In questo articolo scopriremo l’affascinante vita di alcuni Eroi, donne e uomini del 1° Corpo di Aviazione del Bombardiere, una formazione aerea dell’Unione Sovietica, istituita il 3 settembre 1943. Il 1° Corpo di Aviazione del Bombardiere partecipò alle battaglie per la liberazione della Bielorussia e si distinse particolarmente per i bombardamenti delle linee nemiche durante l’operazione per la liberazione della città di Vitebsk. Proprio per questo motivo, ricevette il titolo onorifico di “Vitebsk”. (1)
Partecipò anche alle battaglie per la liberazione di Minsk (Bielorussia), Vilnius e Klaipeda (Lituania), Riga (Lettonia).
Il comando del 1° Corpo di Aviazione del Bombardiere fu affidato al generale Vladimir Alekseevič Ushakov. Di seguito, in questo articolo, partendo proprio da Ushakov, conosceremo alcuni eroi che militarono nel 1° Corpo di Aviazione del Bombardiere.
Vladimir Alekseevič Ushakov – Nacque il 2 marzo 1903 in un villaggio nella regione di Smolensk. Nel 1919, all’età di 16 anni entrò nell’Armata Rossa e fu assegnato ad una divisione di fanteria, ma quasi un anno dopo fu smobilitato per motivi di salute.
Qualche mese dopo fu di nuovo arruolato nell’Armata Rossa e fu nominato segretario del commissario militare del 750° ospedale da campo della riserva.
Nel febbraio del 1922 fu mandato a studiare a Kiev, alla Scuola Militare della Flotta Aerea. Dopo essersi laureato fu inviato a Leningrado per studiare alla Scuola Teorica Militare dell’Aeronautica dell’Armata Rossa. Nel 1926 fu inviato in Crimea alla Prima Scuola Militare dei Piloti. Successivamente studiò anche alla Scuola Superiore di Volo e Tattica di Lipetsk.
Durante la guerra sovietico-finlandese gli fu affidato il comando di un reggimento di bombardieri e per i successi conseguiti fu insignito dell’Ordine della Bandiera Rossa.
Con lo scoppio della Guerra Patriottica gli fu affidato il comando della 76° Divisione Aeronautica Mista e successivamente della 3° Armata d’Assalto.
Il 3 settembre 1943 fu nominato comandante del 1° Corpo di Aviazione del Bombardiere.
Dopo la guerra fu nominato Capo del Dipartimento di Addestramento al Combattimento dell’Aeronautica Militare dell’Unione Sovietica.
Si congedò nel settembre del 1962. Morì il 2 gennaio 1986 a Leningrado.
Nikolaj Filippovič Argunov – Nacque da una famiglia di contadini, il 14 aprile 1919 in un villaggio nei dintorni di Tomsk.
Fu arruolato nell’Armata Rossa nel 1939. Nel 1940 si diplomò come navigatore alla scuola di aviazione militare. (2)
Nel 1941 aderì al PCUS (Partito Comunista dell’Unione Sovietica).
Nel 1943 fu assegnato al 1° Corpo di Aviazione del Bombardiere con la mansione di navigatore.
Fino ad ottobre del 1944 aveva effettuato 172 missioni di ricognizione e partecipato a bombardamenti di strutture militari nemiche.
Il 22 ottobre 1944, durante un bombardamento nei pressi della città di Klaipeda (Lituania), il suo aereo fu abbattuto dalla contraerea tedesca.
Con decreto del Presidium del Soviet Supremo dell’URSS del 23 febbraio 1945, per l’esemplare adempimento dei compiti di comando ed il coraggio e l’eroismo dimostrato nelle battaglie contro gli invasori tedeschi, il tenente maggiore Argunov fu insignito postumo del titolo di Eroe dell’Unione Sovietica.
Fu sepolto nella città lituana di Rietavas. (2)
Galina Ivanova Dzhunkovskaja – Nacque il 6 ottobre 1922 da una famiglia di contadini in un villaggio dell’Ucraina. (3)
Trascorse la sua infanzie e gioventù nella città cecena Groznyj. Nel 1938 si diplomò alla Scuola Medica di Groznyj dopodiché si trasferì a Mosca per frequentare dei corsi di volo.
Nel 1941 fu arruolata nell’Armata Rossa e nel 1942 si laureò come navigatore presso la Scuola di Pilotaggio dell’Aeronautica Militare.
Nel 1943 aderì al PCUS (Partito Comunista dell’Unione Sovietica) e sempre nello stesso anno fu assegnata al 1° Corpo di Aviazione del Bombardiere con la mansione di navigatore.
Da marzo del 1944 divenne il navigatore dell’aereo pilotato da Klavdija Fomičëva, la cui vita scopriremo più avanti in questo articolo.
Il 22 giugno del 1944, Galina effettuò da sola una missione di ricognizione per studiare le linee ed i sistemi di difesa di una roccaforte che il giorno dopo doveva essere bombardata. Il giorno dopo, il 23 giugno 1944, insieme alla sua amica pilota Klavdija Fomičëva, partì per la missione di bombardamento della roccaforte tedesca. Durante la missione, gli spari della contraerea tedesca colpirono il motore sinistro dell’aereo mettendolo fuori uso ed uccisero l’operatore radio e mitragliere del loro aereo. Anche la Fomičëva fu ferita ad una gamba, ma nonostante la ferita, nonostante un motore fuori uso ed il proprio operatore radio deceduto, riuscì a condurre abilmente l’aereo sopra l’obiettivo consentendo a Galina di sganciare tutto il carico di bombe in dotazione al loro aereo. Completata la missione, la Fomičëva riuscì a riportare l’aereo nel territorio occupato dall’Armata Rossa e non potendo più proseguire il volo per i danni riportati al velivolo, Galina ed il suo pilota Klavdija Fomičëva, si lanciarono con il paracadute. Al termine della missione Galina riportò ustioni sul volto, mentre la Fomičëva riportò ustioni di 2° grado in varie parti del corpo. (8)
Nel solo mese di dicembre 1944, Galina partecipò a 62 missioni di bombardamento delle linee nemiche. Durante queste missioni insieme ad altri aerei si trovò coinvolta in 5 battaglie aeree contro caccia tedeschi, ma grazie alla sua abilità di navigatore consentì sempre al suo equipaggio di tornare alla base ed addirittura li mise in condizione di abbattere 2 aerei tedeschi.
Il 18 agosto 1945, con decreto del Presidium del Soviet Supremo dell’URSS, il tenente maggiore Dzhunkovskaja, fu insignita del titolo di Eroe dell’Unione Sovietica, dell’Ordine di Lenin e della Medaglia d’Oro.
Nel 1949 lasciò l’Aeronautica Militare e nel 1951 si diplomò presso un istituto pedagogico. Visse a Mosca dove lavorò come insegnante di inglese a scuola.
Morì il 12 settembre 1985 e fu sepolta nel cimitero di Kuntsevo a Mosca. (3) (4) (5)
Nadezhda Nikiforovna Fedutenko – Nacque da una famiglia di contadini, il 30 settembre 1915, in un villaggio nella regione di Belgorod. (6)
Da adoloscente si trasferì a Tambov dove si diplomò alla scuola della flotta aerea civile, iniziando subito dopo a lavorare come pilota civile.
Dal 1940 aderì al PCUS (Partito Comunista dell’Unione Sovietica) e nel 1941 fu arruolata nell’Armata Rossa.
Nel 1942 si laureò alla scuola dei piloti militari.
Ad aprile del 1943 gli fu affidato il comando di un reggimento di bombardieri.
Il 26 maggio 1943 fu incaricata di distruggere le postazioni di artiglieria e mortaio nemiche, posizionate a protezione di Kiev. Giunti nei pressi di Kiev, gli aerei comandati dalla Fedutenko furono accolti da un forte fuoco di artiglieria antiaerea. All’improvviso l’aereo pilotato dalla Fedutenko cominciò a tremare fortemente ed a precipitare in picchiata. Il navigatore la guardò e vide che molto sangue usciva da sotto il suo elmetto e le colava sul viso. Dopo pochi secondi di caduta libera in picchiata, Nadia riprese improvvisamente conoscenza e riportò l’aereo alla giusta altezza di volo. Appena sopra l’obiettivo, gli aerei sovietici sganciarono tutto il loro carico di bombe distruggendo completamente l’artiglieria nemica. La Fedutenko, nonostante le ferite riportate sulla testa, freddamente ed abilmente, portò a termine la missione. Atterrata alla sua base, andò dai suoi superiori a riferire sull’andamento della missione effettuata e solo dopo si recò all’ospedale di campo per farsi curare le ferite.
Il 7 luglio 1943, il capitano Fedutenko fu premiata con la medaglia “Per la difesa di Stalingrado” ed il 5 settembre 1943 con l’Ordine della Bandiera Rossa.
Fu il primo pilota del 1° Corpo di Aviazione del Bombardiere ad aumentare il carico di bombe a 1.200 chilogrammi.
Nell’estate del 1944, quando iniziarono i combattimenti per la liberazione di Vitebsk e Borisov (Bielorussia), la Fedutenko compiva 2-3 missioni di bombardamento al giorno e così il 10 luglio 1944 ricevette il secondo Ordine della Bandiera Rossa e nel mese di dicembre gli fu assegnato il grado di maggiore.
Sempre in occasione delle operazioni militari per la liberazione di Vitebsk e Borisov, quando le condizioni lo permettevano, la Fedutenko compiva delle missioni di volo per recuperare i feriti e trasportarli negli ospedali da campo situati nelle retrovie.
Alla fine della guerra aveva compiuto con successo 220 missioni. Il 18 agosto 1945 per il coraggio e l’abilità militare, manifestati nelle battaglie contro i nemici, fu insignita del titolo Eroe dell’Unione Sovietica.
Finita la guerra lasciò l’aviazione militare ed andò a vivere a Kiev in Ucraina.
Morì il 30 gennaio 1978. Fu sepolta a Kiev nel Cimitero di Baikovo. Sulla casa dove visse è stata posta una targa commemorativa. (6) (7)
Klavdija Jakovlevna Fomičëva – Nacque il 25 dicembre 1917 a da una numerosa famiglia contadina nella periferia di Mosca. Un anno dopo la sua nascita il padre morì e la fattoria rimase nelle mani della madre malata. Furono anni molto difficili per lei e per la sua famiglia. (8)
Nonostante ciò riuscì a completare il ciclo di studi diplomandosi come ragioniera. Entrò a far parte dell’Unione della Gioventù Comunista Leninista di tutta l’Unione (Komsomol) ed iniziò a lavorare come contabile presso l’Ufficio Regionale di Mosca della Banca di Stato dell’Unione Sovietica.
Klavdija era una ragazza molto bella, grande appassionata di sport, amava praticare escursioni e più volte si era cimentata nella scalata del Monte Elbrus, raggiungendo ogni volta la cima.
Nel 1936, la Banca di Stato dell’Unione Sovietica organizzò dei corsi di aliante. Klavdija fu una delle prime persone ad iscriversi ed in breve tempo risultò tra le migliori donne pilota.
Era così brava che fu inviata alla scuola di istruttori piloti dove si laureò con il massimo dei voti. Dal 1938 al 1941 lavorò come istruttrice di piloti civili ed i suoi 65 studenti, dopo essersi diplomati, entrarono tutti nelle scuole dei piloti militari.
Dal 1941 la Fomičëva fu arruolata nell’Armata Rossa e si diplomò ai corsi di addestramento per piloti dell’aviazione militare. Il 22 giugno 1941 presentò una richiesta scritta per essere inviata a combattere in prima linea. Poco tempo dopo, avendo appreso che Marina Raskova (ve la ricordate? Ne abbiamo parlato nell’articolo dedicato alle “Streghe della Notte”) stava formando 3 reggimenti di aviazione femminile, Klavdija decise di unirsi ad uno di questi reggimenti.
La Raskova, osservando attentamente le qualità di Klavdija, giunse alla conclusione che per la ragazza era più adatto servire in un reggimento di bombardieri.
Partecipò così alle missioni di bombardamento sul fronte del Don ed in tutte le battaglie del Caucaso del Nord. Durante una missione, il gruppo di aerei nel quale era presente anche l’aereo della Fomičëva, dovette affrontare una battaglia aerea contro 8 caccia tedeschi. Gli aerei tedeschi furono tutti abbattuti mentre quelli sovietici non subirono neanche una perdita. Aleksandr Novikov, Comandante in capo dell’Aviazione Militare Sovietica, prese questa battaglia aerea come esempio per l’intera aviazione da bombardamento.
Nel settembre 1943 fu assegnata al 1° Corpo di Aviazione del Bombardiere e partecipò alle battaglie per la liberazione di Smolensk. Il 17 settembre 1943, durante una battaglia aerea, l’aereo della Fomičëva fu colpito ed abbattuto. I soldati dell’Armata Rossa che videro cadere l’aereo si precipitarono a prestare i soccorsi. L’aereo era al suolo ed in fiamme. I soldati estrassero i corpi carbonizzati dell’equipaggio mentre Klavdija, miracolosamente, fu estratta viva seppur con gravi ferite ed ustioni. Fu trasportata in ospedale e seppur non completamente guarita, a gennaio del 1944 era di nuovo a pilotare un aereo da bombardamento.
Come abbiamo prima riportato, in occasione della descrizione della vita del navigatore Galina Dzhunkovskaja, il 23 giugno 1944, Klavdija e Galina partirono per una missione di bombardamento di una roccaforte tedesca. Durante la missione, gli spari della contraerea tedesca colpirono il motore sinistro del loro aereo mettendolo fuori uso ed uccisero l’operatore radio e mitragliere che viaggiava con loro. Anche Klavdija fu ferita ad una gamba, ma nonostante la ferita, nonostante un motore fuori uso ed il suo operatore radio deceduto, riuscì a condurre abilmente l’aereo sopra l’obiettivo consentendo a Galina Dzhunkovskaja di sganciare tutto il carico di bombe in dotazione al loro aereo. Completata la missione, Klavdija riuscì abilmente a riportare l’aereo nel territorio occupato dall’Armata Rossa e non potendo più proseguire il volo per i danni dal velivolo, lei ed suo navigatore Galina si lanciarono con il paracadute. Al termine della missione Klavdija riportò ustioni di 2° grado in varie parti del corpo, mentre la Dzhunkovskaja riportò ustioni sul volto.
Con decreto del Presidium del Soviet Supremo dell’URSS del 18 agosto 1945, per l’esemplare esecuzione delle missioni di comando ed il coraggio e l’eroismo dimostrato nelle battaglie contro gli invasori nazisti, la Fomičëva ottenne il titolo di Eroe dell’Unione Sovietica.
Al termine della guerra, il 24 giugno 1945, il capitano Klavdija Fomičëva partecipò alla parata della vittoria, organizzata nella Piazza Rossa di Mosca.
Dopo la guerra continuò a prestare servizio nell’aviazione militare sovietica, con l’incarico di istruttore di piloti.
Nel novembre 1945, come parte della delegazione dell’Unione Sovietica, partecipò a Parigi al congresso costituente della Federazione Democratica Internazionale delle Donne.
Fu congedata nel 1955. Visse a Mosca dove morì il 6 ottobre 1958. Fu sepolta al Cimitero di Novodevičij.
In sua memoria, la città di Mosca e quella di Dankov, gli hanno dedicato una strada. (8)
Igor Valentinovič Kopeikin – Nacque da una famiglia di contadini l’8 luglio 1920 in un villaggio nel Caucaso, nell’allora Repubblica di Bashkir. (9)
Nel 1939 fu arruolato nell’Armata Rossa.
Nel 1943 aderì al PCUS (Partito Comunista dell’Unione Sovietica) e nello stesso anno fu assegnato al 1° Corpo di Aviazione del Bombardiere con il ruolo di mitragliere e operatore radio.
Nel corso della guerra, partecipò in totale a 180 missioni di bombardamento.
Durante una battaglia aerea che vide coinvolto il suo aereo, utilizzando la mitragliatrice in dotazione al suo aereo, abbatté personalmente due aerei da caccia tedeschi Messerschmitt Bf 109.
Partecipò ad un bombardamento di un campo di aviazione tedesco, mediante il quale furono distrutti 23 aerei nemici.
Con Decreto del Presidium del Soviet Supremo dell’URSS del 23 febbraio 1945 per l’esemplare coraggio ed eroismo dimostrati nelle battaglie contro gli invasori tedeschi, il sergente Kopeikin fu insignito del titolo di Eroe dell’Unione Sovietica, con l’Ordine di Lenin e la Medaglia d’Oro.
Alla fine della guerra fu smobilitato. Nel 1951 si laureò presso l’Istituto di Ingegneria Ferroviaria di Mosca lavorando poi negli organismi di sicurezza dell’Unione Sovietica.
Andò in pensione nel 1983. Visse a Mosca dove morì il 7 dicembre 2002. (9)
Sergej Michailovič Liulin – Nacque il 17 settembre 1915 in un villaggio nella regione di Ivanovo. (10)
Dopo gli studi iniziò a lavorare come tornitore in una fabbrica di automobili.
Nel marzo del 1937 fu arruolato nell’Armata Rossa.
Partecipò alla guerra sovietico-finlandese e fu insignito della medaglia “Per il Coraggio”.
Dopodiché si diplomò come navigatore alla Scuola di Aviazione Militare di Kharkov.
Nel 1943 aderì al PCUS (Partito Comunista dell’Unione Sovietica) e nello stesso anno, con il grado di capitano, fu assegnato come navigatore al 1° Corpo di Aviazione del Bombardiere.
Fino a settembre del 1944 aveva effettuato 110 missioni di ricognizione aerea e bombardamento delle strutture militari nemiche.
Nelle battaglie aeree che videro coinvolto il suo aereo ed il suo equipaggio, Liulin utilizzando la mitragliatrice in dotazione all’aereo sul quale volava riuscì ad abbattere personalmente 3 aerei tedeschi.
Il 14 settembre 1944, durante un bombardamento di un aeroporto militare tedesco a Riga (Lettonia), il suo aereo fu colpito e Liulin rimase ucciso immediatamente dal frammento di un proiettile. Il resto dell’equipaggio riuscì a sganciare con successo tutto il suo carico di bombe prima di schiantarsi al suolo.
Liulin ed il suo equipaggio furono sepolti in una fosse comune in un villaggio nella periferia di Riga in Lettonia.
Con il decreto del Presidium del Soviet Supremo dell’URSS del 18 agosto 1945, per “l’esecuzione esemplare delle missioni di combattimento e del comando sul fronte della lotta contro gli invasori tedeschi e il coraggio e l’eroismo mostrati” il capitano Liulin fu insignito postumo dell’alto titolo di Eroe dell’Unione Sovietica . Gli è stato anche assegnato l’Ordine di Lenin , due Ordini della Bandiera Rossa , l’Ordine di Suvorov di 3° Classe e la Stella Rossa.
In onore di Liulin, la città russa di Komsomolsk gli ha dedicato una strada. Una targa commemorativa in memoria di Liulin è stata posta dalla Società di Storia Militare Russa nella scuola dove del suo villaggio dove aveva studiato. (10)
Nikolaj Dmitrievič Pavlov – Nacque il 28 settembre 1916 in un villaggio nella regione di Saratov. Dopo gli studi, lavorò in una stazione ferroviaria. (11)
Nel 1939 fu arruolato nell’Armata Rossa, diplomandosi come operatore radio alla Scuola dell’Aviazione.
Nel 1943 fu assegnato come navigatore al 1° Corpo di Aviazione del Bombardiere con il ruolo di mitragliatore e radio operatore.
Effettuò 160 missioni di ricognizione e bombardamento di importanti obiettivi dietro le linee nemiche nel corso delle quali fu ferito 4 volte. Nelle battaglie aeree nelle quali si trovò coinvolto, abbatté personalmente 4 aerei nemici.
Il 26 ottobre 1944 gli fu conferito il titolo di Eroe dell’Unione Sovietica, l’Ordine di Lenin e la Medaglia d’Oro.
Dopo la guerra continuò a prestare servizio nell’Aeronautica Militare Sovietica e nel 1952 si laureò all’Accademia dei Trasporti Militari.
Fu smobilitato nel 1964. Visse a Soči e sulla casa in cui viveva è stata posta una targa commemorativa. Morì il 16 giugno 2008. (11)
Michail Nikolaevič Puscin – Nacque il 20 ottobre 1911 a Krasnodar.
Nel 1934 fu arruolato nell’Armata Rossa ed aderì al PCUS (Partito Comunista dell’Unione Sovietica). Fu inviato a Stalingrado alla Scuola dei Piloti dell’Aviazione Militare dove si diplomò nel 1937. (12)
Prima della guerra, il tenente Puscin era comandante di un reggimento di bombardieri.
Nel 1941 partecipò al bombardamento di un importante incrocio ferroviario e autostradale a sud di Tilsit (odierna Sovetsk), nella regione di Kaliningrad. La missione di combattimento costò enormi perdite all’aviazione sovietica. Dei 27 aerei che parteciparono al bombardamento, solo 2 tornarono, compreso quello gravemente danneggiato del tenente Puscin. Il suo aereo era stato colpito e pesantemente danneggiato. Dopo essere atterrato si contarono 212 buchi sulla fusoliera, i tiranti dello sterzo e gli alettoni erano rotti. Lo stesso Puscin era ferito alla testa. Ma grazie all’eccellente tecnica di pilotaggio di cui era capace, controllando abilmente l’aereo con un solo motore funzionante, riuscì a tornare nel suo campo d’aviazione. Tutto l’equipaggio dell’aereo gli dovette la vita.
Il 4 ottobre 1941 effettuò un bombardamento contro le forze nemiche nelle vicinanze del villaggio di Velikie Sorochintsy in Ucraina. Il raid fu così audace e inaspettato che le colonne della fanteria tedesca in marcia lungo l’autostrada non ebbero il tempo di correre al riparo ed organizzare una difesa contraerea. I tedeschi subirono così tante perdite che seppellirono i soldati uccisi durante il bombardamento per tre giorni consecutivi.
Il 22 ottobre del 1941, l’aereo del tenente Puscin, fu colpito dalla contraerea nemica. Il motore sinistro fu danneggiato irreparabilmente e smise di funzionare, ma seppur con l’ausilio di un solo motore, Puscin riuscì ugualmente a condurre il suo aereo sopra l’obiettivo da bombardare, a sganciare con successo tutto il suo carico di bombe e riportare il suo aereo nell’aeroporto.
Le informazioni ottenute dal tenente Puscin durante i suoi voli di ricognizione, contribuirono alla sconfitta delle colonne meccanizzate del primo esercito Panzer della Wehrmacht durante l’operazione di Rostov, per la quale Puscin fu insignito dell’Ordine della Bandiera Rossa.
Il 29 maggio 1942, mentre tornava da un volo di ricognizione, l’aereo di Puscin fu intercettato da due caccia tedeschi Messerschmitt Bf 109. Nella battaglia aerea che ne scaturì, l’equipaggio di Puscin abbatté uno dei due caccia nemici. Il pilota tedesco dell’aereo sopravvissuto abbandonò la battaglia e virò tornando nelle retrovie.
Nelle battaglie di giugno del 1942, Puscin fu due volte sul punto di morire. Il 9 giugno, l’equipaggio di Puscin ricevette l’incarico di trovare nell’area di Chuguev un campo di aviazione nemico, dal quale i tedeschi attaccavano le truppe sovietiche. L’equipaggio riuscì ad individuare l’obiettivo ma fu immediatamente attaccato da cinque caccia tedeschi Bf 109. Nella battaglia aerea che ne scaturì, il mitragliere dell’aereo di Puscin rimase ucciso e l’aereo stesso colpito cominciò ad andare in fiamme. Puscin ordinò al navigatore di lanciarsi con il paracadute e solo dopo per ultimo, come deve fare un comandante, con ustioni alle mani, collo, viso ed una ferita alla gamba, si lanciò con il paracadute anche lui. Per via delle ferite riportate fu trasportato all’ospedale più vicino. Avrebbe avuto necessità di lunghe cure per ristabilirsi completamente, ma la situazione al fronte era complicata e l’aviazione sovietica non poteva fare a meno di un pilota del valore di Puscin. Così, dopo solo due giorni uscì dall’ospedale e l’11 giugno stesso partecipò ad una missione di bombardamento sull’aeroporto Kharkov in Ucraina. All’avvicinarsi al bersaglio, il gruppo di aerei sovietici fu intercettato dai caccia tedeschi e respinse con successo l’attacco di 18 aerei da caccia nemici, quindi realizzò l’obiettivo della missione bombardando l’aeroporto centrale di Kharkov distruggendo 19 aerei nemici fermi sulle piste. Anche in questa circostanza l’aereo di Puscin fu colpito dalla contraerea tedesca ma riuscì ancora una volta a tornare alla base.
Nel luglio del 1942 venne trasferito sul fronte di Stalingrado per bombardare le colonne meccanizzate delle truppe tedesche e le infrastrutture militari del nemico. I piloti sovietici dovevano agire in condizioni di superiorità dei tedeschi nell’aria e spesso senza coperture dei caccia. Questo fu uno dei motivi delle pesanti perdite subite dall’aviazione militare sovietica. Ma Puscin continuò sempre a bombardare il nemico. Il 5 agosto 1942, effettuò 5 missioni di bombardamento distruggendo 5 carri armati e 12 veicoli che trasportavano la fanteria. Lo stesso giorno, durante un’altra missione, attaccò una colonna di carri armati, distruggendone sette. Il 7 agosto, al ritorno da una missione, il suo aereo fu attaccato da un caccia tedesco, ma ancora una volta l’equipaggio di Puscin abbatté l’aereo nemico e tornò sano e salvo alla base.
Il 9 agosto, l’aereo di Puscin insieme ad altri 5 bombardieri, protetti questa volta dalla copertura dei loro caccia, effettuarono una missione di bombardamento alla stazione di Kotelnikovo, distruggendo un intero contingente tedesco appena giunto alla stazione e destinato come rinforzo nella battaglia di Stalingrado, nonostante la resistenza dell’artiglieria antiaerea e l’intervento di aerei da caccia tedeschi. Sulla via del ritorno, l’aereo di Puscin che era stato danneggiato dall’artiglieria antiaerea, fu attaccato da alcuni caccia tedeschi Focke-Wulf Fw 190, ma i piloti sovietici coprirono il loro capo in modo affidabile e respinsero tutti gli attacchi, abbattendo un aereo nemico. A causa della perdita di carburante, Puscin dovette effettuare un atterraggio di emergenza a 5 chilometri dal suo aeroporto. Per via dei danni riportati dall’aereo, l’atterraggio fu effettuato in condizioni difficili, ma grazie all’eccellente tecnica di pilotaggio, Puscin riuscì a far atterrare l’aereo salvando ancora una volta la vita a tutto il suo equipaggio.
Nel febbraio del 1943, Puscin effettuò 147 missioni durante le quali distrusse 7 carri armati tedeschi, 200 veicoli, 8 bunker, 30 km di binari e 90 km di linee di comunicazione che sarebbero servite ai nazisti per la loro ritirata da Stalingrado. Nello stesso mese fu premiato con l’Ordine di Lenin.
Nel settembre del 1943, Puscin fu assegnato al 1° Corpo di Aviazione del Bombardiere e gli fu affidato il comando di un reggimento. Il reggimento comandato da Puscin si distinse nella battaglia per la riconquista della città russa di Novozybkov. Infatti in quei giorni i nemici erano impegnati in una frettolosa ritirata e nella stazione ferroviaria di Novozybkov era stato organizzato il punto di raccolta di tutte le truppe e munizioni che stavano frettolosamente tornando in Germania. Il 21 settembre 1943, 9 aerei sovietici Petlyakov Pe-2 comandati da Puscin, dopo aver superato le raffiche dell’artiglieria antiaerea nemica, sorvolarono la stazione lanciando tutto il loro carico di bombe. Fu un vero inferno per i tedeschi: tutti i depositi di munizioni esplosero uno dietro l’altro, tutte le locomotive ed i vagoni ferroviari furono demoliti e tutte le vie di accesso e di fuga dalla stazione furono distrutte. Nessun soldato ed ufficiale nemico riuscì a fuggire dalla stazione: rimasero tutti intrappolati all’interno. Le esplosioni alla stazione durarono circa 18 ore.
Quattro giorni dopo, la città di Novozybkov fu liberata. I contingenti tedeschi non erano potuti fuggire e si arresero all’Armata Rossa. Furono fatti molti prigionieri ed all’interno della città furono rinvenute 300 tonnellate di carburante per gli aerei.
Nel dicembre del 1943, per le sue indiscutibili qualità, Puscin fu inviato quale istruttore ai corsi di formazione per il miglioramento dei comandanti dei reggimenti d’aviazione.
Tornò alla linea del fronte il 15 luglio 1944, partecipando ai bombardamenti per la liberazione di Siauliai (Lituania), Jelgava e Riga (Lettonia), Primorsk e Baltijsk (Russia).
Con Decreto del Presidium del Soviet Supremo dell’URSS del 23 febbraio 1945 per l’esemplare adempimento dei compiti di combattimento e del comando, per la distruzione della manodopera e delle attrezzature del nemico, per il coraggio e l’eroismo dimostrati, il capitano Puscin fu insignito del titolo di Eroe dell’Unione Sovietica, della Medaglia d’Oro e per la seconda volta fu insignito anche dell’Ordine di Lenin.
Dopo la fine della Grande Guerra Patriottica, Puscin continuò il suo servizio nell’aviazione dell’Unione Sovietica. Fu congedato nel 1954 e visse a Dnepropetrovsk in Ucraina. Per il resto della sua vita lavorò in una fabbrica di abbigliamento, partecipando attivamente a tutte le iniziative dei veterani della Grande Guerra Patriottica. Morì il 25 febbraio 1980. (12)(13) (14)
Michail Andreevič Zhivolup – Nacque il 22 luglio 1909 in un villaggio dell’Ucraina. Dopo gli studi iniziò a lavorare presso una stazione ferroviaria. (15)
Dal 1929, fu arruolato nelle truppe di frontiera del Commissariato degli Affari Interni (NKVD). Prestò servizio in un avamposto di confine in Bielorussia. Nello stesso periodo fu eletto segretario di una cellula dell’Unione della Gioventù Comunista Leninista di tutta l’Unione (Komsomol).
Nel 1930 fu inviato a studiare ad una scuola militare a Minsk. Un anno dopo, nel 1931 aderì al PCUS (Partito Comunista dell’Unione Sovietica).
Dopo essersi diplomato alla scuola militare, nel 1933 fu inviato ad una scuola militare di piloti dell’aviazione. ove si laureò nel 1935.
Durante la guerra sovietico-finlandese, in qualità di pilota di un bombardiere, effettuò 65 missioni di bombardamento.
Nel settembre del 1943, con il grado di tenente colonnello gli fu affidato il comando di un reggimento del 1° Corpo di Aviazione del Bombardiere. Nel solo mese di settembre 1943 compì 107 missioni di bombardamento contro obiettivi strategici dei nemici.
Così, con Decreto del Presidium del Soviet Supremo dell’URSS del 28 settembre 1943 per l’abile comando del reggimento aereo, esemplare esecuzione delle missioni di combattimento contro gli invasori tedeschi e il coraggio e l’eroismo dimostrati, il tenente colonnello Zhivolup fu insignito del titolo di Eroe dell’Unione Sovietica con l’Ordine di Lenin e la Medaglia d’Oro.
Dopo la guerra continuò a prestare servizio nell’Aeronautica Militare Sovietica.
Purtroppo, nel 1958 venne scoperto che suo figlio, Anatolij, faceva parte di una delle bande criminali di Leningrado. La banda composta da 13 persone, a seguito delle indagini venne sgominata e neutralizzata. I due capi della banda furono condannati a morte, mentre le altre 11 persone, tra le quali il figlio di Zhivolup, furono arrestate e condannate a parecchi anni di carcere.
Due anni dopo questi fatti, Zhivolup fu smobilitato dall’aviazione militare. Visse nella città di Leningrado dove morì l’11 giugno 1991. (15) (16) (17)
Luca D’Agostini
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Fonti
(1) Ordine n. 0193 dell’NCO dell’URSS, datato 10 luglio 1944, sulla base del decreto n. 119 del 26 giugno 1944.
(2) Аргунов
(3) Джунковская
(4) Джунковская (Маркова) Галина Ивановна
( 5) Галина Джунковская
(6) Федутенко
(7) Надежда Никифоровна Федутенко
(8) Фомичёва
(9) Копейкин
(10) Люлин
(11) Павлов
(12) Пущин
(13) Кубани славные сыны: очерки о Героях Советского Союза кубанцах, совершивших подвиги в годы Великой Отечественной войны: в 4 книгах. Книга 2. — Краснодар: Краснодарское книжное издательство, 1985. — С. 188—192. — 250 с.
(15) Живолун
(17) Живолуп Михаил
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