Questo articolo tratta la storia del più stupefacente di tutti i faraoni, Akhenaton, il faraone che decise che gli dei non esistevano, che in cielo c’era una sola divinità: il Sole.
Akhenaton fece chiudere i templi di tutti gli altri dei, compreso quello del più potente dio dell’Egitto, Amon-Ra. L’”eresia” di Akhenaton durò il tempo del suo regno. Appena lui morì, i sacerdoti di Amon-Ra ripresero il potere e riaprirono i templi. I suoi monumenti furono occultati o abbattuti, le sue statue spezzate o riciclate e il suo nome cancellato dalle liste reali. Le pratiche religiose tradizionali furono gradualmente restaurate e i sovrani che pochi decenni dopo fondarono una nuova dinastia, senza legami con la XVIII dinastia, screditarono Akhenaton e i suoi immediati successori, appellando lo stesso Akhenaton come “criminale”. A causa di questa damnatio memoriae, Akhenaton fu completamente dimenticato fino alla scoperta, nel XIX secolo, del sito archeologico di Akhenaton, la nuova capitale che egli fondò e dedicò al culto di Aton, presso l’attuale Amarna.
Akhenaton è stato uno dei sovrani più potenti del mondo antico. La sua dinastia ha regnato sul più grande impero del pianeta. Alcuni lo considerano un genio, poiché fu il primo re della storia ad avere creduto in un solo dio, per altri fu un pazzo e un eretico. La sua rivoluzione portò l’Impero egizio a un passo dalla fine: il mondo cambierà per sempre.
Questa è la storia del faraone Akhenaton, ma per comprenderla pienamente dobbiamo partire dalla storia della sua famiglia.
Il futuro Akhenaton nacque a Tebe nel 1375 a.C. circa. Fu un figlio minore di Amenofi III e della grande sposa reale Tiy. Il loro primogenito, il Principe ereditario Thutmose, successore designato di Amenofi III, morì relativamente giovane, in circostanze completamente sconosciute.
Ma facciamo un ulteriore passo indietro. Nel 1550 a.C., da più di cento anni, l’Egitto era invaso dagli stranieri. Poi, una nuova dinastia di faraoni guerrieri indusse gli Egizi a ribellarsi e a reclamare la propria terra. L’esercito egizio si spinse oltre quelli che erano i suoi confini, combattendo su campi di battaglia in territori stranieri. I soldati egizi creano il più grande impero mai esistito fino ad allora. Un impero governato
con rigidità e intransigenza, che prometteva pene severe e ritorsioni a chiunque volesse mettere in discussione il nuovo potere dell’Egitto.
L’Egitto divenne la nazione più potente e temuta al mondo.
Nel 1390 a.C. sedeva sul trono un nuovo giovane faraone: Amenofi III

Amenofi III
L’Egitto era in quel momento un paese ricco e rispettato. La sua ascesa al trono segnò l’inizio di un periodo di pace, potremmo definirla l’età d’oro dell’Impero egizio. La sfida per Amenofi III consisteva nel proteggere
la pace e la prosperità raggiunte, governando il vastissimo impero le cui ricchezze suscitano l’invidia di alcuni dei paesi più o meno vicini. Nello specifico, vi era il timore che civiltà potenti come Babilonia, la Siria, il Regno dei Mitanni, potessero unirsi per competere e ancor peggio distruggere l’Impero egizio.
Il faraone Amenofi III intendeva evitare lo scontro e a tal fine si dimostrò un eccellente diplomatico, in grado di gestire magistralmente i rapporti con il mondo esterno.
Ne siamo a conoscenza grazie a una straordinaria scoperta. Nel 1887, una contadina egiziana stava scavando nelle campagne vicino alla città di Tell el-Amarna. La contadina era alla ricerca di vecchi mattoni di fango da usare come fertilizzante, ma quello che trovò non erano i soliti blocchi grezzi, bensì file di tavolette in argilla ben conservate. Questi piccoli pezzetti di argilla erano ricoperti da una scrittura antica. La contadina non sapeva cosa fossero, ma le raccolse. Quelle tavolette di argilla (oggi conosciute come le “Lettere di Amarna”), erano lettere e documenti che costituivano il segreto del successo di Amenofi III. Quella contadina aveva trovato l’archivio diplomatico della capitale del mondo antico. Le lettere sono oggi sparse tra diversi musei, soprattutto presso il British Museum di Londra, il Museo Egizio al Cairo, il Museo dell’Asia Anteriore di Berlino.

Lettere di Amarna
Le lettere di Amenofi III, hanno permesso di gettare nuova luce sulle dinamiche politiche del Vicino Oriente.
Le tavolette rappresentano la corrispondenza intercorsa tra il faraone Amenofi III e gli altri sovrani del Vicino Oriente. Costituiscono preziosa fonte di informazioni alla pari delle iscrizioni presenti su tutti i più grandi monumenti egizi.
Dalla corrispondenza risulta chiaro come Amenofi III non controllasse il suo Regno con le armi, ma con le parole. Il Faraone si dimostrò abile diplomatico.
L’Egitto intrattenne un vivace dialogo epistolare con i propri rivali. Le lettere testimoniano lo status di superpotenza dell’Egitto. Gli ambasciatori arrivavano numerosi alla corte del Faraone, portando doni in segno di amicizia. Anche i paesi meno potenti inviavano continuamente omaggi per dimostrare la loro fedeltà.
Amenofi III era consapevole di essere l’uomo più potente al mondo. Sapeva di avere un enorme vantaggio che non era rappresentato dal potere militare, ma da l’oro. Dalle Lettere di Amarna appare chiaro che tutti i più grandi sovrani del Vicino Oriente avevano un bisogno disperato dell’oro egizio e non esitavano di implorare pur di ottenerlo.
Amenofi III si dimostrò molto scaltro e non esaudì mai del tutto le varie richieste. I suoi interlocutori dovevano continuare ad avere bisogno del suo oro. Questa strategia fu un vero successo. Dai re del Vicino Oriente ricevette doni e non dichiarazioni di guerra.
Il regalo più importante ricevuto da Amenofi III fu l’invio di una principessa straniera in moglie, insieme alla sua dote e al suo seguito.
Amenofi III era più ricco e potente di qualsiasi altro faraone che lo aveva preceduto. Impiegò le immense risorse dell’Impero nel più vasto programma edilizio che il mondo avesse mai visto. Attraverso la realizzazione di grandi opere architettoniche, i re presentavano sé stessi come eroi o come uomini di successo e azione.
Così, Amenofi III mise in atto un’impresa di proporzioni epiche. Un numero impressionante di blocchi di arenaria lasciarono le cave egizie per realizzare nuovi magnifici templi. Un capolavoro organizzativo. Alcuni soldati, medici e molti portatori d’acqua furono inviati nel deserto per prestare servizio nelle cave.
I nuovi templi di Amenofi III non servivano solo a decantare le immense ricchezze del Faraone, ma celebravano anche l’origine della gloria d’Egitto, costituito dal suo affollato pantheon di divinità. Amenofi III intese rendere grazie per il suo successo a un dio in particolare: Amon-Ra, il re degli dei. Per garantirsi il supporto di Amon-Ra, il Faraone donò una parte ingente delle proprie ricchezze al tempio principale del dio. A mano a mano che il tempio diventava più ricco, i suoi sacerdoti diventavano più potenti.
I sacerdoti che gestivano queste immense strutture erano potenti, avevano sia potere economico che politico. Il potere dei sacerdoti del dio Amon-Ra arrivava quasi a eguagliare quello dello stesso Faraone.
Amenofi III fece sì che i propri sudditi fossero informati solo dei suoi trionfi e non dei suoi problemi. Il Faraone escogitò un modo nuovo e sorprendente per comunicare direttamente con il suo popolo. Pietre intagliate a forma di scarabeo erano da sempre usate in Egitto come amuleti. Amenofi III ne avviò la produzione in massa. Scarabei portatili con le iscrizioni dei suoi ultimi successi viaggiarono in tutto l’Impero. Rappresentano il primo quotidiano della storia. Amenofi III intendeva informare quanti più sudditi possibili riguardo il suo potere, la sua ricchezza e i suoi successi. Gli scarabei evitavano di metterlo nella condizione di dover emanare continue comunicazioni in tutto l’Impero.
Proprio grazie agli scarabei si diffuse la notizia che Amenofi III scelse la sua regina. Ogni faraone, oltre alle spose minori che componevano il suo harem, sceglieva anche una grande sposa reale per rafforzare la dinastia. Spesso, la sceglieva tra le proprie sorelle o parenti più stretti. Amenofi III decise di non seguire questa tradizione. Annunciò infatti con orgoglio che non sposerà una donna di nobili origini, ma la figlia di un ufficiale dell’esercito. Il nome della grande sposa reale era Tiy.

Tiy (Grande Sposa Reale)
La regina Tiy si dimostrò essere una donna molto forte. Non era uguale alle altre regine che l’avevano preceduta. Non era una donna sottomessa. Era molto potente e lo si può riscontrare nelle statue che la raffigurano, in cui le dimensioni sono le stesse delle statue del re. La regina Tiy era più di una semplice sposa reale, era quasi allo stesso livello del Faraone. Amenofi III lo dimostrò chiaramente facendo costruire una coppia di templi a sud, in Nubia (regione dell’odierno Sudan).
Tuttavia, la maggior parte delle ricchezze di Amenofi III continuava a finire nelle casse del tempio di Amon-Ra. I sacerdoti, a Tebe, controllavano ormai un terzo di tutte le ricchezze dell’Egitto. Erano loro che interpretavano il volere del dio a cui il Faraone doveva sottostare. I sacerdoti di Amon-Ra non avevano probabilmente mai avuto così tanto potere in tutta la storia d’Egitto. Addirittura, i sommi sacerdoti del tempio di Amon-Ra a Karnak, forse avevano più potere dello stesso Faraone.
Per togliere potere ai sacerdoti di Amon-Ra, Amenofi III decise di mostrare interesse per una divinità minore: Aton, il disco solare visibile a tutti.
Ciò che potrebbe sembrare un fatto trascurabile, causò in realtà cambiamenti totali.
Amenofi III morì nel 1352 a.C. L’Egitto intero era in lutto. La morte del Faraone aveva rappresentato un evento terribile in quanto Amenofi III era stato al centro della vita politica e religiosa per moltissimo tempo.
Amenofi III morì nel trentanovesimo anno di regno. Un regno immenso, il più ricco e caratterizzato da anni di pace, in cui prevalse la diplomazia.
Amenofi III lasciò tale eredità a suo figlio, Amenofi IV.

Amenofi IV (Akhenaton)
Amenofi IV crebbe nell’allora famiglia più potente del mondo. Alla morte del padre divenne faraone e sovrano dell’Impero Egizio.
Durante i primi anni del suo regno sembrò che nulla fosse cambiato. Tuttavia, all’interno della sua corte il nuovo Faraone incoraggiò idee che presto trasformarono l’intera società.
Amenofi IV stava per dare il via a una rivoluzione religiosa le cui basi erano state gettate durante il regno del padre. Ma nessuno poteva immaginare a cosa sarebbe andato incontro l’Egitto durante il secondo anno del suo regno.
Amenofi IV abbandonò il culto delle tradizionali divinità egizie. Persino Amon-Ra, il re degli dei fu destituito. I templi a lui dedicati furono chiusi e i suoi sacerdoti cacciati. Quando si voleva rompere con il passato si chiudevano i templi. In questo modo i sacerdoti non avevano più modo di esercitare il loro potere o di abusarne.
Per il nuovo Faraone esisteva solo un dio: Aton, il disco del sole visibile a tutti. Amenofi IV divenne così il primo sovrano monoteista della storia. Divenne inoltre l’unico gran sacerdote del nuovo culto da lui stesso fondato. In un istante furono spazzate via tutte le certezze che caratterizzarono l’età d’oro del regno di suo padre.
Cambiò il suo nome, “Amenhotep” che significa “il dio Amon è soddisfatto”, in “Akhenaton” che significa “colui che serve Aton”.
Ma questo fu solo l’inizio, aveva in mente un altro piano straordinario.
Per rompere definitivamente con il passato, ordinò la costruzione di una nuova capitale, a nord, molto lontano da Tebe, in un luogo desolato. Per la nuova capitale scelse il nome di “Akhetaton” che significa “L’orizzonte di Aton”, l’attuale “Amarna”.
Sulle enormi stele di confine, ricavate dai dirupi che circondano la città, Akhenaton fece raccontare che fu lo stesso dio Sole a indicargli quel luogo, e pertanto voleva che fosse chiaro a tutti che la decisione di spostare la capitale era irrevocabile.
Akhenaton era sposato con Nefertiti. Nefertiti era bellissima e come sua suocera, la regina Tiy, rivestiva un ruolo pubblico moto importante ed era al centro della vita politica dell’Egitto.

Nefertiti
Nefertiti e Akhenaton ebbero sei figlie.
Durante il 12° anno del suo regno, Akhenaton indisse solenni celebrazioni per rendere grazie al dio Aton con migliaia di offerte. Per l’occasione giunse in visita persino l’anziana regina madre Tiy. Ambasciatori da ogni parte del mondo arrivarono in Egitto per offrire i loro doni. Akhenaton, affiancato dalla regina Nefertiti presiedette a tutte queste cerimonie.
L’esperimento del Faraone, per quanto incredibile, sembrava funzionare. Quello stesso anno tuttavia, nel bel mezzo di quello che sembrava essere un trionfo, il nuovo mondo di Akhenaton iniziò lentamente a crollare. All’apice del potere Nefertiti scomparve improvvisamente dalla storia. Gli egittologi non sono ancora riusciti a stabilire con esattezza cosa sia accaduto.
Una serie di grandi tragedie familiari colpisce il faraone Akhenaton. Poco dopo muore anche la regina madre Tiy. Lo stessa accade contemporaneamente a una delle sue spose minori e persino a una delle figlie.
Dopo 12 anni di tolleranza, Akhenaton iniziò a usare il potere per scopi distruttivi. Se fino ad allora si era limitato a sostituire le divinità egizia tradizionali, da quel momento scatenò una vera persecuzione nei loro confronti. Amon-Ra pagherà più di tutti.
Il riformatore era ormai divenuto un fanatico che non tollerava più nessun altro dio. Akhenaton fu sicuramente il primo monoteista della storia, ma fu allo stesso tempo anche il primo persecutore per motivi religiosi.
Il nome e l’immagine di Amon-Ra furono cancellati in ogni angolo d’Egitto. Non risparmiò neanche suo padre e dalle iscrizioni fece rimuovere la prima parte del nome di suo padre Amenhotep (Amenofi), dove si faceva riferimento al dio Amon-Ra.
Ormai divorato dal proprio fervore religioso, Akhenaton perse ogni contatto con il mondo esterno. Giungevano in continuazione lettere in cui si informava il Faraone che il suo impero non era più al sicuro. I vecchi alleati, i principi e i vassalli invocavano il suo aiuto.
I principi e i popoli d’Oriente chiedevano il suo aiuto ma lui non li stava a sentire. Akhenaton continuava ad ignorare le richieste di aiuto che provenivano dai suoi sudditi. L’impero che il padre aveva preservato con tanta fatica, in quel momento era in pericolo.
Akhenaton morì nel 1336 a. C. Con la sua scomparsa venne a mancare il fulcro su cui si reggeva il culto di Aton.
Tutte le tombe ritrovate ad Amarna non furono completate e sono vuote. Si possono vedere ancora i dipinti in alcuni casi lasciati a metà. È come se, arrivata la notizia della morte del Faraone, ognuno avesse abbandonato i propri attrezzi e fosse partito subito.
Subito dopo la morte di Akhenaton ripresero il sopravvento i vecchi gruppi di potere.
La corte al gran completo, gli artigiani e persino i sacerdoti di Aton fino a poco prima fedeli al Faraone, tornarono in massa a Tebe per ripristinare l’ordine in una città allo sbando. Dopo vent’anni, Amarna, il laboratorio del grande esperimento di Akhenaton, fu abbandonata.
Dal caos, emerse un nuovo Faraone. Un bambino che aveva solo 9 anni. Cresciuto nei palazzi di Akhenaton, il Faraone fanciullo era figlio di una delle spose minori. Il suo nome era Tutankhaton, che significa “l’immagine vivente di Aton”.
Tutankhaton ereditò una dinastia, un paese e un impero a un passo dal disastro. Ma era solo un bambino. Chi era stato emarginato durante il regno di Akhenaton, colse la palla al balzo e usò il giovane re per raggiungere i propri obiettivi.
Per prima cosa gli fu cambiato il nome: Tutankhaton divenne Tutankhamon, che significa “l’immagine vivente di Amon”. Divenne un burattino nelle mani dei nuovi poteri che controllavano l’Egitto: quello religioso e quello militare.
In un decreto redatto con molta cura, Tutankhamon incolpò il padre Akhenaton di aver trascurato le divinità egizie tradizionali, precipitando l’Impero nel caos. La soluzione adottata da Tutankhamon fu semplice. Fu ripristinato il culto di Amon-Ra e delle antiche divinità i cui templi furono riaperti. Fu ristabilito l’antico ordine e soprattutto i sacerdoti di Amon-Ra ripresero il potere.
Aton fu relegato a una posizione marginale nel pantheon egizio. Nessuno si recò in pellegrinaggio nella città a lui dedicata. Nessuno ne parlava più. Semplicemente l’”eretico” Akhenaton sembrava non essere mai esistito.
Il giorno del diciannovesimo compleanno di Tutankhamon, quando egli ormai aveva raggiunto l’età per regnare, tutto sembrava essere tornato alla normalità. Ma quello stesso anno, il Faraone morì improvvisamente e in circostanze misteriose.
Da un’analisi eseguita di recente sul suo teschio, è emerso che Tutankhamon potrebbe essere stato ucciso. Fu un problema enorme per la famiglia reale in quanto non c’erano eredi.
Tutankhamon sarebbe stato solo un nome nella lunga storia dell’Impero Egizio, se non fosse stato per la perseveranza di un archeologo: Howard Carter. Nel 1922, Carter scoprì nella Valle dei Re una tomba della cui esistenza pochi altri erano convinti. Si trattò di un momento emozionante in cui Tutankhamon riemerse dalle tenebre del tempo. Infatti, scrisse Carter nel suo diario: “La polvere aveva conservato le orme delle ultime persone che avevano lasciato la tomba 3.500 anni prima. Era come se fossero andate via da poco. C’erano una lampada annerita, le impronte delle dita sulla superficie appena dipinte, la ghirlanda di commiato appesa all’uscio. Sembrava che fosse stata lasciata lì solo il giorno prima. Tanti piccoli dettagli che davano l’impressione che il tempo non fosse mai passato. Ci sentivamo degli intrusi.”
La scoperta di Carter non ha precedenti. Non solo ha riscoperto Tutankhamon, ma ha portato alla luce il tesoro più favoloso della storia. Insieme al Faraone fanciullo, erano stati sepolti circa 32 mila oggetti e una quantità enorme d’oro proveniente dalle miniere d’Egitto.
Nonostante gli oggetti incredibili ritrovati al suo interno, risulta evidente come la tomba di Tutankhamon non fosse stata ultimata. Infatti, i tesori presenti non furono disposti seguendo un ordine, ma gettati dentro a caso. Non fu seguita la solita procedura prevista per la sepoltura.
Ma perché Tutankhamon dovrebbe essere stato ucciso alla precoce età di diciannove anni? E siamo certi che il suo rinnegare Aton fosse una scelta definitiva? Lo schienale del trono che Tutankhamon fece costruire e che fu ritrovato nella tomba, ci offre un indizio. Certo, non fornisce risposte definitive agli interrogativi posti, ma l’indizio è interessante. Sullo schienale del trono fatto costruire da Tutankhamon, lui e la moglie sono ritratti seduti sotto i raggi di Aton, il dio Sole. I funzionari di Tutankhamon approfittarono della sepoltura per nascondere per sempre un ricordo del regno del padre, un periodo da dimenticare. Tutankhamon fu così condannato a trascorrere l’eternità con lo stesso dio che aveva rinnegato.

Trono di Tuthankamon
Tutankhamon morì senza lasciare un erede. La vendetta poté avere inizio e fu violenta. Ogni riferimento ad Aton fu cancellato con spietata efficienza. Ogni traccia di Akhenaton, Nefertiti e dei loro figli fu distrutta. Fu come se l’intera famiglia reale non fosse mai esistita. Akhenaton non poteva più essere nominato con il suo nome, se ci si riferiva a lui occorreva usare il termine “l’eretico”.
Amarna, la splendida e maestosa città testimone della nascita del monoteismo, tornò ad essere avvolta dalle sabbie del deserto. Abbandonata per sempre.
Si concluse così un periodo burrascoso della storia d’Egitto. La dinastia dei grandi faraoni che avevano fondato un impero giunse al suo epilogo. La scena era pronta per accogliere un nuovo inizio e una nuova famiglia di faraoni che lotterà per riportare l’Impero d’Egitto al suo antico al suo antico splendore.
Luca D’Agostini
Lascia un commento
Fonti
Rosalie David, Religion and Magic in Ancient Egypt, Penguin Books, Londra 2002
Aidan Dodson, Monarchs of the Nile, 2ª ed., The American University in Cairo Press, Il Cairo 2000
Aidan Dodson, Dyan Hilton, The Complete Royal Families of Ancient Egypt, Thames & Hudson, Londra 2004
Erik Hornung, The Rediscovery of Akhenaten and His Place in Religion, Journal of the American Research Center in Egypt, vol. 29, Il Cairo 1992, pp. 43–49
Erik Hornung, Akhenaten and the Religion of Light, Cornell University Press, New York 2001
Dominic Montserrat, Akhenaten: History, Fantasy and ancient Egypt, Routledge, Londra 2000
David O’Connor, Eric Cline, Amenhotep III: Perspectives on His Reign, University of Michigan Press, Ann Arbor 1998
Toby Wilkinson, The Rise and Fall of Ancient Egypt, Bloomsbury, Londra 2011
Cyril Aldred, Akhenaton: il faraone del sole, Newton & Compton, Roma 1996
Franco Cimmino, Akhenaton e Nefertiti. Storia dell’eresia amarniana, Rusconi, Milano 1995
Christine el-Mahdy, Tutankhamon, Sperling & Kupfer, Milano 2000
Alan Gardiner, La Civiltà Egizia, Einaudi, Torino 1989
Francesco Tiradritti, Marie Vandenbeusch, Jean-Luc Chappaz, Akhenaton. Faraone del Sole, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2009
Bruce Trigger, Barry Kemp, David O’Connor, Alan B. Lloyd, Storia sociale dell’antico Egitto, Laterza, Bari 2000
Devi accedere per postare un commento.