Voglio iniziare e chiudere questo articolo con una parola: vergognatevi! Cari lettori, dopo aver letto interamente l’articolo, capirete il perchè!
Il 9 maggio è la ricorrenza non religiosa più importante dell’anno. In questo giorno festeggiamo la vittoria nella Grande Guerra Patriottica. Lo so che la stragrande maggioranza degli occidentali non conosce questa ricorrenza e non capisce come mai invece i russi ci tengano in modo così particolare. Ma questa consistente parte di occidentali è sotto l’aspetto storico enormemente ignorante e di conseguenza non sa di esserlo. L’esempio più eclatante di tale ignoranza lo si può riscontrare prendendo ad esempio il mondo del cinema. In Italia “La vita è bella” di Benigni è considerato dalla maggior parte delle persone un film bellissimo, in realtà contiene un falso storico che fa rabbrividire, ma l’ignoranza non lo fa notare. Così come la maggior parte degli occidentali hanno visto e rivisto più di una volta il film “Salvate il soldato Ryan”, però non sanno nulla della battaglia di Stalingrado.
Per capire cosa significa la vittoria nella Grande Guerra Patriottica occorre partire dalla considerazione che la guerra ad est e ad ovest, non ha assunto lo stesso significato. Il primo fattore da tenere a mente è che guerra fra la Germania e la Russia è stata qualitativamente e quantitativamente diversa rispetto al conflitto combattuto in Occidente. Ad Ovest la posta in palio erano l’egemonia e la supremazia, ad Est la pura e semplice sopravvivenza fisica.
Gli eserciti tedeschi che entrarono in Francia, in Italia, in Olanda, si comportarono come spietate truppe di occupazione, ma si trattava pur sempre di Paesi percepiti dagli invasori come parte di una civiltà affine. Popolati da creature, forse inferiori, ma comunque, umane. Nonostante il loro valore strategico Ponte Vecchio a Firenze e i passaggi sulla Senna a Parigi non furono distrutti al momento della ritirata. Perché i tedeschi li percepivano come espressione della loro stessa civiltà. La lettura dei documenti del tempo ci mostra che i nazisti immaginavano la Germania come baricentro di una nuova Europa. I Paesi occupati avevano un posto, se pur subordinato, nei sogni di gloria del Reich.
Ma gli stessi documenti ci mostrano che all’Unione Sovietica veniva prospettato un destino assai diverso. Un destino di annientamento fisico della popolazione, annientamento da conseguirsi non solo con lo sterminio diretto, ma con la fame e con la schiavitù, al fine di consentire alla Germania, nel giro di alcune generazioni, di acquisire una dimensione demografica e politica tale da sospingerla verso la contesa per l’egemonia mondiale. Per ottenere questo risultato i tedeschi avrebbero dovuto cancellare ogni traccia della cultura russa (la meravigliosa reggia zarista di Peterhof fu trasformata in una stalla, solo per citare un esempio) e poi procedere alla eliminazione della popolazione, o direttamente con la guerra, o attraverso la fame e la deportazione.
Dopo la guerra gli storici occidentali, un po’ per la difficoltà ad accedere agli archivi sovietici, un po’ per la disponibilità di fonti dirette tedesche, ma soprattutto per motivi ideologici, hanno creato il mito dell’esercito sovietico composto di masse male armate mandate allo sbaraglio dai propri comandanti. In pratica l’enorme quantità di caduti sovietici viene surrettiziamente attribuita all’imprevidenza dei loro generali ed al loro disprezzo per la vita umana. Queste sono semplicemente idiozie e vi chi crede è un perfetto ignorante!
Qualora si conoscesse realmente la storia e lo spirito del popolo russo, si scoprirebbe una verità assai diversa. La sproporzione di forze lamentata dai comandanti tedeschi è solo un infondato e ridicolo pretesto, assunto per giustificare il proprio insuccesso. I soldati sovietici si trovarono agli appuntamenti più importanti in grave inferiorità sia di uomini che di mezzi, e la vittoria finale fu dovuta ad un fattore che per gli occidentali è perfettamente sconosciuto.
Il motivo principale della vittoria dell’Unione Sovietica va ricercato nelle caratteristiche culturali storicamente dimostrate dal popolo russo: primo fra tutti l’amore per la propria terra, la grande Madre Russia. Questo è un concetto incomprensibile per qualsiasi occidentale che non sia entrato in contatto con la cultura russa. Poi occorre tenere in considerazione l’abnegazione, la tenacia, lo spirito di sacrificio, il testardo rifiuto di ammettere la sconfitta anche nelle condizioni più disperate. L’amore per la propria patria, la propria terra, il proprio popolo, sto parlando di un amore smisurato, rendono comprensibile l’accettazione dei sacrifici indicibili a cui la popolazione russa è stata sottoposta.
Quindi l’immensa strage subita dall’Armata Rossa e dal popolo sovietico, non è da attribuire alla politica bellica sovietica né tantomeno alle scelte di Stalin, quanto invece al tipo di guerra condotta ad Est dal comando nazista: una guerra non di conquista, ma di annientamento.
E con questo torniamo alla natura del tutto particolare del conflitto ad Est: spesso l’espressione guerra “per la vita e per la morte” viene usata in senso figurato. Ma per i Russi e per gli altri popoli dell’Unione Sovietica la Grande Guerra Patriottica non fu, come per gli occidentali, un periodo in cui la popolazione civile attendeva pazientemente che il conflitto finisse per tornare, vinti o vincitori, alla propria vita quotidiana. Fu un periodo in cui tutti, indistintamente, uomini, donne e bambini, di un intero popolo di 200 milioni di persone, aspettavano di sapere se fossero sopravvissuti o fossero stati uccisi.
Così un’intera generazione si sacrificò nel tentativo di salvare sia la propria esistenza fisica, e quella dei propri cari, sia l’esistenza della propria cultura e della propria identità. Le sofferenze che questa generazione dovette subire furono inenarrabili: certamente furono tali da fare sembrare la morte una alternativa appetibile.
Il popolo sovietico scelse la vita. La sua gente decise di non lasciarsi uccidere, ma di vivere una vita di sacrifici estremi e di combattere con tutte le sue forze. Il Paese non si abbandonò alla dissoluzione, ma si lanciò nel fuoco e decise di restare unito. Quando, il 9 maggio 1945, apprese di avercela fatta, apprese che tutto non era stato vano, i sentimenti del popolo furono incomprensibili per gli occidentali, abituati ad una vita di relative certezze. Basti dire che tutti quelli che lo vissero, raccontarono il 9 maggio 1945 come il giorno più bello della propria vita.
Passiamo ora a conoscere la storia di quel 9 maggio 1945.
Nell’aprile del 1945, l’Armata Rossa si apprestò alla conquista di Berlino. all’operazione parteciparono anche la 1° e la 2° armata dell’esercito polacco. In totale, l’operazione condotta dall’Armata Rossa coinvolse più di 2 milioni di soldati e ufficiali, 6.250 carri armati e cannoni semoventi , 41.600 cannoni e mortai e 7.500 aeroplani.
La difesa tedesca contava su circa un milione di soldati ed ufficiali, 1.500 carri armati, 10.400 cannoni e mortai, 3.300 aerei da combattimento.1
Durante l’operazione di Berlino, l’Armata Rossa subì la perdita di 78.291 persone, mentre 274.184 persone rimasero ferite. Le truppe polacche subirono la perdita di 2.825 soldati ed ufficiali, mentre 8.892 di loro rimasero feriti.
All’inizio del mattino del 1° maggio 1945, durante l’assalto al Reichstag, il sergente Michail Egorov e il sergente maggiore Meliton Kantaria, guidati dal tenente minore Aleksej Berest, issarono la bandiera della vittoria sul tetto dell’edificio del Reichstag.
Il 1° maggio 1945, alle 3:50 del mattino, il generale Vasilij Ivanovič Čujkov, comandante dell’ottava armata delle guardie, ricevette il comandante del quartier generale dell’esercito generale della Wehrmacht, il generale di fanteria Hans Krebs, che dichiarò di essere autorizzato a negoziare una tregua.

Vasilij Ivanovič Čujkov
Negli anni trenta Krebs fu per un certo periodo assistente dell’assessore militare tedesco nell’Unione Sovietica e visse a Mosca. Krebs quindi parlava bene la lingua russa e conosceva personalmente molti dei più alti comandanti dell’Unione Sovietica ed era convinto di poter negoziare una tregua vantaggiosa.
Tuttavia, Stalin ordinò di non negoziar e di accettare esclusivamente una resa incondizionata. Il generale Čujkov pertanto lanciò un ultimatum: il comando tedesco aveva 10 ore per accettare la resa incondizionata. Scaduto tale termine, Čujkov avrebbe dato il via all’assalto finale. Non avendo ricevuto risposta, le truppe sovietiche alle 10:40 bombardarono pesantemente i resti della difesa tedesca situata nel centro di Berlino.
Al mattino del 2 maggio 1945, i soldati sovietici entrarono nella Cancelleria Imperiale. Qualche ora dopo, Hans Fritsche, vice Ministro della propaganda, chiese al generale Čujkov di permettergli di parlare alla radio con un appello alle truppe tedesche del presidio di Berlino per porre fine alla resistenza. Alle 15 in punto del 2 maggio 1945, i resti della guarnigione di Berlino (più di 134.000 persone) si arresero.
Il 7 maggio 1945, alle ore 2:41 (ora dell’Europa centrale) a Reims, in Francia, fu firmato un atto di resa incondizionata della Germania, che entrò in vigore l’8 maggio alle 23:01 (9 maggio alle 01:01 ora di Mosca). A nome dell’Alto Comando tedesco, il protocollo fu firmato dal generale Jodl alla presenza del generale Walter Smith (a nome delle forze di spedizione alleate), del generale Ivan Susloparov (a nome dell’Alto Comando sovietico) e del generale François Seves di Francia il quale firmò l’atto in qualità di testimone. Tuttavia, Stalin non riteneva quell’atto come un atto di resa della Germania nei confronti dell’Unione Sovietica ed impose alla Germania di firmare un altro atto a parte, esclusivamente sottoscritto da Unione Sovietica e Germania.
Così, l’8 maggio 1945 alle 22:43 ora dell’Europa centrale, (9 maggio 1945, alle 00:43 ora di Mosca), il feldmaresciallo Wilhelm Keitel, nonché il rappresentante della Luftwaffe, il colonnello generale Stumpf e l’ammiraglio von Friedeburg, delegato dal grand’ammiraglio Karl Dönitz, firmarono un altro atto di resa incondizionata della Germania, che entrò in vigore il 9 maggio alle 01:01 ora di Mosca.
Accettando la resa, l’Unione Sovietica non firmò la pace con la Germania, cioè rimase con la Germania in uno stato di guerra. La guerra con la Germania fu conclusa de jure il 25 gennaio 1955, in seguito ad una decisione del Presidium del Soviet Supremo dell’Unione Sovietica.
La celebrazione del Giorno della Vittoria fu introdotta dal Decreto del Presidium del Soviet Supremo dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche dell’8 maggio 1945.2
Il 9 maggio 1945, il Comandante Supremo Stalin, emise un ordine classificato con il numero 369. Questo il testo del suo ordine:
“ORDINE
Supremo Comandante in Capo delle truppe dell’Armata Rossa e della Marina
L’8 maggio 1945 a Berlino, i rappresentanti dell’Alto Comando tedesco firmarono un atto sulla resa incondizionata delle forze armate tedesche.
La Grande Guerra Patriottica, che portò il popolo sovietico a combattere contro gli invasori fascisti tedeschi, è stata completata vittoriosamente, la Germania è stata completamente distrutta.
Compagni, uomini dell’Armata Rossa, uomini della Marina Rossa, sergenti, ufficiali dell’esercito e della marina, generali, ammiragli e marescialli, mi congratulo con voi per la vittoriosa conclusione della Grande Guerra Patriottica.
Per commemorare la vittoria completa sulla Germania di oggi, il 9 maggio, Giorno della Vittoria, alle 22:00 a Mosca, capitale della nostra patria, Mosca con trenta raffiche di artiglieria di mille cannoni, saluterà le valorose truppe dell’Armata Rossa, le navi e le unità della Marina che hanno vinto questa brillante vittoria.
Eterna gloria agli Eroi che caddero nelle battaglie per la libertà e l’indipendenza della nostra Patria! Lunga vita alla vittoriosa Armata Rossa e alla Marina!
Comandante supremo maresciallo dell’Unione Sovietica Iosif Stalin.
Mosca, 9 maggio 1945“

Iosif Stalin

9 maggio 1945

9 maggio 1945
Fino al 1948, il Giorno della Vittoria era un giorno non lavorativo, ma il Decreto del Presidium del Soviet Supremo del 23 dicembre 1947, considerò tale giorno di festa come un normale giorno lavorativo. Si presume che l’iniziativa sia venuta dallo stesso Stalin, il quale era infastidito dalla sempre crescente popolarità del maresciallo Žukov, riconosciuto come il vero artefice della vittoria militare.3

Maresciallo Žukov
Solo due decenni più tardi, durante la guida di Brèžnev, nell’anno dell’anniversario del 1965, il Giorno della Vittoria divenne nuovamente un giorno non lavorativo.4 5
Dal 2012, il Giorno della Vittoria, successivamente alla parata militare, si svolge la marcia del Reggimento Immortale. Questa iniziativa si è svolta per la prima volta a Tomsk: i partecipanti alla marcia portano con sé i le foto dei loro parenti che hanno partecipato alla Grande Guerra Patriottica. A partire dal 2013, questa tradizione si è diffusa in tutte le città e villaggi della Russia.6 7 8

Reggimento Immortale
Oltre che nella Federazione Russa, il Giorno della Vittoria è celebrato ed è un giorno libero quasi tutti i Paesi dell’Ex Unione Sovietica: Azerbaigian, Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, Tagikistan, Uzbekistan, Georgia, Abkhazia, Ossezia del Sud, Repubblica Popolare di Donetsk, Repubblica Popolare di Lugansk, Repubblica del Nagorno-Karabakh, Transnistria.9 10 11
In Ucraina, il 9 aprile 2015, il parlamento ha emanato una legge infame e meschina in virtù della quale la festività è stata annullata e sono stati banditi dal Paese anche tutti i simboli sovietici, tra i quali la Bandiera della Vittoria. Ma quanto sia ridicola e buffonesca la classe politica emersa dal colpo di stato di Kiev è cosa ben nota ed evidente.
Ciò che invece rammarica, è che i Paesi europei ignorino il fatto che fu esclusivamente per merito dell’Unione Sovietica che la Germania fu sconfitta ed il mondo liberato dal nazismo. La conoscenza della storia (non di quella insegnata sui libri di scuola occidentali) dimostra che l’Unione Sovietica ha combattuto la guerra in Europa da sola fino al luglio 1944. Questo è un dato di fatto! In Occidente viene ricordato spesso lo sbarco in Normandia degli alleati, ma questa azione militare fu non decisiva, assolutamente non tempestiva e soprattutto si rese possibile solo in quanto i sovietici avevano logorato il dispositivo militare tedesco. Stalin ha sempre insistito affinché si aprisse al più presto un altro fronte, quello occidentale, che si aprì però molto più tardi rispetto alle sue richieste e precisamente nel luglio del 1944. Ci fu uno scambio di lettere infuriato fra Stalin e Roosevelt: era l’estate del ’43 e Roosevelt disse di aver occupato la Sicilia e che in quell’occasione gli alleati persero 80 mila uomini, ma Stalin gli rispose che l’Unione Sovietica perdeva altrettanti uomini ogni giorno.12 I soldati ed i civili sovietici caduti nella Grande Guerra Patriottica ammontano a 26 milioni e 600 mila persone.13 Una cifra che paradossalmente fa sembrare uno scherzo i 415 mila morti statunitensi.14 Ernest Hemingway disse: “Ogni essere umano che ami la libertà deve più ringraziamenti all’Armata Rossa di quanti ne possa pronunciare in tutta la sua vita.“
Gli occidentali dovrebbero solo vergognarsi per averlo dimenticato (migliore delle ipotesi), o addirittura di ignorarlo se non negarlo. E’ una vergogna che oggi, mentre a Mosca si svolgono i festeggiamenti in occasione del Giorno della Vittoria, nessun leader europeo si sia degnato di essere presente. Sappiate che a prescindere dalla vostra misera politica, ciò è considerato dall’intero popolo russo come una gravissima offesa. Offesa dal punto di visto umano. I politici occidentali che disertano i festeggiamenti per il Giorno della Vittoria mandano al popolo russo un messaggio chiaro ed inequivocabile: che il loro sacrificio può essere tranquillamente dimenticato e disprezzato!
Piccoli rappresentanti politici occidentali: vergognatevi!
Chiudo questo articolo con una doverosa canzone dal titolo “День Победы” (Giorno della Vittoria), accompagnata dalle stupende immagini della Piazza Rossa in occasione dei festeggiamenti per il 70° anniversario del Giorno della Vittoria.
Luca D’Agostini
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Fonti
(2) Об объявлении 9 мая ПРАЗДНИКОМ ПОБЕДЫ
(3) Две победы
(4) Об объявлении 9 мая – 1965
(5) CCCP 1965
(6) Бессмертный полк
(8) Что увидел и чего не увидел Запад в День Победы
(9) Regnum
(11) Праздники и памятные даты НКР
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