961, pag. 135.
(4) David Saunders, La Russia nell’età della reazione e delle riforme 1801-1881, Il Mulino, Bologna 1997, pp. 321-325.
(5) David Saunders, La Russia nell’età della reazione e delle riforme 1801-1881, Il Mulino, Bologna 1997, pp. 334-335.
(7) David Saunders, La Russia nell’età della reazione e delle riforme 1801-1881, Il Mulino, Bologna 1997, pp. 366-368.
(8) David Saunders, La Russia nell’età della reazione e delle riforme 1801-1881, Il Mulino, Bologna 1997, pag. 391.
(9) David Saunders, La Russia nell’età della reazione e delle riforme 1801-1881, Il Mulino, Bologna 1997, pag. 443.
(10) David Saunders, La Russia nell’età della reazione e delle riforme 1801-1881, Il Mulino, Bologna 1997, pp. 450-453.
(11) Zar Alessandro II
(12) Narodnaja Volja
(13) Franco Venturi, Il populismo russo. Vol. II, Einaudi, Torino 1952, pag. 1110.
(14) Assassinio
(15) Attentato
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